Papa Pio IX
Nel Martirologio Romano, 7 febbraio, n. 16:
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Beato Pio IX, al secolo Giovanni Maria Mastai Ferretti (Senigallia, 13 maggio 1792; † Roma, 7 febbraio 1878) è stato il 255º vescovo di Roma e papa italiano dal 1846 fino alla morte. Appartenente al terzo ordine francescano fu proclamato beato nel 2000 da Giovanni Paolo II.
Il suo pontificato, di 31 anni, 7 mesi e 23 giorni, rimane il più lungo della storia della Chiesa cattolica, dopo quello di San Pietro.
Biografia
Giovinezza
Nato il 13 maggio 1792 a Senigallia con il nome di Giovanni Maria Battista Pellegrino Isidoro Mastai Ferretti, fu il nono figlio di Girolamo (membro della nobile famiglia dei conti Mastai Ferretti) e Caterina Solazzi. Venne battezzato lo stesso giorno di nascita nel Duomo della città dallo zio canonico Angelo Mastai Ferretti.
Ricevette la Cresima il 9 giugno 1799 dal cardinal Bernardino Honorati, vescovo di Senigallia (1777-1807) e la Prima Comunione il 2 febbraio 1803.
Compì gli studi classici nel celebre collegio dei Nobili di Volterra, diretto dai padri scolopi, dal 1803 al 1808; studi sospesi per improvvisi e ripetuti attacchi epilettici, causati da un pregresso trauma cranico riportato in un incidente gravissimo che ebbe cadendo in un torrente nell'ottobre 1797. In quegli anni, fu spesso ospite a Mondolfo della sorella, andata in sposa a un rampollo della nobile famiglia Giraldi della Rovere, dilettandosi con buoni risultati nel gioco del pallone col bracciale assieme ad altri ragazzi del luogo.
Dal 1814 fu ospite a Roma dello zio Paolino Mastai Ferretti, canonico di San Pietro e qui proseguì gli studi di filosofia e di teologia nel Collegio Romano. Nel 1815 si recò in pellegrinaggio a Loreto, dopo tale visita non ebbe più attacchi epilettici e attribuì la guarigione a una grazia ricevuta.
Dopo la caduta di Napoleone Bonaparte tornò a Roma al seguito di papa Pio VII e frequentò l'Università romana. In questo periodo fu seminarista e si prodigò presso il "Tata Giovanni" un ospizio per i ragazzi abbandonati che ricevevano un'educazione, un'istruzione e imparavano un mestiere. Fu tra questi futuri falegnami, sarti, calzolai che iniziò il suo apostolato per i poveri che lo segnerà sempre nella sua vita.
Essendo guarito dalla malattia, poté continuare i suoi studi. Il 5 gennaio 1817 prende gli ordini minori, il 20 dicembre 1818 è ordinato suddiacono e il 6 marzo 1819 diacono.
Il 10 aprile 1819 fu ordinato presbitero dal cardinale Fabrizio Sceberras Testaferrata vescovo di Senigallia. Celebrò la prima messa il giorno dopo, giorno della Pasqua, nella chiesa del "Tata Giovanni", sant'Anna dei Falegnami, tra i suoi poveri. Si dedicò all'apostolato nella sua città natale e contemporaneamente fu direttore del "Tata Giovanni", a Roma.
Dichiarò di non volere cariche ecclesiastiche e professò nel terzo ordine francescano, nella chiesa romana di San Bonaventura al Palatino dove si ritirava a pregare. All'interno una lapide in marmo ricorda la professione del futuro Pontefice.
Dal luglio 1823 al giugno 1825 fece parte, per volere di Pio VII, del corpo diplomatico del Cile, guidato dal delegato monsignor Giovanni Muzi. Qui però la delegazione si trovò di fronte a un duro governo anticlericale e fu costretta a tornare a Roma. Durante il soggiorno in Cile si prodigò per gli ammalati e per amministrare i sacramenti. Diede conforto e aiuto a un ufficiale inglese protestante, gravemente malato. Nel 1825 fu richiamato in Italia e si fermò per alcuni mesi a Senigallia. Poi papa Leone XII gli conferì l'incarico di dirigere l'ospizio di San Michele a Ripa, dove si accudivano anziani, ex-meretrici e giovani abbandonati.
Arcivescovo di Spoleto
Nonostante il suo proposito di non volere cariche, fu comunque nominato dal papa nel 1827, a soli 35 anni di età, arcivescovo di Spoleto. Fu consacrato il 25 maggio dal cardinal Castiglioni, futuro papa Pio VIII nella chiesa romana di San Pietro in Vincoli. A Spoleto applicò l'esperienza del "Tata Giovanni" fondando anche in questa città un istituto analogo. Mostrò rigore per la disciplina religiosa e molta carità per i poveri, arrivando a impegnare i propri mobili per aiutare i più bisognosi.
Durante l'insurrezione del 1831 fu nominato delegato straordinario di Spoleto e Rieti e con un'abile mediazione salvò la città da un inutile spargimento di sangue. Convinse i generali pontifici a non aprire il fuoco e ai rivoltosi concesse alla deposizione delle armi, soldi e passaporti. Tale atteggiamento di moderazione contribuì, al momento della sua elezione a papa, a far pensare ai patrioti italiani che fosse uomo di idee liberali e aperto alla causa nazionale.
In tale periodo salvò la vita a Napoleone III che stava per essere fatto prigioniero dagli austriaci proprio a Spoleto.
Il 13 gennaio 1832 la città di Spoleto subì un grave terremoto. Essendo vescovo diresse subito gli aiuti, organizzando un piano specifico e andando di persona sui luoghi del disastro.
Da allora si impegnò per la ricostruzione nel più breve tempo possibile, prima del sopraggiungere dell'inverno, ottenendo fondi dal papa Gregorio XVI.
Arcivescovo di Imola e cardinale
In considerazione dei successi in Umbria nel 1832, papa Gregorio XVI lo inviò nella sanguigna e rivoltosa Romagna, nominandolo arcivescovo di Imola. Il futuro pontefice si dedicò a questo nuovo servizio con particolare impegno tanto che la sua opera fu premiata alcuni anni più tardi, quando all'età di soli 48 anni, fu creato cardinale sempre da papa Gregorio XVI nel concistoro del 14 dicembre 1840.
Il conclave del 1846
Per approfondire, vedi la voce Conclave del 1846 |
Il conclave del 1846, che seguì la morte di papa Gregorio XVI, si svolse in un periodo molto turbolento per la storia della penisola italiana. Per questo motivo molti cardinali stranieri decisero di non partecipare al conclave. Soltanto 46 dei 62 cardinali erano infatti presenti.
Il cardinal Mastai-Ferretti era considerato un liberale, in specie per avere sostenuto vari cambiamenti amministrativi negli anni passati alla guida delle diocesi di Spoleto e di Imola.
I cardinali si separarono subito nella fazione conservatrice, che supportava il cardinale Luigi Lambruschini (segretario di Stato del precedente pontefice) e in quella progressista, che supportava due candidati: il cardinale Tommaso Pasquale Gizzi e il cinquantaquattrenne cardinale Ferretti. Al primo scrutinio i voti si divisero egualmente fra i diversi candidati, ma a quel punto i favoriti Lambruschini e Gizzi sembravano fuori gioco.
Il 16 giugno, secondo giorno di conclave, Mastai-Ferretti fu eletto al soglio pontificio assumendo il nome di Pio IX: scelse questo nome in onore di papa Pio VII che aveva incoraggiato la sua vocazione al sacerdozio.
In ogni caso il nuovo papa era assai inesperto in questioni diplomatiche. Per questo motivo l'Impero austriaco aveva mandato a Roma l'arcivescovo di Milano, il cardinal Gaisruck, per porre il veto all'elezione di Mastai-Ferretti. Ma Gaisruck arrivò troppo tardi: Ferretti era già stato acclamato papa.
Pio IX fu incoronato il 21 giugno e scelse subito il cardinal Gizzi come segretario di stato. L'Europa liberale applaudì alla sua elezione.
I primi anni del pontificato
Il primissimo provvedimento che prese un mese dopo la sua elezione (che avvenne il 16 giugno 1846) fu la concessione dell'amnistia il 16 luglio 1846 per i reati politici.
Nei successivi due anni del suo pontificato governò lo Stato Pontificio con una progressiva apertura alle richieste liberali della popolazione e concedendo la costituzione il 14 marzo 1848, lo "Statuto fondamentale pel governo temporale degli Stati della Chiesa" che istituiva due Camere e il Sacro Collegio dei Cardinali presieduto dal Papa.
Fu l'epoca delle grandi riforme dello Stato Pontificio: la Consulta di Stato, il Ministero liberale, la libertà di stampa e la libertà agli Ebrei, la Guardia Civica, l'inizio delle ferrovie e la costituzione del Municipio di Roma. Promosse inoltre la costituzione di una Lega doganale tra gli Stati italiani preunitari, che rappresentò il più importante tentativo politico-diplomatico dell'epoca volto a realizzare l'unità d'Italia per vie federali.
Nel 1847 ripristinò la sede del Patriarca Latino a Gerusalemme, con giurisdizione sopra la diocesi unita di Palestina, Giordania e Cipro.
Il 2 gennaio 1848 affidò il governo a un nuovo Segretario di Stato, il cardinale Giuseppe Bofondi, proveniente da ambienti familiari connotati da simpatie liberali: il Ministero Bofondi, pur breve, si segnalò per alcune riforme e soprattutto per aver aperto, per la prima volta, il governo a rappresentanti laici (a Giuseppe Pasolini Dall'Onda fu affidata la delega "per il Commercio, l'agricoltura, l'industria e le belle arti"[1]).
Il 1848
Per approfondire, vedi la voce Storia della Repubblica Romana |
Nel marzo 1848, durante le Cinque Giornate di Milano, il Ministero Romano, sull'esempio del Granduca di Toscana e del Re di Napoli, spedì al fronte un corpo di soldati regolari comandati dal generale Giovanni Durando (1804-1869) fratello del generale Giacomo Durando insieme a un gruppo di volontari comandati dal generale Andrea Ferrari. Lo Stato Pontificio si trovò di fatto impegnato in una guerra contro l'Austria per l'indipendenza italiana. Ma il 13 aprile 1848 una speciale commissione cardinalizia impose lo sganciamento del Papa dal movimento patriottico italiano. Pio IX con l'allocuzione Non semel al Concistoro dei cardinali del 29 aprile 1848 mise in evidenza le motivazioni della posizione del Papa, che come capo della Chiesa universale e allo stesso tempo capo di uno stato italiano, non poteva mettersi in guerra contro un legittimo regno.
La Repubblica Romana e la fuga nel Regno delle Due Sicilie
Le prime avvisaglie vi furono il 15 novembre 1848, quando fu ucciso un ministro del governo, Pellegrino Rossi; nove giorni dopo, il 24 novembre 1848, lo stesso Pio IX, su parere espresso dai suoi più stretti consiglieri e credendo inoltre di vedere come segno di un preciso indirizzo divino il dono del Vescovo di Valenza - la pisside con cui Pio VI aveva portato con sé l'Eucaristia - fuggì da Roma nottetempo, travestito da presbitero, trovando rifugio a Gaeta presso il re Ferdinando II delle Due Sicilie[2]. Durante la permanenza nel Regno delle Due Sicilie il Pontefice soggiornò, insieme alla sua corte, dapprima nel real palazzo di Gaeta e poi, a metà del 1849, presso la reggia di Portici, che fu adibita anche a palazzo di governo.
Il Papa sperimentò per la prima volta un viaggio in treno sulla linea Napoli-Portici l'8 settembre 1849 e visitò le officine ferroviarie di Pietrarsa il 23 settembre dello stesso anno, rimanendone favorevolmente impressionato.
La Repubblica Romana, diretta dal triumvirato composto da Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi e Carlo Armellini, pur nella sua breve vita riuscì a emanare una costituzione che riservava comunque ampie guarentigie al Pontefice. Pio IX si appellò alle potenze straniere affinché gli fosse restituito il potere temporale e la Francia repubblicana del Bonaparte si affrettò a inviare un corpo di spedizione di 7000 soldati al comando del generale Oudinot. Il 30 aprile 1849 i francesi furono sconfitti da Garibaldi nella battaglia di Porta Cavalleggeri, ma grazie ai copiosi rinforzi che nel frattempo avevano ricevuto, i francesi, nonostante la resistenza incontrata, riuscirono a far breccia nelle mura del Gianicolo e a conquistare Roma 30 giugno 1849 dove fecero ingresso il 3 luglio 1849.
Il Papa fece così ritorno a Roma il 12 aprile 1850 e abrogò la Costituzione concessa nel marzo di due anni prima.
Il ritorno a Roma
Gli anni che seguirono al suo ritorno a Roma furono anni in cui continuò la politica riformista già attuata nei primi due anni di pontificato: il 14 agosto 1850 stabilì disposizioni per tutto lo Stato Pontificio per la tutela e formazione dei sordomuti, mentre il 12 settembre 1850 con un motu proprio istituì il Consiglio di Stato, una consulta per le finanze e decretò una nuova amnistia.
Tra il 1850 e il 1853 cercò di riorganizzare la Chiesa in Europa ristabilendo la gerarchia ordinaria in Inghilterra con l'arcivescovo Wiseman, cercando di richiamare lo zar a più miti rapporti con il Cattolicesimo e con il popolo polacco e ristabilì la normale gerarchia nei Paesi Bassi.
Nel 1852 le autorità austriache, al fine di poter eseguire la condanna a morte, richiesero la sconsacrazione di don Enrico Tazzoli che venne negata dal vescovo di Mantova. Sconfessando la decisione del proprio vescovo, Pio IX ordinò la sconsacrazione del sacerdote, così permettendone l'impiccagione e sollevando il disprezzo dei patrioti italiani.
L'8 dicembre 1854 proclamò il dogma dell'Immacolata Concezione con la bolla Ineffabilis Deus, tradotta in 400 lingue e dialetti.
Per quanto riguarda le opere pubbliche, il 9 dicembre 1854 consacrò la Basilica di San Paolo fuori le mura, ricostruita dopo l'incendio del 15 luglio 1823 e il 3 aprile 1856 approvò il piano delle ferrovie nello Stato Pontificio, la cui prima linea, la Roma-Frascati (20 km), venne aperta al pubblico il 14 luglio 1856, seguita dalla più importante Roma-Civitavecchia (80 km) che verrà aperta al pubblico il 16 aprile 1859. Anche della progettata linea Bologna-Ancona erano iniziati i lavori, che portarono, anche se ormai dopo la proclamazione del Regno d'Italia, alla inaugurazione, il 1º settembre 1861, del primo tronco, da Bologna a Forlì. In breve tempo, fu completata la rimanente parte della linea.
Nel 1858, riconobbe come opera ecclesiale l'Opera delle Scuole d'Oriente (Œuvre des Ecoles d'Orient).
La campagna piemontese del 1860 e l'unità d'Italia
Pio IX si trovò a gestire il momento storico della nascita anche in Italia di un moderno stato nazionale unitario. Entro i confini dello Stato della Chiesa le prime città a manifestare l'insofferenza al dominio papale furono in particolare quelle delle antiche Legazioni di Bologna, Ferrara, Forlì, Ravenna. In Romagna, Pio IX compì l'ultima visita di un Papa-Re nel 1857[3]. Numerose negli anni furono le insurrezioni, sempre represse anche grazie agli austriaci, sino al 1859, anno dell'annessione della Romagna al Regno di Sardegna. Stimolata dall'esempio, insorse anche Perugia che il 14 giugno 1859 instaurò un governo provvisorio. Il legato pontificio se ne tornò a Roma e lo Stato della Chiesa reagì in maniera dura, ordinando la repressione dei moti e inviando duemila mercenari svizzeri comandati dal colonnello Schmidt. Il segretario di stato di Pio IX, il cardinale Antonelli, autorizzò al saccheggio della città le truppe svizzere inviate per riportare entro i confini del dominio della Chiesa la città perugina: il 20 giugno 1859 questi entrarono in città e fecero strage dei rivoltosi, senza risparmiare donne o bambini. L'evento passò alla storia come le "stragi di Perugia". I viaggiatori stranieri presenti in città, rapinati, provvidero ad avvertire del grave accaduto la stampa internazionale, avvalorando ancor più agli occhi dei cittadini europei e statunitensi la causa dell'unità italiana[4]. In seguito alla riconquista di Perugia, papa Pio IX, in considerazione del successo, promosse il colonnello Schmidt a generale di brigata.
Il 18 settembre 1860, in seguito alla battaglia di Castelfidardo, le truppe piemontesi sconfissero l'esercito pontificio guidato dal generale francese Christophe de Lamorcière, conquistando le Marche e l'Umbria, che poi sancirono la loro annessione al Regno d'Italia tramite un plebiscito. Il potere temporale dello Stato della Chiesa rimase di conseguenza ancorato all'ultimo baluardo di Roma, che non venne coinvolta nella campagna del 1860 di Vittorio Emanuele II.
Gli anni Sessanta
L'8 dicembre 1864 papa Pio IX pubblicò l'enciclica Quanta cura e il Sillabo, una raccolta di ottanta proposizioni considerate dal Papa stesso «erronee», divise in dieci rubriche. Il 2 maggio 1868 approvò la Società della Gioventù Cattolica italiana, fondata da Mario Fani e Giovanni Acquaderni il 29 giugno 1867.
L'11 aprile 1869 ci furono solenni celebrazioni in tutto il mondo cattolico per il suo giubileo sacerdotale e il 7 dicembre 1869 aprì il Concilio Vaticano I. Mentre il potere temporale era in crisi, a pochi anni dalla breccia di Porta Pia, Pio IX si preoccupò di rinvigorire il potere spirituale. Il Concilio Vaticano I portò alla formulazione del dogma dell'infallibilità del Pontefice, chiaramente espresso nella costituzione dogmatica Pastor Aeternus[5]. Questo portò allo scisma tra la Chiesa cattolica e i vetero-cattolici. Il tedesco Joseph Hubert Reinkens si fece eleggere primo "vescovo cattolico dei vetero-cattolici". Il Concilio proseguì fino al 18 luglio 1870 quando venne sospeso.
La presa di Roma
Per approfondire, vedi la voce Presa di Roma |
Lo scontro con il neo costituito Regno d'Italia giunse all'apice quando nel 1870, alla caduta di Napoleone III, le truppe dei Savoia entrarono a Roma attraverso la breccia di Porta Pia, ponendo fine alla sovranità temporale dei "papi re". Il re Vittorio Emanuele II, dopo la battaglia di Sedan che aveva segnato la sconfitta di Napoleone III imperatore dei francesi e protettore del potere temporale papale, inviò il 7 settembre 1870 una lettera a tutte le potenze europee nella quale si esponevano i motivi della futura presa di Roma, ribadendo però le garanzie e le tutele alla persona del Sommo Pontefice. Inviò tra l'altro il conte Ponza di San Martino, che giunse a Roma il 9 settembre, a sondare gli animi: prima parlò con il cardinale Antonelli, Segretario di Stato e poi con Pio IX. Entrambi ribadirono la posizione di non accettazione dell'inclusione dei territori della Santa Sede nel neonato Regno D'Italia. Anzi, il Pontefice disse: "Non sono né profeta, né figlio di profeta, ma vi assicuro che voi a Roma non entrerete".
A dispetto della profezia, pochi giorni dopo 50.000 uomini al comando di Raffaele Cadorna entrarono nel Lazio e il 20 settembre 1870 occuparono la Città Eterna varcando le mura Aureliane nei pressi di Porta Pia, poiché il Papa -pur disponendo di tremila zuavi, di milleduecento cacciatori e altrettanti legionari, oltre a millesettecento "indigeni", nonché di mille artiglieri e duemila gendarmi- volle effettuare una mera resistenza simbolica.
Papa Pio IX protestò formalmente per l'invasione, poiché riteneva che la Chiesa non avesse più garantiti gli spazi necessari per esercitare il suo ministero in piena libertà. Vista l'inutilità di uno scontro armato ordinò, come detto, alle truppe pontificie un'opposizione solo formale, allo scopo precipuo di evitare spargimenti di sangue e di rendere comunque evidente la violenza subìta, con il proposito «di aprire trattative per la resa ai primi colpi di cannone».[6] Alla fine della battaglia si contarono 49 caduti tra l'esercito sabaudo e 19 tra i pontifici.
Il Papa stavolta, dopo l'esperienza del 1848, era ben deciso a non abbandonare la sede pontificale, opinione peraltro condivisa dalla maggioranza dei cardinali: tra gli altri anche don Giovanni Bosco, interpellato, si espressecon la frase "Che la sentinella d'Israele resti al suo posto". Quindi Pio IX si ritirò nel Vaticano rifiutando di riconoscere il nuovo stato e dichiarandosi prigioniero politico: peraltro questa situazione, indicata come Questione Romana, durò fino ai Patti Lateranensi del 1929.
Il 13 maggio 1871 venne promulgata la Legge delle Guarentigie, con la quale lo stato italiano stabiliva unilateralmente i diritti e i doveri dell'autorità papale. Il 21 agosto 1871 Pio IX scrisse a re Vittorio Emanuele II esprimendo le ragioni per cui non poteva accettare la legge.
Conseguentemente il Papa in data 10 settembre 1874 promulgò il famoso non expedit con il quale veniva palesemente sconsigliata la partecipazione di ecclesiastici e cattolici alla vita politica del neo stato italiano.
Fino alla sua morte il Pontefice continuò a definirsi «prigioniero dello Stato italiano».
La morte e la traslazione della salma
Papa Pio IX morì a Roma il 7 febbraio 1878 dopo aver ripetuto più volte Parti o anima cristiana baciando il crocifisso e l'immagine della Madonna. Fu sepolto in Vaticano.
Il 13 luglio 1881 la salma venne traslata nella Basilica di San Lorenzo fuori le Mura. Per evitare probabili manifestazioni degli anticlericali il trasporto venne organizzato di notte, ma la notizia venne fatta trapelare sia dagli ambienti clericali (che speravano in una manifestazione di affetto verso la salma di Pio IX) sia dagli ambienti anticlericali (che viceversa volevano che il fatto non passasse inosservato e cercavano anzi un'occasione per regolare i conti con un vecchio nemico).
Il governo italiano era restio a organizzare un servizio di sicurezza adeguato alla possibile consistenza degli scontri perché, dicevano, si sarebbe trattato di fatto di un omaggio a una figura che aveva ritardato l'Unità d'Italia. D'altro canto gli ambienti ecclesiastici non vollero utilizzare le forze di sicurezza vaticane perché sarebbe stato un implicito riconoscimento della legge delle guarentigie che le aveva istituite.
Il risultato fu che nei primi scontri a frapporsi tra le due fazioni si trovarono non più di un centinaio di poliziotti.
Gli anticlericali, al grido di «al fiume il papa porco» attaccarono il corteo funebre con sassi e bastoni nell'evidente intento di gettare la salma di Pio IX nel Tevere. A loro i sostenitori del papato rispondevano utilizzando le fiaccole accese per la processione a mo' di mazze e con il grido "viva il papa re".
Fu una notte di scontri, la situazione tornò alla calma solo dopo l'arrivo di rinforzi provenienti dall'esercito (ai cui soldati, in via precauzionale, era stato imposto di restare consegnati in caserma) e il corteo funebre venne completato, sino a San Lorenzo in una situazione di relativa tranquillità (anche se erano ancora udibili le grida di sberleffo degli anticlericali).
Tra le conseguenze politiche, il prefetto di Roma venne rimosso dall'incarico, il governo Depretis dovette rispondere a numerose interrogazioni parlamentari sulla vicenda e il ministro degli esteri inviò una lettera circolare alle monarchie europee per spiegare l'origine degli scontri.
Vita privata
Pio IX, nonostante fosse il Pontefice, amava definirsi un "parroco di campagna". La sua vita privata infatti si svolgeva come quella di un semplice sacerdote.
Si alzava alle sei del mattino, per un'ora rimaneva nella sua camera in preghiera su un inginocchiatoio di fronte a un crocifisso[7]. Celebrava la Messa e poi assisteva a un'altra di ringraziamento, durante la quale recitava le ore canoniche e le preghiere di pietà con un libretto appartenuto alla madre. Dai tempi del Collegio degli Scolopi amava pregare la corona delle Dodici Stelle, una preghiera composta da san Giuseppe Calasanzio che prega Maria preservata dal peccato originale.
Dopo le preghiere si dedicava alle udienze concesse sia agli uomini importanti sia ai semplici fedeli. Ogni giovedì riceveva, inoltre, petizioni da chiunque e ogni 14 del mese riceveva tutti in pubblica udienza.
Alle due terminava le udienze e si recava a pranzo. Non voleva che si consumassero più di uno scudo romano al giorno per i suoi pasti [7] e alcuni biografi raccontano che aveva l'abitudine di prendere la frutta sempre dopo gli altri commensali.
Dopo pranzo amava fare passeggiate o andare in carrozza per la città [7].
Tornato in Quirinale scriveva e poi recitava il Vespro.
Dopo la cena riceveva il suo confessore e si ritirava nella cappella privata a pregare dinanzi al tabernacolo[7]. Ricordava spesso l'importanza di pregare Gesù Eucaristico, al quale si poteva confidare tutto.
Gli insegnamenti e il magistero
Per approfondire, vedi la voce [[Chiesa cattolica alla fine del XIX secolo]] |
Papa Paolo VI, ripercorrendo il magistero del suo predecessore, evidenziò alcuni punti ritenuti da lui importanti su Pio IX:
- Fu anzitutto uomo di Dio e di preghiera. Egli stesso fra i suoi propositi di sacerdote appena consacrato mise: «Pregare Iddio moltissimo onde insegni la scienza delle sue strade per adempiere alla sua volontà». Amava stare tra la gente ed elargì numerose elemosine, promosse iniziative benefiche, come la fondazione di asili, di ricoveri per anziani, poveri e indigenti. Uomo di pietà, che elesse patrono della Chiesa universale, l'8 dicembre 1867, san Giuseppe, visto come il capo della rinnovata Sacra Famiglia formata da tutti i figli e tutte le figlie della Chiesa.
- Fu anche un Papa che si prodigò moltissimo per la riforma del clero con una capillare azione pastorale. Con l'aiuto dei vescovi diocesani, fece molto e con successo per ristabilire la gerarchia cattolica e seppe suscitare una nascita senza precedenti di società e associazioni sacerdotali per aiutare e sostenere la vita spirituale e lo zelo pastorale.
- Sentì anche l'urgenza di rinnovare la vita religiosa, con la ripresa degli Ordini e delle Congregazioni religiose, che con lui conoscono uno sviluppo senza precedenti. Fondò numerosi istituti maschili e femminili dedicati soprattutto all'apostolato presso i poveri, all'insegnamento e le missioni. Dai Salesiani di don Bosco ai Missionari di Scheut del padre Verbist, dai padri Bianchi alle suore Bianche del cardinale Lavigerie, dai padri di Mill Hill del cardinale Vaughan ai comboniani di Verona. Pio IX affermò: «Nelle Corporazioni Religiose la Chiesa trova aiuto, appoggio e sostegno in ogni maniera. In esse la Chiesa trova missionari da spingere nei più lontani e selvaggi punti del globo, predicatori per annunziare la divina parola, amministratori dei sacramenti».
- Incoraggiò una fecondissima stagione missionaria con un'azione evangelizzatrice della Chiesa veramente senza precedenti. Missionari si recarono in ogni parte del mondo dall'America all'Asia, dall'Africa all'Australia. Dal 1846 al 1878 furono erette 206 nuove diocesi e vicariati apostolici.
- Incoraggiò l'unità dei cristiani, erigendo nel 1862 una Congregazione per i cattolici orientali e lanciando i suoi appelli alle Chiese di oriente[8] e di occidente separate da Roma. Fu un movimento ecumenico ante litteram, che preparò la Chiesa al moderno dialogo ecumenico.
- Svolse un ruolo fondamentale nella storia della Chiesa e della teologia: l'Immacolata Concezione e il Concilio Vaticano I sono eventi di enorme portata per la storia della Chiesa. Paolo VI afferma sui pronunciamenti del Concilio Vaticano I: «...sono come fari luminosi nel secolare sviluppo della teologia e come altrettanti punti fermi nel turbine dei movimenti ideologici che caratterizzarono la storia del pensiero moderno e posero i presupposti di un dinamismo di studi e opere, di pensiero e di azione, che doveva culminare, nella nostra epoca, nel Vaticano II che espressamente si è richiamato al Vaticano I».
La Costituzione Pastor Aeternus e il dogma della infallibilità pontificia sono considerati, da papa Paolo VI e da molti teologi novecenteschi, l'architrave della moderna costruzione ecclesiologica e i precursori della costituzione apostolica Lumen Gentium, la «magna charta» del Concilio Vaticano II.
Concistori per la creazione di nuovi cardinali
Per approfondire, vedi la voce Concistori di Pio IX |
Papa Pio IX durante il suo pontificato ha creato 123 cardinali nel corso di 23 distinti concistori; 72 italiani; 4 austriaci; 16 francesi; 13 spagnoli; 4 tedeschi; 3 inglesi; 1 slovacco; 1 ungherese; 1 irlandese; 2 portoghesi; 1 ucraino; 2 croati; 1 americano; 1 polacco; 1 belga.
Encicliche e altri scritti
Per approfondire, vedi la voce Elenco delle encicliche#Dal Concilio Ecumenico Vaticano I al Concilio Ecumenico Vaticano II |
- Encicliche:
- Altri documenti:
- Nei giorni - 16 luglio 1846 - Editto di amnistia per lo Stato Pontificio
- Romani e quanti - 14 marzo 1848 - Ammonimento ai sudditi dello Stato Pontificio
- Nelle istituzioni - 14 marzo 1848 - Costituzione apostolica sullo Statuto dello Stato Pontificio
- Non semel - 29 aprile 1848 - Allocuzione
- Da questa pacifica - 1º gennaio 1849 - Ammonimento e minaccia di scomunica a chiunque partecipa alle elezioni della nascente Repubblica Romana
- La serie - 14 febbraio 1849 - Allocuzione al Corpo Diplomatico
- Quibus quantisque - 20 aprile 1849 - Allocuzione
- Si semper antea - 20 maggio 1850 - Allocuzione
- Inter graves - 1º dicembre 1854 - Allocuzione
- Ineffabilis Deus - 1854 - Costituzione apostolica sul dogma dell'Immacolata Concezione
- Singulari quadam - 9 dicembre 1854 - Allocuzione
- Cum saepe - 26 luglio 1855 - Allocuzione
- Ad gravissimum - 20 giugno 1859 - Allocuzione
- Maximo animi - 26 settembre 1859 - Allocuzione
- Cum catholica Ecclesia - 26 marzo 1860 - Lettera apostolica
- Novos et ante - 28 settembre 1860 - Allocuzione
- Multis gravibusque - 18 dicembre 1860 - Allocuzione
- Iamdum cernimus - 18 marzo 1861 - Allocuzione
- Maxima quidem - 9 giugno 1862 - Allocuzione
- Tuas libenter - 1863 - Lettera apostolica al Nunzio di Baviera
- Multis gravissimis - 1864
- Multiplices inter /1- 25 settembre 1865 - Allocuzione contro la Massoneria
- Meridionali Americae - 1865
- Ex quo infensissimi - 14 novembre 1867 - Lettera apostolica
- Aeterni Patris - 29 giugno 1868 - Bolla di convocazione del Concilio Vaticano I
- Arcano divinae - 1868
- Iam vos omnes - 1868
- Religiosas regularium - 1870 - Lettera apostolica all'Arcivescovo di Tiane
- Non sine gravissimo - 24 febbraio 1870 - Lettera apostolica
- Multiplices inter /2 - 1870
- Apostolici ministerii - 1870
- Dei Filius - 1870 - Costituzione Apostolica del Concilio Vaticano I
- Pastor aeternus - 1870 - Costituzione Apostolica del Concilio Vaticano I
- Quo impensiore - 1870 - Lettera apostolica
- Ecclesia dei - 1871 - Lettera apostolica al Vicario di Roma, Card. Patrizi
- Ordinem vestrum - 27 ottobre 1871 - Allocuzione
- Costretti nelle attuali - 1872 - Lettera apostolica al Vicario di Roma, Card. Patrizi
- In magnis illis - 1873
- Dives in misericordia - 1877
Concistori per la creazione di nuovi cardinali
Per approfondire, vedi la voce Concistori di Pio IX |
Papa Pio IX durante il suo pontificato ha creato 123 cardinali nel corso di 23 distinti concistori.
Pio IX e il suo tempo
Papa Pio IX visse in un drammatico periodo storico senza precedenti per i suoi predecessori facendosi carico di problemi enormi nel corso del suo lunghissimo pontificato: dall'insurrezione rivoluzionaria del 1848 all'assassinio del ministro dell'interno Pellegrino Rossi e l'instaurazione della Repubblica Romana, dall'esilio di Gaeta all'inasprimento della legislazione repressiva emanata dal governo sabaudo per colpire la Chiesa e le sue prerogative, gli ordini religiosi e i beni ecclesiastici, dalla repressione della resistenza che altri italiani, bollati con il marchio infame di briganti, opponevano nei territori appartenuti al Regno delle Due Sicilie, al tentativo di abrogare le libertà e le tradizioni di mezza penisola, arrivando infine all'occupazione di Roma, il 20 settembre 1870.
Nel 1973 ci fu un convegno di studio sulla figura di Pio IX. Giovanni Spadolini, non potendo intervenire direttamente per impegni di vita politica, scrisse in una lettera: «Nel momento in cui si apre la tavola rotonda di Senigallia sul papa Pio IX - cui mi è impossibile intervenire di persona per coincidenti impegni politici e parlamentari collegati alle attuali condizioni della democrazia in Italia - vi giunga la cordiale testimonianza di adesione e di augurio di chi, da oltre venticinque anni, nei domini della storiografia laica, ha dedicato tanta attenzione alla drammatica figura di papa Mastai Ferretti in cui si riassume lo stesso completo interesse del rapporto fra mondo laico e mondo cattolico nell'Italia del Risorgimento, in quell'Italia che ci è tanto cara».
Anche il giurista professor Arturo Carlo Jemolo, non potendo essere presente in un'altra lettera scrisse: «Il periodo di Pio IX fu pure quello dell'anticlericalismo più virulento; peraltro pure quelli che inveivano contro il papa del Sillabo, contro il tenace difensore dei potere temporale... Non poterono mai colpire l'uomo né il sacerdote. Gioberti e Farini riconobbero in Pio IX il sacerdote pio, il credente senza ombra di dubbio, l'uomo superiore a ogni sospetto. Non papa politico... C'era in lui l'idea del dovere, dei giuramenti prestati, la distinzione tra il compito dell'uomo che in date posizioni deve agire in un determinato modo e la parte di Dio, che può confondere ogni previsione umana e far sì che anche i più santi desideri non siano esauditi. Giudicò tutto dal punto di vista religioso. La popolarità di Pio IX nel mondo cattolico fu immensa. Ben si disse che iniziò con Pio IX il "culto personale" verso il pontefice. Pur pastore di tutta la cattolicità, nel fondo del cuore si sentiva anzitutto italiano che non avrebbe mai potuto vivere in un esilio transalpino. In lui era l'umanità dell'uomo, quel suo riconosciuto candore, quella sua bonarietà che impediva anche alla più gran parte dei liberali, agli stessi repubblicani di odiarlo veramente; potevano detestare la funzione, l'abito, ma avvertivano il calore umano, la profonda bontà dell'uomo; essi, per lo più non credenti, avvertivano con uno stupore non scevro di rispetto, il prodigio di quegli che accetta, nonché senza rancore, senza neppure una profonda tristezza, la volontà di Dio, se pure suoni sconfitta delle tesi che egli ha sempre sostenuto, seppure a occhi umani possa apparire una propria umiliazione».
Il processo di beatificazione
Al di fuori dell'ufficialità, il Terz'Ordine francescano di Vienna, l'8 febbraio 1878, ad appena 24 ore dalla morte del Papa, espresse l'augurio che «il Padre di tutta la cristianità potesse esser beatificato senz'alcun indugio».
Il suo processo di beatificazione ebbe inizio, però, solo l'11 febbraio 1907 e dal 1907 al 1922 vennero escussi 83 testi. L'enorme materiale raccolto confluì quindi in una ponderosa miscellanea di ben 12 grossissimi volumi e nel 1952 se ne estrasse il Summarium di 1159 pagine che, esaminate in ogni loro particolare, portarono il 7 dicembre 1954 al decreto per l'introduzione della causa, cioè per la fase apostolica del processo.
Dopo che quattro cardinali (Pietro Parente, Sergio Guerri, Umberto Mozzoni e Pietro Palazzini) il 6 novembre 1973 inoltrarono una supplica a papa Paolo VI perché disponesse la ripresa della causa, si conobbero le 13 obiezioni emerse durante le sedute preparatorie. La postulazione nominò allora un nuovo Patrono che il 7 ottobre 1984, presentò una risposta, a ognuna delle 13 obiezioni, che fu giudicata, dalla commissione per la causa di beatificazione, esauriente e ineccepibile, anche sul piano metodologico e il 6 luglio 1985 Pio IX fu nominato venerabile.
Venne nominato beato il 3 settembre 2000 dopo che la Chiesa cattolica riconobbe l'autenticità del miracolo ottenuto da suor Marie-Thérèse de St-Paul per l'intercessione di papa Pio IX. La suora di 37 anni soffriva di una sintomatologia dolorosa durata 11 anni a causa della frattura di una rotula con notevole diastasi dei frammenti ab initio con pseudoartrosi. La consulta medica che era stata nominata per verificare la compatibilità dell'evento con l'attestazione miracolistica dichiarò in merito alle "modalità di guarigione": «Scomparsa dei dolori e miglioramento della funzionalità dell'arto verificatisi improvvisamente dopo circa undici anni di persistenza della sintomatologia dolorifico-funzionale. Guarigione rapida, completa e duratura, non spiegabile secondo le attuali conoscenze mediche»[9].
Luoghi dedicati a Pio IX
A Pio IX è stato intitolato un comune dello stato brasiliano di Piauí.
Critiche
Alcuni storici sollevano delle critiche che riguardano soprattutto l'ambiguità nella quale il pontefice, in quanto sovrano dello Stato Pontificio, si era venuto a trovare al tramonto dell'epoca del potere temporale. Soprattutto fanno difficoltà le esecuzioni capitali che avvennero durante i moti rivoluzionari nello Stato Pontificio. Esse vanno inserite nell'ambito delle forti polemiche risorgimentaliste.
Sono note le polemiche riguardo al discusso "caso Mortara" di origine ebraica e la canonizzazione di Pietro d'Arbués (†1485), inquisitore di Saragoza (Spagna),[10] che vanno, però, contestualizzate nello spirito dell'epoca.
Genealogia episcopale
Per approfondire, vedi la voce Genealogia episcopale |
- Cardinale Scipione Rebiba
- Cardinale Giulio Antonio Santorio
- Cardinale Girolamo Bernerio, O.P.
- Arcivescovo Galeazzo Sanvitale
- Cardinale Ludovico Ludovisi
- Cardinale Luigi Caetani
- Cardinale Ulderico Carpegna
- Cardinale Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni
- Papa Benedetto XIII
- Papa Benedetto XIV
- Cardinale Enrique Enríquez
- Arcivescovo Manuel Quintano Bonifaz
- Cardinale Buenaventura Córdoba Espinosa de la Cerda
- Cardinale Giuseppe Maria Doria Pamphilj
- Papa Pio VIII
- Papa Pio IX
Successione apostolica
Papa Pio IX ha consacrato:
- Vescovo Raffaele Gagliardi
- Cardinal Innocenzo Ferrieri
- Arcivescovo Giuseppe Valerga
- Arcivescovo Armand-François-Marie de Charbonnel, O.F.M.Cap.
- Cardinal Matteo Eustachio Gonella
- Cardinal Flavio Chigi
- Cardinal Alessandro Franchi
- Cardinal Salvatore Nobili Vitelleschi
- Vescovo Philippe François Zéphirin Guillemin, M.E.P.
- Cardinal Gustav Adolf von Hohenlohe-Schillingsfürst
- Arcivescovo Giovacchino Limberti
- Vescovo William Hugh Joseph Clifford
- Vescovo Sebastião Dias Laranjeira
- Cardinal Filippo Maria Guidi, O.P.
- Cardinal Pier Francesco Meglia
- Cardinal Gaspard Mermillod
- Cardinal Charles-Philippe Place
- Arcivescovo José María Ignacio Montes de Oca y Obregón
- Cardinal Luigi Maria Bilio, B.
- Cardinal Raffaele Monaco La Valletta
- Vescovo Pietro Luigi Speranza
Onorificenze
A Pio IX è stato intitolato un comune dello Stato brasiliano di Piauí: Pio IX.
Gran Maestro dell'Ordine Supremo del Cristo | |
Gran Maestro dell'Ordine dello Speron d'Oro | |
Gran Maestro dell'Ordine Piano | |
Gran Maestro dell'Ordine di San Gregorio Magno | |
Successione degli incarichi
Predecessore: | Arcivescovo di Spoleto | Successore: | |
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Mario Ancaiani | 21 maggio 1827 - 17 dicembre 1832 | Giovanni Ignazio Cadolini |
Predecessore: | Arcivescovo di Imola (titolo personale) |
Successore: | |
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Giacomo Giustiniani | 17 dicembre 1832 - 16 giugno 1846 | Gaetano Baluffi |
Predecessore: | Cardinale presbitero dei Santi Marcellino e Pietro | Successore: | |
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Giacomo Giustiniani | 17 dicembre 1840 - 16 giugno 1846 | Gaetano Baluffi |
Predecessore: | Papa | Successore: | |
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Papa Gregorio XVI | 16 giugno 1846 - 7 febbraio 1878 | Papa Leone XIII |
Note | |
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Bibliografia | |
Dalla rivista Pio IX :
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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- Terziari francescani italiani
- Italiani del XIX secolo
- Cardinali in pectore
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