Democrazia Cristiana

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Simbolo della Democrazia Cristiana
Alcide de Gasperi

La Democrazia Cristiana (abbreviata in D.C.) è stato un partito politico italiano di ispirazione Cristiano-democratica e moderata, fondato nel 1943 e attivo fino al 1994.

Esso ha avuto un ruolo cardine nel secondo dopoguerra italiano e nel processo di integrazione europea. La DC è sempre stata il primo partito alle consultazioni politiche nazionali a cui ha partecipato, con la sola eccezione delle elezioni europee del 1984, in cui fu superata dal Partito Comunista Italiano.

Simbolo del partito era uno scudo al cui interno vi era una croce latina, sull'elemento orizzontale della quale vi era il motto Libertas.

Fondazione

Dopo il forzato scioglimento del Partito Popolare Italiano, avvenuto il 9 novembre del 1926 da parte del regime fascista, i suoi maggiori esponenti, costretti all'esilio o ritirati a vita privata, mantennero la rete di rapporti e relazioni grazie al faticoso lavoro di collegamento da parte di Don Luigi Sturzo che, dal suo esilio londinese, manteneva viva la breve esperienza di impegno politico del disciolto partito.

Nel settembre del 1942, i fondatori del partito iniziarono a incontrarsi clandestinamente a casa di Giorgio Enrico Falck, noto imprenditore milanese. Agli incontri presero parte Alcide De Gasperi, Mario Scelba, Attilio Piccioni, Camillo Corsanego e Giovanni Gronchi provenienti dal disciolto Partito Popolare Italiano; Piero Malvestiti e il suo Movimento Guelfo d'Azione; Aldo Moro e Giulio Andreotti dell'Azione Cattolica; Amintore Fanfani, Giuseppe Dossetti e Paolo Emilio Taviani della F.U.C.I. e Giuseppe Alessi. Il 19 marzo 1943, il gruppo si riunì a Roma, in casa di Giuseppe Spataro, per discutere e approvare il documento, redatto da De Gasperi, "Le idee ricostruttive della Democrazia Cristiana", considerato l'atto di fondazione ufficiale.

La D.C., che aderì al Comitato di Liberazione Nazionale e partecipò alla lotta di liberazione dal Fascismo, era per la democrazia parlamentare e l'autonomia politica e amministrativa degli enti locali, a difesa dei valori e il ruolo della famiglia e per la libertà dell'insegnamento privato. Sul piano sociale era contro l'accentramento della ricchezza capitalistica e per la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese.

Dal 1943 al 1948

Il partito partecipò ai governi Badoglio, Bonomi e Parri, finché nel dicembre 1945 fu varato il primo gabinetto De Gasperi. La Democrazia Cristiana, costruendo la propria base soprattutto tra le masse contadine, i ceti medi e la borghesia imprenditoriale, sul terreno ideologico si pose come forza avversa a ritorni reazionari e alla minaccia totalitaria del comunismo. Essenzialmente repubblicana, essa ottenne la maggioranza relativa all'Assemblea Costituente; problemi interni, riguardanti le scelte della ricostruzione, e internazionali (l’inizio di una fase di tensione fra USA e URSS) spinsero De Gasperi a porre fine nel 1947 a quella formula di governo dei primi anni del dopoguerra, contrassegnata dall'alleanza con socialisti e comunisti, e a inaugurare l’epoca del centrismo (1947-1960). Questa scelta la portò al successo nelle elezioni del 1948, che vide la DC ottenere la maggioranza assoluta dei seggi.

Anni Cinquanta e Sessanta

Sul finire degli anni '40, attorno alla rivista Cronache sociali di Giuseppe Dossetti, si formò una corrente critica della politica degasperiana, confluita in seguito nella corrente di Iniziativa democratica guidata da Amintore Fanfani, P.E. Taviani e M. Rumor.

La seconda legislatura (1953-58) fu caratterizzata dalla prevalenza di Iniziativa democratica, sulle cui posizioni convergeva la corrente di Base (G. Galloni, G. Marcora), e sanzionata dal V Congresso (1954) con l'elezione di Fanfani a segretario. Nel 1958 Fanfani formò un governo DC-PSDI che suscitò la spaccatura della sua corrente e opposizioni interne tali che lo costrinsero a dimettersi dalla presidenza del Consiglio e dalla segreteria del partito. I nuovi equilibri interni (era nata la corrente dorotea, sostenitrice del partito come asse politico centrale e riequilibratore dei rapporti politici e sociali, facente capo a Rumor, A. Segni, F. Piccoli ecc.) portarono alla segreteria di Aldo Moro (1959), anch'egli convinto dell'esaurimento della politica centrista, ma meno propenso di Fanfani a forzare i tempi.

Il Centrosinistra

Il varo del centrosinistra era stato predisposto nell'VIII Congresso del partito (1962), e, l'anno successivo Moro formò il primo governo di centrosinistra. Ma le elezioni del 1968 segnarono un'amara sconfitta per il centrosinistra. L'instabilità politica (con 6 governi fra il 1968 e il 1972) era acuita da fenomeni (come quello del Sessantotto) che, segnalavano un profondo bisogno di rinnovamento nella società, contribuirono a minare il quadro politico.

Alle presidenziali del 1971 i parlamentari della DC preferirono, al candidato ufficiale Fanfani, Giovanni Leone, eletto con l'appoggio della destra, per giungere infine alla liquidazione del centrosinistra e alla riedizione del centrismo (1972-1973). Al XII Congresso nel 1973), un accordo tra le correnti sancì la riedizione del centrosinistra e la segreteria Fanfani, che utilizzò la ricostituita unità interna nella perdente campagna referendaria per l'abrogazione della legge sul divorzio (1974). Con la segreteria Zaccagnini (1975) riprese vigore la linea di Moro, descritta come strategia dell’attenzione verso il PCI, che uscì confermata dal XIII Congresso nel 1976.

Nelle elezioni politiche anticipate del 1976 il 34,4% di preferenze avuto dal PCI (la DC ottenne il 38,8%) imponeva un’accelerazione del confronto fra i due maggiori partiti italiani. La soluzione concordata furono i 2 governi monocolore Andreotti (luglio 1976-marzo 1979) detti di solidarietà nazionale: il primo con l’astensione di PCI, PSI, PSDI, PRI, PLI, e il secondo (inaugurato il giorno del rapimento di Moro da parte delle Brigate Rosse del 16 marzo 1978) con il voto favorevole di PCI, PSI, PSDI, PRI e Democrazia Nazionale. Con la crisi del secondo governo di solidarietà nazionale si chiuse il periodo dell'attenzione verso il PCI. In via di esaurimento il terrorismo, dopo la pubblicazione di documenti sulla loggia massonica P2 (1981) fu sollevata dall'opposizione, specie comunista, la questione morale, cioè la critica di gravi distorsioni dei meccanismi del potere interpretate come conseguenza del mancato ricambio della classe di governo.

Anni Ottanta e dissoluzione

La DC cedette nel giugno 1981 la presidenza del Consiglio con i governi Spadolini, e il congresso del 1982 elesse segretario Ciriaco De Mita, esponente della sinistra, col mandato di moralizzare alcuni settori del partito e renderlo più permeabile alle trasformazioni della società. Nelle elezioni anticipate del 1983 il partito arretrò vistosamente (32,9%), ed emerse come contestatore dell'egemonia democristiana il PSI, cui la DC lasciò la guida del governo (gabinetti Craxi, 1983-1987). De Mita fu confermato alla segreteria nel 1984 e nel 1986 e dal 1988 fu anche Presidente del Consiglio, ma al congresso del 1989 una maggioranza a lui sfavorevole (e meno ostile verso il PSI) guidata da G. Andreotti, A. Gava e A. Forlani, elesse quest’ultimo alla segreteria. Nel 1991, con il passaggio all’opposizione del PRI, emersero nuovi fermenti anche nel mondo politico tradizionalmente legato alla DC. Le elezioni politiche anticipate del 1992 videro la DC scendere ancora al 29,7%.

Alla fine degli anni Ottanta conobbe una crisi politica e fu travolta da Tangentopoli e infine, nel 1994, si frantumò in una serie di formazioni minori (PPI, CCD, UDC, Democrazia cristiana ecc.).

Voci correlate
Collegamenti esterni