Crocifissione di Gesù Cristo (Marc Chagall)
Marc Chagall, Crocifissione di Gesù Cristo (1938), olio su tela | |
Crocifissione bianca | |
Opera d'arte | |
Stato | Stati Uniti |
Stato federale | Illinois |
Regione ecclesiastica | [[|]] |
Contea | Cook |
Comune | Chicago |
Diocesi | Chigago |
Ubicazione specifica | Art Institute |
Uso liturgico | nessuno |
Oggetto | dipinto |
Soggetto | Crocifissione di Gesù Cristo |
Datazione | 1938 |
Ambito culturale | |
Autore | Marc Chagall |
Materia e tecnica | olio su tela |
Misure | h. 154,6 cm; l. 140 cm |
Iscrizioni | MArc ChAgAll / 1938 |
Note | |
opera firmata e datata | |
La Crocifissione di Gesù Cristo è un dipinto, eseguito nel 1938, ad olio su tela, dal pittore russo naturalizzato francese, d'origine ebraica Marc Chagall (1887 - 1985), conservato nell'Art Institute di Chicago (USA).
L'opera è tradizionalmente conosciuta come Crocifissione bianca per il colore bianco-grigio dello sfondo.
Descrizione
Soggetto
Nel dipinto compare al centro:
- Gesù Cristo crocifisso è inchiodato ad una grande croce a Tau ed è presentato come un martire ebreo che appare come un'icona sopra la luce che si irradia dalla menorah, il candelabro ebraico. Cristo non è cinto sui fianchi dal perizoma, ma dal tipico scialle di preghiera ebraico, il tallit, e sul capo da un panno invece della corona di spine. Un chiaro raggio di luce penetra dall'alto e illumina la sua figura che composta, sembra quasi reclini la testa per non guardare. Stranamente questo crocifisso non presenta tracce di sofferenza, mentre è sofferente l'ambiente circostante che rappresenta la disperazione del popolo ebraico, durante le persecuzioni antisemite naziste e bolsceviche.
Attorno al crocifisso compaiono, iniziando da sinistra, in senso antiorario alcune scene di persecuzione e violenza:
- Orde di rivoluzionari con le bandiere rosse marciano verso un villaggio, saccheggiandolo ed appiccando il fuoco alle case.
- Distruzione e saccheggio di un villaggio ebreo rievocato dalla scena con le case incendiate e distrutte, le sedie rovesciate, le tombe profanate ed un uomo morto a terra che sembra divorato dalle fiamme.
- Alcuni profughi cercano la salvezza, fuggendo su un battello: la concitazione dei loro gesti rende con immediatezza la drammaticità della situazione.
- Uomini e donne ebrei, emaciati e sofferenti, scappano a piedi dalla scena (ma quasi anche dal dipinto), tra i quali si notano:
- uomo anziano, con una targa bianca appesa al collo, vacilla umiliato con le braccia tese alzate;
- uomo porta in salvo i rotoli della Legge (Torah);
- donna consola un bambino che tiene in braccio;
- uomo, vestito in verde, con un magro sacco sulle spalle, fugge scavalcando un rotolo della Torah in fiamme.
- Sinagoga in fiamme davanti alla quale si vede un militante nazista trionfante, dopo aver dato fuoco all'edifico sacro.
- Quattro personaggi dell'Antico Testamento, vestiti in abiti tradizionali ebraici, fluttuando nell'oscurità causata dal fumo dell'incendio, piangono e si disperano guardando il disastro che là sotto gli uomini hanno causato.
Note stilistiche, iconografiche e iconologiche
Ciò che colpisce è il fatto che l'autore di quest'opera è ebreo e unisce in un unico grande dipinto elementi particolari della sua tradizione religiosa e il fulcro del cristianesimo. Infatti, nella tela, mettendo in relazione il Gesù martirizzato con gli ebrei perseguitati e la Crocifissione con eventi contemporanei, Chagall identifica con passione i nazisti e i bolscevichi con i carnefici di Cristo e mette in guardia contro le implicazioni morali delle loro azioni. L'artista vede nella figura del crocifisso, nella passione del profeta degli ebrei, del Dio della cristianità morto come uomo, un simbolo valido universalmente per esprimere la miseria del suo tempo. Tra queste traumatiche esperienze il crocifisso è l'unica speranza che resta all'uomo: per questo viene raffigurato senza i tipici segni di una morte sofferente, e una scala fa da ponte tra l'umano e la luce del divino. Cristo, quindi, è colui che avvicina le sofferenze degli uomini al Trascendente. Per evidenziare il carattere universale della sofferenza, vi è ai piedi della croce il candelabro a sette braccia della tradizione ebraica. Gesù diviene così, per Chagall, non solo l'uomo-Dio del cristianesimo, ma soprattutto il simbolo stesso del popolo ebraico perseguitato.
Iscrizioni
Nel dipinto figura un'iscrizione, in duplice lingua (latino ed ebraico), redatta su due righe e posta all'incrocio tra la traversa ed il montante della croce di Gesù, detta titulus crucis, nella quale si legge:
(LA) | (HE) | (IT) | ||||||
« | i(esus) n(azaraenus) r(ex) i(udaeroum) » | « | ישו מנצרת, מלך היהודים » | « | Gesù il Nazareno, il re dei Giudei » |
Inoltre, figura la firma del pittore e la data di esecuzione dell'opera:
« | MArc ChAgAll / 1938 » |
Notizie storico-critiche
Marc Chagall dipinse quest'opera nel 1938, mentre viveva a Parigi, in risposta alla terribile e brutale Notte dei Cristalli (Kristallnacht), un pogrom anti-ebraico condotto dai nazisti nella notte tra il 9 e 10 novembre 1938: evento che dette l'inizio la persecuzione degli ebrei in Germania. Infatti, il dipinto rappresenta un punto di svolta fondamentale per l'artista: è stato il primo di una importante serie di composizioni che caratterizzano l'immagine di Cristo come martire ebreo per richiamare drammaticamente l'attenzione sulla persecuzione e sofferenza degli ebrei europei negli anni Trenta.
Durante la realizzazione dell'opera il pittore apportò alcune modifiche, in particolare vennero ridipinti, e quindi cancellati, alcuni dettagli:
- una svastica sulla fascia del soldato che brucia la sinagoga;
- le parole Ich bin Jude (in italiano, Io sono un ebreo) scritte su un cartello intorno al collo di un uomo che fugge in primo piano.
Il dipinto nel 1946 venne donato all'Art Institute di Chicago da Alfred S. Alschuler.
Curiosità
La celebre Crocifissione bianca è il dipinto preferito di papa Francesco. Lo ha rivelato egli stesso nel libro-intervista El Jesuita. Conversaciones con el cardenal Jorge Bergoglio, sj, pubblicato a Buenos Aires nel 2010 dai giornalisti argentini Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin.
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