Sacra Famiglia con santa Elisabetta e san Giovannino (Raffaello)
Raffaello Sanzio, Sacra Famiglia con sant'Elisabetta e san Giovannino (1507 ca.), olio su tavola | |
Sacra Famiglia Canigiani | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Regione | Baviera |
Provincia | Alta Baviera |
Comune | |
Diocesi | Monaco e Frisinga |
Ubicazione specifica | Alte Pinakothek |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Firenze |
Luogo di provenienza | Collezione Canigiani |
Oggetto | dipinto |
Soggetto | Sacra Famiglia con sant'Elisabetta e san Giovannino |
Datazione | 1507 ca. |
Autore |
Raffaello Sanzio |
Materia e tecnica | olio su tavola |
Misure | h. 131 cm; l. 107 cm |
Iscrizioni | RAPHAEL URBINAS |
Note opera firmata | |
La Sacra Famiglia con santa Elisabetta e san Giovannino, detta anche Sacra Famiglia Canigiani, è un dipinto, eseguito nel 1507 circa, ad olio su tavola, da Raffaello Sanzio (1483 - 1520), proveniente dalla Collezione Canigiani a Firenze e attualmente conservato nell'Alte Pinakothek di Monaco di Baviera (Germania).
Descrizione
Soggetto
La scena del dipinto è ambientata in un paesaggio naturale, dove compaiono cinque personaggi sacri fra i quali vi è una forte intesa sentimentale, sottolineata dagli sguardi e gesti incrociati carichi di grande umanità. Le loro figure sono costruite secondo un'efficace composizione piramidale, ricca di profondi significati allegorici, costituita da:
- San Giuseppe, in piedi, appoggiato al bastone, sorveglia serenamente le due donne con i rispettivi figli. Il bastone è un attributo del Santo, poiché allude al viaggio verso Betlemme, alla fuga in Egitto e al ritorno a Nazaret.
- Maria, seduta su un prato, con in grembo Gesù Bambino che gioca con il piccolo san Giovanni.
- Sant'Elisabetta, cugina di Maria e madre di san Giovannino, è seduta anche lei sul prato, con accanto il proprio bambino.
- San Giovannino, insieme a Gesù Bambino, giocano con il cartiglio suo attributo.
- Angeli, divisi in due gruppi, fra le nubi agli angoli superiori del dipinto.
Note stilistiche, iconografiche e iconologiche
- La plasticità delle figure e l'articolazione prospettica dell'opera rivelano gli influssi di due artisti contemporanei:
- Fra Bartolomeo, monaco domenicano, da cui il pittore urbinate trae l'impostazione di un'arte sacra semplice, ma fortemente comunicativa;
- Leonardo, dal quale Raffaello trae sia la delicatezza della resa prospettica e compositiva del paesaggio naturale, sia la disposizione dei personaggi sacri.
- Le gambe e le braccia di Maria e sant'Elisabetta, di Gesù e san Giovannino creano un movimento avvolgente, di struttura classica, perfettamente armonizzato nella composizione piramidale che trova il suo vertice nella figura di san Giuseppe, che ricorda l'organicità formale dell'architettura, che è degna dell'architettura.
- La predominanza di san Giuseppe è giustificata dallo sviluppo che il suo culto ebbe nel XVI secolo; la sua figura richiama da vicino il san Giuseppe del Tondo Doni (1504 - 1507) di Michelangelo.
Iscrizioni
Nel dipinto figurano due iscrizioni, in lettere capitali, nelle quali si legge:
- lungo l'orlo della veste di Maria:
« | RAPHAEL URBINAS » |
- nel cartiglio in mano a san Giovannino:
« | ECCE AGNUS DEI » |
Notizie storico- critiche
L'opera fu eseguita, secondo Giorgio Vasari,[1] per il fiorentino Domenico Canigiani, forse in occasione del suo matrimonio con Lucrezia Frescobaldi, celebrato nel 1507.
L'opera, tra il 1584 e il 1589, doveva essere già nelle collezioni granducali.
Nel 1691 fu donata dal granduca di Toscana, Cosimo III de' Medici (1642 - 1723) a Giovanni Guglielmo del Palatinato (1658 - 1716), in occasione delle nozze con sua figlia Anna Maria Luisa (1667 - 1743). Fu così sistemata a Düsseldorf e più tardi, nel 1801, venne trasferita a Monaco di Baviera, per sottrarla dalle mire napoleoniche.
Nel XVIII secolo, il cielo azzurro era stato espanso fino a coprire i due gruppi di angeli, posti sugli angoli superiori, anche perché mutilati da un accorciamento del dipinto. Essi appaiono dopotutto in una copia antica dell'opera, conservata nella Galleria Corsini a Roma. Considerati non originali alla fine del XIX secolo, gli angeli, sono stati riscoperti solo nel 1983 a seguito di un sapiente restauro che ne ha certificato l'autografia.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
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