I colori della passione (film)

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I colori della passione
ColoriPassione-film 2011.jpg

Locandina del film
Titolo originale: The Mill and the Cross
Lingua originale: inglese, spagnolo, fiammingo
Paese: Svezia/Polonia
Anno: 2011
Durata: 92 min
Colore: colore
Audio: sonoro
Rapporto: 1,85 : 1
Genere: storico
drammatico
Regia: Lech Majewski
Soggetto: Michael Francis Gibson
Ambientazione Geografica:
  • Fiandre
  • Belgio
Ambientazione Storica: 1564
Tratto da: The Mill and the Cross (1996), saggio storico-artistico di Michael Francis Gibson
Sceneggiatura: Lech Majewski, Michael Francis Gibson
Produttore: Freddy Olsson, Dorota Roszkowska, Katarzyna Sobanska
Casa di produzione: Angelus Silesius, Polish Film Institute, Telewizja Polska (TVP)
Distribuzione (Italia): CG Home Video
Interpreti e personaggi:
  • Rutger Hauer: Pieter Bruegel il Vecchio
  • Charlotte Rampling: Maria Vergine
  • Michael York: Nicolaes Jonghelinck, mecenate
  • Joanna Litwin: Marijken Bruegel
  • Dorota Lis: Saskia Jonghelinck
  • Oskar Huliczka: musicista
  • Marian Makula: Miller
  • Bartosz Capowicz: Gesù Cristo
  • Mateusz Machnik: Wheelfied
  • Sylwia Szczerba: Netje
  • Wojciech Mierkulow: Jan
  • Ruta Kubas: Esther
  • Jan Wartak: Simone di Cirene
  • Sebastian Cichonski: venditore
  • Lucjan Czerny: Bram
  • Aneta Kiszczak: Mayken
Doppiatori italiani:
  • Maurizio Scattorin: Pieter Bruegel il Vecchio
  • Elisabetta Cesone: Maria Vergine
  • Marco Balbi: Nicolaes Jonghelinck
  • Fotografia: Lech Majewski, Adam Sikora
    Tecnico del suono: Bartlomiej Bogacki
    Montaggio: Eliot Ems, Norbert Rudzik
    Musiche: Lech Majewski, Józef Skrzek
    Costumi: Dorota Roqueplo

    I colori della passione è un film drammatico e storico del 2011, diretto dal regista polacco Lech Majewski, ispirato al dipinto Salita di Gesù Cristo al monte Calvario (1564) del pittore fiammingo Pieter Bruegel il Vecchio e basato sul libro scritto nel 1996 da Michael Francis Gibson: The Mill and the Cross.

    Il film è stato presentato per la prima volta il 23 gennaio 2011 al Sundance Film Festival di Park City, sobborgo di Salt Lake City (USA).

    Trama

    Nel 1564, il pittore fiammingo Pieter Bruegel il Vecchio sta dipingendo la Salita di Gesù Cristo al monte Calvario, nel quale rappresenta la Passione di Gesù ambientandola nelle Fiandre del suo tempo, oppresse dalle milizie spagnole. Infatti, il re Filippo II di Spagna, salito al trono nel 1556, sta conducendo una feroce repressione contro i movimenti religiosi riformistici, suscitando la forte reazione degli ambienti colti ispirati dal pensiero di Erasmo da Rotterdam.

    L'artista, partendo dall'osservazione casuale di un ragno e del suo dipinto, si muove alla definizione della figura di Gesù Cristo come punto di ancoraggio per l'intera opera, mentre gli altri personaggi - a partire da Maria Vergine - saranno ispirati dagli incontri che fa quotidianamente e dai racconti della gente del posto, chiamata a posare per la tavola.

    La narrazione del film segue ogni passo della realizzazione del dipinto, osservando il pittore intento a catturare frammenti di vita di alcuni di personaggi: la famiglia di un mugnaio, il cui mulino sorge su uno sperone roccioso che domina la valle, due giovani amanti, un viandante, un'eretica, la gente del villaggio e i minacciosi cavalieri dell'Inquisizione spagnola.

    Location

    Il film presenta scene girate in varie località della Nuova Zelanda, Repubblica Ceca, Polonia ed Austria, fra cui si ricorda:

    Frasi e dialoghi celebri

    Tra le frasi e i dialoghi celebri del film, si ricorda:

    • Pieter Bruegel (pittore), in una scena del film, afferma:
    « Il mio dipinto dovrà raccontare molte storie, ed essere grande abbastanza da contenere il tutto! »

    Analisi critica

    Il film vuole essere un'occasione di contemplazione e di meditazione. La sofferenza di Gesù Cristo è collocata nel qui ed ora di un popolo che, a sua volta, soffre. I persecutori sono gli spagnoli e Pieter Bruegel rileva la loro arroganza e superbia denunciandola nell'opera. Mentre traduce in immagini e colori il mistero della Passione di Gesù, il pittore riflette sul presente osservandone i più intimi dettagli. Ci si trova così a contemplare non solo il mistero nascosto nel divino, ma anche quello che sottende gli aspetti più oscuri e profondi della concezione del dipinto.

    Sin dallo stupefacente inizio in cui il pittore inserisce gli esseri umani, in carne ed ossa, sullo sfondo del paesaggio da lui dipinto, lo spettatore viene fatto partecipe della scelta stilistica del film e viene guidato in un mondo e in un tempo che forse conosce poco. Ne osserva la quotidianità e vedremo come questa si traduca in simbolo alto. A partire dal mulino che domina dalla cima di una rupe l'ambiente circostante trasformato in dimora di un Dio che offre la materia prima per un pane che si trasforma in dono di sé.

    La circolarità dominante nel ritmo della composizione pittorica si riflette nel film e si muove all'interno della dinamica degli opposti Vita/Morte raffigurati dall'albero rigoglioso sulla sinistra e il palo con la ruota su cui si espongono alla voracità dei corvi i corpi dei condannati dei quali ci viene mostrata la desolata sorte.

    L'artista può riuscire ad entrare nei più reconditi pensieri della Madre che assiste al martirio del Figlio così come è in grado di sospendere il fluire dell'azione rendendo compresente una sofferenza che si fa dono ogni giorno fino alla fine dei tempi. Bruegel esprime così il divino e la sua lettura del senso della vita osservando i bambini, gli uomini e le donne con i loro talenti, ma anche con le loro meschinità. Solo con un'arte che si rifà al vero del vivere è possibile tentare di comprendere il Mistero nella sua complessità. Senza avere il timore di raffigurare un Gesù che cade sotto il peso della Croce, mentre la folla è più attenta a raggiungere il luogo in cui assistere al macabro spettacolo della sua morte, che alla sua sofferenza. Nello stesso momento Maria, con san Giovanni evangelista e due pie donne, cerca di trovare una ragione a quanto accade e la camera, pennello digitale dei nostri giorni, ne contestualizza il dolore rendendolo universale.

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