Sant'Aurelio di Cartagine
Sant'Aurelio di Cartagine Vescovo | |
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Santo | |
Morte | Cartagine 20 luglio 430 |
Consacrazione vescovile | 390 ca. |
Incarichi ricoperti | Vescovo di Cartagine |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Ricorrenza | 20 luglio |
Nel Martirologio Romano, 20 luglio, n. 6:
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Sant'Aurelio di Cartagine († Cartagine, 20 luglio 430) è stato un vescovo latino. Fu primate della chiesa d'Africa e tenne numerosi sinodi locali[1].
Cenni biografici
Non se ne conosce le origini e la data di nascita.
Fu grande amico di Sant'Agostino d'Ippona e molto di ciò che è noto di questo vescovo è narrato proprio da Agostino. Nel 388 divenne vescovo di Cartagine, allora sede metropolita della Chiesa africana. Chiesa in quel tempo molto divisa, in particolare per lo scisma provocato quasi un secolo prima, alla fine delle persecuzioni di Roma, dall'allora vescovo di Cartagine Donato di Numidia.
Nella lotta contro il donatismo tentò inizialmente di trovare accordi con i scismatici, in vari concili. In seguito fu persuaso dell'inutilità di questi tentativi e ricorse con gli altri vescovi all'autorità imperiale. Su denuncia di Paolino di Milano condannò nel 412 il sacerdote Celestio, amico e sostenitore delle teorie di Pelagio. Nel 416, dopo la campagna di sant'Agostino e di Orosio, condannò anche Pelagio, esortando papa Innocenzo I a confermare la decisione. Nel 417 riuscì a ottenere da papa Zosimo, personalmente non ostile a Pelagio, che la questione fosse decisa da un concilio (Concilio d'Africa (418)), che, radunatosi in Cartagine nel 418, rinnovò la condanna del pelagianesimo.
Morì il 20 luglio 430, lo stesso anno del suo grande amico Agostino, proprio all'inizio dell'invasione nordafricana dei Vandali.
Predecessore: | Vescovo di Cartagine | Successore: | |
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Genetlio | 388 - 423 | Capreolo |
Note | |
Fonti | |
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Bibliografia | |
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