Libro della vita (Santa Teresa di Gesù)

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Il Libro della Vita è un piccolo trattato scritto da Santa Teresa di Gesù. Esso riassume il suo vissuto negli anni che precedono la sua entrata nella vita mistica, e rivela le sue reazioni a quanto aveva letto e aveva appreso nel dialogo con amici e conoscenti che si recavano al Monastero dell'Incarnazione.

In tale scritto Teresa si esprime in favore dei letrados, teologi e studiosi che criticavano il gruppo degli "spirituali", che si mostravano sensibili ai valori dell'esperienza soprannaturale, per appoggi dottrinali e il discernimento. In realtà però Teresa preferisce gli spirituali, tanto da persuadere i teologi che occorre essere anche "spirituali": ella sostiene che non si può spiegare la Scrittura solo con la riflessione teologica. Pertanto afferma di temere la censura dei letrados e il Tribunale della Chiesa, ma arriva a auspicare un dialogo fecondo tra teologia e spiritualità, tra dottrina ed esperienza, affermando che non vi può essere contraddizione fra quello che Dio dona nell'esperienza e quello che Dio ha rivelato nella Scrittura, custodita dalla Chiesa.

Nel cap. 22 dell'opera reagisce contro una corrente teologica che escludeva dalla vita di preghiera ogni ricorso alla corporeità e quindi all'umanità di Cristo come mezzo di unione a Dio, e dichiara convinta che non si possono accettare metodi di orazione che richiedono di allontanare da sé ogni immagine corporea per accedere alla contemplazione della divinità, cioè non è possibile arrivare a una vera esperienza mistica se non attraverso l'umanità di Cristo.

La sua tesi fondamentale viene illustrata attraverso il paragone dei quattro modi per innaffiare il giardino dell'anima. All'inizio il giardino è incolto, va innaffiato per renderlo fiorito. L'acqua per innaffiarlo è la grazia che viene data nella preghiera. Sotto la guida del Giardiniere che è il Signore, l'anima raggiunge gli stati della mistica pura, ovvero beve l'acqua viva della contemplazione.

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