Chiesa di San Salvatore in Chora
San Salvatore in Chora | |
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Stampa del 1877 dell'allora moschea di Chora | |
Stato | Turchia |
Comune | Istanbul |
Sito web | |
Oggetto tipo | Chiesa |
Dedicazione | Gesù Salvatore |
Stile architettonico | bizantino |
Inizio della costruzione | 1315 |
Soppressione | 1511 |
Note | Chiesa e monastero trasformati in moschea ed in seguito in museo. |
Coordinate geografiche | |
Turchia |
La Chiesa di San Salvatore di Chora si trova ad Istanbul, in un quartiere detto in turco Edirnekapı. In passato fu una chiesa e un monastero bizantino, trasformata in moschea dopo la conquista ottomana di Costantinopoli. Dopo i restauri iniziati nel 1948, fu aperta al pubblico nel 1958 come museo d'arte sacra.
Storia
Il primo edificio sacro fu edificato nel V secolo; allora era situato al di fuori delle mura dette di Costantino edificate un secolo prima.
Il nome greco è ἡ Ἐκκλησία του Ἅγιου Σωτῆρος ἐν τῇ Χώρᾳ, hē Ekklēsia tou Hagiou Sōtēros en tē Chōra ("la chiesa del Santo Salvatore in Chora"). La locuzione en tē Chōra, significa "nel campo", ma divenne poi l'appellativo della chiesa stessa. Quando Teodosio edificò una nuova cinta di mura della città tra il 413 e il 414, la chiesa si trovò all'interno della cinta muraria della città, ma mantenne il nome di Chora. Il termine Chora (campo) assunse allora un valore più spirituale; chora significava anche grembo, e l'iscrizione di un mosaico del nartece, che recita "Luogo dell'incarnazione di Dio incommensurabile" e il nome stesso della chiesa, "San Salvatore in Chora", fanno pensare che lo si riferisse al grembo di Maria Vergine.
Del primo edificio poco rimane: gran parte delle costruzioni visibili oggi risalgono al 1077-1081, quando la suocera di Alessio I Comneno, Maria Ducas, fece ricostruire la chiesa.
Nel XII secolo l'edificio subì un crollo parziale forse dovuto a un terremoto, e fu riedificata da Isacco Comneno, terzogenito di Alessio I.
L'edificio assunse la forma visibile oggi solo due secoli dopo, quando il potente uomo di stato Teodoro Metochite commissionò gli affreschi e i mosaici che si ammirano ancora oggi. Queste opere furono eseguite tra il 1315 e il 1321. Questi mosaici sono una delle migliori rappresentazioni dell'arte bizantina del tempo. Purtroppo, mentre ben si conosce chi commissionò le opere, nulla si sa degli autori, come spesso accade nell'arte bizantina. Teodoro fu esiliato da Andronico III Paleologo, ma fu autorizzato a rientrare in città due anni dopo come monaco del monastero di Chora, e vi trascorse il resto della sua esistenza come monaco.
Dopo la conquista di Costantinopoli da parte degli Ottomani l'edificio fu trasformato in moschea (1511). Gli affreschi e i mosaici furono ricoperti di calce, fatto che ne permise una quasi perfetta conservazione fino in epoca moderna.
Nel 1948, Thomas Whittemore e Paul A. Underwood, del Byzantine Institute of America e Dumbarton Oaks Center for Byzantine Studies, promossero un programma di restauri che ne riportarono alla luce le opere d'arte bizantina.
L'edificio perse la funzione di moschea e nel 1958 fu aperto al pubblico come museo.
L'edificio
La Chiesa e di piccole dimensioni, rispetto a altre chiese di Costantinopoli, con una superficie di circa 720 metri quadri, ma le sue piccole dimensioni sono compensate dalla magnificenza degli interni, come spesso succede nell'architettura bizantina. L'edificio è composto da tre zone principali: l'ala d'ingresso detto nartece, il corpo principale della chiesa detto naos, e la cappella mortuaria laterale detta in greco parecclésion. Il nartece è suddiviso a sua volta in due volumi, quello interno detto esonarthex e quello esterno detto exonarthex, con una separazione netta tra i due. L'edificio possiede sei cupole, due nel esonarthex, una nel parecclésion e tre nel naos. La cupola principale nel naos ha un diametro di 7.7 metri ed è posta al centro.
Mosaici ed affreschi
I mosaici e gli affreschi del museo sono, per la qualità e la quantità, tra i più importanti dell'arte bizantina del XIV secolo. Contemporanei della pittura prerinascimentale di Giotto, vi si differenziano per un tratto più stilizzato tipico dell'arte bizantina, ma nel contempo mostrano un leggerezza e una eleganza incomparabili, accompagnati da una colorazione fresca. La vasta gamma dei temi biblici da una idea della forza creatrice dei maestri bizantini, malgrado l'ordine iconografico imposto. Tema principale del ciclo di mosaici ricchi di dettagli e l'incarnazione di Dio fatto Uomo e la salvezza portata al genere umano. La discesa agli inferi e risurrezione di Cristo, motivo centrale degli affreschi della cappella funeraria, completano questa nozione di salvezza.
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