Habemus papam

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Basilica di San Pietro, La loggia centrale dalla cui finestra viene pronunciato l'Habemus papam

Habemus papam ("Abbiamo il Papa") è la locuzione latina con la quale tradizionalmente si annuncia l'avvenuta elezione del nuovo pontefice.

La formula

A Conclave terminato, l'Habemus papam è annunciato dal Cardinale protodiacono che si affaccia alla loggia centrale della Basilica di San Pietro. Seguirà la solenne Benedizione Urbi et Orbi impartita dal nuovo pontefice.

La formula completa recita:

(LA) (IT)
« Annuntio vobis gaudium magnum:
Habemus Papam!
Eminentissimum ac reverendissimum Dominum
Dominum (nome dell'eletto in accusativo latino),
Sanctæ Romanæ Ecclesiæ Cardinalem (cognome dell'eletto non tradotto in latino),
Qui sibi nomen imposuit (nome pontificale in genitivo latino, seguito dall'aggettivo numerale ordinale). »
« Annuncio a voi una grande gioia:
abbiamo il Papa!
L'eminentissimo e reverendissimo Signore
Signor (nome dell'eletto),
Cardinale (cognome dell'eletto) di Santa Romana Chiesa,
il quale si è imposto il nome di (nome pontificale). »

Il cerimoniale dell'annuncio

"Il Pontefice, dopo aver indossato in Sagrestia con l'aiuto del Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, le vesti che gli sono proprie, ritorna nella Cappella Sistina e siede alla Cattedra" (Ordo rituum Conclavis, n. 67). Quindi riceve da tutti i Cardinali l'atto di ossequio e di obbedienza. Quando vi giunge il Cardinale Camerlengo, presenta al Pontefice l'Anulus Piscatoris quale segno di giurisdizione. Quest'ultimo lo passa al Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie perché provveda a far incidere il nome che l'eletto avrà scelto.

Completato l'atto di omaggio, si rende grazie a Dio cantando l'inno Te Deum, mentre si bruciano le schede elettorali e gli altri scritti o appunti di qualunque genere in possesso dei Cardinali elettori attinenti l'elezione nella stufa.

Precedentemente ciò avveniva, senza nulla aggiungere nella combustione ottenendo la fumata bianca. Dal Conclave di Giovanni XXIII, è invalsa la prassi di utilizzare prodotti chimici capaci di generare del fumo colorato bianco o nero molto più visibile all'esterno se confrontato con la sola combustione delle schede o delle schede con la paglia.

Quindi, i primi due Cardinali Diaconi avviano la processione, preceduti dalla Croce portata da un Cerimoniere Pontificio. Si esce dalla Cappella Sistina, si passa per la Sala Regia, quindi ci si dirige verso la Porta della Cappella Paolina ove sulla sinistra vi è una gradinata che conduce direttamente alla Loggia delle Benedizioni da dove verrà annunciato il nome del neo eletto, che si mostrerà ai fedeli ed impartirà la benedizione Urbi et Orbi.

Prima che avvenga la proclamazione, tutte le chiese dell'Urbe suoneranno le campane a festa quale segno di partecipazione alla gioia della Chiesa universale per il suo Pastore.

L'annuncio del nome del Pontefice viene dato dal primo dei Cardinali Diaconi, detto anche Cardinalis Proto-Diaconus. Anticamente, quando l'elezione avveniva nella Basilica Lateranense dinnanzi al clero della città e al popolo, in quel medesimo luogo si procedeva alla pubblicazione dell'elezione.

La prassi attuale nasce nel XIII secolo, quando, costituendosi l'idea di Conclave come clausura, abbiamo il bisogno di un particolare annuncio a quanti non avevano diritto di partecipazione all'elezione se non con un semplice assenso e stavano all'esterno: i fedeli. In questo periodo, fino al XVII secolo, sarà il Decano del Sacro Collegio ad "annunciare" il nome dell'eletto al popolo che, con esultanza, poneva l'atto di assenso alla scelta del Collegio. Dal XVII secolo fino ad oggi l'annuncio non viene più dato dal Decano ma dal Proto-diacono.

Quindi l'eletto si mostrerà al Popolo di Dio in attesa sulla Piazza San Pietro dalla loggia esterna della Basilica di San Pietro. La grandezza spirituale di questo gesto e il grande significato che porta con sé costrinse Pio IX, dopo l'invasione di Roma, a non affacciarsi più dalla loggia esterna per la benedizione Urbi et Orbi, ma a benedire i fedeli dall'interno della Basilica.

Leone XIII, Pio X e Benedetto XV, proseguendo la scelta del loro predecessore, continuarono ad impartire la benedizione Urbi et Orbi dall'interno della Basilica di San Pietro.

Pio XI è il primo Papa che, dopo l'invasione di Roma, torna ad affacciarsi per la Benedizione Urbi et Orbi all'esterno della Basilica. Egli compie questo cambiamento poiché desidera che: "... la prima benedizione vada, come pegno della pace alla quale l'umanità aspira, non solamente a Roma e all'Italia, ma a tutta la Chiesa e al mondo intero...".

L'Habemus Papam del 19 aprile 2005

Esempio di Habemus papam relativo all'elezione del 19 aprile 2005 del cardinale Joseph Ratzinger il quale si impose il nome di Benedetto XVI, annunciato dal cardinale protodiacono Jorge Medina Estévez:

« Annuntio vobis gaudium magnum; habemus Papam: Eminentissimum ac Reverendissimum Dominum, Dominum Josephum Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem Ratzinger qui sibi nomen imposuit Benedicti XVI. »

Saluto al popolo

Per antica consuetudine il papa neo-eletto si limitava ad impartire la benedizione Urbi et Orbi prima di ritirarsi[1].

San Giovanni Paolo II, per la prima volta, ruppe questa tradizione, e il 16 ottobre del 1978, dopo l'annuncio e la benedizione, rivolse ai fedeli alcune parole di saluto, rimaste celebri, e che crearono immediatamente un'ondata di simpatia e di consenso attorno al nuovo pontefice, "venuto da un paese lontano". Egli chiedeva, nel suo italiano fluente, ma un po' impacciato: "Se sbaglio, mi corriggerete".

Benedetto XVI ha seguito l'uso del beato Predecessore ed anche lui ha rivolto ai fedeli alcune parole di saluto.


Note
  1. Giovanni Paolo I, Luciani, avrebbe voluto parlare alla folla ma ne fu dissuaso dal cerimoniere pontificio, mons. Virgilio Noè
Voci correlate
Collegamenti esterni