Età vittoriana
L'espressione Età vittoriana designa il periodo di regno della regina Vittoria d'Inghilterra (1837-1901); tale periodo ebbe caratteristiche e spirito propri, contrassegnato da un forte puritanesimo e da una accentuazione delle eccellenze inglesi.Segnò anche la ripresa vigorosa del cattolicesimo nel Regno Unito.
Fu un'epoca di grandi contrasti, anche se rivestita di rettitudine. Essa aperse il varco al mondo moderno di lingua inglese.
La regina Vittoria
La regina Alexandrina Vittoria, nata nel 1819, salì al trono del Regno Unito, giovanissima, nel 1837. Due anni dopo l'incoronazione sposò un suo cugino di primo grado, il principe Alberto di Saxe-Coburgo-Gotha, da lei teneramente ed appassionatamente amato. La loro unione durò appena diciassette anni, perché il principe Alberto morì di una malattia improvvisa. Da allora la regina, per ben quarant'anni, portò il lutto e ridusse al minimo indispensabile la sua partecipazione alla vita pubblica; visse lunghi soggiorni in Scozia.
Giovane estremamente seria e ligia ai suoi doveri, con la vedovanza il suo spirito di riservatezza si estese a tutta la Corte imperiale, con forti accentuazioni ispirate al puritanesimo. La gaiezza divenne sospetta, ogni fallo morale portava alla rovina sociale.
Caratteristiche principali dell'epoca
Insieme a questo atteggiamento di rigido moralismo di fondo si accentuò la consapevolezza della supposta eccellenza di tutto ciò che era inglese, e al tempo stesso della meschinità e irrilevanza di tutto quello che inglese non era. Coloro che avevano la disgrazia di non essere inglesi, erano poco più che pagani, "una razza inferiore senza legge", a dire di Kipling.
Nell'ambito culturale l'età vittoriana fi contrassegnata da una grande ricchezza di autori e di movimenti intellettuali, con scrittori che improntarono di sé l'epoca e sono universalmente conosciuti. Tra essi: Dickens, Thackeray e Trollope. Il romanticismo raggiunse la sua massima fioritura con Scott e Ruskin, e in pittura si affermò il Preraffaelismo.
Da ricordare che, per l'accentuato imperialismo britannico, venne condotta l'ignobile guerra boera e venne sottomessa l'India, e sarebbe rimasta tale fino alla metà del Novecento, quando riconquistò l'indipendenza per l'opera del pacifista il Mahatma Gandhi.
L'inizio della libertà religiosa dei cattolici
Nonostante i suoi limiti moralistici, l'età vittoriana vide gli inizi della libertà sociale che si sarebbe affermata nel Novecento.
Con l'Atto di Emancipazione Cattolica del 1829 ai cattolici venne finalmente riconosciuta la libertà confessionale e di aggregazione, fino ad allora sempre negata anche con forme persecutorie e vennero eliminati gli ultimi residui di legislazione anti-cattolica.
La graduale ripresa della vita cattolica e il sempre crescente numero dei convertiti aumentarono molto il lavoro dei vicari apostolici in Inghilterra. Papa Gregorio XVI li raddoppiò, da quattro a otto, nel 1840.
L'afflusso dei religiosi dal continente e le difficoltà di comunicare con Roma imposero la ricostituzione della gerarchia inglese: dopo tre secoli di dure persecuzioni l'Inghilterra cessava di essere territorio di missione, amministrata da Propaganda Fide, e diveniva membro autonomo e autosufficiente della Chiesa Cattolica.
Nicholas Wiseman, che aveva soggiornato a lungo a Roma, venne creato cardinale e nominato arcivescovo di Westminster. Ad un iniziale risentimento che faceva temere un rigurgito anti-romano (No popery), subentrò la tolleranza anche tramite l'"Appello al popolo inglese" dello stesso Wiseman.
Si giunse, così, alla fioritura di quella che fu chiamata la "Seconda primavera" (second spring), con personalità di spicco, oltre al già citato Wiseman, con il beato John Henry Newman, poi Oratoriano e cardinale, e con il benedettino vescovo di Birmingham, William Bernard Ullathorne (1806 - 1889), Henry Edward Manning (1808-1892) ed altri.
L'afflusso massiccio di Irlandesi cattolici in Inghilterra, chiamati a lavorare nelle fabbriche nel periodo chiamato della "Prima rivoluzione industriale", creava grandi problemi per la loro assistenza pastorale a tutto campo, per la scarsità di chiese e di scuole a loro disposione.
L'età vittoriana fu anche l'età in cui anche gli Irlandesi cominciarono a rivendicare la loro indipendenza politica oltre che religiosa.
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