L'Angelus (Jean-François Millet)

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Millet angelus.jpg

Jean-François Millet, L'Angelus (1857 - 1859), olio su tela
L'Angelus
Opera d'arte
Stato bandiera Francia
Regione Île-de-France
Regione ecclesiastica [[|]]
Dipartimento Parigi
Comune Stemma Parigi
Diocesi Parigi
Ubicazione specifica Musée d'Orsay
Uso liturgico nessuno
Oggetto dipinto
Soggetto Due contadini interrompono il lavoro per pregare all'Angelus
Datazione 1857 - 1859
Ambito culturale
scuola di Barbizon
Autore Jean-François Millet
Materia e tecnica olio su tela
Misure h. 55,5 x l. 66

L'Angelus è un dipinto, realizzato tra il 1857 ed il 1859, ad olio su tela, da Jean-François Millet (1814 - 1875), conservato nel Musée d'Orsay di Parigi.

Descrizione

La scena del dipinto si svolge in campagna, dove compaiono:

  • coppia di contadini, uomo ed una donna, che interrompono la raccolta delle patate, lasciando gli strumenti del loro lavoro (forcone, cesto, sacchi e carriola), al suono delle campane che annunciano l’Angelus, mostrati nella loro devozione, intenti nella preghiera. Entrambi sono concentrati nell'orazione, imponendosi con la figura sulla superficie pittorica con fragile dolcezza.
  • sullo sfondo si vede la chiesa di Chailly-en-Bière, nei pressi di Barbizon.

L’Angelus è la preghiera che ricorda il saluto che l'angelo rivolge a Maria, durante l'Annunciazione.

Notizie storico-critiche

Nel 1865, Jean-François Millet racconta:

« 'L’Angelus è un quadro che ho dipinto ricordando i tempi in cui lavoravamo nei campi e mia nonna, ogni volta che sentiva il rintocco della campana, ci faceva smettere per recitare l'angelus in memoria dei poveri defunti. »

All'origine del dipinto, non c'è un lavoro en plen air, ma piuttosto i ricordi dell'infanzia dell'artista in Normandia e non la volontà di esaltare un qualsivoglia sentimento religioso, tanto più che Millet non è nemmeno un praticante. Attraverso la raffigurazione di una scena semplice, il pittore vuole di illustrare i ritmi immutabili che scandiscono la vita dei campi. In questo caso, l'interesse del pittore è rivolto al tempo della pausa, del riposo.

Il dipinto venne commissionato da un ricco americano, Thomas G. Appleton, e venne completato, durante l'estate del 1857, il pittore aggiunse un campanile e cambiò il titolo iniziale dell'opera, Preghiera per il raccolto di patate con L'Angelus, quando nel 1859 l'acquirente finì per non entrarne in possesso. Esposto per la prima volta al pubblico nel 1865, il dipinto cambiò mani più volte, aumentando solo modestamente il suo valore, perché alcuni consideravano sospette le simpatie politiche dell'artista.

Alla morte di Jean-François, si scatenò una guerra di offerte tra Francia e Stati Uniti d'America, che terminò alcuni anni dopo con un prezzo di 800.000 franchi.

La differenza tra il valore apparente del dipinto e lo stato di povertà in cui versava la famiglia dell'artista fu un elemento che diede impulso all'invenzione del diritto di successione, volta a compensare gli artisti o i loro eredi, ogni volta che un'opera viene rivenduta.

L’Angelus è stato frequentemente riprodotto su diversi oggetti e supporti, copiato e reinterpretato da altri artisti nel XIX e XX secolo. La fortuna di questo dipinto di Millet fu notevole anche in Italia, dove ha influenzato l'opera di numerosi artisti, dal macchiaiolo Silvestro Lega ai divisionisti Segantini e Pelizza da Volpeda.

Salvador Dalí, in particolare, era talmente affascinato da questo lavoro da consacrare ad esso un libro intitolato Il tragico mito dell'Angelus di Millet. Nel 1938 Dalí scrisse che i contadini del dipinto non erano semplicemente in preghiera per l'Angelus, bensì erano raccolti davanti ad una piccola bara. Nel 1963, Dalí chiese ed ottenne un'analisi ai raggi X dell'opera, presso il Museo del Louvre, da cui emerse che in primo piano era effettivamente nascosta la bara di un bambino.

Bibliografia
  • Salvador Dalí, Il tragico mito dell'Angelus di Millet, Editore Abscondita, 2000
Voci correlate
Collegamenti esterni
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Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 30 gennaio 2015 da Teresa Morettoni, esperta in museologia, archeologia e storia dell'arte.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.