Giansenismo: differenze tra le versioni

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Il '''giansenismo''' è una corrente di pensiero [[teologia|teologico]], nonchènonché politico-ecclesiastico, sviluppatasi nella [[Chiesa Cattolica]] fra il [[1600]] e il [[1800]], che muoveva dal testo "Augustinus" di [[Giansenio]], nel quale veniva posto il problema dei rapporti fra [[grazia]] e [[libero arbitrio]]. Secondo questo pensiero l'uomo è indotto al [[male]] dalla propria [[concupiscenza]] e solo nell'intervento della [[grazia]] divina può trovare approdo alla [[salvezza]]. La grazia non è concessa però a tutti gli uomini, ma solo a quelli che Dio ha stabilito nei suoi imperscrutabili disegni.
 
Il movimento del giansenismo professava inoltre un certo rigorismo in materia [[morale]] e un'affermazione dello stato di requiparazione fra il [[Papa]] e i [[Vescovi]].
 
====Giansenismo morale====
È la diretta conseguenza del giansenismo [[dogmaDogma|dogmatico]]tico: di fronte ad un Dio arbitro assoluto della nostra sorte, l'atteggiamento più spontaneo non è l'amore, ma il timore, da cui una [[morale]] austera e rigorosa.
 
====Giansenismo disciplinare====
===Controversie sulla grazia===
 
Dal punto di vista [[morale]], il [[Concilio di Trento]] si era limitato a ribadire due punti fermi: la libertà dell’uomodell'uomo ([[libero arbitrio]]) e la libertà di Dio (la [[grazia divina]]). La loro conciliazione spettava alle scuole [[teologia|teologiche]].
 
A [[Lovanio]], dopo il [[1550]], [[Michel de Bay]] insegnò varie tesi molto vicine a quelle di [[Martin Lutero|Lutero]] e [[Calvino]]: egli negava il carattere soprannaturale della condizione originale dell’uomodell'uomo nel [[paradiso terrestre]] e perciò ne deduceva la corruzione totale dell’uomodell'uomo dopo il peccato originale e l’impossibilitàl'impossibilità di resistere alla grazia. Baio fu condannato nel [[1567]] da [[papa Pio V]] e ancora da [[papa Gregorio XIII]] nel [[1580]].
 
Alla fine del [[XVI secolo|Cinquecento]] scoppiò un’altraun'altra polemica tra [[domenicani]] e [[gesuiti]]: i primi, ponevano l’accentol'accento sulla grazia, i secondi, accentuavano il libero consenso dell’uomodell'uomo.
 
===Giansenio ([[1585]]-[[1638]])===
{{vedi anche|Giansenio}}
 
Nella discussione teologica sui rapporti tra libertà dell’uomodell'uomo e grazia divina, intervenne anche il professore di [[Bibbia|Sacra Scrittura]] dell’universitàdell'università di [[Lovanio]], [[Giansenio|Cornelio Jansen]]; questi morì nel [[1638]], lasciando un’operaun'opera postuma, l’l'''Augustinus'', che venne pubblicato due anni dopo, nel [[1640]].
 
Tre erano i volumi dell’operadell'opera:
# nel primo, Jansen riassume le posizioni dei [[pelagiani]] e dei semipelagiani;
# nel secondo, l’autorel'autore respinge la possibilità dello stato di natura pura, affermando che dopo il [[peccato originale]] l’uomol'uomo non può che peccare;
# nel terzo, Jansen espone la sua concezione sulla [[grazia divina|grazia]]: questa è assolutamente necessaria per fare il bene. Se Dio dona la grazia, l’amorel'amore di Dio trionfa; senza la grazia l’uomol'uomo decaduto obbedisce solo all’amoreall'amore di sé. Ma per Jansen questo non è mancanza di [[libertà]]; infatti per lui la libertà non suppone l’assenzal'assenza della necessità, ma soltanto l’assenzal'assenza della costrizione. Per meritare o non meritare non è necessario cioè di essere liberi dalla necessità (da una determinazione intrinseca), ma solo liberi dalla costrizione. L’effettoL'effetto della grazia non dipende dunque dal libero arbitrio, ma ogni grazia ottiene necessariamente il suo effetto.
 
=== Il primo intervento della Santa Sede; la bolla ''In eminenti'' ===
 
La pubblicazione dell’dell'''Augustinus'' suscitò una ridda di reazioni, soprattutto ad opera dei [[Gesuiti]], che già avevano cercato di impedire l’uscital'uscita del libro. In Francia qualche dottore della [[Sorbona]] era favorevole all’operaall'opera di Giansenio. [[Roma]] intervenne tramite il [[nunzio]] a Colonia, Fabio Chigi, cercando di impedire la pubblicazione di qualsiasi opera sul tema della grazia. [[Urbano VIII]] incaricò il [[Sant'Uffizio]] di preparare un decreto per condannare tutte le opere pubblicate su questa disputa, in quanto erano contro i decreti di [[papa Paolo V]] (che in precedenza aveva vietato la pubblicazione di ogni libro sulla controversia).
 
Il decreto della [[Indice dei libri proibiti|Sacra Congregazione dell'Indice]], che condannava l’operal'opera di Jansen e imponeva il silenzio ai gesuiti, fu inviato al nunzio Chigi che lo fece affiggere nei luoghi pubblici ([[1641]]). Gli amici di Jansen a Lovanio tardarono a sottomettersi.
 
Inoltre venne sottoposto ad esame anche l’l'''Augustinus'', ma la mole del libro non permetteva un esame rapido. Solo il [[19 giugno]] [[1643]] la bolla pontifica ''In eminenti'' venne spedita a Chigi e agli altri nunzi: in essa veniva condannato l’l'''Augustinus'' come contenente proposizioni già condannate in precedenti documenti.
 
Malgrado alcune resistenze, e solo alla fine del [[1651]], la bolla pontificia era stata pubblicata in tutte le diocesi e i libri condannati non erano più in vendita. La questione sembrava chiusa.
{{vedi anche|Jean Duvergier de Hauranne}}
 
La polemica giansenista continuò in Francia con [[Jean Duvergier de Hauranne]], nel [[1620]] diventato [[abate]] commendatizio di Saint Cyran. Per il suo modo di guidare spiritualmente le religiose del convento venne accusato di [[eresia]] e rinchiuso in prigione. E fu proprio in prigione che Saint Cyran lesse l’l'''Augustinus'', ed in esso vi lesse la vera dottrina di [[Sant'Agostino]]. Alla morte del Richelieu, Saint Cyran poté uscire dalla prigione, ma nell’ottobrenell'ottobre [[1643]] anch’eglianch'egli morì. Le sue idee e la sua influenza trovarono dei validi continuatori in [[Antoine Arnauld|Antonio]] e Angelica Arnauld.
 
=== Antoine Arnauld ([[1612]]-[[1694]]) ===
{{vedi anche|Antoine Arnauld}}
 
Figlio di Roberto, amico del [[Jean Duvergier de Hauranne|Duvergier]], Antoine aveva studiato diritto e teologia. Diventato sacerdote e confessore del monastero di Port Royal (dove era abbadessaabadessa la sorella, Angelica), fu il più grande continuatore di Saint Cyran e propugnatore delle idee giansenistiche. Delle sue molte opere, quella che suscitò più scalpore fu ''De la fréquente communion'' ([[1643]]). In essa affermava il principio che ebbe larga diffusione fino all’Ottocentoall'Ottocento: l’l'[[Eucaristia]] è un premio per i santi, non un rimedio per chi è debole: l’eccessival'eccessiva frequenza alla comunione è causa di gravi danni, di cui i gesuiti con la loro pastorale lassista sono responsabili.
 
La pubblicazione del libro sollevò una tempesta di reazioni. A Roma il libro fu messo all’indiceall'indice nel [[1647]].
 
=== Il secondo intervento della Santa Sede; la bolla ''Cum occasione'' ===
{{vedi anche|Cum occasione}}
Nel frattempo la polemica intorno all’all'''Augustinus'' e ai trattati di [[Antoine Arnauld|Arnauld]] continuavano, con diverse pubblicazioni. Il rettore della [[Sorbona]], Nicola Cornet, nel [[1649]], propose di far esaminare alla facoltà le proposizioni o articoli che causavano i maggiori disordini e precisamente:
* alcuni comandamenti sono impossibili anche agli uomini giusti, che si sforzano di eseguirli, in quanto anche a loro manca la grazia;
* nello stato di natura decaduta non si resiste mai alla grazia interiore che viene da Dio;
* per meritare nello stato di natura decaduta non è necessario che ci sia nell’uomonell'uomo una libertà da necessità; basta la libertà da costrizione;
* è eretica, perché semipelagiana, l’affermazionel'affermazione dell’esistenzadell'esistenza di una grazia sufficiente a cui la volontà può resistere;
* è semipelagiano affermare che Cristo è morto per tutti gli uomini senza alcuna eccezione;
 
Durante l’assembleal'assemblea del clero del [[1650]], quasi 80 vescovi posero la propria firma ad una lettera che chiedeva l’interventol'intervento del papa sulle cinque proposizioni della [[Sorbona]].
 
[[Papa Innocenzo X|Innocenzo X]] preparò così una speciale commissione per studiare le proposizioni. Il lavoro durò due anni. Il [[9 giugno]] [[1653]] era pronta la bolla ''[[Cum occasione]]'', nella quale le cinque proposizioni erano condannate, le prime quattro come eretiche e l’ultimal'ultima come falsa in senso eretico. La bolla, senza dirlo, affermava implicitamente che le proposizioni si trovavano nell’nell'''Augustinus''. In realtà solo la prima proposizione si trova integralmente e negli stessi termini nell’operanell'opera dello Jansen.
 
=== La recezione della bolla del 1653; i Formulari ===
La controversia sembrava non avere termine. Lo stesso [[re di Francia]], [[Luigi XIV]], dovette intervenire per far pubblicare la bolla pontificia in tutto il regno. La dura opposizione dei giansenisti, obbligò il re ad indire una assemblea di vescovi parigini, la quale giunse alla conclusione che la ''Cum occasione'' aveva condannato le cinque proposizioni ritenendole di Jansen e nel senso di Jansen. Una lettera in questo senso fu scritta al papa e una circolare indirizzata ai vescovi del regno. [[Innocenzo X]] confermò con un breve le decisioni del [[clero]] francese. La bolla ''Cum occasione'' e il breve papale furono inviati a tutti i vescovi francesi perché li sottoscrivessero e li mettessero in esecuzione.
 
Intanto alcuni polemisti colsero l’occasionel'occasione della bolla per fare diverse pubblicazioni, spesso di tono ingiurioso. [[Antoine Arnauld]] intervenne nella polemica affermando che solo la prima proposizione era tratta direttamente dell’operadell'opera di Jansen e che le altre quattro erano solo dei riassunti del suo pensiero. Fece una famosa distinzione tra la ''quaestio juris'' (questione di diritto) e la ''quaestio facti'' (questione di fatto): un conto è dire che le 5 proposizioni sono eretiche, e un conto è affermare che tale eresia si trova nell’nell'''Augustinus'' (cosa che l’Arnauldl'Arnauld negava). In altri termini, la Chiesa può condannare solo le dottrine in astratto, ma non può giudicare infallibilmente della dottrina concreta di un individuo. Nel primo caso il fedele deve accettare la decisione della Chiesa, nel secondo caso invece deve solo mantenere un silenzio ossequioso (ossia non insegnare pubblicamente dottrine contrarie).
 
Nella disputa intervenne anche il filosofo [[Blaise Pascal]], la cui sorella era religiosa a Port Royal. Egli scrisse le ''Provinciali'', intervenendo in modo brillante a favore dei giansenisti e in particolare dell’Arnaulddell'Arnauld, minacciato di condanna da parte della Sorbona. Ma a nulla valse l’interventol'intervento del filosofo: Arnauld venne condannato e le Provinciali condannate ad essere bruciate.
 
Nel [[1655]] si riunì la sessione ordinaria dell’assembleadell'assemblea del clero francese, che ritenne necessario prendere conoscenza della questione dell’dell'''Augustinus''. Dopo vivaci discussioni l’assembleal'assemblea votò una risoluzione nella quale riconosceva nelle 5 proposizioni la dottrina di Jansen, contenuta nel suo libro, e che non era la dottrina di Agostino. Si scrisse al papa e a tutti i prelati del regno per far eseguire le decisioni di condanna. La lettera scritta ai prelati era accompagnata da un formulario che doveva essere sottoscritto. Si tratta di un formulario di sottomissione alla bolla e al breve papale e di condanna personale delle proposizioni di Jansen.
 
[[Alessandro VII]] decise di pubblicare a sua volta una costituzione apostolica, la ''Ad sacram Petri sedem'' (ottobre [[1656]]), per confermare la presenza delle 5 proposizioni nell’nell'''Augustinus''. La bolla fu approvata dall’assembleadall'assemblea del clero francese e venne accompagnata da un altro formulario di sottomissione.
 
Papa, re e vescovi sembravano uniti contro il giansenismo. Ma i teologi continuavano la lotta. Arnauld accettava la condanna delle 5 proposizioni (il diritto), ma negava che esse si trovassero nell’nell'''Augustinus'' (il fatto). Comunque la bolla ''Ad sacram'' fu seguita da un periodo di tregua. Alcuni giansenisti furono condannati ed esiliati da Parigi; un altro passò due mesi alla Bastiglia; gli associati a Port Royal furono dispersi e il monastero ebbe la proibizione di ricevere novizi.
 
=== Verso la pace ===
 
Ma non tutti erano d’accordod'accordo nel firmare i Formulari imposti dall’Assembleadall'Assemblea del Clero. Quattro vescovi, e le monache di Port Royal continuarono a rifiutare di firmare. L’arcivescovoL'arcivescovo di Parigi deportò allora le dodici religiose e affidò il monastero a sei [[Visitandine]] e ad ufficiali del re. Il vescovo di [[Alet]] rimproverò il re di lasciarsi ingannare combattendo un’eresiaun'eresia immaginaria. Il punto debole era la sottoscrizione del formulario, che era imposto dall’assembleadall'assemblea, e che non aveva quella forza vincolante richiesta nell’occasionenell'occasione. Si chiese perciò l’interventol'intervento del papa con un suo formulario che sarebbe stato certamente più vincolante.
 
[[Alessandro VII]] fece allora scrivere la ''Regiminis apostolicis'' (febbraio [[1665]]) con un formulario identico come senso a quello dell’assembleadell'assemblea, ma più breve. Nuove opposizioni francesi obbligarono il papa a convocare una nuova commissione di studio; questa volta ben 19 vescovi francesi si dichiararono contrari ad un nuovo intervento diretto del papa.
 
Il nuovo papa, [[Clemente IX]], si mostrò più moderato nel voler la sottomissione dei vescovi ribelli: era disposto ad accontentarsi della sottoscrizione dei formulari, una senza restrizioni o interpretazioni. Alla fine i vescovi ribelli e lo stesso Antoine Arnauld firmarono e sottoscrissero il formulario e la bolla di Alessandro VII.
 
Il nuovo papa Clemente IX accettò con sollievo la sottoscrizione del formulario. [[Luigi XIV]] proibì le pubblicazioni sulle questioni controverse e l’usol'uso dei termini di «giansenisti» e di «eretici». Ma rimase il dubbio sulla sincerità della firma. Nel febbraio [[1669]] anche le religiose di Port Royal firmarono.
 
Finalmente, dopo decenni di controversie teologiche, si arrivò ad una pace, chiamata "pace clementina". Ma le differenze rimasero e Roma era ancora diffidente.
=== La polemica sul ''Caso di coscienza'' ===
 
All'inizio del [[XVIII secolo|Settecento]] la controversia teologica sul giansenismo si riaccese attorno all'opuscolo anonimo "Un caso di coscienza", che sollevava il problema della liceità del silenzio ossequioso: si poteva dare l’assoluzionel'assoluzione ad un ecclesiastico che solo esternamente accettava l'interpretazione che la Chiesa dava delle proposizioni contenute nel libro di Jansen?
 
L'opuscolo venne esaminato dal [[Sant'Uffizio]] e con il breve ''Cum Nuper'' (febbraio [[1703]]) [[papa Clemente XI]] lo condannava e ne vietava la lettura e la stampa. La polemica gallicana costrinse il re [[Luigi XIV]] a chiedere al papa di emanare una nuova [[bolla pontificia|bolla]] di condanna del giansenismo. Il [[16 luglio]] [[1705]] Clemente XI emanò la ''Vineam Domini'', che respingeva la teoria del silenzio ossequioso, considerata un cavillo, e rivendicava alla Chiesa romana il diritto di condannare le dottrine e gli uomini che le difendevano.
Con il breve ''Universi dominici gregis'' (luglio [[1708]]) [[papa Clemente XI]] aveva condannato il libro vietandone la stampa. Ma in Francia il breve pontificio non ebbe nessun effetto (sia il papa che Luigi XIV erano impegnati nella [[guerra di successione spagnola]]), tanto che nel [[1710]] uscì una seconda edizione delle ''Réflexions morales''. Lo stesso episcopato francese era diviso, ed il Quesnel era difeso dallo stesso arcivescovo di Parigi, Noailles.
 
Nel novembre del [[1711]] il re Luigi XIV domandò al papa una nuova bolla (ma rispettosa delle libertà [[gallicanesimo|gallicane]]) che egli stesso si impegnava a far pubblicare. L’L'[[8 settembre]] [[1713]] usciva la bolla ''Unigenitus'' che condannava 101 proposizioni estratte dal libro di Quesnel.
 
Ma in Francia le cose non andarono come il re desiderava. Il Noailles e altri 48 prelati si rifiutarono di accettare semplicemente ed immediatamente la bolla di [[Clemente XI]], e nemmeno accettarono di partecipare ad un sinodo nazionale per confermare la bolla. Nel frattempo moriva Luigi XIV e il debole periodo di reggenza che ne seguì fu tutto a vantaggio degli oppositori. Quattro vescovi, il Noailles e la Sorbona si appellarono ben presto ad un concilio ecumenico contro la bolla. Ormai la Francia era divisa in due: gli appellanti e coloro che avevano accettato la bolla ''Unigenitus''.

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