Vangelo secondo gli Ebrei

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Il Vangelo degli Ebrei è un vangelo apocrifo andato perduto, del quale ci è giunta traccia solo attraverso testimonianze occasionali fornite da alcuni padri della Chiesa. Era in uso tra i giudeo-cristiani presenti in Palestina nel II secolo. Probabilmente va identificato con altri due testi giudeo-cristiani parimenti perduti, il Vangelo degli Ebioniti e il Vangelo dei Nazarei.

Testimonianze patristiche

Rispetto al Vangelo degli Ebioniti e al Vangelo dei Nazarei, del Vangelo degli Ebrei possediamo più numerose e ampie testimonianze patristiche, in particolare grazie Panarion di Epifanio di Salamina scritto tra il 374-377 circa, dove ne dedica una relativamente estesa trattazione al c. 30:

« Già taluni hanno incuso tra questi [libri eretici] anche il Vangelo degli Ebrei, di cui soprattutto si compiacciono quelli tra gli Ebrei che hanno accettato Cristo »
(Eusebio, Storia Ecclesiastica 3,25)
« Nel vangelo che essi [gli Ebioniti] usano, detto "secondo Matteo", che è però non interamente completo, bensì alterato e mutilato -essi lo chiamano "Vangelo Ebraico"- [...] hanno tolto la genealogia di Matteo »
(Epifanio, Panarion 30,13,2 e 30,14,3)
« L'inizio del loro Vangelo dice: Accadde nei giorni di Erode, re della Giudea, che venne Giovanni a battezzare...(Mt 3,1) »
(Epifanio, Panarion 30,13,6)
« E se qualcuno consulterà il Vangelo secondo gli Ebrei, nel quale il Salvatore in persona dice: "Poco fa mia madre, lo Spirito Santo, mi prese per uno dei miei capelli e mi trasportò sul grande monte Tabor", si domanderà perplesso come possa essere madre di Cristo lo Spirito Santo generato dal Verbo. Ma anche così, queste cose non sono difficili da spiegare »
(Origene, In Jo. 2,6)

Contenuto

Non essendoci pervenuto alcun manoscritto completo del Vangelo degli Ebrei è impossibile risalire con certezza al reale contenuto del testo e al suo legame col Vangelo di Matteo. Probabilmente si trattava di una forma variata di questo vangelo canonico, o addirittura era la primordiale stesura in aramaico operata dall'apostolo di cui fa memoria Papia, citato da Eusebio di Cesarea in Storia Ecclesiastica 3,39,16.

Il passo citato da Origene secondo il quale lo Spirito Santo è madre di Gesù, unitamente ad altre testimonianze patristiche circa varianti di lettura col Vangelo di Matteo, impediscono una diretta identificazione del vangelo canonico con quello degli Ebrei.

I giudeo-cristiani non credevano nella nascita verginale di Gesù, per tale motivo dal Vangelo è espunta la parte iniziale di Matteo che ne descrive appunto la nascita miracolosa. Il patriarca di Costantinopoli Niceforo I (758-828), nella sua Sticometria (o Cronografia), riporta la lunghezza del Vangelo degli Ebrei, 2200 linee, 300 in meno di quelle del Vangelo di Matteo. Tale dato lascia supporre che, oltre al parte iniziale, non fossero presenti altri ampi tagli.

Nei Padri della Chiesa sono presenti distinti accenni circa il Vangelo degli Ebioniti, il Vangelo dei Nazarei e il Vangelo degli Ebrei. Tuttavia in alcuni loci si parla di Vangelo degli Ebrei ma il richiamo è chiaramente a uno degli altri due (p.es. Eusebio di Cesarea in Storia Ecclesiastica 3,27,4 parla degli Ebioniti e dice che "usavano solo il cosiddetto Vangelo secondo gli Ebrei"; similmente Teodoreto in Haereticarum Fabularum Compendium 2,1 parla dei Nazareni e dice che "accettano unicamente il Vangelo secondo gli Ebrei"). Inoltre certi passi che un padre attribuisce a qualcuno dei 3 vangeli, un altro padre li attribuisce a un vangelo differente. Non è difficile pertanto ipotizzare, sebbene non sia dimostrabile con assolutezza, che i 3 vangeli rappresentino diciture diverse di un unico testo.

Bibliografia
  • I vangeli apocrifi, a cura di Marcello Craveri. Torino, Einaudi 1969.
Voci correlate
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