Festa di San Domenico di Sora (Cocullo)

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Festa di San Domenico di Sora (Cocullo)
Coculllo FestaS.Domenico statua+seprenti.jpg

Statua di san Domenico di Sora (part.) con serpenti aggrovigliati
Festa patronale
Processione
Festa locale
Commemorazione celebrata San Domenico di Sora, patrono della città
Chiamata anche Festa dei Serpari
Stato bandiera Italia
Regione Stemma Abruzzo
Provincia L'Aquila
Comune Cocullo
Luogo specifico Chiesa di San Domenico di Sora,
vie del centro storico
Diocesi Sulmona-Valva
Periodo Primavera
Data 1° maggio
Data d'istituzione XII secolo
Organizzata da Comune e Pro Loco di Cocullo
Tradizioni religiose processione
Tradizioni folcloristiche cattura dei serpenti
Tradizioni culinarie ciambellati
Informazioni Tel. +39 0864 49117
Fax +39 0864 49449
Collegamenti esterni
Sito ufficiale dell'Istituto Centrale per la DemoEtnoAntropologia (IDEA)

La Festa di San Domenico di Sora (detta anche Festa dei Serpari) si svolge annualmente a Cocullo (L'Aquila), in onore di San Domenico di Sora (9511031), patrono della città, il 1° maggio dal 2012; precedentemente aveva luogo il primo giovedì di maggio.

Origini della festa

Secondo la tradizione locale, San Domenico di Sora togliendosi un dente e donandolo alla popolazione di Cocullo, fece nascere in essa la fede che andò a soppiantare il culto della dea italica Angizia, divinità ctonia (ossia sotterranea) dei Marsi e dei Peligni, protettrice dai veleni, tra cui quello dei serpenti e dei cani rabbiosi.

Il dente di San Domenico, con probabile allusione al dente avvelenatore del serpente, diede, forse, l'idea del sorgere della fede che condusse alla celebrazione in onore del santo.

Il Rito dei Serpari, come manifestazione, così come la conosciamo oggi, al confine tra contenuto religioso e folkloristico, ebbe inizio nel XII secolo.

Descrizione

La manifestazione si articola in due fasi.

Cattura dei serpenti

La prima fase della festa consiste nella ricerca sui monti attorno al paese e nella cattura dei serpenti (tutti rigorosamente innocui e molto conosciuti) che cominciano ad essere raccolti, appena dopo il disgelo della neve , quando il tepore primaverile incomincia a scaldare la terra, da persone esperte, dette serpari (ossia, cacciatori di serpenti).[1] Questi osservano le stesse tecniche dei serpari antichi, anche se allora i rettili venivano posti in recipienti di terracotta, ora in cassette di legno. Le specie che vengono raccolte sono generalmente quattro e appartengono tutte alla famiglia dei colùbridi:

  • cervone;
  • saettone;
  • biscia dal collare;
  • biacco.

Non vengono catturati per la processione serpenti velenosi che si trovano nel territorio di Cocullo, quali l'aspide e la vipera.

Programma

La festa si svolge secondo un programma ben definito:

  • ore 9.00: accoglienza e Santa Messa per le compagnie di pellegrini provenienti dai territori dove il culto del Santo è più profondo e sentito: Campania, Molise e Lazio.
  • prima della celebrazione e della processione:
    • nella Cappella di San Domenico di Sora, all'interno della chiesa omonima, si ripete il "rito della catenella": i fedeli a turno, addentano la catena di una piccola campana, facendola suonare: infatti questa usanza, secondo la tradizione, ha il potere di preservare dal mal di denti;
    • sulla piazza, sostano i serpari i quali, in attesa della processione, esibiscono orgogliosamente i grappoli di serpenti che sono riusciti a catturare.
  • 11.00, Chiesa di San Domenico di Sora: celebrazione della Santa Messa.
  • 12.00: la Statua di san Domenico di Sora viene addobbata con un centinaio di serpenti aggrovigliati, offerti al patrono dai serpari, per la processione che parte dalla chiesa e prosegue per le strade del centro storico. Prima e durante la processione sono i serpari a mostrare i serpenti ai fedeli, permettendo loro di toccarli e maneggiarli, mentre si intonano canti popolari. L’incontro con i serpari, la possibilità di accarezzare un serpente e superare le paure, portano al gente ad accalcarsi dietro la statua del Santo, chiedendo soccorso per la salute.
  • al termine della processione, i serpenti vengono ricondotti nel loro habitat naturale dagli stessi serpari.

Sapori di festa

Fedeli in abiti tradizionali sorreggono un serpente

La festa, come vuole la tradizione, vive anche a tavola con i piatti della tradizione:

  • ciambellati.

Riconoscimenti

L'Istituto Centrale per la DemoEtnoAntropologia ha riconosciuto l'evento, quale Patrimonio immateriale d'Italia

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Patrimonio immateriale d'Italia

Note
  1. Gabriele D'Annunzio, nella tragedia La fiaccola sotto il moggio, descrive il serparo come un personaggio mitico:
    « Non fa sosta alle soglie. Passa. E' frate del vento. Poco parla. Sa il fiato suo tenere. Piomba. Ha branca di nibbio, vista lunga. Piccol segno gli basta. Perché triemi il filo d'erba capisce... »
Bibliografia
  • Nino Chiocchio, I Serpari di Cocullo, Editore Pro Loco di Cocullo, 1992
  • Valerio Petrarca, La festa di san Domenico a Cocullo, Editore Synapsi, 2004
Voci correlate
Collegamenti esterni