Gesù Cristo risorto appare alla Madonna (Guercino)
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Segui @CathopediaGuercino, Gesù Cristo risorto appare alla Madonna (1629), olio su tela | |
Apparizione di Cristo risorto alla Madonna | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Regione | Emilia Romagna |
Regione ecclesiastica | Emilia |
Provincia | Ferrara |
Comune | |
Diocesi | Bologna |
Ubicazione specifica | Pinacoteca Civica |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Cento |
Luogo di provenienza | Oratorio del Santissimo Nome di Dio |
Oggetto | dipinto |
Soggetto | Gesù Cristo risorto appare alla Madonna |
Datazione | 1629 |
Ambito culturale | scuola emiliana |
Autore |
Guercino (Giovan Francesco Barbieri) |
Materia e tecnica | olio su tela |
Misure | h. 260 cm; l. 179 cm |
Gesù Cristo risorto appare alla Madonna è un dipinto, eseguito nel 1629, ad olio su tela, da Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino (1591 - 1666), proveniente dall'Oratorio del Santissimo Nome di Dio di Cento (Ferrara) ed attualmente conservato presso la Pinacoteca Civica della medesima città.
Descrizione
Soggetto
Nel dipinto, su un fondo scuro, compaiono:
- Gesù Cristo appare alla Madonna in carne ed ossa, mettendo in evidenza la fisicità delle ferite con in mano il vessillo della resurrezione. Egli appoggia la mano sinistra intorno al collo della Madre, sta curvo per vederla meglio ed è inclinato leggermente all'indietro.
- Maria Vergine, presentata come una bellissima ed eterea giovane, è inginocchiata davanti al Cristo e lo contempla con grande tenerezza. La sua la mano sinistra tocca il corpo ferito del Figlio, proprio sotto il costato.
Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche
- L'episodio dell'annuncio della resurrezione dato direttamente da Gesù alla Madonna non si trova nei Vangeli, ma si basa su una considerazione di amore filiale come riportato nella Leggenda Aurea (1298) di Jacopo da Varazze. Il tema si presta bene alla rappresentazione degli affetti, che si impongono come protagonisti della composizione; infatti, tutto è volto all'elevazione spirituale di quello scambio di sguardi, tanto che il pittore decide perfino di far scomparire completamente il fondale.
- La monumentalità delle figure, rese con un raffinato tratto, illuminate frontalmente, sono esaltate e quasi costrette in un piano bidimensionale. Inoltre, si nota un sapiente uso dei colori tanto ricercati quanto forti, soprattutto nei panneggi, splendidamente sfiorati da quella brezza, che sembra derivare dall'inaspettato sopraggiungere di Cristo, la stessa che fa svolazzare le pagine ancora aperte del libro che stava leggendo la Vergine.
- L'atteggiamento di Maria Vergine sembra rifarsi al dipinto con Madonna con Gesù Bambino benedicente (1629),[1] quasi a significare la continuità del suo ruolo nella vita del Figlio, quella, cioè, di accompagnatrice e sostenitrice, che viene indicato dalla mano che lo regge proprio nella medesima posizione. Inoltre, la sua posa ricorda l'impostazione delle statue greco-romane e la figura concorre a rendere visibile la costruzione piramidale dell'impianto, sottolineato anche dall'andamento dei panneggi, per quella che è una delle composizioni più "geometriche" dell'artista emiliano.
- L'opera si colloca in una fase stilistica estremamente delicata di transizione in cui il Guercino sembra avvicinarsi alla pittura classicista bolognese di Guido Reni, si stava infatti concretizzando in quegli anni, e che di lì a breve avrebbe prevalso nella sua arte. Se le atmosfere sono ancora quelle cupe tipiche della pittura romana del tempo, i personaggi, costruite con la tipica macchia guercinesca (ovvero il procedimento peculiare del pittore, che costruiva le sue figure tramite macchie di colori ravvicinate), sono invece caratterizzati da quella grazia e da quella delicatezza che erano tipiche della pittura reniana.
Notizie storico-critiche
Il Guercino realizzò questo dipinto nel 1629 su committenza della Compagnia del Santissimo Nome di Dio per il proprio oratorio, a Cento, la città natale dell'artista; oggi è conservato nella Pinacoteca Civica della medesima località.
Note | |
Bibliografia | |
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