Festa di Sant'Antonio Abate (Macerata Campania)

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Festa di Sant'Antonio Abate (Macerata Campania)
MacerataCampania FestaS.Antonio 01.jpg
Statua di sant'Antonio abate condotta in processione
Festa patronale
Festa locale
Commemorazione celebrata Sant'Antonio Abate, patrono della città
Chiamata anche 'A Festa 'e Sant'Antuono
Note
Stato bandiera Italia
Regione Stemma Campania
Provincia Caserta
Comune Macerata Campania
Località
Luogo specifico vie del centro storico, Chiesa di San Martino
Diocesi Capua
Periodo Inverno
Data inizio 15 gennaio
Data fine 17 gennaio
Data mobile
Data d'istituzione XIII secolo
Organizzata da Associazione Sant'Antuono & le Battuglie di Pastellessa
Tradizioni religiose processione, messa, benedizione degli animali
Tradizioni folcloristiche sfilata dei carri, giochi tradizionali, riffa, fuochi pirotecnici "figurati"
Tradizioni culinarie ‘A Past'e'llessa
Informazioni Chiesa di San Martino
Corso Umberto I, 62
81047 Macerata Campania (CE)
Tel. +39 333 3799846
info@santantuono.it
Collegamenti esterni
Sito web
Sito ufficiale dell'Istituto Centrale per la DemoEtnoAntropologia (IDEA)

La Festa di Sant'Antonio Abate si svolge annualmente a Macerata Campania (Caserta), dal 15 al 17 gennaio, in onore di sant'Antonio abate, patrono della città.

Storia

Gli studiosi fanno risalire la Festa di sant'Antonio abate al XIII secolo, quando Macerata Campania si presentava come una comunità prevalentemente agricola e artigianale, dove il lavoro dei campi richiedeva l’uso di una ricca e numerosa serie d’utensili e strumenti che erano prodotti dagli artigiani locali. Costoro, durante le fiere agricole, per evidenziare la solidità degli attrezzi da un lato e per attirare l’attenzione dei compratori dall'altro, percuotevano botti, tini e falci, creando una commistione di suoni che portarono alla creazione di quelle peculiarità sonore che ancora oggi caratterizzano la Pastellessa.

Inoltre, è stato ipotizzato che la Pastellessa sia nata come rituale per scacciare il male: infatti, secondo la tradizione i contadini percuotevano botti, tini e falci nel tentativo di scacciare gli spiriti maligni dagli angoli bui delle loro cantine, con un rituale che, ripetuto all'aperto, rappresentava un aiuto propiziatorio per un buon raccolto. La tradizione sarebbe confluita nella festa religiosa in onore di sant'Antonio abate.

Descrizione

La festa si articola in momenti celebrativi e folcloristici, scanditi dalla tradizione:

15 gennaio

Nel pomeriggio si svolgono i Giochi tradizionali: la Corsa con le botti, il Giro della botte, il Tiro della fune, la Corsa con i sacchi, il Palo di sapone, la Rottura delle pignatte e Corsa con le carriole.

16 gennaio

  • mattina: inizia a girare per le strade della cittadina il carro per la raccolta dei beni in natura offerti dai maceratesi per la Riffa, una vendita all'asta che serve a raccogliere soldi da distribuire in beneficenza. La vendita all'asta dì tutto ciò che è stato raccolto, insieme alle offerte fatte dai fedeli, durante la Processione di sant'Antonio abate, sarà effettuata il 17 gennaio al momento della chiusura della festa patronale.
  • pomeriggio: al temine della Santa Messa nella Chiesa di San Martino, presieduta dall’abate parroco, sul sagrato si tiene la benedizione del fuoco e degli animali con accensione del Cippo di Sant'Antuono (o Ceppo), che è realizzato con un grande fascio di legna, in modo che possa ardere per tutta la notte fino a spegnersi solo all'alba del giorno seguente.

17 gennaio

Battuglia di Pastellessa
  • ore 10.00: processione con la Statua di sant'Antonio abate per le vie del centro storico.
  • ore 11.00: Messa solenne nella Chiesa di San Martino.
  • ore 12.00: nella piazza principale, tradizionale spettacolo dei fuochi pirotecnici "figurati", che comprendono la presenza di:
    • immagine femminile (signora e fuoco), che rappresenta il demonio come si trova in varie iconografie delle Tentazioni di sant'Antonio abate, come si può vedere negli affreschi del portico di S. Angelo in Formis (Caserta), databili al XII secolo. La donna-demonio è identificata nell'immagine di cartapesta che è bruciata ad indicare l’azione purificatrice del fuoco.
    • animale domestico, il maiale (porco), la sua presenza accompagna spesso l’iconografia di sant'Antonio abate.
    • animale da tiro, l'asino (ciuccio).
    • strumento da lavoro, la scala, che si trova solo nel territorio maceratese come attributo del Santo patrono.
  • ore 15.00: sfilata finale delle Battuglie di Pastellessa.
  • ore 23.30: spettacolo di fuochi pirotecnici, a cui segue la premiazione delle Battuglie di Pastellessa partecipanti alla festa e la consegna del Premio Pastellessa.

Battuglie di Pastellessa

Battuglia di Pastellessa

La festa patronale è caratterizzata dalla Sfilata delle "Battuglie di Pastellessa" (detti anche "Carri di Sant’Antuono"), su cui trovano posto i Bottari, i quali producono un'antica sonorità chiamata Pastellessa (o "Pastellesse").

La particolarità che accompagna i bottari è legata alla tipologia di strumenti utilizzati per produrre i brani musicali. Le botti, i tini (i "cupelle") e le falci (i "faucioni"), semplici attrezzi da contadino e prodotti da artigiani locali (i mannesi o maestri d'ascia), diventano, sapientemente percossi da un gruppo di persone, degli strumenti musicali che producono ritmi molto caratteristici.

Durante i giorni di festa, sono fatti sfilare oltre 15 carri (17 nel 2011), dette le Battuglie di Pastellessa (h. 3.50, l. 16 m e p. 3.50 m), su cui trovano posto dai 40 ai 50 bottari. Nel corso della sfilata gli oltre 800 bottari partecipanti propongono i particolari modelli ritmici detti:

  • a pastellessa,
  • a muorte,
  • a tarantella.
Battuglia di Pastellessa

Nel pomeriggio del 17 gennaio, ultimo giorno della Festa di sant'Antonio Abate, tutti i carri si dispongono lungo Via Garibaldi, da dove partono, uno per volta, per esibirsi davanti al Comitato dei festeggiamenti ed alle autorità, nella piazza principale, dove i maceratesi si raccolgono per assistere all'esibizione.

L'esibizione dei carri, il 17 gennaio, è solo il momento finale di una serie di preparativi, che circa per due mesi, impegna e coinvolge, oltre ai bottari, varie centinaia di persone, durante ciascuno s'impegna a:

  • allestire i carri;
  • individuare il percorso preparatorio;
  • distribuire gli incarichi e le mansioni;
  • progettare la struttura e la superficie di carico del carrello/rimorchio (che poi diverrà il Carro 'e Santantuono), che sarà coperto con un telo;
  • controllare la sonorità delle botti e dei tini, procedendo, se necessario, con la battitura dei cerchi e delle doghe;
  • predisporre la scenografia (festoni, stoffe, carta, ornamenti colorati, rami d’alberi, fiori, ecc.), ed inserire l’immagine del Santo patrono;
  • preparare la parte musicale, riascoltando le registrazioni dell'anno precedente e decidendo i nuovi canti o i brani tipici campani da proporre.
Battuglia di Pastellessa

Anticamente i carri erano allestiti su carrette, trainati da persone; in seguito, queste furono sostituite da carri trainati da buoi o da cavalli ed abbelliti con rami di palme, sotto le quali trovavano alloggio i suonatori, con i rispettivi peculiari strumenti, e il capo battuglia, il quale scandiva il tempo e la durata dell'esecuzione. Attualmente sono stati sostituiti dai trattori, per questo i carri hanno acquisito dimensioni più imponenti di quelli originali, ma nonostante ciò, la manifestazione conserva ancora i contenuti tradizionali.

I carri, così preparati, sfilano per le vie del centro storico, mentre gli occupanti cantano filastrocche, mottetti e cantilene e percuotono ritmicamente botti, tini e falci.

La specifica presenza della botte, dei tini e delle falci, e non d'altro, nell'iconografia folcloristica del tradizionale Carro di Pastellessa hanno un significato simbolico che riporta questa tradizione risalente all'epoca romana. Inoltre, si può evidenziare che con l'incremento dei commerci il trasporto di vettovaglie, vino, oli, granaglie, fatto con recipienti in terracotta, impermeabilizzati con cera e pece, si dimostrò improduttivo, soprattutto per le lunghe distanze, per questo si fece ricorso a contenitori in legno, iniziando a costruire botti e tini, utili a conservare, stoccare e trasportare i prodotti dell'agricoltura.

Sapori di festa

La festa, come vuole la tradizione, vive anche a tavola con i piatti della tradizione:

  • ‘a past'e'llessa, pasta con le castagne lesse.

Riconoscimenti

L'Istituto Centrale per la DemoEtnoAntropologia ha riconosciuto l'evento, quale Patrimonio immateriale d'Italia

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Patrimonio immateriale d'Italia

Voci correlate
Collegamenti esterni