Utente:Padre Tito Paolo Zecca/titolo della voce

Da Cathopedia, l'enciclopedia cattolica.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Gli esercizi spirituali sono un periodo forte dello spirito, vissuti nel silenzio, nella riflessione e nella preghiera, per discernere la volontà di Dio nella propria vita, o per confermare le scelte fatte, nella vocazione ecclesiale specifica, con l'aiuto di una guida spirituale. Hanno avuto come iniziatore sistematico e geniale sant'Ignazio di Loyola. Il suo libro degli Esercizi spirituali fu solennemente approvato da Paolo III, il 31 luglio del 1548 con il breve Pastoralis officii.

I contenuti essenziali

La FIES (Federazione Italiana Esercizi Spirituali), nacque nel 1964. Pose fin dall’inizio come suo compito precipuo non soltanto la promozione e la diffusione dell’esperienza degli esercizi spirituali, secondo le indicazioni di svariati documenti del magistero, in particolare la Mens nostra diPio XI del 20 dicembre del 1929. Essa si prefisse anche lo scopo di individuare gli elementi essenziali degli esercizi, inquadrandone il problema, ricercandone il metodo, per proporre suggerimenti condivisi da tutti gli interessati a questo particolare servizio pastorale.

La necessità di una riconsiderazione degli esercizi alla luce del magistero conciliare e della rapidissima evoluzione ecclesiale-culturale si ebbe già nel 1966, a Loyola, dove vari specialisti della Compagnia di Gesù presentarono i risultati delle loro ricerche e delle loro indagini. Nel 1968 uscì il volume Los ejercicios de san Ignacio a la luz del Vaticano II. Congreso internacional de Ejercicios, BAC, Madrid 1968, e la fondazione del CIS (Centrum Ignatianum Spiritualitatis).

La ricerca degli elementi essenziali degli esercizi in ambito FIES ha un punto forte di partenza nella relazione di P. Maurizio Costa SJ, tenuta nella casa per esercizi Madonna dei Laghi ad Avigliana (TO) il 24 luglio del 1969, a cinque anni dalla creazione della FIES.

In questa ricerca del Costa, come anche in altri successivi interventi suoi e di altri studiosi, la forma formante dell’esperienza degli esercizi spirituali veniva individuata e condivisa. Forma formante che attingeva la sua ideazione soprattutto dall’esperienza carismatica di Ignazio di Loyola e trovava la sua forma informante ossia la sua definizione-descrizione di cosa sono gli esercizi, come forma sostanziata dell’esperienza stessa.

La definizione posta all’inizio delle finalità della FIES e come preambolo dello statuto fu: "La FIES promuove gli esercizi spirituali, intesi come una forte esperienza di Dio, suscitata dall’ascolto della sua Parola, compresa e accolta nel proprio vissuto personale, sotto l’azione dello Spirito Santo, la quale, in un clima di silenzio, di preghiera e con la mediazione di una guida spirituale, dona capacità di discernimento in ordine alla purificazione del cuore, alla conversione della vita e alla sequela del Cristo, per il compimento della propria missione nella Chiesa e nel mondo".

Nella definizione-descrizione degli esercizi spirituali, prendendone in esame le singole parti, si evidenzia anche la sua adattabilità o meno nei confronti di chi desidera vivere questa "forte esperienza di Dio" o è invitato a prendervi parte. Queste ricerche individuanti il nucleo fondamentale dell’esperienza degli esercizi sono state recepite dall’autorità ecclesiastica e da essa incoraggiate in più di una occasione, come ne fanno fede, tra l’altro, le udienze ed i messaggi pontifici in occasione delle assemblee nazionali della FIES.


Abolizione degli esercizi spirituali coatti

Con la nuova sensibilità riguardo a questa "forte esperienza di Dio" si liquidava, una volta per sempre, almeno si sperava, la pratica plurisecolare degli esercizi "coatti", prevista ancora dalle norme canoniche precedenti all’ultimo Codice di diritto canonico,come leggiamo al can. 2313,1,5 del codice piano-benedettino. Secondo le stesse, gli esercizi spirituali, fatti spinte e non sponte, erano visti come provvedimento amministrativo-paternalistico che portava con la sua inesorabilità disciplinare e tematica al ravvedimento, alla correzione dei costumi, per l’assoluzione di determinate censure, la cancellazione di determinati reati, al fine di una auspicata riabilitazione del soggetto e per riparare anche gli eventuali scandali arrecati.

Si trattava, comunque, di minoranze colpite da censure ecclesiastiche, rispetto alla stragrande maggioranza di coloro che per secoli hanno praticato gli esercizi con frutto e periodicità.

I "ritiri" o "esercizi spirituali chiusi", non erano riservati soltanto ai chierici ed ai religiosi. Era usanza comune dettarli anche ai bambini e bambine della prima comunione. Negli anni ’20 del '900 ebbero una straordinaria fioritura con l' opera dei "ritiri operai".


Le acute osservazioni di Gramsci

Antonio Gramsci in Note dal carcere (scheda sull’Azione Cattolica in Quaderno n. 5. Nota n. 702.0/ pp. 67-68; n. Gerratana: n.133) prendeva appunti di un articolo, Come il popolo torna a Dio. L’Opera dei "Ritiri operai", apparso in Civiltà Cattolica del 20 luglio del 1920, insieme ad altri titoli correlati. Annotava, dunque, che dal 1908 al ’29 l’Opera aveva raccolto nelle Leghe di Perseveranza di Roma e del Lazio più di 20.000 operai, molti dei quali convertiti di recente. Solo nel biennio '28-'29 erano stati praticati 115 ritiri chiusi con la partecipazione di circa 2200 operai. La Lega aveva in Roma 800 iscritti distribuiti in 34 centri; nel Lazio vi erano 25 sezioni della Lega con 12.000 iscritti. Constatava, infine, che le leghe di perseveranza tendevano a mantenere i risultati dei ritiri e ad ampliarli nella massa, creando una "opinione pubblica" attiva a favore della pratica religiosa, capovolgendo la situazione precedente nella quale la stessa era negativa o per lo meno passiva, o scettica o indifferente.

Gli esercizi nel Codice di Diritto Canonico

La prassi degli esercizi spirituali, è entrata con naturalezza nel nuovo CIC in base alla lunga esperienza precedente.

Al can. 276, & 2, n.4 si legge, in riferimento a tutti i battezzati chierici che, oltre ad altre forme di coltivazione della vita interiore, "pariter tenentur ad vacandum recessibus spiritualibus, iuxta iuris particularis praescripta". La norma non procede oltre questa indicazione, non determina modalità, tempi e luoghi. Essa, però, è più che sufficiente, calata nella normativa particolare, a richiamare la necessità di questa esperienza spirituale vissuta con una certa scadenza regolare. Altri canoni, in effetti, suggeriscono anche i ritmi temporali di questa pratica. Così si parla al can. 246, & 5, degli esercizi annuali dei seminaristi; la stessa disposizione vale per i religiosi, richiamata nel can. 663 &5. E’conservata, inoltre, la precedente norma canonica degli esercizi da farsi prima dell’assunzione ai sacri ministeri (cfr. can. 1039). Questa prescrizione viene estesa, senza però una scadenza rigida come era nel precedente Codice, per i cosiddetti esercizi spirituali pubblici (quasi uguali alle missioni popolari: "ordinent, è detto agli ordinari, praedicationes, quas exercitia spiritualia et sacras missiones vocant, vel alias formas necessitatibus aptatas" (can. 770).

La mens del legislatore è chiara per il rispetto di queste norme a livello particolare. Gli esercizi permangono, per i chierici ed i consacrati, ma il discorso può essere esteso a tutti i fedeli (cfr. cann. 213; 217; 229 $1; ed anche 298 e 327), come prezioso strumento di formazione spirituale permanente.

I preambula per una buona riuscita degli EESS

Una delle malattie del secolo, denunciava Pio XI nella citata Mens nostra "fonte precipua dei mali che tutti deploriamo, è la mancanza di riflessione, quell' effusione continua e veramente febbrile verso le cose esterne, quella smodata cupidigia delle ricchezze e dei piaceri, che a poco a poco affievolisce negli animi ogni più nobile ideale, li immerge nelle cose terrene e transitorie e non permette loro di assurgere alla considerazione delle verità eterne, delle leggi divine, di Dio, unica fonte di tutto ciò che esiste, unico fine dell’universo creato".

Il papa proponeva come rimedio per questa superficialità invasiva, a questa mancanza di riflessione, il raccoglimento degli esercizi. Da questa capacità di silenzio e di raccoglimento scaturiva lo spirito di apostolato.

Per arrivare a un risultato simile occorreva seguire un metodo serio e riproponeva il metodo di sant’Ignazio di Loyola. "Di questo - scriveva - che Ci piace chiamare Maestro specializzato degli Esercizi, il cui «ammirabile libro degli Esercizi», piccolo di mole ma grande e prezioso di contenuto, dal dì che venne solennemente approvato, lodato, raccomandato dal Nostro Predecessore Paolo III di santa memoria".

Proseguiva, con una punta polemica, sottolineandone "la sodezza della dottrina spirituale, lontana dai pericoli e dalle illusioni dei pseudomistici, l’ammirabile adattamento ad ogni ceto e condizione di persone (dalle anime dedite per vocazione alla vita contemplativa sino agli uomini viventi nel mondo), l’unità organica delle sue parti, il mirabile ordine con cui si succedono le verità da meditare e i documenti spirituali, ordinati a condurre l’uomo dalla liberazione della colpa alle più alte vette dell’orazione e dell’amor di Dio per la via sicura dell’abnegazione e della vittoria sulle passioni, rendono il metodo degli Esercizi di Sant'Ignazio il più commendevole e il più fruttuoso".

L’ammirabile adattamento

Sono conosciute le indicazioni ignaziane sull’adattamento contenute nelle note I/a; XX/a; V/a; 4/a.

Esse fanno sì che la semantica degli esercizi si muova su di uno scenario dove i movimenti nascono e conducono ad una sempre più avvertita percezione dello Spirito e le sue mozioni interiori.

La nota 1/a: per eserci<i si intendono i vari modi di esaminarsi, di meditare, di contemplare, di preghiera orale e mentale e di altre attività spirituali. La nota 20/a raccomanda che si diano gli esercizi interi solo a chi è desideroso di trarne tutto il profitto possibile. La 5/a invece, sottolinea quanto sia importante per l’esercitante entrarvi con grande coraggio e liberalità, offrendogli interamente la volontà e la libertà perché si sia disposti in tutto a fare la volontà di Dio (viene qui anticipato quanto poi si riporta come conclusione degli esercizi stessi, ossia la preghiera del Suscipe (n.234) contenuta nella Contemplazione per raggiungere l’amore, che si riallaccia a sua volta al Principio e Fondamento, base di tutti gli esercizi spirituali e che, insieme ai Tre modi di pregare, fa da ponte di congiunzione tra il periodo degli esercizi e la vita di ogni giorno.

Infine la 4/a nota si occupa della distribuzione della materia degli esercizi divisa in quattro parti (o settimane) : la prima si occupa della considerazione e contemplazione dei peccati; la seconda, la vita di Cristo N. S.; la terza, la passione di Cristo N.S.; la quarta la resurrezione e ascensione, con l’aggiunta dei tre modi di pregare. Nel secondo paragrafo Ignazio si spiega diffusamente per far si che l’adattabilità del tempo e della materia oggetto della riflessione e della preghiera siano totali.

"Siccome accade che nella prima settimana alcuni sono più lenti nel trovare ciò che cercano (cioè contrizione, dolore, lacrime per i propri peccati), mentre alcuni sono più diligenti di altri, o più agitati e tentati da spiriti diversi, bisognerà alcune volte ridurre la settimana e altre volte allungarla; lo stesso vale per le altre settimane che seguono, cercando sempre le cose in relazione alla materia trattata". Conclude dicendo che "tuttavia gli esercizi termineranno su per giù in trenta giorni".

Non meno importante la diciottesima nota, sull’adattamento degli esercizi "alla condizione delle persone (…) secondo l'età, l’istruzione e l’ingegno che hanno affinché a chi é poco istruito o di fisico debole non si diano cose che non possa sopportare agevolmente o da cui non possa trarre profitto".

•Non tenere in conto queste sagge norme porta ad una non felice risoluzione dell’esperienza degli esercizi.

Voci correlate

Collegamenti esterni

http://www.esercizispirituali.it/ sito ufficiale della FIES