Suore di Santa Caterina Vergine e Martire

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Suore di Santa Caterina Vergine e Martire
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Istituto di vita consacrata
Congregazione religiosa femminile di diritto pontificio

Altri nomi
Fondatore Beata Regina Protmann
Data fondazione 1583
Luogo fondazione Braniewo
sigla C.S.C.
Superiora Generale Madre Zuleide Santa (Vera) Loss
Approvato da Papa Clemente VIII
Data di approvazione 1602
Santo patrono Santa Caterina d'Alessandria
Prima fondazione Braniewo
Anno prima fondazione 1571
Collegamenti esterni
Sito ufficiale

Le Suore di Santa Caterina Vergine e Martire sono un istituto religioso femminile di diritto pontificio: i membri di questa congregazione pospongono al loro nome la sigla C.S.C.[1]

Cenni storici

Le origini della congregazione risalgono al 1571, quando Regina Protmann (1552-1613) lasciò la casa paterna di Braunsberg, in Prussia (l'odierna Braniewo, in Polonia), per ritirarsi insieme a due compagne in una casa sulla Kirchgasse.[2]

Dopo dodici anni di vita comune, consigliata dai Gesuiti, Regina redasse le cosiddette «Regole brevi» che vennero approvate dal vescovo Martino Kromer il 15 marzo 1583. In quel tempo nella diocesi non esistevano ordini religiosi femminili; c'erano soltanto le cosiddette beghine, che pronunciavano dei voti privati. Regina mirò, invece, sin dal principio a fondare una congrega­zione religiosa con i voti perpetui, la loro vita comunitaria era di tipo contemplativo-attiva, divisa tra momenti di contemplazione vissuti in clausura e momenti dove uscivano per dedicarsi ad opere di apostolato[3].

Ciò le distinse dalle beghine e le pose in contrasto con le pratiche della vita religiosa femminile di allora e con le norme del concilio di Trento, che rendevano più rigida la clausura. Ma tale stretta clausura rendeva impossibile la cura dei malati nelle loro case e l'aiuto diretto al servizio dell'altare nelle parrocchie. Questo suscitò perciò reazioni anche nel clero, ma non nel vescovo Martino Kromer. Regina, sostenuta dal suo carisma di fonda­trice e dall'appoggio del vescovo, non si scoraggiò per queste critiche e fondò la Congregazione delle Suore di santa Caterina vergine e martire[3].

Dopo la fondazione di altre tre comunità a Ornet nel 1586, a Lidzbark Warmiński nel 1587 e a Reszl nel 1593 e, dopo una prova di vita ispirata alle prime regole, durata quasi venti anni, apparve indispensabile la loro revisione e il loro adattamento ai bisogni del tempo. Alla stesura di questa nuova regola parteciparono anche i padri gesuiti, Paolo Boxa e Engelbert Keilert. La regola ampliata fu approvata il 12 marzo 1602 a Vilnius, dal vescovo della Varmia, Pietro Tylicki, e dal nunzio apostolico Claudio Rangoni, durante il pontificato di Papa Clemente VIII[3].

L'istituto venne approvato definitivamente dalla Santa Sede il 23 maggio 1903.[2]

La fondatrice è stata beatificata da papa Giovanni Paolo II a Varsavia il 13 giugno 1999.[4]

Attività e diffusione

Le Suore di Santa Caterina, originalmente dedite soprattutto all'educazione delle giovani, si dedicano principalmente all'assistenza sanitaria e alla cura degli orfani.

Sono presenti in Brasile, Finlandia, Germania, Italia, Lituania, Polonia, Regno Unito, Russia, Togo:[5] la sede generalizia è a Grottaferrata.[1]

Al 31 dicembre 2005 l'istituto contava 731 religiose in 121 case.[1]

Note
  1. 1,0 1,1 1,2 Ann. Pont. 2007, p. 1694.
  2. 2,0 2,1 DIP, vol. VIII (1988), coll. 642-644, voce a cura di G. Rocca.
  3. 3,0 3,1 3,2 Biografia della fondatrice nel sito Beati e santi di Giovanni Paolo II
  4. Tabella riassuntiva delle beatificazioni avvenute nel corso del pontificato di Giovanni Paolo II su vatican.va. URL consultato il 24-10-2009
  5. Xanten: Die Katharinenschwestern su rp-online.de. URL consultato il 24-10-2009
Bibliografia
Collegamenti esterni