Deesis e santi (X secolo)

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Triptych Harbaville Louvre OA3247 recto.jpg

Ambito bizantino, Ancona portatile con Deesis e santi (metà del X secolo), avorio scolpito ed intagliato
Trittico di Harbaville
Opera d'arte
Stato bandiera Francia
Regione Île-de-France
Regione ecclesiastica [[|]]
Dipartimento Parigi
Comune Stemma Parigi
Diocesi Parigi
Ubicazione specifica Museo del Louvre
Uso liturgico nessuno
Oggetto ancona portatile
Soggetto Gesù Cristo in trono fra san Giovanni Battista e Maria Vergine, attorniati da santi
Datazione metà del X secolo
Ambito culturale
bottega bizantina
Autore anonimo
Materia e tecnica avorio scolpito e intagliato
Misure h. 24,2; l. 28,2; p. 1,20

Il Deesis e santi è un'ancona portatile a trittico, eseguita alla metà del X secolo, da un anonimo scultore e intagliatore bizantino di Costantinopoli, conservato presso il Museo del Louvre a Parigi (Francia).

Descrizione

Nell'ancona portatile a trittico, dove compaiono:

  • sul lato posteriore:
    • scomparto centrale: Croce latina immersa in un cielo stellato (in alto) e in giardino stilizzato con vari animali (leoni, conigli ed uccelli). L'opera offre un'immagine del Giardino dell'Eden, con i due cipressi che simboleggiano gli alberi del Bene e del Male, e la croce la sorgente della vita.
    • scomparti laterali, Santi raffigurati con libri o croci e separati da una coppia di medaglioni con Busti dei santi.

Notizie storico-critiche

Bottega bizantina

L'opera è un capolavoro del classicismo orientale, un importante esempio della rinascita dell'arte bizantina sotto la dinastia macedone (867 - 1057): questo trittico combina influenze orientali, accenti dell'antichità classica con la tradizione cristiana.

L'ancona portatile appartiene ad un gruppo di opere eburnee imperiali, noto come Romanus, che prende il nome da un'altra simile, custodita nel Cabinet des Médailles della Bibliothèque nationale de France a Parigi, nel quale compare:

Il volto di Gesù Cristo nel Trittico di Harbaville ha una forte similitudine con quello sempre in avorio, cosiddetto "Romanus". La brillantezza tecnica, la resa del panneggio e gli eleganti atteggiamenti delle figure attestano le somiglianze tra i due esemplari.

La data di questa ancona portatile dipende da quella "Romanos". Quest'ultimo e il gruppo di cui fa parte sono ascrivibili alla corte imperiale di Costantinopoli, ossia alla seconda metà del X secolo.

Il Trittico di Harbaville è considerato "di gran lunga il più fine, poiché presenta un'eleganza e una delicatezza assente nelle altre opere coeve." [1] Altri lavori di quel periodo sono stati identificati, presumibilmente provenienti da altre botteghe, forse utilizzati dalla corte bizantina, generalmente di minore qualità e comunque meno raffinati.[2]

Altri esemplari di questa bottega sono presenti a Roma, Venezia e Mosca con un'altra Incoronazione del 944. [3]

Essendo le opere in avorio sopravvissute in maggior numero e meglio conservate delle opere di pittura, sono di basilare importanza per lo studio dell'arte bizantina del tempo.

Famiglia Harbaville

La provenienza di questo trittico è ancora sconosciuta. Esso deriva il suo nome dal suo ultimo proprietario, Louis-François Harbaville (1791 - 1866), membro dell'Académie d'Arras e presidente della Commission des Monuments Historiques du Pas-de-Calais, che lo ereditò dai suoi suoceri, la famiglia de Pommeras Beugny da Arras. Fu acquistato nel 1891 da Henri e Rémi Trannin, nipoti ed eredi, e successivamente entrò a far parte della collezione del Museo del Louvre di Parigi.

Galleria fotografica

Note
  1. (EN) Talbot-Rice, op. cit. p.446
  2. (DE) Goldschmidt und Kurt Weitzmann, Die byzantinischen Elfenbeinskulpturen des X.-XIII. Jahrhunderts, Berlin, 1930-34
  3. (EN) David Talbot-Rice, Byzantine Art, 3rd edn 1968, Penguin Books Ltd, pp. 442-8
Bibliografia
  • Jannic Durand, Catalogue de l'exposition Byzance, musée du Louvre, Parigi 1992, p. 149
  • Jannic Durand, L'Art byzantin, Editore Terrail, 1999.
  • Danielle Gaborit-Chopin, Les Ivoires médiévaux, catalogue des collections du département des Objets d'art, Edizioni Réunion des Musées Nationaux, n. 16, 2003.
Voci correlate
Collegamenti esterni