Crocifissione

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Questa voce tratta la crocifissione unicamente come forma di esecuzione capitale
⇒  La voce crocifissione di Gesù tratta gli aspetti fisici della crocifissione di Gesù, la voce croce descrive lo strumento di tortura, mentre morte di Gesù parla degli aspetti teologici.
Statua lignea del Cristo crocifisso, Santuario di Oropa (BL)

La crocifissione fu una modalità di esecuzione della pena capitale usata nell'antichità.

La subì Gesù. A causa della sua crocifissione la croce è divenuta un simbolo della salvezza da lui donata all'umanità.

Storia

La pena capitale della crocifissione venne usata per la prima volta presso i persiani, e in seguito dai Cartaginesi; da essi l'appresero i Romani, che la usarono con tutti i popoli conquistati. In Palestina si parlò di croce all'epoca di Antioco Epifane.

Questa forma di condanna, tra le più crudeli ed orribili secondo il giudizio dei contemporanei, era riservata agli schiavi, ai disertori, ai ladri, ai sobillatori combattenti per la libertà in quanto considerati sovversivi, a quelli ritenuti nocivi alla polis, purché privi della cittadinanza romana.

Modalità

I condannati alla croce venivano prima preparati con la flagellazione già legati al patibulum (asse orizzontale della croce) e condotti fuori attraverso le strade più frequentate per dare una lezione agli altri e come umiliazione del condannato (via crucis).

Giunti sul luogo del supplizio il condannato veniva confitto con dei chiodi al patibulum e sollevato al palo (stipes), che già si trovava al posto dell'esecuzione, con delle corde, delle scale o addirittura con le mani stesse, secondo l'altezza della croce (Gv 21,18 ).

Al collo dei condannati, o sulla croce, veniva posto un cartello con scritto in breve la causa della condanna, il nome e il suo delitto (Gv 19,19-22 ; Mc 15,26 ).

Decorso

Le sofferenze dei crocifissi si protraevano per giorni interi: la sete dovuta all'abbondante perdita di sangue, alla disidratazione dell'organismo e alla febbre alta che sopraggiungeva con il tetano (Gv 19,28-29 ):

« Vivono con sommo spasimo talora l'intera notte e ancora l'intero giorno. »

Alle immense sofferenze fisiche si aggigiungevano quelle psichiche, come la vergogna di essere esposti completamente nudi agli sguardi dei passanti e dei curiosi che insultavano (Mt 27,39-43 ).

Secondo i medici la morte dei condannati subentrava per i crampi tetanici e per il soffocamento dovuto alla violenta tensione delle membra, per paralisi totale, e tutto ciò mentre il condannato manteneva una piena coscienza.

I condannati venivano sorvegliati dai soldati e dopo la morte non avevano diritto né alle onoranze funebri, né alla sepoltura, diventando così preda di belve e uccelli rapaci.

Talvolta la morte veniva accelerata per mezzo del crurifragium, cioè la rottura delle gambe e il colpo di lancia al cuore (Gv 19,31-34 ).

I familiari, o personaggi influenti, soltanto con un esplicito atto di grazia amministrativo potevano far richiesta di deporre i cadaveri dalla croce.

Voci correlate