Iscrizione di Pilato
L'Iscrizione di Pilato è un blocco di pietra riportato alla luce nel 1961 da un gruppo di archeologi italiani guidato dal dottor Antonio Frova in uno scavo di un teatro romano presso l'antica capitale della Giudea, Cesarea Marittima. L'iscrizione nel blocco, danneggiata ma interpolabile (tra parentesi l'interpolazione), riporta l'iscrizione
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« | [DIS AUGUSTI]S TIBERIÉUM [....PO]NTIUS PILATUS [...PRAEF]ECTUS IUDA[EA]E [..FECIT D]E[DICAVIT] » |
« | Agli dei onorabili Augusto Tiberio ... Ponzio Pilato ... prefetto della Giudea ... ha dedicato [questo] » | ||
(testo ricostruito dell'iscrizione )
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È possibile che la struttura dove è stata trovata l'iscrizione fosse un tempio costruito in onore dell'imperatore Tiberio da parte di Ponzio Pilato, prefetto della Giudea.
L'iscrizione è attualmente conservata nel Museo di Israele a Gerusalemme (inventario: AE 1963 no. 104). Ci si riferisce solitamente ad essa con il nome di Iscrizione di Pilato (Pilate Inscription).
Per secoli si era discusso sulla storicità non solo di Gesù Cristo, ma anche degli altri personaggi menzionati nei vangeli. Ponzio Pilato, l'ufficiale romano che i Vangeli indicano come colui che ha ordinato l'uccisione di Gesù, non è menzionato in alcuno dei registri ufficiali dell'Impero fino a oggi riconosciuti, e anche la sua effettiva carica è stata oggetto di controversie, in particolare non era chiaro se fosse un prefetto o un procuratore. Alcuni critici hanno anche osservato che la "I" e la "T" nella parola PILATUS sembrano essere state inserite successivamente, e quindi hanno avanzato l'ipotesi che l'iscrizione non si riferisca in realtà a Ponzio Pilato[1].
Una copia dell'iscrizione si trova nel Museo Archeologico di Corso Magenta, a Milano.
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