Madonna con Gesù Bambino tra angeli, santi e Riccardo II d'Inghilterra (1395 - 1399)
Anonimo pittore inglese o francese, Madonna con Gesù Bambino tra angeli, Santi e il re Riccardo II d'Inghilterra (1395 - 1399), tempera su tavola | |
Dittico di Wilton | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Comune | |
Diocesi | Westminster |
Ubicazione specifica | National Gallery, sala 53 |
Uso liturgico | nessuno |
Oggetto | ancona portatile |
Soggetto | Madonna con Gesù Bambino tra angeli, sant'Edoardo il Confessore, sant'Edmondo, san Giovanni Battista e il re Riccardo II d'Inghiletrra |
Datazione | 1395 - 1399 |
Ambito culturale | ambito inglese o francese |
Autore |
Anonimo |
Materia e tecnica | tempera su tavola |
Misure | h. 53 cm; l. 37 cm |
Stemmi, Punzoni, Marchi | Stemma di sant'Edoardo il Confessore e della Casa reale inglese |
La Madonna con Gesù Bambino tra angeli, santi e Riccardo II d'Inghilterra (detto Dittico di Wilton) è un'ancona portatile a dittico, dipinta tra il 1395 ed il 1399, a tempera su tavola, da un anonimo pittore inglese o francese, conservata a Londra nella National Gallery.
Descrizione
L'ancona portatile è articolata in due scomparti, dipinti su entrambe le facciate, poiché potevano essere chiusi per celare e proteggere l'immagine principale.
Scomparto destro
Recto
Nel recto dello scomparto destro, sullo sfondo oro ed un prato con fiori delicati, nel quale compaiono:
- Madonna con Gesù Bambino: il Bambino, coperto con una sfolgorante veste fatta d'oro, si protende verso il re genuflesso, dimostrando la sua approvazione.
- Undici angeli, tra i quali predomina il colore blu lapislazzuli delle vesti e del piumaggio delle ali. Un angelo, all'estrema sinistra, tiene uno stendardo crociato e sembra ricevere l'approvazione di Gesù Bambino per porgerlo al re: si tratta sia dello stendardo di Gesù Cristo risorto, sia della bandiera inglese con la croce di san Giorgio, ad indicare la fiducia divina riposta nel re.
Inoltre, nella scena sono presenti alcuni dettagli, resi con grande cura, di valore simbolico, come:
- fiori delicati, che simboleggiano il giardino del Paradiso;
- rose color pesca, che originariamente dovevano essere bianche, che indicano la purezza di Maria Vergine;
- rose rosse (oggi rosa per il cambiamento del pigmento), simboleggiano il sangue versato da Gesù Cristo nella passione.
Verso
Nel verso compare:
- Cervo bianco con una corona intorno al collo ed una catena d'oro: emblema di Riccardo II d'Inghilterra. Lo stesso cervo, in piccolo, si trova sul fermaglio del mantello, indossato dal re (con corna d'oro ornate di perle) ed appuntato sulla spalla sinistra degli angeli.
Scomparto sinistro
Recto
Nel recto dello scomparto sinistro, sullo sfondo oro, nel quale compaiono:
- Riccardo II d'Inghilterra (1367 – 1400), riccamente abbigliato con un mantello damascato ad arabeschi dorati, cuori e boccioli di rosa, emblemi della moglie Anna di Boemia (1366 - 1394), il collare con la planta genista (ginestra), che dà il nome alla dinastia dei Plantageneti, e la corona. Il sovrano è inginocchiato, mentre viene presentato a Maria Vergine dai suoi Santi patroni:
- san Giovanni Battista, avvolto nella pelle di cammello, che gli tiene una mano sulla spalla;
- sant'Edoardo il Confessore e sant'Edmondo, entrambi re inglesi.
Verso
Nel verso compare:
- Stemma di sant'Edoardo il Confessore e della Casa reale inglese.
Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche
- Le scene sono composte separatamente e con stili diversi: serena e pacata a sinistra, affollata e movimentata a destra, ma gli sguardi e i gesti dei personaggi le collegano facendole interagire.
- La grande ricchezza e cura nella realizzazione dell'opera è confermata anche dall'abilità tecnica utilizzata nella realizzazione:
- l'oro è sia punzonato (nello sfondo), sia applicato a puntini (come nella veste di Gesù), che velato e graffito (nell'abbigliamento del re e dei Santi);
- i gioielli (spille, corone) sono resi leggermente a rilievo con l'applicazione di una piccola quantità di gesso coperto dalla vernice o dall'oro, e con gocce dense di bianco di piombo, usate per dare l'effetto di riflessi luminosi sulle gemme.
- La datazione è stata oggetto di varie controversie tra gli studiosi: alcuni sono giunti a quella proposta dal Museo (1395 – 1399), valutando l'età del sovrano e considerando gli undici angeli come uno per ciascun anno di regno, poiché le monete chiamate "angelo" venivano donate dal monarca alla Madonna dell'Abbazia di Westminster; altri invece ritengono che il dipinto devozionale rappresentasse l'Arrivo di Riccardo II d'Inghilterra in Paradiso e quindi sarebbe databile a dopo la sua morte (1400).
- L'autore anonimo è stato accostato ad alcuni miniatori attivi negli anni attorno al 1410, ma i tratti e gli elementi stilistici del gotico internazionale, simili in tutta Europa, ne rendono difficile l'attribuzione geografica del dipinto, che potrebbe essere stato eseguito sia in ambito inglese o francese, sia italiano o boemo, magari da un pittore giunto a corte sulla scorta della regina Anna di Boemia. La maggior parte degli studiosi propende però per un artista francese, vicino ai manoscritti miniati di Pol de Limbourg, ma anche alla scuola pittorica nata attorno a Carlo IV (1316 – 1378) e Venceslao I di Lussemburgo (1337 – 1383). Inoltre, il supporto della quercia rimanda all'Europa settentrionale, come la particolare preparazione della tavola, con fogli di pergamena incollati sul legno e ricoperti di gesso. Richiamano, invece, la tradizione italiana, ed in particolare senese, dettagli come le fisionomie, le braccia esili e conserte degli angeli: elementi che magari l'anonimo pittore aveva assimilato entrando in contatto, in maniera diretta o indiretta, con gli artisti italiani operanti ad Avignone. Il volto e le mani della Madonna ricordano i manoscritti francesi, mentre la figura di san Giovanni Battista, sembra una peculiarità della tradizione inglese: se non si trattò addirittura di un'opera di collaborazione, il suo autore era sicuramente una personalità poliedrica, aggiornata sulle più diverse correnti europee.
Notizie storico-critiche
L'opera è documentata per la prima volta in un inventario del 1649 delle collezioni del Carlo I d'Inghilterra (1600 – 1649). Successivamente, passò ai conti di Pembroke che la custodirono nella residenza di campagna di Wilton House, finché nel 1929 entrò nelle raccolte della National Gallery.
Il dipinto è particolarmente raro e significativo, poiché in Inghilterra solo un piccolo numero di opere d'arte sacra sopravvissero alla furia iconoclasta puritana che seguì l'esecuzione di Carlo I.
Bibliografia | |
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