Antropotecnica

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Il termine Antropotecnica viene usato, in teologia morale per riferirsi a un processo tipico degli ultimi decenni, con il quale l'uomo contemporaneo vuole dominare i processi attinenti in maniera perspicua e delicatissima alla vita umana[1].

Genesi

L'antropotecnica scaturisce dall'incontro tra le moderne tecnologie, da una parte, e i processi della procreazione, dall'altra.

L'uomo occidentale, dopo aver infranto le misteriose forze dell'atomo e dopo aver superato le barriere della forza gravitazionale terrestre con il volo spaziale, è arrivato a dominare i processi di procreazione della vita umana, ed ha acquisito anche la capacità di manipolare l'identità genetica dell'individuo umano.

Ambiti

Le tecniche moderne di cui si sta parlando mettono in questione una serie di rapporti che antecedentemente erano chiarissimi:

  • il rapporto tra amore e vita all'interno dei processi procreativi;
  • il rapporto tra persona e natura umana all'interno dell'individuo;
  • il rapporto tra libertà e responsabilità di fronte alle generazioni future;
  • il rapporto tra etica e tecnica all'interno dell'agire umano.

Rischi

All'interno di questo processo sono significativi soprattutto tre fatti, che costituiscono altrettanti rischi o tentativi di vasta portata umana e culturale.

La manipolazione del concetto di persona umana

Il concetto greco di ipostasi e quello latino di persona esprimono l'assoluta novità che il singolo essere umano rappresenta nei confronti del resto dell'universo: la persona trascende l'universo, e, per lo spirito che la caratterizza, ha in sé l'apertura all'eternità.

Orbene, oggi, all'interno dei processi di antropotecnica, si sta tentando di usare il termine persona non più come confine ontologico tra l'universo umano e quello non umano, ma, in maniera arbitraria e discriminatoria, come confine tra fasi diverse dello sviluppo dello stesso essere umano; e ciò in base a criteri biologici, o psicologici, o sociologici.

Persona sarebbe quindi il bambino già nato o forse il feto, ma non l'embrione. Per alcuni non sarebbero persona neanche il bambino malformato che non ha tutta la qualità della vita né il morente che ha perduto la coscienza. La persona non verrebbe definita tale in base a ciò che essa è, quanto per quello che è in grado di fare o di apparire.

Ci si arroga quindi il diritto di stabilire quali esseri umani sarebbero persone e quali no; l'individuo sarebbe persona quando è riconosciuto da altri e non quando comincia ad esistere come individuo unico ed irripetibile.

Si respinge così nel regno del subumano e dell'impersonale l'individuo umano concepito e non ancora nato, così come il paziente che ha perso lo stato di coscienza, per un semplice atto di classificazione.

Il dominio dei processi di procreazione

La presa di dominio sui processi della procreazione umana è iniziata con la scoperta della contraccezione, ed proseguita con la disponibilità della procreazione artificiale.

La mentalità contraccettiva

Nata dalle difficoltà delle coppie in tema di regolazione delle nascite, la contraccezione è diventata ben presto metodologia politica e strategia di colonizzazione, da parte dei Paesi più sviluppati ed influenti, per condizionare lo sviluppo demografico dei popoli emergenti. Condizionando la concessioni di aiuti economici alla pianificazione familiare la contraccezione è divenuta controllo demografico. La pillola è diventata arma politica e mezzo di dominazione economica.

L'Humanae Vitae di Paolo VI (1968) ha dichiarato non scindibile la procreazione dall'amore coniugale, sottraendoli entrambi al dominio dell'uomo. Il documento è stato una forte e solitaria difesa della procreazione e della sua autonoma decisione all'interno della coppia e di fronte alla verità dell'amore. La garanzia della libertà della procreazione è la sua collocazione all'interno dell'unione coniugale, nel rispetto della totalità della persona, secondo un disegno d'amore sponsale e di responsabilità di fronte alla comunità.

La procreazione artificiale

La procreazione artificiale rappresenta un ulteriore passo di dominazione, perché il dominio viene imposto non più all'interno dell'atto coniugale, ma al di fuori di esso: il sorgere della vita umana si configura quindi come il risultato di cause esterne, estrinseche e diverse rispetto all'atto coniugale: il biologo costruisce l'embrione, lo controlla, lo esegue.

A questo punto la procreazione non ha più rapporto immediato con l'atto dell'amore sponsale, ma con l'attività tecnica del biologo. La fecondazione artificiale

« affida la vita e l'identità dell'embrione al potere dei medici e dei biologi, ed instaura un dominio della tecnica sull'origine e sul destino della persona umana. Una siffatta relazione di dominio è in sé contraria alla dignità ed alla uguaglianza che deve essere comune ai genitori e figli. »

A questo punto la tirannia, deprecata a livello politico si trasferisce nel mondo biologico: l'arte del possibile, che era riconosciuta come la legge della politica, viene ad essere la norma della biologia e diventa l'arte del potere biotecnologico. Sull'embrione in vitro si eseguono prove, controlli e modifiche come su un prodotto di laboratorio.

L'utilitarismo etico

L'utilitarismo etico è diventato negli ultimi decenni la giustificazione dell'intervento sulla procreazione e sulla famiglia. Non si accetta più l'antropologia della persona né quella della natura; entrambe vengono definite medioevali. Il lecito e il non lecito viene fatto dipendere dal consenso sociale e dall'utilità sociale, o al massimo dal desiderio dei coniugi.

Tutte le etiche relativiste ed utilitaristiche concludono sempre su un punto: l'utilità è definita, in generale, da chi ha il potere di gestire i consensi. Così l'embrione non viene definito per ciò che è, ma per quello che può essere considerato. La qualità della vita del nascituro, ritenuta necessaria per avere il diritto di nascere, è fissata di chi è già adulto ed in base ai risultati di una sua diagnosi e di un bilanciamento di valori e spese sociali.

Note
  1. Tutta la trattazione è basata su Elio Sgreccia, Maria Luisa Di Pietro, Procreazione artificiale, in Francesco Compagnoni, Giannino Piana, Salvatore Privitera (a cura di), Nuovo Dizionario di Teologia Morale, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo, 1990, ISBN 9788821519017, pag. 994-996.
Voci correlate