Lettera contro l'eutanasia nazista

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Manifesto di propaganda nazista del 1938: "60.000 ReichsMarks costa alla comunità questo malato genetico nel tempo della sua vita. Compatrioti, questo è anche il vostro denaro"

La lettera contro l'eutanasia nazista è una lettera pastorale dei vescovi cattolici tedeschi. Redatta il 26 giugno 1941, fu letta in tutte le chiese cattoliche la domenica 6 luglio seguente; tra le altre cose condannava (implicitamente) il programma nazista di eutanasia, Aktion T4 (Ti fiar).

Come la precedente enciclica papale contro il nazismo Mit brennender sorge (1937) e la successiva lettera pastorale olandese contro le segregazioni e deportazioni ebraiche Viviamo in un tempo di grande sofferenza (luglio 1942), anche questa lettera contro l'eutanasia causò gravi ripercussioni contro la Chiesa Cattolica. Diversamente da quelle però sortì l'effetto voluto, grazie anche alle energiche omelie del vescovo von Galen, portando alla chiusura (ufficiale) del programma di sterminio di disabili e ritardati.

Contesto storico

A partire dall'ottobre 1939 la Germania nazista aveva attuato un sistematico e segreto piano di eliminazione di persone "indegne di vivere" (lebensunwert).[1] Malati fisici e mentali tedeschi, adulti o bambini, erano considerati inutili zavorre per la società, e come tali eliminati. Il nome del progetto era "Aktion T4", dall'indirizzo Tiergartenstraße 4, una villa berlinese da dove veniva coordinato l'intero progetto. I malati venivano trasferiti in appositi "ospedali", che erano di fatto centri di sterminio, a Grafeneck, Brandeburgo, Bernburg, Hartheim, Sonnenstein, Hadamar. Qui venivano uccisi con iniezioni o camere a gas, che poi sono state applicate in più larga scala nei campi di sterminio. Ai parenti dei malati il trasferimento era inizialmente giustificato con l'applicazione di nuove terapie mediche, e la successiva soppressione era certificata come conseguenza di cause naturali o complicazioni. Dall'inizio del T4 alla sua soppressione ufficiale al 24 agosto 1941, si stima che le vittime siano state tra le 70.000 e 80.000.

Tuttavia, anche dopo la chiusura del programma, l'eutanasia di invalidi e malati continuò nei campi di sterminio, nell'ambito del trattamento speciale 14F13, fino al dicembre 1944. Le vittime di questa seconda fase furono più di 25/30.000.

Contenuto

Il testo della lettera pastorale appare pesato in ogni parola e apparentemente "cerchiobottista", tenendo conto della difficile situazione della Chiesa cattolica sotto il regime nazista.

La condanna all'eutanasia si riduce in definitiva ad una sola frase, verso la fine del testo: un uomo "mai può uccidere un innocente al di fuori della guerra e della legittima difesa" (nie darf er außerhalb des Krieges und der gerechten Notwehr einen Unschuldigen töten), principio generico e generale che però aveva una diretta applicazione in quel contesto.

Non vengono esplicitamente condannati (né tanto meno elogiati) Hitler, il partito nazista, il Reich tedesco, la guerra, anche se di questa viene rilevata la sofferenza che causava (in primo luogo) al popolo tedesco.

Larga parte del testo evidenzia, in un precario equilibrio:

  • il contributo (forzato) che il popolo cattolico tedesco dava allo sforzo bellico, con edifici requisiti, suore e cappellani infermieri, seminaristi e novizi e fedeli coscritti;
  • le ingiuste restrizioni che la vita ecclesiastica subiva dal regime, quanto in particolare alla libertà di culto e all'educazione religiosa di bambini e ragazzi, alla quale era chiamata a supplire la famiglia come "chiesa domestica".

La condanna dell'eutanasia, intesa come uccisione di un innocente al di fuori della legittima difesa, viene inclusa all'interno di un breve elenco di precetti, esplicitamente ricondotti non solo alla morale religiosa ma a quella naturale: non bestemmiare, non odiare il prossimo, non commettere adulterio, non mentire.

Citando infine il documento di condanna al nazismo Mit brennender Sorge (1937) di Pio XI, la lettera si pone in ferma opposizione all'insegnamento nazista, proponendo un implicito aut-aut che avrà conseguenze nel giudizio eterno.

La lettera, datata al 26 giugno 1941, fu letta "in tutti i pulpiti" delle chiese cattoliche tedesche la successiva domenica 6 luglio.

Conseguenze

La lettera, solennemente proclamata in tutte le chiese cattoliche tedesche, rappresentò un duro attacco al regime nazista. Il fulcro del testo, la condanna contro l'uccisione di uomini innocenti, fu ripreso dalle successive prediche del vescovo von Galen.[2][3] In esse sono chiaramente ed esplicitamente indicate le numerose sopraffazioni della Gestapo contro persone ed istituzioni cattoliche, oltre alla descrizione precisa delle deportazioni e delle uccisioni dei malati.

In particolare nella predica nella chiesa di San Lamberto del 3 agosto 1941 il vescovo aveva affermato:

« Si giudica: Non possono più produrre, sono come una vecchia macchina, che non funziona più, come un vecchio cavallo diventato inguaribilmente zoppo. Sono come una mucca, che non dà più latte. Cosa si fa con una tale macchina? Viene demolita. Cosa si fa con un cavallo zoppo, con talaltra bestia improduttiva? No, non voglio portare a fine questo paragone, per quanto tremendi siano la sua giustificazione ed il suo potere illuminante. No, qui non si tratta di macchine, qui non si tratta di cavallo e di vacca, la cui unica destinazione è servire l'uomo, produrre beni per l'uomo. Possono essere fracassati, macellati, quando non rispondono più a questa destinazione.

No, qui si tratta di esseri umani, nostri consimili, nostri fratelli e nostre sorelle. Poveri esseri malati e, se si vuole, anche improduttivi! Ma per questo non meritano di essere uccisi.

Hai tu, ho io il diritto alla vita soltanto finché noi siamo produttivi, finché siamo ritenuti produttivi da altri?

Se si ammette il principio, ora applicato, che l'uomo «improduttivo» possa essere ucciso, allora guai a tutti noi, quando saremo vecchi e decrepiti! Se si possono uccidere esseri improduttivi, allora guai agli invalidi, i quali nel processo produttivo hanno impegnato le loro forze, le loro ossa sane, le hanno sacrificate e perdute! Se si possono eliminare con la violenza esseri improduttivi, allora guai ai nostri bravi soldati, che tornano in Patria gravemente mutilati, invalidi!

Se poi si arriverà ad ammettere che delle persone abbiano il diritto di uccidere dei consimili, 'non produttivi' - anche se ora sono colpiti soltanto poveri ed indifesi malati di mente - allora per principio sarà permesso l'assassinio di tutte le persone non produttive, e cioè dei malati incurabili, degli invalidi del lavoro e di guerra, e quindi anche l'assassinio di noi tutti, quando saremo vecchi e decrepiti, e non più produttivi, è per principio lecito. E allora è sufficiente che un qualsiasi decreto segreto ordini che il procedimento sperimentato con i malati di mente venga esteso ad altri «improduttivi», per essere applicato anche ai tisici incurabili, ai decrepiti, agli invalidi sul lavoro, ai soldati gravemente mutilati. Allora nessuno è più sicuro della propria vita. Una qualunque Commissione lo può includere in una lista degli «improduttivi», che, secondo il loro parere, sono diventati «vite inutili». E nessuna polizia li proteggerà, e nessun Tribunale punirà il loro assassinio e condannerà l'assassino alla pena che si merita. Chi allora potrà avere ancora fiducia nel proprio medico? Può darsi che egli dichiari il malato come «improduttivo» e gli si ordini di ucciderlo. È inimmaginabile quale imbarbarimento dei costumi, quale generale diffidenza saranno portati entro le famiglie, se questa dottrina sarà tollerata, accettata e seguita. Guai agli uomini, guai al nostro popolo tedesco, se il sacro comandamento divino: «Non uccidere», che il Signore ha annunciato tra tuoni e lampi sul monte Sinai, che Iddio, nostro creatore, ha impresso sin dall'inizio nella coscienza degli uomini, non soltanto sia trasgredito, ma se tale trasgressione sia perfino tollerata ed impunemente messa in pratica »

Diverse fonti contemporanee affermano che il testo dell'omelia fu lanciato dagli alleati sulle linee dei soldati tedeschi, che altrimenti non potevano venirne a conoscenza per la censura nazista: sapendo che potevano essere soppressi, se feriti o mutilati, questi sarebbero stati demotivati nello sforzo bellico.

In definitiva il programma T4 fu sospeso a fine agosto 1941. Nelle intenzioni di Hitler, al momento della vittoria finale avrebbe regolato i conti con von Galen "fino all'ultimo centesimo". Così non fu.

Testo integrale

Note
  1. Andrea D'Onofrio, Razza, sangue e suolo: utopie della razza e progetti eugenetici nel ruralismo nazista, Cliopress, Napoli 2007, p. 90-94, online.
  2. Ferdinando Cancelli, Un argine contro il baratro, in L'Osservatore Romano, 3 agosto 2011, online.
  3. Von Galen, testo integrale delle omelie del 13 luglio, 20 luglio, 3 agosto 1941, online.
  4. Testo tratto da Neus Archiv für die Geschichte der Diözese Linz, 1996: 147-151, online.
  5. A quanto pare non esistono traduzioni ufficiali in altre lingue di questo documento, che rimase ad esclusivo uso interno.
Voci correlate