Il figliol prodigo (Giorgio de Chirico)

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Roma Casa-MuseoDeChirico FigliuolProdigo 1975.jpg
Giorgio de Chirico, Il figliol prodigo (1975), olio su tela
Il figliol prodigo
Opera d'arte
Stato

bandiera Italia

Regione bandiera Lazio
Regione ecclesiastica Lazio
Provincia Roma
Comune

Stemma Roma

Località
Diocesi Roma
Vicariatus Urbis
Parrocchia o Ente ecclesiastico Fondazione "Giorgio e Isa de Chirico"
Ubicazione specifica Casa-museo Giorgio de Chirico
Uso liturgico nessuno
Comune di provenienza
Luogo di provenienza
Oggetto dipinto
Soggetto Ritorno del figliol prodigo
Datazione 1975
Datazione
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Ambito culturale
Autore

Giorgio de Chirico

Altre attribuzioni
Materia e tecnica olio su tela
Misure h. 100 cm; l. 70 cm
Iscrizioni G. de Chirico / 1975
Stemmi, Punzoni, Marchi
Note
opera firmata e datata

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Collegamenti esterni
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11Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. 13Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. 17Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te;...
19non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. 20Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. 22Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. 23Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.
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Il figliol prodigo è un dipinto, eseguito nel 1975, ad olio su tela, da Giorgio de Chirico (1888 - 1978), collocato nella Casa-museo Giorgio de Chirico di Roma.

Descrizione

Soggetto

Il dipinto s'ispira alla Parabola del figlio prodigo, detta più correttamente Parabola del Padre misericordioso. La scena ritratta raffigura la conclusione della vicenda, ovvero il perdono del padre nei confronti del figlio minore pentito della propria condotta sperperante.

Nel dipinto, in una piazza, delimitata a destra da un edificio porticato ed aperta a sinistra su un lontano paesaggio, compaiono:

  • Giovane prodigo, rappresentato da un manichino senza volto, vivacemente colorato, che abbraccia il padre ed invoca il suo perdono.
  • Padre misericordioso, presentato come una rigida statua di gesso, che si piega verso il figlio minore e lo accoglie con un abbraccio amorevole e quasi protettivo.

Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche

La figura del manichino è ricorrente nella pittura di Giorgio de Chirico, soprattutto nei dipinti del periodo metafisico. Tale manichino, infatti, si caratterizzò fin dal principio come una metafora dell'artista creatore, una sorta di suo doppio inquietante, e costituì la soluzione più efficace alla tendenza del pittore a proiettarsi in modo autobiografico in ogni sua opera.

Iscrizione

Nel dipinto si trova un'iscrizione collocata, in basso a destra, vicino al basamento con colonna, in primo piano, dove si legge la firma e la datazione dell'opera:

« G. de Chirico / 1975 »

Notizie storico-critiche

Il soggetto del Figliol prodigo costituisce uno dei temi più cari a Giorgio de Chirico, sia per i riferimenti autobiografici, sia per le diverse sfumature che assume. Infatti, questo soggetto fu eseguito dal pittore per la prima volta come abbraccio tra un manichino ed una statua in un disegno del 1917, nel pieno dello sviluppo della pittura metafisica. Il tema, così realizzato, viene in seguito ripreso dall'artista negli anni Venti, quando, dopo essersi definito come "Pictor classicus", riprende il proprio rapporto con la tradizione pittorica, esercitando l’attività di copista nei musei. Nello stesso tempo "scopriva" la tecnica della tempera grassa, con cui erano realizzati i capolavori dei grandi maestri del Rinascimento, e la impiegò in modo particolare tra il 1920 ed il 1924. Con questa tecnica sono, infatti, realizzati i due dipinti in cui compare questo soggetto, anche se con interessanti differenze, nel 1922 e nel 1924. Ad accomunarli, oltre al tema, è tuttavia anche la ricomparsa del manichino, la cui iconografia risale al periodo metafisico, sviluppata tra la fase parigina e la successiva stagione ferrarese. .

La ripresa del soggetto in questo dipinto del 1975, realizzato da Giorgio de Chirico nel periodo detto "neometafisico" ha però il suo prototipo nel disegno del 1917. Oltre agli edifici rinascimentali vi ritroviamo, infatti, puntualmente lo stesso orizzonte alto, ma soprattutto il monumento equestre in cima alla salita e il basamento con colonna in primo piano, che non ricorrono invece nelle due versioni pittoriche degli anni Venti sopra ricordate.

Bibliografia
  • AA.VV., De Chirico, Editore Rizzoli-Skira, Milano 2008
  • Fondazione "Giorgio e Isa de Chirico" (a cura di), Giorgio de Chirico, la Casa-museo, Roma 2009
  • Magdalena Holzhey, De Chirico, Editore Taschen, Milano 2006
Voci correlate
Collegamenti esterni