Utente:Don Paolo Benvenuto/Integrazioni Rito Ambrosiano

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Estensione geografica

Il rito ambrosiano è celebrato in quasi tutta la Diocesi di Milano, con pochissime eccezioni: Monza, Treviglio, Trezzo e le loro pievi, e qualche altro paese. Nella città di Milano, però, vi sono chiese non parrocchiali tenute da religiosi che seguono il rito romano.

Viene seguito anche in una piccola parte della Diocesi di Lugano, in Svizzera, in una quarantina di parrocchie in passato appartenenti alla Diocesi di Milano.

L'anno liturgico

Pasqua

La sera del sabato santo, la benedizione del fuoco è fatta in sacrestia e non è solenne come nel rito romano. Quindi dall'ambone un diacono canta il Preconio, detto anche, dalla prima parola, Exultet, per benedire il Cereo Pasquale. Il testo e la melodia sono ben diversi da quelli romani. Il lume nuovo per l'accensione del Cereo è portato da un suddiacono, senza alcun canto o cerimonia particolare (mentre nel rito romano il nuovo lume è presentato dal diacono al canto Lumen Christi). Vengono fatte sei letture dal Genesi (1, 2-3). creazione del mondo; dal sacrificio di Isacco (Gen. 22, 1-19); sommersione del Faraone nel Mar Rosso (Esodo, 13, 18-24); istituzione della cena pasquale mosaica (Esodo, 12, 1-12); e due letture da Isaia (54, 17-55; 1, 16-19) allusive all'acqua battesimale. Si procede quindi al fonte battesimale, e si deve ricordare che nell'acqua battesimale, a differenza dal rito romano, si infonde solo il Crisma.

Terminata la benedizione, l'arcivescovo battezza tre maschi e impone al primo il nome di Pietro, al secondo quello di Giacomo, al terzo quello di Giovanni. Va osservato che nella notte del sabato santo in tutta la vasta diocesi di Milano è proibito ai sacerdoti di battezzare (eccezion fatta per un caso di necessità); solo l'arcivescovo amministra il battesimo, a ricordo di quando il Battistero era unico.

Dal Battistero si passa allo Scurolo a prelevare il Santissimo Sacramento depostovi la sera del giovedì "santo; quando il Santissimo è rimesso nel tabernacolo dell'altar maggiore si inizia la Messa. Il celebrante, al lato sinistro dell'altare, quindi in centro, poi al lato destro, canta: Christus dominus resurrexit (Cristo Signore è risorto), e ogni volta l'assemblea risponde « Deo gratias », suonano le campane, l'organo, i campanelli. La cerimonia è ricordata ancora dal Manzoni in un inno sacro, La Risurrezione:

Sacerdote, in bianca stola
Esci ai grandi ministeri
Tra la luce de' doppieri
Il Risorto ad annunciare.

In Duomo, il Cereo Pasquale è tenuto sospeso sotto l'arco maggiore.

Dobbiamo ricordare poi che le Rogazioni, o Processioni delle Litanie Minori, nel rito ambrosiano si tengono non già nei tre giorni precedenti l'Ascensione, ma da lunedì al mercoledì dopo l'ascensione. Per il Corpus Domini va detto che oltre ad adoperare il paramento rosso (sempre il rito ambrosiano usa il colore rosso per le funzioni eucaristiche, mentre il romano usa il bianco) l'arcivescovo, portando in processione l'ostensorio, tiene in testa la mitra.

Altri momenti

Il 3 maggio si celebra in Duomo la festa dell'Invenzione (= ritrovamento) della Croce; per l'occasione l'arcivescovo, (o in sua vece un canonico) sale con la nivola, escogitata da Leonardo da Vinci, a prendere il Santo Chiodo custodito nelle volte dell'arco maggiore.

Nella terza domenica d'ottobre si celebra la Dedicazione del Tempio Maggiore. Il ricordo è più antico della data della consacrazione dell'attuale Duomo (20 ottobre 1577). Il sabato precedente si cantano i Vesperi primi, e al Magnificat si snoda in Duomo una processione che esce sulla piazza; si chiudono le porte del tempio, quindi l'arciprete con la ferula batte tre volte la porta maggiore, ogni volta dicendo: «Apritevi, o porte». Per le feste dei Santi si osservi che, quando si tratta di un martire patrono di una chiesa, il giorno precedente nel pomeriggio si cantano i cosiddetti Vesperi con Vigilie; durante questa ufficiatura si tengono letture del racconto del martirio sofferto dal Santo, si va processionalmente al suo altare, quindi, quando il clero è tornato all'altar maggiore, si cantano le litanie dei santi, mentre il funzionante sta disteso e prostrato sui gradini dell'altare. Nel giorno della festa, prima della Messa il celebrante incendia un pallone d'ovatta pendente sopra l'ingresso principale all'altare.

Nelle feste dei Santi patroni si usa, nella messa, leggere una loro discreta biografia.

I Sacramenti

La particolarità più spiccata consiste nel battezzare immergendo la testa del battezzando nell'acqua battesimale, mentre il rito romano usa versare l'acqua sul capo. La Messa ambrosiana è fondamentalmente eguale a quella romana. Tuttavia vi sono differenze, e non consistono solo nella diversità del testo delle formule proprie di ogni festività, ma anche nei fatti che:

1) Se si celebra a un altare non rivolto al popolo, il sacerdote non si volta mai verso il popolo per dire il Dominus Vobiscum.

2) La recita del Gloria in Excelsis non è preceduta (come invece nel romano) da nove Kyrie eleison, bensì seguita da tre Kyrie eleison.

3) Prima di recitare l'orazione (o colletta) non si dice « Oremus » (preghiamo).

4) Ogni Messa di rito festivo ammette tre letture bibliche (una dall'Antico Testamento, una dalle Epistole Apostoliche, una dal Vangelo).

5) In Duomo nelle Messe cantate prima della lettura del Vangelo vengono dati avvertimenti di far silenzio: « Parche fabulis » (Risparmiate le chiacchiere); « Habete silentium » (Fate silenzio); « Silentium habete » (Tenete il silenzio). All'offertorio in Duomo i cosiddetti Vecchioni e Vecchione della Scuola (cioè Confraternita) di Sant'Ambrogio, vestiti all'antica foggia, in nero, con sopra una specie di cotta dalle ampie e lunghe maniche, presentano pane e vino.

6) Dopo il Vangelo segue un Dominus Vobiscum a cui il popolo risponde con tre Kyrie. Quindi il diacono (o in sua mancanza il celebrante) incita alla pace: « Sia pace tra voi ». Dopo la preghiera dei fedeli segue un'orazione, detta Orazione sulla Sindrome, che manca nel rito romano.

7) Fatto l'offertorio, si recita il Credo, se così vuole la festività; mentre nel rito romano si recita il Credo subito dopo il Vangelo.

8) Ogni Messa ha un prefazio proprio, mentre il rito ' romano conta solo un numero limitatissimo di prefazi.

9) Immediatamente prima della Consacrazione si fa la lavanda delle mani, mentre il rito romano usa questo dopo l'Offertorio.

10) Terminata l'elevazione del calice, il celebrante stende le mani in forma di croce.

11) L'Ostia della Messa viene spezzata dopo la dossologia conclusiva del Canone, mentre il coro recita il canto detto Confrattorio. Il rito romano rimanda la fazione dell'Ostia a dopo la recita del Pater Noster.

12) Recitato il Pater Noster con la sua embologia (spiegazioni : « Liberaci o Signore da tutti i mali passati, presenti e futuri, etc. ») il diacono invita a darsi la pace: « Offerte vobis pacem » (Datevi la pace).

13) Nella conclusione della Messa, dopo il saluto Dominus vobiscum, si risponde: «Et cum spiritu tuo», e si aggiungono tre Kyrie. Impartita la benedizione, il celebrante (o il diacono) dice: «Andiamo in pace». « Nel nome di Cristo », risponde il popolo.

Altre differenze si osserveranno confrontando il Canone Romano con l'Ambrosiano, che si distinguono l'uno dall'altro in alcune frasi.

Il canto ambrosiano

Notevole è il canto ambrosiano, che ha una fisionomia diversa da quello gregoriano ed è contraddistinto da un carattere arcaico, con evidenti influenze orientali; piuttosto barbarico, ma, è l'espressione musicale del periodo longobardo-carolingio. Tracce di canto ambrosiano sono nella liturgia galliana (ormai in disuso) e nel rito mozarabico (già rito vigente in molte regioni della Spagna, e ora limitato a una cappella del Duomo di Toledo). I paramenti in uso nel rito ambrosiano sono i medesimi del rito romano, con una differenza per l'amitto, che viene portato non sotto ma sopra il camice; analogamente, il diacono porta la stola non sotto ma sopra la dalmatica.

Note