Suicidio

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Il suicidio è l'atto con cui un individuo procura a sé volontariamente la morte.

Aspetti del suicidio

Psicologia

La psicologia e la psichiatria, riguardo al suicidio, indagano motivazioni, itinerari esistenziali, situazioni individuali e relazionali.

Lo psichiatra austriaco Erwin Ringel ha proposto di distinguere tre componenti, che occorrono in misura e in rapporti assai differenti da caso a caso, del processo presuicidale:

  • chiusura esistenziale;
  • autoaggressività repressa;
  • fantasie suicide.

In ogni caso, si tratta di un processo: non ci si trova di fronte a qualcosa di dato una volta per tutte, ma a un itinerario spesso molto lungo e tortuoso, che conosce decisioni e ripensamenti. Fino all'ultimo istante non si può parlare di un'irreversibilità della scelta suicida, così come di frequente appare una sostanziale mancanza di piena consapevolezza in chi la pone.

La chiusura esistenziale è probabilmente l'aspetto più importante della sindrome presuicidale. Si ha quando una persona ha posto tutta la propria sicurezza in qualcosa che è fallito, quasi a dire che ha scommesso tutto su qualcosa (o qualcuno) che è venuto meno. A livello psicologico e psichiatrico sono state poi studiate varie condizioni predisponenti al suicidio, dalla malattia mentale a quella fisica, dalla depressione alle crisi adolescenziali, dalle alterazioni psichiche dell'anziano all'alcolismo, alle varie dipendenze (ad esempio, la droga). Le fantasie suicide corrispondono alla progressiva familiarizzazione con la propria morte, vista in termini positivi. A questo livello bisogna osservare che la banalizzazione della morte operata dei mass media può favorire tali fantasie: è ormai provato infatti che un'informazione enfatizzata e irresponsabile a proposito del suicidio agisce con un effetto di stimolo su quanti in qualche modo vi sono candidati: è il cosiddetto Effetto Werther.

Sociologia

La sociologia cerca nei grandi numeri e nelle analisi spazio-temporali elementi e fattori costanti nei suicidi, cercando leggi e statistiche significative. Allargandosi, come necessario, al tentato suicidio, si trova ad esempio che il rapporto numerico fra suicidi di uomini e suicidi di donne è di circa 3 a 1, sebbene siano le donne a tentarlo maggiormente.

La frequenza dei suicidi è strettamente correlata con la disgregazione sociale ai vari livelli: religioso, familiare e politico. Lo scenario sociale in cui il suicidio più occupa il palcoscenico è quello della dissoluzione: lo si trova infatti legato alla non appartenenza a comunità religiose, alla mancanza di un ambiente famigliare accogliente, tale da far crescere serenamente aiutando il giovane nelle sue crisi, alla disgregazione sociale, politica ed economica, che comportano insicurezza, mancanza di relazioni con gli altri e disoccupazione. Quando la società diventa solo un insieme di persone, il cui unico elemento socializzante viene a essere la vicinanza fisica, le persone si sentono sole, isolate e spesso inutili. In un contesto simile, in una massa numerosissima di individui soli, è più facile che insorgano idee di autodistruzione: si pensi al tributo altissimo pagato dagli anziani al suicidio.

Le modalità con cui viene messo in pratica un suicidio sono molteplici. A volte, ma non sempre, il metodo usato può essere correlato alla causa che ha spinto il soggetto a togliersi la vita: il depresso spesso preferisce la via che gli appare meno dolorosa, quali overdose di farmaci o stupefacenti, mentre individui psicotici tendono a mettere in opera metodi più "spettacolari", quali l'impiccagione, il salto nel vuoto, il taglio delle vene dei polsi, l'uso di armi da fuoco. Si è notata, statisticamente, una certa differenza nelle modalità suicide utilizzate dagli uomini rispetto a quelle applicate dal sesso femminile; le donne, infatti, tendono a prediligere tecniche di suicidio che non comportano danni esterni al corpo e all'ambiente circostante, quali ad esempio ingestione di farmaci o avvelenamento da monossido di carbonio, come se avvertissero la preoccupazione di non danneggiare la propria immagine e non sporcare il luogo del suicidio con il proprio sangue (quasi volendo alleviare il lavoro di chi dovrà pulire).

Antropologia

L'antropologia culturale cerca i segni di come una cultura si ponga di fronte al suicidio e ai suicidi.

Filosofia

Il filosofo si chiede quali ne siano le condizioni di possibilità.

All'indagine filosofica si rivelano ulteriori aspetti del suicidio: in particolare il fatto che esso presuppone la negazione o il rifiuto dell'essere una creatura. L'atto suicida presuppone, infatti, come sue condizioni di possibilità, l'affermazione di una libertà assoluta e la negazione o il rifiuto della vita come di un compito affidato da Dio all'uomo. Tali presupposti, però, sono raramente presenti nella consapevolezza di chi ricorre a tale atto; in taluni casi, peraltro, ciò avviene, come nel caso dei suicidi ispirati dall'ideologia della Rivoluzione Francese.

Aspetti etici

La morte suicida mette a nudo il problema stesso del senso della vita: la vita è un dono e un compito, oppure un bene di consumo, da usare e da gettare a piacimento? In altri termini, l'uomo è l'autore e il padrone della propria vita, o si trova invece posto in essa come chi ne deve rendere conto?

L'idea dell'uomo "padrone" della vita si incontra nell'atteggiamento rivoluzionario di fronte al suicidio, raramente incarnato, ma che crea un ambiente culturale e ideologico favorevole al suicidio e ad altre espressioni autolesive. Vi è cioè il rifiuto della realtà e del suo Creatore, cui corrisponde l'esaltazione della volontà umana e, con essa, anche della "libera morte, che viene a me, perché io voglio", secondo un'espressione di Friedrich Wilhelm Nietzsche in Così parlò Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno. A questo punto è più agevole comprendere la valutazione etica negativa del suicidio, pur nella piena consapevolezza dell'impossibilità umana di valutare in ultima istanza la coscienza di ciascun suicida.

"Pitagora afferma che, senza il volere del comandante supremo, cioè di Dio, non si deve disertare dal posto di guardia che ci è assegnato nella vita", riportava Marco Tullio Cicerone nel Cato major de senectute; la stessa posizione sarà ripresa da Socrate, Platone, Aristotele.

Posizione cattolica

La filosofia cristiana ha sempre seguito la linea dell'uomo "amministratore" della propria vita. La profondità del suicidio messa in luce dall'analisi filosofica spiega la posizione di costante condanna da parte della Chiesa cattolica. Il Catechismo della Chiesa cattolica offre un testo chiaro e completo, che riprende le principali argomentazioni etiche contro il suicidio.

« Ciascuno è responsabile della propria vita davanti a Dio che gliel'ha donata. È lui che ne rimane il sovrano Padrone. Noi siamo tenuti a riceverla con riconoscenza e a preservarla per il suo onore e per la salvezza delle nostre anime. Siamo gli amministratori, non i proprietari della vita che Dio ci ha affidato. Non ne disponiamo »
(n.2280)
« Il suicidio contraddice la naturale inclinazione dell'essere umano a conservare e a perpetuare la propria vita. Esso è gravemente contrario al giusto amore di sé. Al tempo stesso è un'offesa all'amore del prossimo, perché spezza ingiustamente i legami di solidarietà con la società familiare, nazionale e umana, nei confronti delle quali abbiamo degli obblighi. Il suicidio è contrario all'amore del Dio vivente »
(n.2281)
« Se è commesso con l'intenzione che serva da esempio, soprattutto per i giovani, il suicidio si carica anche della gravità dello scandalo. La cooperazione volontaria al suicidio è contraria alla legge morale.
Gravi disturbi psichici, l'angoscia o il timore grave della prova, della sofferenza o della tortura possono attenuare la responsabilità del suicida »
(n.2282)
« Non si deve disperare della salvezza eterna delle persone che si sono date la morte. Dio, attraverso le vie che egli solo conosce, può loro preparare l'occasione di un salutare pentimento. La Chiesa prega per le persone che hanno attentato alla loro vita. »
(n.2283)
Voci correlate
Bibliografia