Postulante




Inizialmente il termine postulante, che deriva dal latino postulare (chiedere), indicava una persona che faceva una richiesta o una pretesa: oggi, invece, indica coloro che chiedono l'ammissione in un monastero o in un ordine religioso. Il postulato si posiziona tra il discernimento iniziale e il noviziato.
Questo vocabolo è usato maggiormente nella chiesa cattolica, luterana e anglicana, oltre che nella Chiesa episcopale americana, che lo utilizza per designare coloro che chiedono l'ordinazione al diaconato o al sacerdozio.
Durata e formazione
La durata del postulantato varia a seconda dell'istituto o della situazione individuale del richiedente. Nelle istituzioni religiose attive, la durata andava dai 4 ai 6 mesi, mentre attualmente in molti monasteri i candidati devono trascorrere 1-2 anni in questa fase. La chiesa cattolica stabilisce che il postulato in una comunità contemplativa ha una durata minima di 12 mesi ma non deve superare i 2 anni.[1] Durante questo periodo, il postulante prende parte il più possibile alla vita della comunità, unendosi ai novizi, ai membri professi e, se è possibile, partecipando all'attività di formazione dei novizi.
In qualche comunità religiosa i postulanti portano un abito particolare, mentre in altre indossano i propri abiti semplici fino alla cerimonia formale dell'investitura.
Il termine è talvolta utilizzato anche per descrivere lo status ecclesiastico di una persona che ha percepito la chiamata al sacerdozio o al diaconato e ha ricevuto l'approvazione parrocchiale e diocesana. Il candidato mantiene lo stato di postulante per tutta la durata del seminario, fino all'ordinazione al diaconato transitorio. Il postulante che non persegue l'ordinazione sacerdotale viene ordinato diacono vocazionale.
Altro utilizzo
Nella Chiesa cattolica il postulatore è pure detta la persona che si occupa degli adempimenti giudiziari e giuridici richiesti nell'ambito delle cause di beatificazione e di canonizzazione.
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