Lettera contro l'eutanasia nazista
La lettera contro l'eutanasia nazista è una lettera pastorale dei vescovi cattolici tedeschi. Redatta il 26 giugno 1941, fu letta in tutte le chiese cattoliche la domenica 6 luglio seguente; tra le altre cose condannava (implicitamente) il programma nazista di eutanasia, Aktion T4 (Ti fiar).
Come la precedente enciclica papale contro il nazismo Mit brennender sorge (1937) e la successiva lettera pastorale olandese contro le segregazioni e deportazioni ebraiche Viviamo in un tempo di grande sofferenza (luglio 1942), anche questa lettera contro l'eutanasia causò gravi ripercussioni contro la Chiesa Cattolica. Diversamente da quelle però sortì l'effetto voluto, grazie anche alle energiche omelie del vescovo von Galen, portando alla chiusura (ufficiale) del programma di sterminio di disabili e ritardati.
Contesto storico
A partire dall'ottobre 1939 la Germania nazista aveva attuato un sistematico e segreto piano di eliminazione di persone "indegne di vivere" (lebensunwert).[1] Malati fisici e mentali tedeschi, adulti o bambini, erano considerati inutili zavorre per la società, e come tali eliminati. Il nome del progetto era "Aktion T4", dall'indirizzo Tiergartenstraße 4, una villa berlinese da dove veniva coordinato l'intero progetto. I malati venivano trasferiti in appositi "ospedali", che erano di fatto centri di sterminio, a Grafeneck, Brandeburgo, Bernburg, Hartheim, Sonnenstein, Hadamar. Qui venivano uccisi con iniezioni o camere a gas, che poi sono state applicate in più larga scala nei campi di sterminio. Ai parenti dei malati il trasferimento era inizialmente giustificato con l'applicazione di nuove terapie mediche, e la successiva soppressione era certificata come conseguenza di cause naturali o complicazioni. Dall'inizio del T4 alla sua soppressione ufficiale al 24 agosto 1941, si stima che le vittime siano state tra le 70.000 e 80.000.
Tuttavia, anche dopo la chiusura del programma, l'eutanasia di invalidi e malati continuò nei campi di sterminio, nell'ambito del trattamento speciale 14F13, fino al dicembre 1944. Le vittime di questa seconda fase furono più di 25/30.000.
Contenuto
Il testo della lettera pastorale appare pesato in ogni parola e apparentemente "cerchiobottista", tenendo conto della difficile situazione della Chiesa cattolica sotto il regime nazista.
La condanna all'eutanasia si riduce in definitiva ad una sola frase, verso la fine del testo: un uomo "mai può uccidere un innocente al di fuori della guerra e della legittima difesa" (nie darf er außerhalb des Krieges und der gerechten Notwehr einen Unschuldigen töten), principio generico e generale che però aveva una diretta applicazione in quel contesto.
Non vengono esplicitamente condannati (né tanto meno elogiati) Hitler, il partito nazista, il Reich tedesco, la guerra, anche se di questa viene rilevata la sofferenza che causava (in primo luogo) al popolo tedesco.
Larga parte del testo evidenzia, in un precario equilibrio:
- il contributo (forzato) che il popolo cattolico tedesco dava allo sforzo bellico, con edifici requisiti, suore e cappellani infermieri, seminaristi e novizi e fedeli coscritti;
- le ingiuste restrizioni che la vita ecclesiastica subiva dal regime, quanto in particolare alla libertà di culto e all'educazione religiosa di bambini e ragazzi, alla quale era chiamata a supplire la famiglia come "chiesa domestica".
La condanna dell'eutanasia, intesa come uccisione di un innocente al di fuori della legittima difesa, viene inclusa all'interno di un breve elenco di precetti, esplicitamente ricondotti non solo alla morale religiosa ma a quella naturale: non bestemmiare, non odiare il prossimo, non commettere adulterio, non mentire.
Citando infine il documento di condanna al nazismo Mit brennender Sorge (1937) di Pio XI, la lettera si pone in ferma opposizione all'insegnamento nazista, proponendo un implicito aut-aut che avrà conseguenze nel giudizio eterno.
La lettera, datata al 26 giugno 1941, fu letta "in tutti i pulpiti" delle chiese cattoliche tedesche la successiva domenica 6 luglio.
Conseguenze
La lettera, solennemente proclamata in tutte le chiese cattoliche tedesche, rappresentò un duro attacco al regime nazista. Il fulcro del testo, la condanna contro l'uccisione di uomini innocenti, fu ripreso dalle successive prediche del vescovo von Galen.[2][3] In esse sono chiaramente ed esplicitamente indicate le numerose sopraffazioni della Gestapo contro persone ed istituzioni cattoliche, oltre alla descrizione precisa delle deportazioni e delle uccisioni dei malati.
In particolare nella predica nella chiesa di San Lamberto del 3 agosto 1941 il vescovo aveva affermato:
« | Si giudica: Non possono più produrre, sono come una vecchia macchina, che non funziona più, come un vecchio cavallo diventato inguaribilmente zoppo. Sono come una mucca, che non dà più latte. Cosa si fa con una tale macchina? Viene demolita. Cosa si fa con un cavallo zoppo, con talaltra bestia improduttiva? No, non voglio portare a fine questo paragone, per quanto tremendi siano la sua giustificazione ed il suo potere illuminante. No, qui non si tratta di macchine, qui non si tratta di cavallo e di vacca, la cui unica destinazione è servire l'uomo, produrre beni per l'uomo. Possono essere fracassati, macellati, quando non rispondono più a questa destinazione.
No, qui si tratta di esseri umani, nostri consimili, nostri fratelli e nostre sorelle. Poveri esseri malati e, se si vuole, anche improduttivi! Ma per questo non meritano di essere uccisi. Hai tu, ho io il diritto alla vita soltanto finché noi siamo produttivi, finché siamo ritenuti produttivi da altri? Se si ammette il principio, ora applicato, che l'uomo «improduttivo» possa essere ucciso, allora guai a tutti noi, quando saremo vecchi e decrepiti! Se si possono uccidere esseri improduttivi, allora guai agli invalidi, i quali nel processo produttivo hanno impegnato le loro forze, le loro ossa sane, le hanno sacrificate e perdute! Se si possono eliminare con la violenza esseri improduttivi, allora guai ai nostri bravi soldati, che tornano in Patria gravemente mutilati, invalidi! Se poi si arriverà ad ammettere che delle persone abbiano il diritto di uccidere dei consimili, 'non produttivi' - anche se ora sono colpiti soltanto poveri ed indifesi malati di mente - allora per principio sarà permesso l'assassinio di tutte le persone non produttive, e cioè dei malati incurabili, degli invalidi del lavoro e di guerra, e quindi anche l'assassinio di noi tutti, quando saremo vecchi e decrepiti, e non più produttivi, è per principio lecito. E allora è sufficiente che un qualsiasi decreto segreto ordini che il procedimento sperimentato con i malati di mente venga esteso ad altri «improduttivi», per essere applicato anche ai tisici incurabili, ai decrepiti, agli invalidi sul lavoro, ai soldati gravemente mutilati. Allora nessuno è più sicuro della propria vita. Una qualunque Commissione lo può includere in una lista degli «improduttivi», che, secondo il loro parere, sono diventati «vite inutili». E nessuna polizia li proteggerà, e nessun Tribunale punirà il loro assassinio e condannerà l'assassino alla pena che si merita. Chi allora potrà avere ancora fiducia nel proprio medico? Può darsi che egli dichiari il malato come «improduttivo» e gli si ordini di ucciderlo. È inimmaginabile quale imbarbarimento dei costumi, quale generale diffidenza saranno portati entro le famiglie, se questa dottrina sarà tollerata, accettata e seguita. Guai agli uomini, guai al nostro popolo tedesco, se il sacro comandamento divino: «Non uccidere», che il Signore ha annunciato tra tuoni e lampi sul monte Sinai, che Iddio, nostro creatore, ha impresso sin dall'inizio nella coscienza degli uomini, non soltanto sia trasgredito, ma se tale trasgressione sia perfino tollerata ed impunemente messa in pratica » |
Diverse fonti contemporanee affermano che il testo dell'omelia fu lanciato dagli alleati sulle linee dei soldati tedeschi, che altrimenti non potevano venirne a conoscenza per la censura nazista: sapendo che potevano essere soppressi, se feriti o mutilati, questi sarebbero stati demotivati nello sforzo bellico.
In definitiva il programma T4 fu sospeso a fine agosto 1941. Nelle intenzioni di Hitler, al momento della vittoria finale avrebbe regolato i conti con von Galen "fino all'ultimo centesimo". Così non fu.
Testo integrale
Testo originale tedesco[4] | Traduzione italiana[5] |
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Hirtenbrief der am Grabe des heiligen Bonifatius versammelten Oberhirten der Diözesen Deutschlands Geliebte Diözesanen! Wenn wir Bischöfe Deutschlands uns heute mit einem gemeinsamen Hirtenwort an alle unsere Diözesanen wenden, dann sind wir uns dabei bewußt, eine ernste Pflicht zu erfüllen, die uns durch unsere heilige Sendung auferlegt ist, aber auch einem dringenden Verlangen und einer allgemeinen Erwartung der Gläubigen zu entsprechen. Vom Standpunkt unseres hl. Glaubens wollen wir Stellung nehmen zu manchen Zeitfragen, um Euch die gewünschte Aufklärung zu geben und Euch in der Glaubenstreue und im Gottvertrauen zu stärken. |
Lettera pastorale dei pastori delle diocesi della Germania riuniti presso la tomba di san Bonifacio
Cari (fedeli) diocesani! Se oggi noi vescovi della Germania ci rivolgiamo con una lettera pastorale congiunta a tutti i nostri diocesani, è perché siamo qui per adempiere a un dovere solenne che ci è imposto dalla nostra santa missione, ma anche per assecondare un desiderio urgente e una aspettativa condivisa dei fedeli. Vogliamo commentare i problemi attuali dal punto di vista della nostra santa fede, per darvi le informazioni desiderate e per confermarvi nella fedeltà e fiducia in Dio. |
I. Geliebte Diözesanen! In schwerster Zeit des Vaterlandes, das auf weiten Fronten einen Krieg von nie gekanntem Ausmaße zu fuhren hat, mahnen wir Euch zu treuer Pflichterfüllung, tapferem Ausharren, opferwilligem Arbeiten und Kämpfen im Dienste unseres Volkes. Wir senden einen Gruß dankbarer Liebe und innige Segenswünsche unseren Soldaten, Eueren Männern, Söhnen und Brüdern im Felde, die in heldenmütiger Tapferkeit unvergleichliche Leistungen vollführen und schwere Strapazen ertragen. Von Euch allen fordert der Krieg Anstrengungen und Opfer. Bei der Erfüllung der schweren Pflichten dieser Zeit, bei den harten Heimsuchungen, die im Gefolge des Krieges über Euch kommen, möge die trostvolle Gewißheit Euch stärken, daß Ihr damit nicht bloß dem Vaterlande dient, sondern zugleich dem heiligen Willen Gottes folgt, der alles Geschehen, auch das Schicksal der Völker und der einzelnen Menschen, in seiner weisen Vorsehung lenkt. Auf Um, den ewigen allmächtigen Gott, setzen wir unser Vertrauen, von ihm erflehen wir Gottes Schutz und Segen für Volk und Vaterland. |
I. Cari diocesani! Nel tempo più difficile per la patria, che ha portato agli ampi fronti di una guerra di proporzioni senza precedenti, vi invitiamo a essere fedeli al dovere, a perseverare nel coraggio, a sacrificarvi in lavoro e lotte al servizio del nostro popolo. Inviamo con grato amore saluti e i migliori auguri di cuore ai nostri soldati, i vostri mariti, figli e fratelli che sono nel campo di battaglia, che operano con un coraggio eroico senza pari e sopportano gravi disagi. Che sono sottratti da tutti voi per lo sforzo bellico e il sacrificio. In occasione dell'espletamento delle difficili missioni di questo tempo, nelle dure prove che vengono su voi a causa della guerra, possa rafforzarvi la consolante certezza che ciò non serve solo alla patria, ma anche alla santa volontà di Dio, che segue tutti gli eventi, il destino dei popoli e degli individui, che seguono la sua provvidenza. Alla fine, confidiamo nell'eterno Dio onnipotente, da lui imploriamo la protezione divina e la benedizione per il popolo e la patria. |
II. Geliebte Diözesanen! Aber nicht nur der Krieg, sondern auch andere Zeitereignisse, die das religiöse Gebiet berühren, bewegen Euch, von Eueren Bischöfen ein Wort der Aufklärung und der Ermutigung zu erbitten. In Erfüllung unserer oberlhirtlichen Pflicht wollen wir Euerer Bitte und Erwartung entsprechen. Ihr sollt wissen, daß Euere Bischöfe in diesen aufgeregten Zeiten auf dem Posten sind und für die Belange unseres heiligen Glaubens in voller Einmütigkeit untereinander mit allen erlaubten und möglichen Mitteln eingetreten sind und eintreten. Immer wieder haben die Bischöfe ihre berechtigten Forderungen und Beschwerden bei den zuständigen Stellen erhoben. Seid versichert: Die Bischöfe reden offen, weil sie als Lehrer des Glaubens und als Verteidiger der Rechte der Kirche die hl. Pflicht dazu in sich fühlen. Durch dieses Hirtenwort wollen wir Bischöfe Euch helfen, daß Dir die wirkliche Lage der Kirche im Lichte des Glaubens zu sehen und zu beurteilen vermöget. Wir wollen Euch bewahren vor einem verhängnisvollen seelischen Zwiespalt, der in Euch den Geist froher Pflichterfüllung gefährden könnte. Wir wollen Euch mahnen, jene ruhige und entschlossene Haltung zu erlangen, die aus festem Glauben und starkem Gottvertrauen hervorgeht. Die Zeitereignisse, die wir meinen, sind Euch allen längst bekannt und Gegenstand Euerer und unserer ernsten Sorge. Es sind die Beschränkungen und Beengungen, die der freien Glaubens-Verkündigung und dem religiös-kirchlichen Leben in der letzten Zeit bereitet wurden. |
II. Cari diocesani! Ma non solo la guerra, anche altri eventi attuali, che competono all'ambito della religione, vi riguardano, e i vostri vescovi vi rivolgono una parola di illuminazione e di incoraggiamento. Nell'adempimento del nostro sommo dovere, vogliamo venire incontro anche alle vostre attese. Dovete sapere che i vostri vescovi in questi tempi sono turbati e hanno difeso gli interessi della nostra santa fede in piena unità tra loro e con tutti i mezzi possibili e disponibili. Più volte i vescovi hanno alzato le loro legittime richieste e denunce alle autorità competenti. Siatene certi: i vescovi parlano apertamente, perché avvertono in se stessi il santo dovere della Chiesa di essere maestri della fede e difensori dei diritti. Attraverso questa lettera pastorale noi vescovi vogliamo aiutarvi, così da vedere la reale situazione della Chiesa alla luce della fede e si possa valutare. Vogliamo proteggevi da un dilaniante conflitto spirituale, che potrebbe comprensibilmente compromettere in voi uno spirito di gioia. Vi vogliamo esortare a mantenere un atteggiamento calmo e determinato, che deriva da una fede solida e da una forte fiducia in Dio. Gli eventi attuali, ai quali ci riferiamo, sono ben noti a tutti voi e al centro della nostra grave preoccupazione. Sono le limitazioni e le difficoltà dell'annuncio della fede e della vita religiosa-ecclesiastica avvenute negli ultimi tempi. |
Unsere Kirche ist das gottgewollte sichtbare Gottesreich auf Erden, in das der Mensch durch die Taufe eingetreten ist und das ihn in voller Selbständigkeit den Weg zu seiner übernatürlichen Bestimmung führen muß und will. Sie hat darum auch das von Gott gegebene Recht und die Pflicht der religiös-sittlichen Belehrung und Erziehung der Jugend vom frühesten Kindesalter an und der freien Verkündigung des Evangeliums Christi in dem Ausmaße, wie sie es selbst für notwendig hält. Die Kirche hat das Recht auf Freiheit des Gottesdienstes und auf eine Feiertagsordnung, die sich nach dem religiösen Bedürfnis der Gläubigen richtet. Die Kirche ist und bleibt die Hüterin der von Gott gegebenen sittlichen Gesetze und kann niemals gutheißen, was Gott verboten hat. Dadurch erhält sie auch dem Volke das starke Fundament der sittlichen Kraft und gesellschaftlichen Ordnung. Die Kirche hat das von ihrem göttlichen Stifter gegebene Recht und die Pflicht der Ausübung der Caritas. In der Erfüllung dieser Aufgabe haben besonders die religiösen Orden und Genossenschaften sich unvergängliche Verdienste für das Volkswohl erworben und haben darum immer die Liebe und Wertschätzung des kathol. Volkes in hohem Maße genossen. Auf allen diesen Gebieten sind der Kirche aber im Laufe der letzten Jahre und besonders der letzten Monate große Hemmungen bereitet [worden]. Wenn durch Kriegsnotwendigkeiten Opfer von uns verlangt wurden, haben wir diese Opfer aus Liebe zum Volksganzen für die Dauer des Krieges mit freudiger Zustimmung gebracht. |
La nostra Chiesa è il regno di Dio sulla terra voluto da Dio, nel quale l'uomo è entrato attraverso il battesimo e nel quale, in piena autonomia, deve trovare la via e la forza per raggiungere il suo destino soprannaturale. Essa ha dunque anche il diritto dato da Dio e il dovere della istruzione morale e religiosa e dell'educazione dei giovani dalla più tenera età, e (ha diritto) alla libera predicazione del Vangelo di Cristo nella modalità che, da se stessa, ritiene necessaria. La Chiesa ha il diritto alla libertà di culto e a un calendario di festività, che garantisca le esigenze religiose dei fedeli. La Chiesa è e rimane il custode della legge morale data da Dio, e non potrà mai tollerare ciò che Dio ha vietato. Con questo si garantisce anche al popolo il solido fondamento della forza morale e dell'ordine sociale. La Chiesa ha ricevuto, dal suo divino fondatore, il diritto e il dovere dell'esercizio della carità. Nell'adempimento di questo compito, in particolare gli ordini religiosi e le cooperative hanno meritato l'eterna gratitudine per il benessere del popolo, e hanno poi sempre grandemente goduto dell'amore e della stima del popolo cattolico. In tutti questi ambiti opera la Chiesa, ma nel corso dell'ultimo anno, e in particolare dell'ultimo mese, si sono verificati grandi ostacoli. Quando ci sono stati richiesti sacrifici per le necessità della guerra, abbiamo fatto questi sacrifici per amore dell'intero popolo per tutta la durata della guerra, con gioioso consenso. |
Klöster und kirchliche Anstalten wurden bereitwillig für militärische Zwecke oder für die Unterbringung der Umsiedler zur Verfügung gestellt. Unsere Ordensschwestern haben sich für die Pflege der Verwundeten und kranken Krieger gern bereit erklärt. Unsere Priester, die als Sanitäter im Felde stehen, unsere zahlreichen Theologiestudierenden und Klosterzöglinge, die dem Vaterlande mit den Waffen dienen, stehen an Einsatzbereitschaft und soldatischer Haltung hinter niemandem zurück und teilen die Entbehrungen und Gefahren ihrer Kameraden. Aber wir verstehen es nicht und sind mit großem Schmerz darüber erfüllt, daß manche Maßnahmen getroffen wurden, die tief in das kirchliche Leben eingreifen, ohne daß sie durch Kriegsnotweudigkeit begründet sind. Wir erinnern nur an die Einschränkungen auf dem Gebiete der religiösen Erziehung, des religiösen Schrifttums, der außerordentlichen Seelsorge in Exerzitien und Einkehrtagen, der Seelsorge in den öffentlichen Krankenanstalten, des Gottesdienstes und der kirchlichen Feiertage. Wir denken mit Trauer daran, daß in den letzten Monaten so manche Klöster und kirchl. Anstalten geschlossen und nichtkirchlichen Zwecken zugeführt wurden. Wir haben inniges Mitleid mit den Ordensleuten, die aus ihrer klösterlichen Heimat verwiesen wurden. Das kathol. Volk dankt ihnen für alles, was sie in Seelsorge, Erziehung und Caritas in der Öffentlichkeit oder durch Gebet und Sühne in der Stille der beschaulichen Klöster gewirkt haben, und wird sie, die treuen Söhne und Töchter des Vaterlandes und der Kirche, nicht im Stich lassen. Unbegreiflich ist es uns und Euch, daß solche Maßnahmen in der Kriegszeit getroffen werden, in der die geschlossene Einheit des Volkes bewahrt und nicht durch Verletzung der religiösen Gefühle eines großen Volksteiles gefährdet und getrübt werden sollte. |
Monasteri e istituzioni ecclesiastiche di buon grado furono adibiti a scopi militari o furono disponibili a ospitare gli sfollati. Le nostre suore si sono adoperate volenterosamente per la cura di soldati feriti e malati. I nostri sacerdoti operano come infermieri nel campo di battaglia, molti nostri seminaristi e novizi servono la patria con le armi, non rimanendo dietro a nessuno per impegno e condotta militare, condividendo le difficoltà e i pericoli dei loro compagni. Tuttavia non comprendiamo, e si è ripieni di grande dolore a riguardo, il motivo per cui si sono intraprese azioni che influenzano profondamente la vita della Chiesa, senza che siano giustificate da motivi relativi alla guerra. Ricordiamo solo le restrizioni riguardanti l'istruzione religiosa, la letteratura religiosa, i ritiri spirituali straordinari e le giornate di riflessione, la cura spirituale negli ospedali pubblici, il culto e le feste ecclesiali. Pensiamo con tristezza al fatto che negli ultimi mesi tanti monasteri e istituzioni ecclesiastiche sono stati chiusi e non hanno adempiuto ai loro scopi religiosi. Abbiamo sentito cordoglio per i religiosi che sono stati espulsi dai loro monasteri. Il popolo cattolico li ringrazia per tutto quello che hanno fatto nella cura spirituale, nell'educazione e della carità in pubblico o attraverso la preghiera e la penitenza nel silenzio dei monasteri contemplativi, e sono stati abbandonati fedeli figli e figlie della patria e della Chiesa. È incomprensibile per noi e voi che tali misure siano adottate in tempo di guerra, quando si deve mantenere la stretta unità del popolo, e non deve invece essere compromessa violando e offuscando i sentimenti religiosi di una gran parte di persone. |
Geliebte Diözesanen! Die Tatsache läßt sich nicht leugnen, daß gegenwärtig, sei es durch Kriegsnotwendigkeit bedingt oder nicht, eine weitgehende Beengung in der Ausübung unserer heiligen Religion besteht. Das darf uns aber nicht entmutigen und nicht nachlässig machen. Die Zeit der Heimsuchung ist eine Prüfung und Bewährung unserer Glaubenstreue. Auf einige Pflichten, die unsere Zeit uns auferlegt, sei besonders hingewiesen. Ihr habt nicht mehr die religiösen Sonntagsblätter und Bistumsblätter, die bisher der Verkündigung des Glaubens und der Festigung der sittlichen Kraft in den Familien dienten. Solange sie nicht mehr erscheinen, müßt Ihr Eltern mehr als je darum bemüht sein, durch den eifrigen Besuch der Predigt und der Förderung der Kinderseetsorge für Euch selbst und Euere Kinder zu ersetzen, was an gedruckter religiöser Unterweisung fehlt. Mehr als je ist es jetzt die Pflicht der Eltern, sich um die Bücher zu kümmern, die in die Hände ihrer Kinder kommen, und dafür zu sorgen, daß wenigstens einige gute Bücher als Hausbibliothek in der Familie vorhanden sind und gemeinsam gelesen werden. Mit tiefem Schmerz hören wir die Kunde, daß die katholischen Kindergärten, die als Ergänzung der religiösen Familienerziehung vom kathol. Volk mit besonderer Liebe gepflegt wurden, nunmehr trotz aller Proteste der Bischöfe in weiten Gebieten des Reiches beseitigt werden. Die kathol. Schulen sind uns schon früher genommen [worden]. Der Religionsunterricht in den Schulen ist immer mehr verkürzt oder ganz ausgeschaltet [worden]. Nun gilt für Euch, christliche Eltern, das streng verpflichtende Gottesgebot selbst die Religionslehrer Euerer Kinder zu werden. Anleitung zur Erfüllung dieser ersten und schönsten Elternpflicht werden Euch Euere Priester gern geben; an Euch ist es, auf diese Anregungen willig einzugehen. Je schwieriger für Eltern und Kinder der regelmäßige und häufige Besuch des Gottesdienstes in der Kirche wird, desto mehr muß wieder die Wohnung einer jeden christlichen Familie zu einem kleinen Gotteshaus werden. In dem Heiligtum der gottgeweihten christlichen Familie muß es ein heiliger Brauch sein, daß sich alltäglich, soweit es möglich ist, die Hausgenossen vor dem Bilde des Gekreuzigten versammeln, um in gemeinsamem Gebete der großen Anliegen der Kirche und des Volkes, der kirchlichen und der weltlichen Obrigkeit, zu gedenken. Betet bei diesen häuslichen Andachten auch für die teueren Verstorbenen Euerer Familien, betet für Euere Kranken, betet für die Väter, die Gatten, die Brüder und Söhne, die in der Feme den Gefahren des Krieges ausgesetzt sind. Der Glaube und die Tugend Euerer Kinder muß der tägliche Gegenstand Eueres anständigen Gebetes sein. Besonders dann, wenn die Zeitverhältnisse eine räumliche Trennung von Eueren Kindern gebracht haben und den Kindern in der Ferne Gottesdienst und religiöse Betreuung fehlen, müssen sie nicht bloß durch Euere Briefe immer wieder an ihre Pflichten gegen Gott erinnert werden, sondern dann müssen die Gebete, die Ihr für Euere Kinder verrichtet, wie heilige Gottesengel sein, die ihnen auf allen ihren Wegen in der Ferne das Geleite geben. |
Cari diocesani! Il fatto che non si può negare è che attualmente, a causa di necessità di guerra o no, c'è una costrizione significativa nell'esercizio della nostra santa religione. Che non dovrebbe essere scoraggiata e non (dovrebbe essere) fatta con noncuranza. Questo tempo di afflizione è una prova e un rafforzamento della nostra fedeltà. Alcuni doveri ci sono imposti nel nostro tempo, ai quali in particolare bisogna prestare attenzione. Non ci sono più i giornali religiosi della domenica e quelli episcopali, che fino ad ora sono serviti all'annuncio della fede e al consolidamento della forza morale nelle famiglie. Finché non appariranno ancora, voi genitori dovete più che mai cercare di sostituirli con la zelante partecipazione alle prediche e con la promozione dell'educazione dell'infanzia, per voi stessi e i vostri figli, per sostituire l'istruzione religiosa stampata che manca. Adesso più che mai, c'è ora il dovere dei genitori di prendersi cura dei libri che vengono nelle mani dei loro figli, assicurandosi che almeno alcuni buoni libri disponibili in biblioteca siano letti assieme in famiglia. Con vivo dolore sentiamo la notizia che le scuole materne cattoliche, che completano l'educazione religiosa familiare, gestite con particolare amore dal popolo cattolico, nonostante le proteste dei vescovi stanno per essere soppresse in larga parte del Reich. Le (altre) scuole cattoliche ci sono già state portate via. L'insegnamento della religione nelle scuole è sempre più limitato, o interamente soppresso. Ora compete a voi, genitori cristiani, l'adempiere con impegno al comandamento divino, diventando voi stessi insegnanti di religione dei vostri bambini. I vostri sacerdoti saranno lieti di fornirvi informazioni per adempiere questo primario e ottimo dovere genitoriale, e starà a voi accogliere questi suggerimenti. Non dovrà mai essere difficile, per genitori e figli, visitare regolarmente e frequentemente il culto divino in chiesa, e ancor più l'abitazione di ogni famiglia cristiana dovrà essere una casa di Dio. Nel santuario della famiglia cristiana consacrata a Dio ci devono essere sante abitudini come, dove è possibile, il ritrovarsi quotidianamente davanti all'immagine del Crocifisso, nella preghiera comune per ricordare le grandi preoccupazioni della Chiesa e del popolo, delle autorità ecclesiali e laiche. Pregate con queste devozioni domestiche anche per i cari defunti della vostra famiglia, pregate per vostri malati, pregate per i padri, i mariti, i fratelli e i figli che, lontani, sono esposti ai pericoli della guerra. La fede e la virtù dei vostri figli deve essere oggetto quotidiano della vostra preghiera. In particolare, se le circostanze attuali vi hanno portato a una separazione dai vostri figli, e i figli sono lontani dal culto divino e religioso, non solo devono essere esortati con le vostre lettere ai doveri verso Dio, ma dovete anche pregare per i vostri figli, affinché i santi angeli di Dio siano per loro come protezione in tutte le loro vie. |
III. Geliebte Diözesanen! Während wir Bischöfe an dem Grabe des hl. Bonifatius versammelt sind, dessen Lebensarbeit es war, das deutsche Volk unserm Herrn und Heiland Jesus Christus zuzuführen, und der in Erfüllung dieser Aufgabe eines glorreichen Martertodes starb, macht uns noch mehr Sorge - als alle genannten Einzelerscheinungen - die Beobachtung, daß zur Zeit manche Kräfte an der Arbeit sind, diese segensvolle Verbindung zwischen Christus und dem deutschen Volke wieder zu lösen. Es geht um Sein oder Nichtsein des Christentums und der Kirche in Deutschland. Kürzlich ist in Hunderttausenden von Exemplaren ein Buch verbreitet worden, das die Behauptung aufstellt, wir Deutschen härten heute zwischen Christus und dem deutschen Volke zu wählen. Geliebte Diözesanen! Mit flammender Entrüstung lehnen wir deutsche Katholiken es ab, eine solche Wahl zu treffen. Wir heben unser deutsches Volk und dienen ihm, wenn es nottut bis zur Hingabe unseres Lebens. Zugleich aber auch leben und sterben wir für Jesus Christus und wollen ihm in dieser Zeit und für alle Ewigkeit verbunden bleiben. Wir sind überzeugt, unserem teueren deutschen Volke den wertvollsten Dienst zu leisten, wenn wir ihm Christus und seine Lehre erhalten. Eine entsetzliche Verarmung würde es für unser Volk bedeuten, wenn es jene christlichen Grundsätze preisgäbe, die seit mehr als einem Jahrtausend das Fundament seiner geistigen und sittlichen Kultur gewesen sind. Auch für unser Volk ist erst aus dem christlichen Glauben jene edle Auflassung der menschlichen Persönlichkeit erwachsen, die einerseits von jedem einzelnen verlangt, sich als ein opferwilliges Glied der Gemeinschaft einzuordnen, andererseits aber auch jeder Einzelperson gottgegebene ursprüngliche Rechte und Freiheiten zuspricht, vor denen nach Gottes Willen alle geschöpflichen Ansprüche Halt machen müssen. Wenn wir uns um die Erhaltung des Christentums in unserem Volke bemühen, dann setzen wir uns also dadurch auch ein für das Persönlichkeitsrecht und die Würde des deutschen Menschen. Vor allem aber halten wir fest an Jesus Christus, weil er der eingeborene Sohn Gottes ist, der in diese Welt kam, damit wir das Leben haben und es überreichlich haben (Job. 10,10), weil kein anderer Name den Menschen unter dem Himmel gegeben ist, durch den wir selig weiden sollen (Apg. 4,7 und 12). Auf die Zumutung, Christus zu verlassen, antworten wir wie einst der hl. Petrus: "Herr, zu wem sollen wir gehen? Du hast Worte des ewigen Lebens, und wir haben geglaubt und erkannt, daß Du bist Christus, der Sohn Gottes" (Job. 6,69 ff). Weil wir Christus die Treue halten, wird uns auch nichts trennen von seiner hl. Kirche, die er auf dem Felsenfundament des Papsttums gründete. Mit dem Stellvertreter Christi auf Erden, mit unserem Hl. Vater, bleiben wir stets in kindlicher Liebe verbunden. Unserer Kirche, der Lehrerin der Wahrheit, der Hüterin der christlichen Sitte, wollen wir gehorsam folgen, auch wenn die Beobachtung der Gebote, die sie in Gottes Namen verkündet, von uns Opfer verlangt. Gewiß gibt es nach der katholischen Sittenlehre auch Gebote, die nicht verpflichten, wenn ihre Erfüllung mit allzugroßen Schwierigkeiten verbunden wäre. Es gibt aber auch heilige Gewissenspflichten, von denen uns niemand befreien kann, und die wir erfüllen müssen, koste es uns selbst das Leben: Nie, unter keinen Umständen, darf der Mensch Gott lästern, nie darf er seinen Mitmenschen hassen, nie darf er außerhalb des Krieges und der gerechten Notwehr einen Unschuldigen töten, nie darf er ehebrechen, nie lügen. Nie darf er seinen Glauben verleugnen oder sich durch Drohung oder Versprechung verleiten lassen, aus der Kirche auszutreten. Wir erinnern die Katholiken, die meinen, aus irdisch-menschlichen Rücksichten aus der Kirche austreten zu können, an die eindringlichen Worte des Papstes Pius XI: "Hier ist der Punkt erreicht, wo es um Letztes und Höchstes, um Rettung oder Untergang geht, und wo infolgedessen den Gläubigen der Weg heldenmütigen Starkmutes der einzige Weg des Heiles ist". Wenn der Versucher an ihn herantritt, mit dem Judasansinnen des Kirchenaustrittes, dann kann er ihm nur - auch um den Preis schwerer irdischer Opfer - das Heilandswort entgegenhalten: "Weiche von mir, Satan, denn es steht geschrieben: Den Herrn Deinen Gott sollst Du anbeten und ihm allein dienen". Zu der Kirche aber wird er sprechen: "Du meine Mutter, von den Tagen meiner Kindheit an, mein Trost im Leben, meine Fürbitterin im Sterben - mir soll die Zunge am Gaumen kleben, wenn ich - irdischen Lockungen oder Drohungen weichend - an meinem Taufgelübde zum Verräter würde." Solchen aber, die vermeinen, sie könnten mit äußerlichem Kirchenaustritt das innere Treuverhältnis zur Kirche verbinden, möge des Heilandes Wort ernste Mahnung sein: "Wer mich vor den Menschen verleugnet, den werde auch ich vor meinem Vater verleugnen, der im Himmel ist" (Luk. 12,9). Geliebte Diözesanen! Gewiß sind manche in unserere Zeit durch die Glaubenskämpfe wankend geworden oder ganz von Christus und seiner Kirche abgefallen. Das ist uns ein herber Schmerz. Aber mit Freude können wür auch mit dem hl. Johannes sagen: "Eine größere Freude habe ich nicht, als wenn ich höre, daß meine Kinder in der Wahrheit wandeln (3 Joh. 4). Viele, sehr viele wandeln in der Wahrheit, stehen trotz der Bedrängnisse in Treue fest zu Christus und seiner Kirche und erfüllen selbst unter großen Opfern ihre religiösen Pflichten. Diesen allen danken wir für ihre Treue. Wir alle - Bischöfe, Priester und Gläubige - wollen uns aufs neue zusammenschließen auf dem Felsengrund unserer hl. Kirche, um das Kreuz unseres Erlösers. Wir wollen in dieser stürmischen Zeit fortfahren, in Liebe und Vertrauen uns zu stärken und zu stutzen durch Gebet, Belehrung und Beispiel. Wenn diese kurze Zeit irdischer Prüfung zu Ende geht werden wir am Eingangstore der Ewigkeit aus dem Munde unseres Erlösers und Richters den Urteilsspruch vernehmen: "Du hast mich vor den Menschen bekannt, deshalb werde auch ich Dich bekennen vor meinem Vater, der im Himmel ist" (Matth. 10,32). |
III. Cari diocesani! Mentre noi vescovi siamo riuniti presso la tomba di S. Bonifacio, la cui vita di lavoro è stata quella di portare al popolo tedesco al nostro signore e salvatore Gesù Cristo, e che è morto in questo compito di una morte con glorioso martirio, ci fa ancor più preoccupare - oltre a tutti questi fenomeni specifici - l'osservazione che attualmente alcune forze sono al lavoro per dissolvere questa unione benedetta tra Cristo e il popolo tedesco. È una questione di vita o di morte per il cristianesimo e la Chiesa in Germania. Di recente è stato diffuso un libro in centinaia di migliaia di copie che contiene l'affermazione per cui noi tedeschi oggi dobbiamo scegliere tra Cristo e il popolo tedesco. Cari diocesani! Con ardente indignazione rigettiamo il fatto di spingere i cattolici tedeschi a compiere tale scelta. Noi esaltiamo il nostro popolo tedesco e lo serviamo, se necessario fino al sacrificio della nostra vita. Contemporaneamente però vogliamo vivere e morire per Gesù Cristo e vogliamo rimanere legati a lui, in questo tempo e per tutta l'eternità. Siamo convinti di fornire un servizio prezioso al nostro caro popolo tedesco se lo portiamo a Cristo e al suo insegnamento. Sarebbe un terribile impoverimento per il nostro popolo, se abbandonasse quei principi cristiani che sono stati, per più di un millennio, il fondamento della sua cultura intellettuale e morale. Anche per il nostro popolo, è solo abbandonandosi alla fede cristiana che può crescere la nobiltà della persona umana, da un lato poiché richiede a ognuno, anche con spirito di sacrificio, di far parte della comunità, d'altro lato però attribuisce anche a ogni singola persona diritti e libertà donati da Dio, e di fronte alla volontà di Dio deve fermarsi ogni pretesa delle creature (umane). Se ci sforziamo per la conservazione del cristianesimo nel nostro popolo, allora garantiremo anche diritti individuali e dignità agli uomini tedeschi. Ma soprattutto rimaniamo fissi in Gesù Cristo, poiché è l'unigenito Figlio di Dio, che è venuto in questo mondo, affinché noi avessimo la vita e l'avessimo in abbondanza (Gv 10,10 ), poiché non c'è nessun altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale possiamo pascolare beati (At 4,7.12 ). Al suggerimento di lasciare Cristo, rispondiamo come già ha fatto san Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei Cristo, il Figlio di Dio" (Gv 6,68 ss.) Se teniamo fede a Cristo, nulla ci separerà dalla sua santa Chiesa, che lui ha basato sulle roccia di fondamento del papato. Con il vicario di Cristo in terra, con il nostro Santo Padre, siamo sempre legati con amore filiale. La nostra Chiesa, maestra di verità, il custode della morale cristiana, vogliamo seguire docilmente, anche se l'osservare i comandamenti, che proclama in nome di Dio, richiede da noi sacrificio. Certo, l'insegnamento morale cattolica o dei comandamenti non si impone allorquando il loro adempimento implicasse eccessive difficoltà. Ma ci sono anche gli obblighi sacri della coscienza da cui nessuno ci può esimere e i quali dobbiamo adempiere, anche a costo della nostra vita: mai in nessun caso l'uomo può bestemmiare Dio, mai può odiare i suoi consimili, mai può uccidere un innocente al di fuori della guerra e della legittima difesa, mai può commettere adulterio, mai può mentire. Mai può rinnegare la sua fede o essere indotto ad allontanarsi o lasciare la Chiesa con minacce o promesse. Ricordiamo i cattolici che credono, sulla base di considerazioni terrene-umane, di poter lasciare la Chiesa, le ferme parole di Papa Pio XI: "Si è ormai giunti a un tal punto, che è in gioco il fine ultimo e più alto, la salvezza o la perdizione; e quindi unico cammino di salute per il credente resta la via di un generoso eroismo. Quando il tentatore e l’oppressore gli si accosterà con le insinuazioni traditrici di uscire dalla Chiesa, allora egli non potrà che contrapporgli - anche a prezzo dei più gravi sacrifici terreni - la parola del Salvatore: Allontànati da me, o Satana, perché sta scritto: adorerai il Signore Dio tuo e a lui solo servirai. Alla Chiesa invece rivolgerà queste parole: O tu, che sei madre mia fin dai giorni della mia fanciullezza, mio conforto in vita, mia avvocata in morte - si attacchi la lingua al mio palato, se io - cedendo a terrene lusinghe o minacce - dovessi tradire il mio voto battesimale. A coloro poi, i quali si lusingassero di potere conciliare con l’esterno abbandono della Chiesa la fedeltà interiore ad essa, sia di monito severo la parola del Salvatore: Chi mi rinnega davanti agli uomini, lo rinnegherò davanti al Padre mio, che è nei cieli (Lc 12,9 )" (Mit brennender Sorge, 24). Cari diocesani! Certo, alcuni nel nostro tempo, a causa delle guerre di religione, hanno vacillato o si sono completamente allontanati da Cristo e dalla sua Chiesa. Questo ci è di grande dolore. Ma con gioia potremmo anche dire con san Giovanni: "Non ho gioia più grande di questa: sapere che i miei figli camminano nella verità" (3Gv 4 ). Molti, moltissimi camminano nella verità, nonostante le difficoltà rimangono fedeli saldamente a Cristo e alla sua Chiesa, e soddisfano anche con grandi sacrifici i loro obblighi religiosi. Ringraziamo tutti costoro per la loro fedeltà. Tutti noi - vescovi, preti e fedeli - vogliamo ancora ritrovarci nel fondamento della nostra santa Chiesa, presso la croce del nostro salvatore. Vogliamo continuare, in questo tempo tumultuoso, con l'amore e la fedeltà a rafforzarci e sostenerci attraverso la preghiera, l'insegnamento e l'esempio. Quando questo breve tempo terreno di prova finirà, ci troveremo all'ingresso dell'eternità e sentiremo dalla bocca del nostro salvatore e giudice il verdetto: "Tu mi hai riconosciuto davanti agli uomini, anch’io ti riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli" (Mt 10,32 ). |
Fulda, den 26, Juni 1941 Die am Grabe des hl. Bonifatius versammelten Erzbischöfe und Bischöfe Deutschlands
Dieser Hirtenbrief ist am 6. Juli von allen Kanzeln zu verlesen. Für die Diözese Linz † fr Josephus Calasanctius Fließer e.h. Kapitelvikar |
Fulda, 26 Giugno 1941
Gli arcivescovi e vescovi della Germania riuniti presso la tomba di san Bonifacio
Questa lettera pastorale sarà letta il 6 luglio da tutti i pulpiti. Per la diocesi di Linz fr. Josephus Calasanctius Fließer e.h. Vicario capitolare |
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