Bene comune

Da Cathopedia, l'enciclopedia cattolica.
100%Decrease text sizeStandard text sizeIncrease text size
Share/Save/Bookmark
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Il bene comune è l'insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente (Gaudium et Spes 26).

Si tratta di un concetto sviluppato dalla Dottrina Sociale della Chiesa. Esso si basa sulla natura sociale dell'essere umano che, in quanto persona, non si concepisce al di fuori di una rete di relazioni e di corpi sociali strutturati.

Il concetto di bene comune indica il bene della collettività e delle singole persone, di tutti e di ciascuno, un bene che è collettivo e individuale al tempo stesso. Il bene comune è al di sopra degli interessi particolari e degli egoismi corporativi.

Il bene comune non consiste nella semplice somma dei beni particolari di ciascun soggetto del corpo sociale. Essendo di tutti e di ciascuno è e rimane comune, perché indivisibile e perché soltanto insieme è possibile raggiungerlo, accrescerlo e custodirlo, anche in vista del futuro[1].

Nel mondo antico

Sin dall'antichità pensatori, filosofi e uomini di stato hanno centrato le loro riflessioni sul tema dell'impegno pubblico, sulla definizione di principio morale, sulla necessità che chi ricopriva una carica pubblica dovesse possedere determinate virtù, o ubbidire a regole di comportamento condivise o praticare un determinato stile di vita.

Interessarsi del bene comune, avere a cuore la vita della polis era per gli antichi greci di primaria importanza, tanto da definire "idioti" coloro che trascorrevano la loro esistenza occupati solo ad accrescere il bene individuale o la personale realizzazione.

Anche presso i romani la più alta aspirazione di un uomo consisteva nel partecipare alla vita politica, al bene della collettività, all'essere considerato al servizio della res publica. Grandi pensatori e letterati hanno dedicato le loro opere a promuovere il concetto del bene comune:

  • Seneca, con le Epistole Morali a Lucilio;
  • Cicerone, con il De Officiis, scritto per il figlio Marco.

Anche presso i popoli dell'oriente, prendersi cura del bene comune era considerato di primaria importanza, quasi un compito affidato ai migliori dalla divinità. Nella società giapponese i samurai[2] erano al tempo stesso guerrieri e funzionari politici. Godevano di enorme considerazione, praticavano la lealtà e custodivano la tradizione.

Ambiti odierni

Le esigenze del bene comune "riguardano l'impegno per la pace, l'organizzazione dei poteri dello Stato, un solido ordinamento giuridico, la salvaguardia dell'ambiente, la prestazione di quei servizi essenziali delle persone, alcuni dei quali sono al tempo stesso diritti dell'uomo: alimentazione, abitazione,lavoro, educazione e accesso alla cultura, trasporti, salute, libera circolazione delle informazioni e tutela della libertà religiosa"[3].

Per promuovere il bene comune occorre in primo luogo realizzare l'azione educativa. C'è infatti in essa un intrinseco carattere di socialità che contribuisce alla crescita del corpo sociale.

Note
  1. Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 164.
  2. Il nome di samurai significa essere al servizio di qualcuno.
  3. Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 166.
Bibliografia
Voci correlate