Nazismo

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Il Nazismo, o più propriamente detto nazionalsocialismo, è stata un'ideologia di estrema destra che ha avuto la massima diffusione in Germania e Austria fra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Essa si caratterizzava per una visione nazionalista del socialismo radicale, populista, statalista, razzista e totalitaria. Ideologo, capo ed organizzatore ne fu Adolf Hitler.

La svastica, simbolo del nazionalsocialismo

Storia

Adolf Hitler nel 1932

Come movimento politico si impose attraverso il Partito nazionalsocialista, fondato ufficialmente a Monaco di Baviera nell'aprile 1920 e che ebbe come animatori G. Feder, teorico del movimento, il poeta razzista e populista Dietrich Eckart, Rudolph Hess, Hermann Göring, Alfred Rosenberg e soprattutto Hitler. Rimasto a lungo un piccolo partito, limitato dapprima alla zona del bavarese, il partito tentò nel 1923 a Monaco un colpo di Stato che fallì; ricostituito nel 1925, dopo la crisi del '29 che aveva portato a una gravissima crisi economica in Germania, si rafforzò notevolmente e divenne il primo partito, mentre il secondo partito era il KPD, cioè il partito comunista. In quel periodo ci furono diversi scontri armati fra i due partiti: i comunisti consideravano principale nemico il partito socialista e non presero alcuna iniziativa a livello parlamentare contro i nazisti.[1]

Nel 1933 Hitler fu nominato cancelliere e ottenne i pieni poteri; con l'invasione della Polonia, nel 1939 diede avvio alla seconda guerra mondiale e, infine nel 1945, in seguito alla sconfitta subita dai Tedeschi nella Seconda Guerra Mondiale, il partito venne disciolto.

Ideologia

Diventato sistema di governo dal 1933 al 1945, aveva come principio portante il mito della superiorità della razza ariana che prevedeva la riunione di tutti i Tedeschi in una sola grande Germania sotto la guida di un capo carismatico, il Führer. Hitler, infatti, fondava la concezione di base del nazionalsocialismo sulla riunificazione di tutti i territori germanofili: Alsazia, Lorena (regione francese), Svizzera tedesca, Liechtenstein, Lussemburgo, Paesi Bassi, Danimarca, Norvegia, Svezia, Islanda e regioni a prevalenza etnica tedesca in Italia (|Alto Adige e porzioni del Veneto abitate da Cimbri e Ladini), Polonia, Cecoslovacchia, Lituania e Lettonia (la regione attorno al porto di Liepāja) ed Ucraina (fino al 1941 era stanziata, tra il basso corso dei fiumi Don e Volga una nutrita comunità di russo - tedeschi, i "Tedeschi del Volga", discendenti dei coloni germanici che la zarina Caterina II, anch'ella d'origini tedesche, aveva chiamato ivi a stanziarsi, nel 1762, e che furono deportati da Stalin nella regione dell'Altai, principalmente). Basandosi su questa teoria, l'ideologia nazista prevedeva un "focolare unico" ("Vaterland") in cui comprendere tutti i popoli di lingua germanica, il cosiddetto "Pangermanesimo" espressa dal motto tipicamente nazista di "Ein Volk, ein Reich, ein Führer!" ("Un solo popolo, un solo stato, un'unica guida politica!").

Spesso il pensiero del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche è indicato come principio del nazismo, soprattutto nella descrizione del "Superuomo" (Hitler stesso si dichiarò tale); molti motivi ripresi dal nazismo - l'esaltazione della volontà prevaricatrice, il disprezzo per i valori cristiani e la celebrazione della potenza dell'uomo come valore primario - siano effettivamente parte integrante del pensiero nietzschiano.

Razzismo e antisemitismo

Il cuore dell'ideologia nazista era il concetto di razza, essa ipotizzava la superiorità della razza ariana come "razza dominante" sulle altre e particolarmente su quella ebraica. Hitler citava la razza ebraica come particolarmente sana e intelligente, proprio a causa della sua "purezza" (intesa come la non mescolanza con altre razze, data la segregazione secolare). Questo tipo di purezza sarebbe quella a cui avrebbe dovuto aspirare la "razza germanica": in seguito il nazismo tentò di dimostrare scientificamente queste affermazioni con esperimenti di grande violenza.

Comunque, da qui la contrapposizione tra la "razza eletta", di stirpe germanica, e le razze inferiori il cui cómpito era quello di occuparsi dei lavori pesanti a tutto beneficio della classe dominante[2]. In particolare, se una razza dominante aveva bisogno di "spazio vitale" ("Lebensraum"), si pensava che avesse il diritto di prenderlo e di eliminare o ridurre in schiavitù le razze schiave indigene. Di conseguenza, le razze senza una patria venivano definite "razze parassite" (o "razze bastarde"): più gli appartenenti a una razza parassitaria erano ricchi e più virulento era considerato il parassitismo[2]. Una "razza dominante" poteva quindi, secondo la dottrina nazista, rafforzarsi facilmente eliminando le "razze parassitarie" dalla propria patria, addirittura interi popoli, che si ritenevano essere - stando alle parole di Hitler medesimo nel suo Mein Kampf - "...Parassiti e bastardi, indegni di vivere[2]. Questa era la giustificazione teorica per l'oppressione e l'eliminazione fisica degli ebrei e degli slavi.

Per diffondere questo pensiero, e farlo assimilare dalla popolazione, venivano mostrati filmati di tedeschi deformi, fisicamente o mentalmente, fatti giungere da tutta la Germania in alcuni centri di raccolta, mettendo in evidenza i loro problemi fisici e mentali; furono questi i primi esseri umani a essere bruciati nei forni dai nazisti. All'inizio queste operazioni di sterminio erano fatte di nascosto: solo gli abitanti del luogo si accorgevano che, dopo ogni arrivo, dai camini di questi centri di raccolta usciva una grossa quantità di ceneri e forti odori. Alcune delle manifestazioni del razzismo nazista furono:

  • antisemitismo, che culminò nell'olocausto;
  • nazionalismo etnico, incluse le nozioni di tedeschi come Herrenvolk ("razza dominante") e Übermensch ("superuomo");
  • un credo nel bisogno di purificare la razza tedesca attraverso l'eugenetica, che culminò nell'«eutanasia» dei disabili ;
  • omofobia, che portò all'internamento di più di 10.000 omosessuali.

Conseguenze

Durante i 12 anni di esistenza, il Nazismo ha profondamente modificato l'assetto politico della Germania e dell'Europa. In Germania ha portato avanti il livellamento e la secolarizzazione della società e mobilizzato le masse, finite poi in vuoto ideologico dopo la disfatta del 1945. Il razzismo aggressivo del Nazismo ebbe come ultime conseguenze il quasi completo annientamento dell'ebraismo europeo e la distruzione di larghi strati della popolazione civile nei paesi occupati. La guerra totale scatenata dal nazismo, portò alla disfatta totale, alla fine dello stato nazionale tedesco e alla divisione del paese e del continente europeo.

Nazismo e religione

La relazione tra nazismo e cristianesimo fu complessa e controversa. Nonostante il Nazismo si proclamasse al di fuori delle confessioni, Hitler e gli altri capi nazisti facevano uso del simboli cristiani nel farsi propaganda presso il popolo tedesco. Hitler sosteneva una forma di "cristianesimo positivo", nel quale Gesù Cristo era un ariano, i dogmi tradizionali erano respinti, si accusava la chiesa di avere manipolato il cristianesimo antico gnostico per fini di potere e, in modo simile agli antichi marcioniti, si ripudiava l'Antico Testamento. Il suo atteggiamento personale è così descritto da un suo stretto collaboratore:

« Quanto alla lotta contro le Chiese cristiane, egli seguiva l'esempio dell'imperatore Giuliano: perciò si studiava di confutare e demolire con argomenti razionali le dottrine predicate dalle confessioni cristiane, pur riconoscendo esplicitamente l'importanza della religione quale(?) fede in una divina onnipotenza. »
(Conversazioni di Hitler a tavola 1941-1942[3])

Alcuni scrittori cristiani hanno cercato di tipicizzare Hitler come un ateo o un occultista (o persino un satanista), laddove altri hanno enfatizzato l'utilizzo esplicito del linguaggio cristiano da parte del partito nazista, indipendentemente da quale fosse la sua mitologia interna. L'esistenza di un Ministero per gli Affari Ecclesiastici, creato nel 1935 e guidato da Hanns Kerrl, venne riconosciuta a fatica da ideologi come Alfred Rosenberg, che sosteneva un confuso ritorno alla religione germanica, come pure il comandante in capo (Reichsführer) delle S.S., e capo della polizia tedesca, Heinrich Himmler.

Molti sacerdoti e leader cattolici si opposero apertamente al nazismo sulla base di incompatibilità con la morale cristiana. La gerarchia cattolica condannò infine i fondamenti teorici del nazismo con l'enciclica Mit brennender Sorge (1937) di papa Pio XI. Come accadde a molti oppositori politici, numerosi sacerdoti vennero portati nei campi di concentramento e uccisi per le loro posizioni. Il comportamento di papa Pio XII rimane comunque oggetto di una controversia storiografica, fu invece favorevole al nazismo il vescovo Alois Hudal, che cercò un compromesso tra Chiesa e regime.

Durante il processo di Norimberga, uno dei capi d'accusa imputati ai leader nazisti era la persecuzione religiosa. L'accusa dichiarò infatti:

« (I cospiratori nazisti) hanno dichiarato il loro obiettivo di eliminare le chiese cristiane in Germania ed hanno perciò cercato di sostituirle con le istituzioni e le credenze naziste; in ordine di ciò hanno perseguito un programma di persecuzione di sacerdoti, chierici e membri di ordini monastici che essi ritenevano opporsi ai loro intenti, ed hanno confiscato le proprietà della chiesa[4]»

I nazisti dunque, come confessato a Norimberga, erano intenzionati a distruggere l'influenza della chiesa nella società e si adoperarono a far chiudere scuole, giornali e associazioni cattoliche, a licenziare i religiosi dalle scuole pubbliche, a togliere i crocifissi dagli edifici, a limitare i pellegrinaggi, a confiscare monasteri e a proibire la pubblicazione di articoli a carattere religioso[5].«Più di un terzo del clero secolare e un quinto circa del clero regolare, ossia più di 8.000 sacerdoti furono sottoposti a misure coercitive (arresti illegali, prigione, campi rieducativi ...), 110 morirono nei campi di concentramento, 59 furono giustiziati, assassinati o perirono in seguito ai maltrattamenti ricevuti»[6] Dal conteggio sono ovviamente esclusi i laici vicino alla Chiesa e i dati riportati si riferiscono alla sola Germania e non a tutti i territori occupati, dove la persecuzione contro la chiesa fu ancora più tragica.

Esemplificativo del vero rapporto tra cristianesimo e nazismo è quanto ebbe ad affermare il gerarca Robert Ley:

« la nostra fede - la nostra unica fede - quella sola che ci può salvare, è il Nazionalsocialismo e questo credo non ne tolleri alcun'altra al suo fianco! Il Cristianesimo nazionalsocialista si basa sul sangue e i appropria delle sole virtù attive, rinnegandone le virtù passive quali la moderazione, il perdono e la pietà. Non è accettato l'Antico Testamento ed il Cristianesimo positivo è un termine introdotto dal Nazionalsocialismo ed il Nazionalsocialismo è l'unico accreditato per interpretarlo![7] »

. Anche il religioso Herman Gruner, nel 1934, invitava i cristiani a far convivere nazismo e cristianesimo:

« Non è antitetico esser buoni cristiani ed esser buoni nazionalsocialisti. È giunto il momento che il popolo tedesco si riconosca in Hitler, l'uomo del destino che Dio ci ha inviato per salvare la nostra Patria dalla distruzione. Dobbiamo a lui se Cristo opera finalmente tra noi. Pertanto, il Nazionalsocialismo è Cristianesimo positivo in azione tangibile e concreta.[8] »

In realtà, il Concordato che Hitler stipulerà proprio appena salito al potere, ad imitazione di quanto fece Mussolini, con la Santa Sede era solamente un'operazione cosmetica per attirare i consensi dei tedeschi tradizionalisti. Hitler stesso confiderà a Speer che

« ... non è mia intenzione andare oltre alla semplice firma, seppure in tutti questi anni i nostri rapporti col Vaticano si siano mostrati molto tesi, tanto che il Papa non ha voluto ricevermi durante il mio viaggio di stato in Italia (nella primavera del 1938). Di più, ho seriamente considerato di far prelevare il Pontefice dal Vaticano durante l'occupazione di Roma lo scorso mese di ottobre (1943), ma il nostro ambasciatore me lo ha caldamente sconsigliato, essendo già i nostri rapporti con la popolazione italiana pessimi. Il Vaticano è rimasta l'unica potenza con cui negozio cercando la pace e non la guerra![9] »
Note
  1. Golo Mann, Storia della Germania moderna, 1965
  2. 2,0 2,1 2,2 Renè Freund, La magia e la svastica - Occultismo, New Age e Nazionalsocialismo, Lindau, 2006, ISBN 88-7180-592-5
  3. Conversazioni di Hitler a tavola 1941-1942 raccolte da Henry Picker, ed. Longanesi & C, 1983 titolo originale tedesco: Tischgesprache
  4. Robert A. Graham, “Pio XII e il regime nazista. Note dagli archivi tedeschi”
  5. A. Riccardi, “Il secolo del martirio”, Milano 2000 pp. 63-83
  6. G. Miccoli, “I dilemmi e i silenzi di Pio XII”, nota 54, p. 444
  7. Marco Castelli: "La svastica nelle tenebre - Nazismo Magico"; Ed. "Il Foglio"; 2006; ISBN 88-7606-053-7; pag. 73.
  8. Ibidem.
  9. Marco Castelli: "La svastica nelle tenebre - Nazismo Magico"; Ed. "Il Foglio"; 2006; ISBN 88-7606-053-7; pag. 74
Voci correlate
Collegamenti esterni