Fuga del mondo

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Sacro Speco di Subiaco: Papa Innocenzo III (Lotario di Segni)

Con la formula Fuga del mondo (in latino Fuga mundi) si intende la netta separazione, fino al disprezzo, per tutte le espressioni della vita mondana.

In questa visione il mondo è un fatale compromesso con il maligno e il peccato e infirma pesantemente l'adesione a Gesù Cristo, la sua vera sequela ed imitazione.

Lotario di Segni

Lo scritto più noto su questo tema è Il disprezzo del mondo (De contemptu mundi) di Lotario di Segni, poi divenuto papa con il nome di Innocenzo III (1160 - 1216).

L'opera, che ebbe un grande successo fino al XVII secolo, quando Blaise Pascal ne riprese la tematica in modo del tutto nuovo, è intrisa di un senso di angoscia e di disperazione, come se il mondo fosse in preda al potere del maligno in tutte le sue espressioni; percezione appena attenuata dalla speranza nella salvezza eterna.

Nel descrivere la miserabile condizione dell'uomo, corrotto dal peccato fin dal momento della nascita, il linguaggio di Lotario assume toni di realismo quasi allucinato e violento:

« L’uomo è putredine e il verme è il figlio dell’uomo... L'uomo viene concepito dal sangue putrefatto per l'ardore della libidine, e si può dire che già stanno accanto al suo cadavere i vermi funesti. »

Per qualche Autore le espressioni pessimistiche di Lotario sembrano riecheggiare quelle usate dagli Albigesi (o Catari), che ritenevano il mondo creato da Satana e contro i quali lo stesso papa promosse una dura crociata.

La pessimistica e negativa visione lotariana del mondo ha segnato l'Occidente cristiano finendo per generare un'idea dualistica per cui spirito e corpo vengono contrapposti come il bene al male e il corpo coinciderebbe con il male stesso.

Tutto ciò è profondamente distante dalla luminosa visione testimoniata nella maggioranza degli scritti dei Padri della Chiesa dei primi secoli cristiani.

Si ritiene dunque che il pensiero di Lotario abbia contribuito a distanziare l'Occidente dalla più serena prospettiva della Chiesa antica e dall'Oriente cristiano che la incarna, al quale si attribuisce ancor oggi un "eccessivo ottimismo antropologico".

Infatti, secondo la spiritualità orientale, l'uomo redento, tramite la grazia del Cristo risorto e l'inabitazione dello Spirito Santo, è chiamato a ritornare al primitivo Eden da cui era stato scacciato dopo il Peccato originale ed a vivere nella luce taborica.

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