Sede titolare di Sitifi

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Sede titolare di Sitifi
Sede vescovile titolare
Dioecesis Sitifensis
Chiesa latina
Sede vacante
Istituita: XX secolo
Stato Algeria
Località: Sitifi
Diocesi soppressa di Sitifi
Eretta: ?
Soppressa: ?
Coordinate geografiche
36°11′28″N 5°24′18″E / 36.191, 5.405 bandiera Algeria
Mappa di localizzazione New: Algeria
Sitifi
Sitifi
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La Sede titolare di Sitifi (latino: Dioecesis Sitifensis) è una diocesi soppressa e sede titolare della Chiesa cattolica.

Storia

Sitifi, identificabile con Sétif in Algeria, è un'antica sede episcopale della provincia romana della Mauritania Sitifense.

Alcune iscrizioni epigrafiche, databili tra il 225 ed il 226, permettono di stabilire l'esistenza di una comunità cristiana a Sitifi fin dai primi anni del III secolo. Altre iscrizioni accennano ad alcuni martiri locali, tra cui san Lorenzo, le cui reliquie furono deposte nel 452 dal vescovo Lorenzo in una basilica dedicata al martire.

Malgrado l'antichità della comunità cristiana, il primo vescovo noto è Severo, che, secondo la testimonianza di sant'Agostino nella lettera 111 (datata 409)[1], visse all'inizio del V secolo. La lettera racconta che a Sitifi, la nipote del vescovo Severo era stata ridotta in schiavitù. La lettera non dice quale fosse la sede episcopale di Severo: secondo Mandouze non si tratterebbe di un vescovo di Sitifi, ma del più noto Severo di Milevi, concittadino e amico di sant'Agostino.[2]

Del vescovo Novato è stato scoperto l'epitaffio, che lo indica deceduto il 23 agosto 440, dopo 37 anni di episcopato. Eletto vescovo nel 403, il suo nome appare in alcune lettere di sant'Agostino, anche se non è fatta menzione della sua sede di appartenenza. Prese parte al Concilio di Cartagine (411) che vide riuniti assieme i vescovi cattolici e donatisti dell'Africa romana, ed aveva come rivale il vescovo donatista Marciano; alla conferenza Novato intervenne in due occasioni. Partecipò all'antipelagiano Concilio di Milevi (416), e poi al Concilio di Cartagine (419) presieduto da sant'Aurelio.[3]

A metà del V secolo le iscrizioni epigrafiche hanno trasmesso il nome del vescovo Lorenzo, il quale il 3 agosto 452 fu autore della deposizione delle reliquie del martire suo omonimo.[4] Il nome del vescovo Donato appare al 2º posto nella lista dei vescovi della Mauritania Sitifense convocati dal re vandalo Unnerico al Concilio di Cartagine (484); Donato, come tutti gli altri vescovi cattolici africani, fu condannato all'esilio.[5] Il vescovo Optato avrebbe dovuto prendere parte al Concilio di Cartagine (525), ma un ordine del re lo costrinse ad assentarsi; tuttavia, Bonifacio di Cartagine espresse la sua convinzione che, benché assente, Optato avrebbe sottoscritto alle decisioni conciliari.[6]

A questa sede è attribuito anche il vescovo Crescituro, vissuto nel V o VI secolo, la cui iscrizione è stata trovata nei pressi di Sitifi; data la rarità del nome nell'Africa cristiana di questo periodo, secondo Mandouze questo vescovo potrebbe essere identificato con Crescituro di Celle di Mauritania, documentato nel 484.[7]

Dal XX secolo Sitifi è annoverata tra le sedi vescovili titolari della Chiesa cattolica.

Cronotassi

Vescovi

  • Severo ? (prima del 409)
  • Novato (403 - 23 agosto 440 deceduto)
  • Lorenzo (menzionato nel 452)
  • Donato (menzionato nel 484)
  • Crescituro ? (V o VI secolo)
  • Optato (menzionato nel 525)

Vescovi titolari

Note
  1. Testo in italiano della lettera.
  2. Mandouze, Prosopographie de l'Afrique chrétienne, p. 1072, Severus 1.
  3. Mandouze, Prosopographie de l'Afrique chrétienne, pp. 783-784, Novatus.
  4. Mandouze, Prosopographie de l'Afrique chrétienne, p. 630, Laurentius 3. Tuttavia, secondo Yvette Duval, «l'identification de Laurent comme évêque de Sétif n’est pas assez fondée pour être présentée même comme "probable"...» (Revue d'Etudes Augustiniennes et Patristiques, vol. 26, pp. 233-234).
  5. Mandouze, Prosopographie de l'Afrique chrétienne, p. 325, Donatus 77.
  6. Mandouze, Prosopographie de l'Afrique chrétienne, p. 806, Optatus 10.
  7. Mandouze, Prosopographie de l'Afrique chrétienne, pp. 228-229, Cresciturus 1.
Bibliografia
Collegamenti esterni