Martin Lutero

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Martin Lutero, O.S.A.
 · Eretico
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battezzato
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Fondatore della Chiesa Protestante
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Lucas Cranach il Vecchio, Martin Lutero (1528), olio su tavola; Firenze, Galleria degli Uffizi
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 62 anni
Nascita Eisleben
10 novembre 1483
Morte Eisleben
18 febbraio 1546
Sepoltura
Appartenenza Ordine di Sant'Agostino (1505-1525)
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Professione religiosa Erfurt, 1506
Ordinato diacono
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Ordinazione presbiterale 3 aprile 1507
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° vescovo di Roma
Elezione
al pontificato
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Fine del
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(per causa incerta o sconosciuta)
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Extra Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
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Eventi
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Martin Lutero (in tedesco Martin Luther; Eisleben, 10 novembre 1483; † Eisleben, 18 febbraio 1546) è stato un frate e teologo tedesco. A lui si deve la cosiddetta "Riforma protestante".

Biografia

Nato da un'umile famiglia di contadini, dopo le elementari poté proseguire gli studi grazie all'aiuto di una benefattrice.

Nel 1501 iniziò gli studi all'Università di Erfurt, che completò ottenendo il titolo di Magister Artium, quattro anni più tardi.

Nel 1505, per soddisfare le richieste del padre, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza. Il 2 luglio dello stesso anno, mentre stava compiendo un viaggio con un suo compagno di studi, un fulmine gli cadde vicino, uccidendo l'amico. Terrorizzato da quanto accaduto e convinto di aver scampato miracolosamente la morte, decise di farsi frate.

Così, nonostante l'energica opposizione dei genitori, due settimane dopo entrò nel convento degli Eremitani di Sant'Agostino di Erfurt in Turingia, dove, compiuti gli studi teologici, fu ordinato sacerdote nel 1507.

Nel 1510 accompagnò il suo superiore padre Staupitz a Roma, per risolvere la disputa che ferveva tra agostiniani di stretta e di larga osservanza.

La situazione in cui viveva il clero romano colpì molto Lutero. Lo spettacolo mondano a cui assistette provocò nella coscienza del giovane monaco uno scandalo tale da indurlo, dopo il rientro in Germania, a pensare al modo con cui riformare la Chiesa.

Di questo periodo tuttavia le testimonianze storiche sono contrastanti. Daniel Rops afferma:

« Durante quattro brevi settimane Lutero si era comportato da pio pellegrino, assai desideroso di vedere il maggior numero di chiese, di lucrare le indulgenze annesse a queste visite, di salire in ginocchio la Scala Santa, insomma, come un brav'uomo pazzamente devoto, come si definiva lui stesso. »
(Storia della Chiesa di Cristo, 1948)

Nominato dottore il 19 ottobre 1512 succedette a padre Staupitz nell'insegnamento della Sacra Scrittura, con l'incarico della lectura in Biblia all' Università di Wittenberg.

Nell'agosto del 1513 iniziò il suo corso sui Salmi, Dictata super Psalterium, che continuò fino al 1515, anno in cui prese a commentare la Lettera ai Romani.

Fonti documentarie provano[1] che egli abbia iniziato a spiegare il testo paolino nel semestre estivo del 1515, quindi nella primavera di quell'anno, e che abbia protratto il suo insegnamento per tre semestri consecutivi, concludendo le lezioni alla fine del semestre estivo 1516[2].

Durante questo periodo elaborò il Commentarius in Epistolam ad Romanos opera che costituisce il suo manifesto teologico. In esso infatti il giovane professore di teologia enuncia tutti i punti essenziali del suo nuovo credo.

Nel 1517 prese posizione contro l'autorità di Roma e del Papa, soprattutto contro l'abuso della predicazione delle indulgenze, indetta da Leone X per raccogliere i fondi necessari per la costruzione della Basilica di San Pietro, con la pubblicazione delle Novantacinque Tesi che furono affisse alle porte della chiesa di Wittenberg.

Per questo fatto Lutero venne richiamato, oltre che dai suoi superiori, dallo stesso Papa, il quale per risolvere il caso inviò in Germania, in veste di delegato pontificio il cardinale Gaetano, ma la missione fallì clamorosamente[3]

L'anno 1520 segnò la tappa conclusiva della riforma e la rottura definitiva con Roma, sia sotto il profilo teologico che sotto quello politico ed ecclesiale. In quel periodo infatti Lutero diede un aspetto definitivo e completo alla sua dottrina sulla giustificazione e in quell'anno proclamò pubblicamente la sua ribellione a Roma. In tre opuscoli[4]scritti in lingua tedesca (diversamente dai precedenti che erano invece in lingua latina) e quindi accessibili ad un vasto pubblico, egli presentò il nucleo essenziale della sua dottrina e ne sviluppò le implicazioni teologiche.

In particolare presentò la sua dottrina sui sacramenti sulle opere buone e sulla struttura della Chiesa.

Con la bolla Exurge domine del 15 giugno 1520 le tesi di Lutero vennero condannate in parte come eretiche, in parte come false e scandalose.

Lutero replicò bruciando sulla piazza di Wittenberg il Corpus Iuris Canonici e il testo della bolla papale. La sua separazione definitiva da Roma venne ribadita durante la dieta di Worms nel 1521.

Nel 1524 scoppiò la rivolta dei contadini e Lutero collaborò con i principi per redimerla. Nella dieta di Augusta (1530) fece approvare la Confessio fidei augustana una sintesi del nuovo credo composta insieme al collaboratore e amico Filippo Melantone. Si tratta di un' esposizione in cui si cerca di provare la conformità della sua dottrina con la Sacra Scrittura e con l'insegnamento della Chiesa antica senza tuttavia menzionare i punti di maggiore contrasto con la Chiesa di Roma.

Nel 1534 portò a termine la traduzione della Bibbia in tedesco che rappresenta ancora oggi uno dei grandi capolavori letterari.

Nel 1537 Paolo III convoca un Concilio ecumenico e Lutero presenta 23 articoli (detti smalcaldici) perché indirizzati agli alleati della lega smalcaldica in cui sottolinea le divergenze tra la nuova chiesa e la chiesa di Roma dichiarando impossibile qualsiasi accordo.

Nel 1542 compì la prima consacrazione di un vescovo di fede evangelica nella persona dell'amico Nicola Amsdorf.

Lutero morì il 18 febbraio 1546 e il suo corpo fu tumulato davanti al pulpito della chiesa del castello di Wittenberg.

Opere

Lucas Cranach il Vecchio, Martin Lutero come Junker-Jörg (1522), olio su tavola; Castello di Weimar

La Weimarer Ausgabe ( WA ), edizione critica completa delle opere di Lutero divide i suoi scritti in quattro sezioni:

  • Werke, Opere in 63 volumi
  • Briefwechsel, Epistolario in 18 volumi
  • Deutsche Bible, Bibbia tedesca in 12 volumi
  • Tischreden, Discorsi conviviali in 6 volumi

Tra le sue opere più celebri si ricordano:

La teologia

In ogni teologia vi sono due principi basilari sui quali si costruisce:

  • un principio architettonico che riguarda i contenuti
  • un principio ermeneutico che interessa la forma

Nella teologia di Lutero il ruolo di principio architettonico è svolto dalla dottrina della giustificazione, mentre il ruolo di principio ermeneutico è svolto dalla sola fides e sola Scriptura.

La dottrina della giustificazione

Fu elaborata da Lutero dopo l'"esperienza della torre".[5] Si tratta di una vera e propria "conversione intellettuale e spirituale" che lo portò a considerare la giustificazione come opera totale ed esclusiva di Dio. L'uomo infatti, secondo quanto afferma San Paolo nella Lettera ai Romani, è giustificato dalla fede in Dio. Solo Dio rende giusto il peccatore, mediante il sacrificio del Figlio sulla Croce.

Le preghiere, i digiuni come pure i sacramenti e le indulgenze non contano nulla, perché la salvezza è dovuta tutta ed esclusivamente all'opera di Dio.

Lutero considerò questa sua interpretazione della dottrina della salvezza come un raggio di luce divina che gli faceva vedere finalmente tutto chiaro. Questa esperienza della torre gli permise di mettere ordine anche nella sua vita di religioso, prima sempre tormentata dagli scrupoli. La sua coscienza fino ad allora di continuo ossessionata dalle infinite opere buone che si sentiva di compiere per trovare la pace con Dio ( digiuni, mortificazioni, pellegrinaggi, preghiere) aveva raggiunto la serenità. Questa pace interiore divenne per Lutero la prova decisiva della validità della sua interpretazione.

La giustizia di Dio si rivela nel Vangelo; per giustizia di Dio si deve intendere quella che lui stesso conferisce, quella con cui l'uomo giusto vive, cioè la fede.[6]

La dottrina della giustificazione permette a Lutero di raggiungere tre principi fondamentali della sua teologia:

La sola fides

Lutero afferma l'assoluta esclusività della fede[7] per arrivare alla conoscenza di Dio. Per tanti secoli i Padri e gli scolastici avevano affermato che l'uomo può giungere a Dio, oltre che per le vie della fede, anche per quelle della ragione. Lutero invece si pone su un altro piano, dichiarando che l'uomo non può acquisire una vera conoscenza di Dio[8] perché egli non possiede più quella imago dei nella quale era stato creato e che più di qualsiasi altra cosa gli faceva comprendere chi è Dio[9]. Di per sé la ragione dovrebbe condurre a Dio ma per Lutero non è così. Storicamente la ragione non ha condotto i pagani alla vera conoscenza di Dio. Con il peccato tutta la natura è stata corrotta, ma in modo speciale la ragione. Nella condizione presente[10]. La conoscenza non deve partire dall'uomo per salire a Dio, ma al contrario deve muovere da Dio e scendere verso l'uomo. La fede in Cristo crocifisso è l'unica forma possibile di conoscenza di Dio[11].

La sola Scriptura

La teologia di Lutero è una teologia biblica perché riconosce come sua unica fonte e sua unica autorità la Sacra Scrittura. La sua fede riposa esclusivamente sulla Parola di Dio e questa ha come unico, sicuro ed infallibile documento, la Scrittura.

Così facendo elimina il ricorso ai Padri , ai Concili, al Magistero ecclesiastico. Al papa che gli impone di ritrattare le sue dottrine egli rimprovera di arrogarsi poteri indebiti, tra cui il monopolio dell'interpretazione delle Scritture.[12] Affermando il principio della Sola Scriptura Lutero vuole estromettere dalla teologia non soltanto tutte le autorità ecclesiastiche ( Magistero, Concili,Padri), ma anche e soprattutto, le autorità umane, in particolare quella dei filosofi, a partire da Aristotele[13] Posto il principio della sola fides e ridotti gli strumenti ermeneutici della teologia con l'esclusione della filosofia, della tradizione e del magistero ecclesiastico, Lutero afferma che l'unica fonte per l'interpretazione della Sacra Scrittura è l'ispirazione personale di ogni singolo credente.[14] Così Dio, nella visione di Lutero, non è soltanto colui che parla, ma anche colui che interpreta e intende rettamente la propria Parola.

La theologia crucis

Con questa espressione Lutero intende dire:

  • che la vera conoscenza di Dio proviene dalla Croce
  • che essa rimane sempre soltanto una conoscenza oscura, velata, opaca e sconcertante.

La ragione profonda di questa singolare condizione epistemologica della teologia è data, per Lutero, dal fatto che a noi peccatori Dio si può rendere accessibile solo per passiones et crucem.

Pertanto Dio, così come si rende accessibile, è Deus absconditus. L'uomo a che fare con un "Dio velato", e durante la sua vita terrena non può trattare con Dio, faccia a faccia. Qualsiasi creatura è solo imitazione di Dio[15]. Lutero non si preoccupa di cogliere l'essenza di Dio in sé, non è interessato ad una teologia degli attributi di Dio, che ponga astrazioni statiche al posto di atti vivi. Dio non vuole essere conosciuto nei suoi invisibilia ma nei suoi visibilia[16]. Dio ha parlato, per questo l'uomo può parlare di Lui: ora l'ultima Parola di Dio, la sua ultima manifestazione è la Croce di Cristo. Perciò il teologo della croce accetta una sola conoscenza: quella per passiones et crucem. Dio quindi non può essere trovato che nella sofferenza e nella croce[17].

Conoscere Dio per passiones et crucem significa in ultima istanza: la conoscenza di Dio nasce dalla croce di Cristo, il cui senso si rivela esclusivamente a colui che assume in proprio questa croce.[18]

Il peccato originale

La dottrina della Chiesa cattolica afferma che il peccato originale priva l'uomo della grazia santificante e degli altri doni preternaturali che aveva avuto nella condizione di giustizia originaria, ma non produce una corruzione totale della natura umana. Il peccato originale rende l'uomo più debole di fronte al bene e più arrendevole di fronte al male.

Lutero si allontana da questa posizione tradizionale e afferma che la natura umana, dopo il peccato originale, è totalmente corrotta, assolutamente impotente a compiere qualsiasi bene, e identifica il peccato stesso con la concupiscenza. Pertanto per Lutero il peccato non rappresenta la semplice assenza di una particolare qualità in una facoltà dell'anima o nell'anima stessa, ma determina, deteriorandolo, tutto, tutto l'essere dell'uomo.

Il peccato originale secondo Lutero resta sempre, anche se dopo la giustificazione, per Grazia di Dio non viene più imputato. Esso continua ad esistere sotto forma di concupiscenza inestirpabile. Questa, poi, assume la forma dell' amor sui, in forza del quale l'uomo cerca e vuole solo se stesso in tutte le cose e sopra tutte le cose. Anche se compie le opere buone ed i suoi stessi doveri religiosi, in fondo cerca soltanto se stesso[19]. Il peccato originale è dunque per Lutero la privazione totale del corretto funzionamento e della capacità d'esercizio di tutte le facoltà, tanto del corpo, quanto dell'anima.

Lutero definisce "curvitas" l'immensa volontà dell'uomo di appropriarsi di tutto, di servirsi di tutto, avendo se stesso come unico punto di partenza e unico punto di arrivo. Là dove introduce la curvitas vi associa quasi sempre anche la "pravitas" e la "perversitas". Nello specifico intende con "pravitas" ciò che non è "rectum" e con "pervesitas" lo sconvolgimento della "rectitudo" termini con i quali esprime l'inversione delle finalità insite nell'uomo.

Dopo il peccato originale l'uomo ha infatti un "cor curvum" che distorce tutte le realtà create, le allontana dalla loro finalità creaturale e sconvolge l'ordine della giustizia universale.

Il servo arbitrio

Per quanto attiene la libertà umana, la posizione di Lutero è strettamente connessa con la sua dottrina del peccato originale.

Nel De servo arbitrio l'opera fondamentale al riguardo, afferma che l'uomo non gode di alcuna libertà morale. Il libero arbitrio è per lui "res de solo titulo, seu titulus sine re" [20]. Di fatto ciò che l'uomo possiede è un servum arbitrium. Secondo Lutero questo non significa che egli non compia azioni volontarie ma che la volontà umana non è mai libera. Anche le azioni che vuole infatti, non le vuole liberamente. Prima della grazia, nella condizione di peccato la volontà umana vuole il male; con la grazia invece, vuole veramente il bene. Tuttavia non ha mai il potere della scelta; essa viene mossa irresistibilmente e obbedisce sempre a una forza che la spinge ad agire. In altre parole non è indotta a volere ciò che vuole per virtù di una scelta; essa è sempre soggetta ad una necessità che non dipende da lei. Per questo non gode mai del libero arbitrio[21]. Negato il libero arbitrio, Lutero pone la radice dell'agire umano fuori dell'uomo stesso: in Dio quando opera il bene, nel demonio quando opera il male. L'uomo va infatti a destra o a sinistra, a seconda che sia, come un cavallo, montato da Dio o dal demonio. E questa condizione appartiene a tutti gli uomini dopo il peccato originale. Si chiami Adamo, Eva, Caino, Giuda, egli è assolutamente impotente a compiere il bene. La fatalità del peccato consiste dunque nel fatto che esso è una determinazione essenziale della persona.

La giustizia: iustus ex fide vivit

Con questa espressione Lutero inaugura un nuovo sistema nella dottrina della salvezza. Questa procede da Dio senza alcun concorso umano e senza la minima trasformazione della sua natura, che resta sempre viziata dalla concupiscenza e inquinata dal peccato. Nel Commento alla Lettera ai Romani, questi principi fondamentali sono esplicitati, insieme al discorso relativo alla "buone opere" di cui sottolinea il ruolo assolutamente ininfluente per quanto concerne la giustificazione.[22]Le tesi esposte nel Commento ai Romani vengono riprese e ribadite nel successivo Commento ai Galati. Qui introduce due distinzioni importati per la sua teologia:

  • la definizione aristotelica di giustizia che si contrappone a quella cristiana
  • la giustizia secondo la legge che si contrappone alla giustizia secondo la Fede (o Vangelo)

La giustizia, secondo il concetto aristotelico, consiste nel "dare a ciascuno il suo" e questo non ha nulla in comune con il concetto cristiano secondo cui la giustizia è "la fede in Gesù Cristo o la virtù che si crede in Gesù Cristo". La giustizia di Cristo non si limita quindi come quella aristotelica a perfezionare moralmente l'uomo, ma fa molto di più, lo libera dal peccato.[23]

La distinzione tra "giustizia secondo la Legge " e "giustizia secondo la Fede" è così espressa:[24]

« La prima dipende dalle opere compiute con le proprie forze. È una giustizia servile, finta, esteriore che non giova affatto alla gloria, ma che riceve già in questa vita la sua ricompensa.

La seconda dipende dalla fede, dalla Grazia ed ha luogo quando riconoscendosi peccatore all'uomo imputata la giustizia nel nome di Dio. »

Per Lutero la iustitia ex sola fide rispecchia fedelmente l'insegnamento di San Paolo e di Sant'Agostino d'Ippona. Per il teologo tedesco infatti l'osservanza della legge ed il suo compimento non possono assolutamente produrre la salvezza, ma servono solo a predisporre l'anima alla giustificazione in quanto suscitano in essa quello stato di disperazione rispetto alla salvezza che induce il peccatore a cercare rifugio in Dio, a confidare soltanto in lui e a invocare la sua misericordia.

L'affermazione di questa dottrina segna una spaccatura con la tradizione dei Padri e degli Scolastici secondo i quali la radice della salvezza sta nella grazia ( il dono divino che sana e santifica l'uomo) e i frutti nella carità. Per Lutero, al contrario, la radice della salvezza sta nella giustificazione (nel dichiarare giusto il peccatore) e il frutto nella fede. Imbocca così una via nella quale il concetto di fondo della dottrina della salvezza non sarà più quello di "grazia" ma quello di "giustificazione" .

La predestinazione

Con l'affermazione della fides sine operibus[25] e la negazione del libero arbitrio Lutero prende le distanze dalla tradizione cattolica in generale. La teoria della predestinazione si inserisce come logica conclusione di tali premesse ed è considerata opera esclusiva di Dio. Non solo, ma secondo Lutero Dio sceglie alcuni per la vita eterna mentre altri li condanna alla morte eterna. C'è dunque una duplice predestinazione[26].

Lutero elabora la dottrina della predestinazione in aperta polemica con Erasmo da Rotterdam. Questi nella sua opera De libero arbitrio faceva dipendere la predestinazione dai meriti acquisiti in questa vita. Lutero, al contrario nel De servo arbitrio sostiene che Dio salva o condanna chi vuole: egli giustifica indipendentemente da qualsiasi merito e con la sua volontà fa sì che molti vadano necessariamente all'inferno. Da tutta l'eternità, infatti, Dio decide tutto con un atto di volontà impenetrabile. Dio stesso è la regola e la misura di quanto fa. Perciò non lo si può accusare assolutamente di ingiustizia se premia alcuni e condanna altri.

La Cristologia

Tutta la dottrina di Lutero ha un'impostazione marcatamente cristologica. La fede che salva e giustifica è infatti la fides Christi. Commentando la Lettera ai Romani (cfr. Rm 3,22 ) sottolinea l'assoluta necessità di Cristo per la salvezza[27].

Per Lutero solo Cristo è il redentore. Solo la fede in Gesù Cristo, figlio di Dio, incarnato, crocifisso, morto e risorto salva l'uomo.

La cristologia di Lutero è staurocentrica[28] Anzi la concentrazione sul mistero della Croce è così accentuata che egli trascura tutti gli altri misteri della persona e della vita di Cristo. Solo nella Croce si è storicamente rivelato ciò che Dio ha stabilito dall' eternità per gli eletti. Dunque sempre e solo a partire dalla Croce storica di Gesù che affronta la questione del Cristo preesistente e creatore. La storia di Gesù Cristo che muore una volta per sempre sulla Croce permette a Lutero di affrontare la riflessione su Dio Padre, anche se non si impegna in "approfondimenti speculativi"[29]

L'ecclesiologia

Il discorso di Lutero sulla Chiesa è molto ricco e articolato. Non fu tanto la polemica con la Chiesa di Roma ad indurre il teologo tedesco ad approfondire il tema dell'ecclesiologia, quanto la sua concezione della salvezza. Infatti una salvezza che procede tutta dall' alto, dal decreto divino comporta una concezione radicalmente nuova della Chiesa. Il suo fondamento oggettivo è, come del resto per i singoli credenti, la Parola di Dio, mentre quello soggettivo è la fede. Insomma, Dio proclama salvo l'uomo e questo lo è soltanto quando accetta umilmente la sua Parola. Secondo questa visione la Chiesa finisce per essere costituita soltanto da coloro che hanno accolto con fiducia la Parola di Dio e non da chi ha compiuto le opere buone: elemosine, pellegrinaggi, mortificazioni, preghiere. Nell'opera La cattività babilonese della Chiesa (1520) Lutero sviluppa la sua ecclesiologia. Essendo la giustificazione opera esclusiva, diretta ed immediata di Dio, tutte le strutture che nella Chiesa di Roma erano intese a mediare la salvezza, non hanno più ragione di esistere. Quindi per Lutero non occorre né papavescovi, né monacipresbiteri, né santi, né reliquie,né indulgenze. Anche dei sette sacramenti solo due meritano di essere conservati: il battesimo e la cena del Signore. La loro funzione però non è più quella di essere cause strumentali della salvezza, come insegnava la teologia scolastica, ma quella di essere dei simboli che la significano come effettuata.

Nel Battesimo e nella Cena del Signore ciò che conta non sono le cerimonie o la materia che si adopera, ma le parole con le quali si annuncia la promessa salvifica di Dio[30].

Lutero riduce ai minimi termini l'apparato "strutturale" della Chiesa. Tutti i salvati si trovano essenzialmente sullo stesso piano: sono tutti sacerdoti, tutti profeti, tutti re. Gli unici due ministeri, quello della Parola e quello della Cena assumono un ruolo molto più modesto di quello che avevano sia nella Chiesa Latina sia nella Chiesa greca. Anche a livello di terminologia, Lutero sostituisce la parola Kirche(Chiesa) con Christenheit (Cristianità). Con ciò intende ancora meglio esprimere la volontà di riconoscere come unica realtà che costituisce gli uomini in popolo di Dio, solo l'azione interamente trascendente dello Spirito Santo.

In questo modo Lutero dissocia ciò che il cattolicesimo chiama "Chiesa" in due realtà inconciliabili: da una parte un Regno di Dio, interamente spirituale che è l'atto di Cristo, dall'altra un tentativo interamente umano, dunque carnale e peccaminoso, di organizzare gli aspetti esteriori della religione.

Chiesa e Stato

Per Lutero la Chiesa è un fatto meramente interiore e spirituale[31] e dunque devolve allo Stato tutto ciò che concerne i suoi aspetti esteriori. Per volere di Dio i principi godono negli affari temporali della piena autorità. Il loro potere procede da Dio, sia quando è benefico, ed è visto come dono della misericordia divina, sia quando è tirannico ed è manifestazione della sua giustizia. Dopo una prima fase storica in cui afferma la totale esclusione di qualsiasi intervento dello Stato nelle questioni religiose e negli affari spirituali, Lutero arriva a farsi paladino della teoria del potere assoluto dello Stato. Questo controlla e orienta tutti gli aspetti esteriori della vita della Chiesa. Giunge così a ribaltare la sua precedente concezione dei rapporti tra Stato e Chiesa: lo Stato è l'unica autorità visibile e dunque deve prendersi cura anche degli affari della Chiesa. Ogni principe deve salvaguardare l'ordine nella Chiesa che si trova nel suo Stato. A tal fine Lutero fornisce delle "Istruzioni" ai principi tedeschi, con le quali stabilisce che essi provvedano ad effettuare delle visite periodiche per vigilare sulla condotta delle varie comunità.

Nella Istructio visitationis Saxoniae (1528) fissa come argomenti da controllare:

Soppressa la gerarchia ecclesiastica, negata qualsiasi autorità al papa, Lutero non trova altra soluzione per salvaguardare l'ordine e la pace anche all'interno della Chiesa che affidarla alle competenze del principe. In questo modo si ha il governo dello Stato nella Chiesa, vale a dire si ha la Chiesa di Stato. Il principe ha così il diritto di costringere i suoi sudditi ad andare in Chiesa[32].

Lutero autorizza lo Stato a prendere provvedimenti contro gli eretici[33] e a chi gli obiettava che i principi non si devono occupare degli affari spirituali replicava dicendo che essi devono vigilare sul bene spirituale dei loro sudditi[34].

Tale esaltazione dello Stato come garante dell'ordine e della pace è il contributo di Lutero alla formazione dello Stato assoluto moderno, sia sul piano teorico che pratico. Tutto quanto il principe compie è lecito e legittimo, perché egli è il corrispettivo di Dio in terra.

Note
  1. Ernesto Buonaiuti, Lutero e la Riforma in Germania, Milano 1974
  2. La data precisa della conclusione delle lezioni si trova in una lettera inviata da Lutero a Spalatino del 9 settembre 1516. Il corso fu pertanto concluso entro questa data.
  3. Istoria del Concilio tridentino
  4. Si tratta di : Alla nobiltà cristiana della nazione tedesca; La libertà cristiana; La cattività babilonese della Chiesa
  5. Lutero era solito ritirarsi a studiare nella torre del castello di Wittenberg. Lì un giorno del 1513, alla lettura di Rm 1,17 ebbe una fulminea illuminazione sulla natura della giustificazione.
  6. cfr. in Prefazione alle Opere Latine "L'espressione " la giustizia di Dio si rivela nel Vangelo, come sta scritto: il giusto vive di fede" significa che la giustizia che viene rivelata nel Vangelo è la giustizia passiva con la quale Dio, nella sua misericordia giustifica l'uomo mediante la fede.
  7. "Nessuna scienza umana è stata capace di concepire ciò che Dio è in se stesso o nella sua intima essenza.Nessuno può conoscerlo o dare notizie di Lui, eccetto che gli sia stato rivelato dallo Spirito Santo, perché nessuno conosce, come dice Paolo, 1Cor 2,11 le cose dell'uomo eccetto lo spirito dell'uomo che è in lui; così come nessuno conosce le cose di Dio, eccetto lo Spirito di Dio." in Discorso della Domenica della Trinità
  8. "La reale divina essenza e la volontà di Dio, la sua provvidenza e le sue opere sono assolutamente al di là di ogni pensiero umano, di ogni umana comprensione: in breve esse sono e saranno sempre incomprensibili e del tutto nascoste alla mente umana." in Discorso della Domenica della Trinità.
  9. "Quell'immagine di Dio, nella quale Adamo fu creato fu la più bella, la più eccellente e la più nobile delle opere, finché la lebbra del peccato non colpì la sua ragione e la sua volontà. Ma dopo la caduta, la morte si insinuò come una lebbra(..) così cosicché ora noi non possiamo raggiungere la comprensione dell'immagine di Dio, per mezzo della nostra mente, neppure con il pensiero". in commento a Genesi.
  10. " per sua essenza e per il suo modo di agire la ragione è una sgualdrina nociva, una prostituta, la concubina ufficiale del diavolo da calpestare e d uccidere " in Discorsi Conviviali.
  11. "Solo i cristiani possono parlare intelligibilmente di ciò che Dio è per essenza e della sua manifestazione esteriore nelle creature e della sua volontà verso gli uomini, riguardo alla loro salvezza. Infatti tutto ciò è impartito loro dallo Spirito Santo che lo rivela e lo proclama attraverso il Verbo" in Magnificat.
  12. "A Roma vogliono essere i soli maestri della Sacra Scrittura, sebbene in tutta la loro vita non ne imparino nulla e pretendono d'aver essi soli l'autorità (..) non possono addurre neppure una sillaba che il papa deve essere il solo a spiegare la Scrittura o a confermarne l'interpretazione: tale potere se lo sono preso da sé" in Alla nobiltà cristiana della nazione tedesca".
  13. "È un errore sostenere che non si diviene teologi senza Aristotele(..) tutto Aristotele sta alla teologia nello stesso rapporto con cui le tenebre stanno alla luce ". In Disputatio contra scholasticam theologiam del 1517
  14. Nessuno che non abbia una tale conoscenza direttamente dallo Spirito Santo , può conoscere in modo retto Dio o la sua Parola ". in Magnificat
  15. cfr. Commento alla Lettera ai Galati : "Abbiamo a che fare con un Dio velato; infatti in questa vita non possiamo trattare con Dio faccia a faccia. Qualsiasi creatura è senza dubbio una imitazione e una larva di Dio. Ma ci vuole sapienza per discernere Dio in una larva, e questa sapienza il mondo non ce l'ha"
  16. cfr. " Il nostro bene è nascosto e così profondamente nascosto da trovarsi sotto il suo contrario: così la nostra vita è nascosta sotto la morte, la gloria sotto l'ignominia, la salvezza sotto la perdizione, la giustizia sotto il peccato, la virtù sotto la debolezza. E così ogni nostra affermazione di un qualsiasi bene è nascosta sotto la negazione dello stesso, affinché la fede abbia luogo in Dio, che è essenza negativa e bontà e sapienza e giustizia, né può essere posseduto o attinto se non dopo aver negato tutte le nostre certezze" in Commento alla Lettera ai Romani
  17. cfr. "Deum non inveniri nisi in passionibus et cruce" in Commento alla Lettera ai Galati
  18. cfr. "In Christo crucifixo est vera theologia et cognitio Dei" in Commento alla Lettera ai Galati.
  19. cfr. Nel commento alla Lettera ai Romani: Homo non potest nisi quae sua sunt quaerere et se super omnia diligere
  20. cfr. Op. cit. art.36
  21. Cfr." L'uomo sprovvisto dello Spirito di Dio non fa mai il male senza volerlo , per violenza, tirato per il collo,come un ladro che viene condotto al supplizio contro la sua volontà , ma continua a volere e a compiacersi, e se da fuori e con violenza lo si costringe a fare qualche cosa, la sua volontà da dentro resiste e si indigna contro chi le fa violenza e gli oppone resistenza (...). Ciò che non potrebbe fare se possedesse il libero arbitrio. Op. Cit. n. 36
  22. cfr. ibi. " Abìtuati al pensiero che sono due cose diverse le opere della legge e adempiere la legge stessa. L'opera ella legge è tutto ciò che l'uomo fa e può fare per la legge con la sua volontà e con le sue forze.Ma siccome con tali opere rimane nel cuore disgusto e senso di contrizione rispetto alla legge, quelle opere sono nel loro insieme perdute e inutili.Questo intende San Paolo in Rm 3,20 anche se vi sono dei disputatori scolastici dei sofisti seduttori che insegnano a prepararsi alla grazia con le opere. Ma come può prepararsi al bene con le opere chi non fa alcuna opera senza disgusto e malavoglia nel cuore?Come potrebbe piacere a Dio l'opera che viene da un cuore disgustato e svogliato?
  23. cfr. " Chi crede in Cristo ed è diventato una cosa sola con lui grazie allo spirito di fede, non solo soddisfa a tutti i suoi debiti ma fa sì che ogni cosa gli sia dovuta, perché ha tutto in comune con Cristo. I suoi peccati non sono più i suoi peccati ma di Cristo. E in Cristo i peccati sono sono annientati . Perciò la giustizia di Cristo non è soltanto di Cristo ma anche dei cristiani.
  24. cfr. ibid.
  25. cioè "la fede senza le opere"
  26. cfr. predestinatio gemina
  27. Cfr. ibid.: " La giustizia non sarà data se non per mezzo della fede in Cristo. Così è stabilito, così piace a Dio e non si cambierà. Chi porrà resistenza alla sua volontà? Stando così le cose è superbia ancor più grande essere giustificati, ma non per mezzo di Cristo
  28. Ossia centrata sul mistero della Croce.
  29. cfr. Franco Buzzi " Queste folgoranti intuizioni restano tali negli scritti di Lutero. In essi mancano dei veri e propri sviluppi teologici che consentano di pensare in unità tutti i testi neotestamentari relativi alla preesistenza del Figlio(....) Per lo più Lutero si accontenta di ribadire i termini del dogma senza impegnarsi in approfondimenti. Perciò su questo punto la teologia di Lutero registra un certo impoverimento".
  30. cfr. in La cattività Babilonese: "facendo astrazione da tutte le esteriorità aggiunte dalla devozione e dal fervore degli uomini quali: i paramenti sacri, gli ornamenti, i canti, l' organo, le candele e tutta la pompa delle cose visibili rivolgiamo gli occhi alla pura e semplice istituzione di Cristo. La forza, la natura e tutta la sostanza della Messa sono nelle parole con cui istituì, compì e raccomandò il sacramento."
  31. Cfr. Ecclesia invisibilis et abscondita.
  32. Cfr. In una lettera all'amico Beyer Lutero scrive come precedevano le cose a Wittenberg: "Per autorità e in nome del Principe serenissimo noi abbiamo l'abitudine di spaventare e di minacciare di punizione e di esilio coloro che trascurano la religione e non vengono ad ascoltare la predica"
  33. Per esempio contro gli anabattisti
  34. cfr. La Lettera al Principe Giovanni: "Occorre che vi sia al mondo un governo duro e serio per forzare e costringere i malvagi."
Bibliografia
Voci correlate