Pro hac vice e Pro illa vice
Pro hac vice e Pro illa vice sono due locuzioni latine, traducibili con "per questa volta" e "per quella volta". Nel diritto romano e canonico, il termine indica una disposizione caso per caso di carattere eccezionale.
Le espressioni erano ampiamente utilizzate nell'amministrazione della Chiesa fino a quando la lingua latina fu comunemente utilizzata. Oggi rimangono per indicare, nelle cariche cardinalizie, le diaconie che sono elevate Pro hac vice quando un cardinale diacono dopo dieci anni chiede l'elevazione a cardinale presbitero.
Per esempio, questo è avvenuto nel 2005 per i cardinali Carlo Furno e Gilberto Agustoni che chiesero l'elevazione al titolo presbiterale pur mantenendo il loro titolo cardinalizio di Sacro Cuore di Cristo Re e Santi Urbano e Lorenzo a Prima Porta.[1]
Fino al 1988 la Santa Sede, in particolare nel caso di nomine arcivescovili riguardanti i membri della nunziatura (il nunzio apostolico è sempre un arcivescovo), assegnava a essi sedi titolari che se erano diocesi venivano elevate Pro hac vice al ruolo di arcidiocesi.
Uno degli ultimi esempi della prima versione è stato quello del futuro cardinale lituano Audrys Juozas Bačkis, la cui nomina episcopale e a nunzio apostolico per l'Olanda, il 5 agosto 1988, è riportata, negli Acta Apostolicae Sedis come segue:
« | Titulari Ecclesiae «pro hac vice» archiepiscopali Metensi R. D. Áudrys Iosephum Backis, Pro Nuntium Apostolicum in Hollandia[2] » |
Già il 10 dicembre successivo, la nomina episcopale dell'arcivescovo italiano Piero Biggio segue la seconda versione cum dignitate archiepiscopali, ancor oggi utilizzata:
« | Titulari episcopali Ecclesiae Otriculanae cum dignitate archiepiscopali R.D. Petrum Biggio e clero dioecesis Ecclesiensis, Praelatum honorarium Sanctitatis Suae, a consilio Nuntiaturae, quem promovit Pro-Nuntium Apostolicum in Bangladesana Republica[3] » |
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