Filippi

Da Cathopedia, l'enciclopedia cattolica.
100%Decrease text sizeStandard text sizeIncrease text size
Share/Save/Bookmark
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Filippi
 Bene protetto dall'UNESCO


Rovine della città antica
Nome antico Crenides
Civiltà
Oggetto generico Insediamento
Oggetto specifico Area urbana
Fondatore Filippo II di Macedonia
Data fondazione 356 a.C.
Datazione VI secolo a.C. - XII secolo
Distruzione XIII secolo terremoti
Utilizzazione Rovine
Localizzazione
Stato bandiera Grecia
Località o frazione Kavala
Diocesi Sede titolare di Filippi
Coordinate geografiche
41°00′47″N 24°17′11″E / 41.0130556, 24.28638 bandiera Grecia
Mappa di localizzazione New: Grecia
Filippi
Filippi
Atene
Atene
 Patrimonio dell'umanità
Sito archeologico di Filippi
Archaeological Site of Philippi
Tipologia Culturali
Criterio (iii)[1](iv)[2]
Pericolo Bene non in pericolo
Riconosciuto dal 2016 (come patrimonio)
Scheda UNESCO Patrimonio (EN)
Patrimonio (FR)
Patrimoni dell'umanità in GRE

Filippi (Φίλιπποι|Phílippoi) è un'antica città della Macedonia e non distante dal mare Egeo, facente parte attualmente del comune di Kavala (fino al 2010 all'ex comune di Filippoi). Inizialmente Filippi fu una diocesi suffraganea di Tessalonica. Suo primo vescovo fu san Epafrodito di Filippi citato da san Paolo apostolo, nella lettera ai Filippesi Fil 2,25 , come fratello e compagno di lavoro e di lotta. In seguito fu elevata al rango di sede metropolitana. Dopo il 1204, in seguito alla quarta crociata, Filippi divenne sede di un arcivescovo di rito latino.

Oggi Filippi è una sede arcivescovile titolare. La sede è vacante dall'11 gennaio 1968.

Storia

Epoca macedone ed ellenistica

Fondazione macedone

Filippi sorge sul sito dell'antica città di Crenides (in greco antico: Κρηνίδες, Krēnides), una colonia fondata dall'isola di Taso. Minacciati dalle costanti incursioni delle popolazioni tracie, gli abitanti di Crenides sollecitarono l'intervento di Filippo II il Macedone. Nel 356 a.C., il re macedone occupò e rifondò la città, dandole il proprio nome.

Filippi occupa un posto notevole nella storia a causa di due eventi importanti: la battaglia di Filippi[3] nell'ottobre 42 a.C. e la predicazione paolina nel 49 o 50. Gli eredi di Giulio Cesare la fecero una colonia romana sulla Via Egnatia, popolata da veterani del suo esercito. Il passaggio dell'apostolo Paolo portò alla costruzione di vaste basiliche durante la tarda antichità, forse centri di pellegrinaggio. Colpita duramente da un terremoto all'inizio del VII secolo. Subì poi brevemente occupazioni bulgara, latine e serbe, alternate al ritorno della dominazione bizantina, fino alla conquista ottomana nel XIV secolo, seguita dal completo abbandono.

Riscoperto dagli studiosi nel XIX secolo, Filippi, che divenne parte della Grecia nel 1913, fu gradualmente scavata da archeologi della Scuola francese di Atene, poi dai loro omologhi greci, che portarono alla luce il teatro, il monumentale foro del II secolo e una serie di chiese bizantine antiche.

Importanza economica e strategica

La città assunse fin da subito un ruolo cruciale per il regno macedone per due ragioni principali:

  • Controllo delle risorse minerarie: Con la conquista di Filippi e della vicina Anfipoli, Filippo II si assicurò il controllo del massiccio del Pangeo, un'area ricca di miniere d'oro e d'argento, fondamentali per finanziare le sue campagne militari e la sua politica[4].
  • Posizione strategica: Filippi era situata in un passaggio obbligato lungo la principale via di comunicazione che collegava la Macedonia all'Asia (la futura Via Egnatia). La strada, stretta tra le pendici di una montagna e una palude, era costretta ad attraversare le mura della città. Questo conferiva a Filippi il controllo totale del traffico militare e commerciale lungo questa direttrice fondamentale.

Status

Vari elementi concorrono nell'evidenziare il fatto che la città non fu incorporata all'interno del regno macedone: le coniazioni autonome, l'uso dell'etnico e il calendario, mostrano che la città rimase fuori dai confini del regno e che godette di uno status differente rispetto alle altre.

Monetazione autonoma

Filippi continuò a battere moneta propria in oro, argento e bronzo, come dimostra la legenda Φιλίππων (Philippōn) incisa su di esse. I disegni riprendevano quelli delle precedenti monete di Crenides (a loro volta derivati da Taso), con la testa di Eracle sul dritto e il tripode di Apollo sul verso. La città utilizzava sia questa monetazione locale sia quella reale macedone coniata a Pella e Anfipoli. Sebbene la presenza del tripode su alcune monete reali avesse fatto ipotizzare l'esistenza di una zecca reale a Filippi, lo storico Georges Le Rider ha smentito questa teoria, suggerendo piuttosto che Filippo II abbia occasionalmente incaricato la zecca civica di Filippi di produrre monete per la corona. La valuta locale circolò ampiamente fino alla fine del IV secolo a.C., quando fu progressivamente sostituita da quella reale.

Uso dell'etnico

Un altro elemento distintivo è l'uso dell'etnico. I cittadini di Filippi erano identificati esclusivamente come Φιλιππεύς/Φιλιππεῖς (Philippeus/Philippeis), e mai come Macedoni. Questo li differenziava dai cittadini di altre città macedoni, che nelle iscrizioni potevano essere indicati sia con l'etnico locale sia come Μακεδών (Makedōn). L'unica apparente eccezione è una testimonianza tarda di Plinio, che definisce "Macedo" l'autore Marsia di Filippi[5].

Calendario non macedone

Infine, la scoperta di atti di vendita della hierokerykeia databili alla fine del IV secolo a.C. testimonia che Filippi non utilizzava il calendario macedone, bensì uno basato sul culto dei Dodici Dei, utilizzato in seguito anche in altre fondazioni reali come Cassandrea e Demetriade. Significativamente, Filippi e, in seguito, le altre fondazioni reali adottarono questo calendario proprio mentre un'altra importante città, Anfipoli, lo stava abbandonando. Ciò sottolinea ulteriormente lo status speciale di Filippi come territorio non direttamente incorporato nel regno.

Dalla conquista romana in poi

Nell'ottobre del 42 a.C. fu teatro della famosa battaglia di Filippi, decisiva per le truppe di Ottaviano e Antonio contro quelle degli uccisori di Giulio Cesare, Bruto e Cassio, che furono sconfitti; Ottaviano, divenuto successivamente Augusto, la elevò al rango di colonia.

La città di Filippi ebbe un notevole ruolo nei primi secoli del Cristianesimo; essa fu la prima città d'Europa ad essere evangelizzata da san Paolo, che alla comunità di Filippi indirizzò una delle sue epistole, la lettera ai Filippesi; anche sant'Ignazio di Antiochia e san Policarpo di Smirne indirizzarono alla chiesa locale alcuni dei loro scritti[6].

Note
  1. (iii) Portare una testimonianza unica o almeno eccezionale di una tradizione culturale o di una civiltà vivente o scomparsa.
  2. (iv) Essere un esempio eccezionale di un tipo di edificio, complesso architettonico o tecnologico o paesaggio che illustra fasi significative della storia umana.
  3. La battaglia di Filippi oppose le forze cesariane del secondo triumvirato, composto da Marco Antonio, Cesare Ottaviano, e Marco Emilio Lepido, alle forze (cosiddette repubblicane) di Marco Giunio Bruto e Gaio Cassio Longino, i due principali cospiratori ed assassini di Gaio Giulio Cesare. La battaglia si svolse nell'ottobre del 42 a.C. nei pressi di Filippi, cittadina della provincia di Macedonia, posta lungo la Via Egnatia, alle pendici del monte Pangeo. Due furono le fasi dello scontro, combattute rispettivamente il 3 e il 23 ottobre. La battaglia fu vinta dalle legioni cesariane dei triumviri, soprattutto per merito di Marco Antonio mentre Ottaviano, in precarie condizioni di salute e privo di grandi doti di condottiero, ebbe un ruolo minore. Lepido era invece rimasto in Occidente per occuparsi della situazione in Italia.
  4. Diodoro Siculo, Biblioteca storica, 18. 8.
  5. Plinio il Vecchio, Naturalis historia, 1. 12. 13.
  6. «FILIPPI». In: Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, Vol. XXIV, pp. 273-4 (on-line)
Collegamenti esterni