Giansenismo: differenze tra le versioni

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Il decreto della [[Indice dei libri proibiti|Sacra Congregazione dell'Indice]], che condannava l'opera di Jansen e imponeva il silenzio ai gesuiti, fu inviato al nunzio Chigi che lo fece affiggere nei luoghi pubblici ([[1641]]). Gli amici di Jansen a Lovanio tardarono a sottomettersi.
 
Inoltre venne sottoposto ad esame anche l'''Augustinus'', ma la mole del libro non permetteva un esame rapido. Solo il [[19 giugno]] [[1643]] la [[bolla pontifica]] ''In eminenti'' venne spedita a Chigi e agli altri nunzi: in essa veniva condannato l'''Augustinus'' come contenente proposizioni già condannate in precedenti documenti.
 
Malgrado alcune resistenze, e solo alla fine del [[1651]], la bolla pontificia era stata pubblicata in tutte le diocesi e i libri condannati non erano più in vendita. La questione sembrava chiusa.
Ma in Francia le cose non andarono come il re desiderava. Il Noailles e altri 48 prelati si rifiutarono di accettare semplicemente ed immediatamente la bolla di [[Clemente XI]], e nemmeno accettarono di partecipare ad un sinodo nazionale per confermare la bolla. Nel frattempo moriva Luigi XIV e il debole periodo di reggenza che ne seguì fu tutto a vantaggio degli oppositori. Quattro vescovi, il Noailles e la Sorbona si appellarono ben presto ad un concilio ecumenico contro la bolla. Ormai la Francia era divisa in due: gli appellanti e coloro che avevano accettato la bolla ''Unigenitus''.
 
Davanti alla possibilità di uno [[scisma]], nel [[1718]] Clemente XI, con la bolla ''Pastoralis officii'', [[scomunica]]va tutti gli appellanti e confermò tutti i documenti già promulgati contro il giansenismo. Con la morte nel [[1719]] del Quesnel e nel [[1729]] del Noailles, il giansenismo francese perdeva definitivamente vigore. NleNel [[1730]] la bolla ''Unigenitus'' divenne legge di Stato.
 
In [[Olanda]] invece non si poté evitare lo scisma. Il capitolo di [[Utrecht]], dopo aver costretto il vicario apostolico de Cock ad andarsene, nel [[1724]] nominò di sua iniziativa, senza autorizzazione da Roma, un proprio arcivescovo (Steenhoven), che ricevette la consacrazione episcopale da un vescovo missionario francese, [[sospensione a divinis|sospeso ''a divinis'']].
In [[Italia]] ebbe un'influenza limitata, fatta salva l'opera del [[vescovo]] di [[Pistoia]] e [[Prato]], [[Scipione de' Ricci]], che riuscì ad influenzare il [[clero]] e i politici toscani, soprattutto il granduca Pietro Leopoldo organizzando il [[Sinodo di Pistoia]] per promuovere il Giansenismo. Tale [[sinodo]] fu condannato da [[papa Pio VI]] con la bolla ''[[Auctorem Fidei]]'' del [[28 agosto]] [[1794]].
 
Influenze gianseniste emergono fra il clero napoletano che aderì alla [[repubblica partenopea]],<ref>G. De Giovanni, ''Il Giansenismo a Napoli nel sec. [[XVIII secolo]]'', Asprenas I, [[1954]]</ref> le cui connessioni con il [[regalismo]] [[borboni]]co non sono state ancora del tutto chiarite. Fra i giansenisti che operarono a Napoli si ricorda [[Vincenzo Troisi]].
 
Fenomeno di rilievo è l'influsso giansenista su diverse figure del [[Risorgimento]] italiano che passeranno poi al [[Protestantesimo]], come [[Salvatore Ferretti]] e [[Camillo Mapei]].

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