Utente:Quarantena/Alessandria d'Egitto

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Alessandria finalmente! Alessandria goccia di rugiada. Esplosione di nubi bianche. Sei come un fiore in boccio bagnato da raggi irrorati dall'acqua del cielo. Cuore di ricordi impregnati di miele e di lacrime.
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(Naguib Mahfouz, Miramar, 1976)

Alessandria d'Egitto (in arabo الإسكندري al-Iskandariyya; greco: Ἀλεξάνδρεια, Alexándreia; latino: Alexandrea ad Aegyptum) è una delle più popolose città dell'Egitto, capoluogo del governatorato omonimo. Si trova sulla costa del Mediterraneo, ed è il principale porto egiziano e la seconda città più estesa del paese. Si trova a 208 km a nord-ovest del Cairo, a ovest del delta del Nilo, il cui braccio canopico, ora asciutto, si trova a 19 km dalla città.

Alessandria d'Egitto fu la prima delle città omonime fondate da Alessandro Magno, che ne pose le fondazioni tra il 332 e il 331 a.C. Già sede di un'antica e mitica Biblioteca - andata distrutta in un incendio durante l'antichità - ospita dal 2002 la Bibliotheca Alexandrina. La città è sede dell'antico Patriarcato di Alessandria.

Storia

La città fu fondata tra la palude Mareotide (Maryut) e il Mar Mediterraneo, davanti all'isoletta di Faro, a cui era collegata per mezzo dell'Eptastadio, una sorta di grandiosa diga lunga circa 1200 m che serviva anche da acquedotto e che permise inoltre la creazione di due distinti porti. La diga e il piano di fondazione della città sono attribuiti all'architetto Dinocrate di Rodi.

Arriano narra di come Alessandro Magno tracciasse al suolo la pianta della città servendosi in mancanza di altro di grano. L'episodio venne interpretato come segno di un futuro di ricchezza e allude al ruolo della città nell'esportazione del grano egiziano.

Alessandria doveva sostituire la precedente fondazione greca sul Delta, Naucrati, avvenuta per concessione del faraone Amasis. Naucrati era situata a circa 70 km nell'interno e non ebbe mai grande importanza al di fuori del suo ruolo commerciale. Alessandro volle invece che la sua città fosse fondata sulla costa, malgrado la cattiva qualità del terreno in questa zona e l'approdo non facile.

Le fonti antiche testimoniano che sarebbe stata costruita sul sito della più antica Rakhotis e di altri cinque villaggi. Su Rakhotis manca tuttavia una documentazione esauriente. L'ipotesi è che si trattasse anche in questo caso di un semplice villaggio di pescatori, oppure che il nome, traducibile con "l'edificio" si riferisca a una costruzione greca preesistente o a un posto di guardia. Un'altra ipotesi è che il termine vada inteso invece come "il cantiere" e che costituisse il nome dato dagli Egiziani alla città di Alessandria nel momento in cui era in corso la sua costruzione.

Dopo la morte di Alessandro a Babilonia nel 323 a.C., il suo corpo venne trasportato e seppellito nella città dal suo generale Tolomeo. Durante la lunghissima spedizione in Oriente i lavori erano stati proseguiti per opera di Cleomene. Capitale del regno tolemaico ed erede dei traffici commerciali della fenicia Tiro, che era stata distrutta da Alessandro durante la lotta contro l'impero persiano, divenne rapidamente una delle città più importanti del mondo ellenistico e più tardi una delle principali metropoli dell'antichità, seconda solo a Roma per grandezza e ricchezza. Il suo statuto era quello delle libere città greche e mantenne la sua assemblea

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La Storia di Alessandria copre a grandi linee cinque periodi:

  • Regno tolemaico, dalla fondazione all'arrivo dei romani (blu)
  • Era romana, dall'80 a.C. all'arrivo degli arabi (verde)
  • La città araba dal 641 alla conquista ottomana nel 1517 (giallo)
  • Ottomana fino all'arrivo di Napoleone nel 1798 (grigio)
  • La città moderna (rosso)

cittadina sino alla conquista romana. L'autonomia le fu più tardi restituita sotto Settimio Severo. Per tutta l'antichità rimase un prestigioso centro culturale, dando vita alla stagione dell'alessandrinismo, grazie alle istituzioni del "Mouseion" e della celebre Biblioteca di Alessandria. Ospitava inoltre una numerosa comunità ebraica: fu qui che la Bibbia venne tradotta in greco nella versione conosciuta come dei "Septuaginta". Per tutta l'epoca ellenistica la popolazione restò suddivisa etnicamente tra Greco-macedoni, Ebrei, ed Egiziani, con leggi e costumi differenziati. Questa divisione provocò per tutta la sua storia torbidi e disordini, iniziati già durante il regno di Tolomeo IV Filopatore (221-204 a.C.).

Cesare vi soggiornò ospite della regina Cleopatra e dopo di lui Marco Antonio. Antonio e Cleopatra furono sconfitti da Ottaviano nella battaglia di Azio del 31 a.C., in seguito alla quale l'Egitto venne annesso a Roma, come provincia imperiale, governata ossia direttamente da incaricati dell'imperatore invece che del Senato. Questo più stretto controllo derivava probabilmente dalla grande importanza della nuova provincia nell'approvvigionamento di grano a Roma. La città divenne pertanto sede del praefectus Alexandreae et Aegypti, titolo che risente della soppressione della Bulè cittadina voluta da Ottaviano. In quest'epoca la città doveva raggiungere una popolazione di 300.000 abitanti liberi, a cui dovevano aggiungersi gli schiavi. Era la seconda città per numero d'abitanti dopo Roma.

Con la diffusione del Cristianesimo divenne centro dottrinario di primaria importanza: fu qui che Atanasio condusse la sua lotta contro l'eresia ariana, istituendo quindi il Patriarcato di Alessandria, che ebbe grande peso nelle vicende dottrinarie dei successivi due secoli.

Il declino dell'impero romano e dunque dei commerci che arricchivano la città, sembra aver causato un generale impoverimento e la diminuzione della popolazione, con l'abbandono di alcuni quartieri alla rovina di alcuni complessi monumentali, alcuni dei quali erano stati volontariamente distrutti nelle lotte dei cristiani contro i pagani, in particolare in occasione del decreto teodosiano del 391 ad opera del vescovo Teofilo.

Nel 616 fu conquistata all'Impero bizantino da Cosroe II, re dei Persiani e nel 640 dagli Arabi, guidati da ‘Amr ibn al-‘Ās dopo un assedio durato 14 mesi.

La fondazione del Cairo nel 969 nell'area su cui sorgeva da circa tre secoli la capitale musulmana di Fustāt fece rapidamente declinare l'importanza di Alessandria. La scoperta nel 1498 della rotta verso oriente, doppiando il Capo di Buona Speranza, finì di rovinarne i commerci. Rimase tuttavia con Damietta uno dei principali porti egiziani durante il periodo mamelucco e ottomano. Nel 1798 durante la spedizione di Napoleone I in Egitto, la città fu presa dai francesi e nel 1801 dai britannici che sconfissero i francesi nella battaglia di Alessandria, presso le rovine di Nicopolis. Durante l'anarchia dell'ultimo periodo ottomano Alessandria si era ridotta ad una cittadina di circa 4.000 abitanti.
Il khedivè Mehmet Ali ne favorì la rinascita facendone la sua residenza e intraprendendo una serie di lavori pubblici: fu scavato un nuovo canale di comunicazione con il Nilo, il Canale Mahmūdiyya, terminato nel 1820 e fu nuovamente utilizzato il porto occidentale, permettendo la crescita dell'insediamento sull'isola di Faro e nel distretto dell'Eptastadio.

Come residenza dei consoli stranieri acquisì presto un carattere europeo e attrasse anche greci, ebrei e siriani. Fu minacciata dal mare nel 1827 dai greci e nel 1828 da una coalizione di inglesi, francesi e russi. Le fortificazioni furono rafforzate una prima volta nel 1841 e nel 1856 fu costruita una ferrovia che la collegava con il Cairo. L'arrivo di una flotta anglo-francese nel 1882 scatenò una rivolta e il massacro di circa 400 europei. Contemporaneamente le difese furono nuovamente rafforzate per ordine di Orabi Pasha, ministro della guerra. L'ammiraglio britannico, sir Frederick Beauchamp Seymour, più tardi Lord Alcester, lanciò un ultimatum e alla scadenza di questo bombardò i forti senza tuttavia sbarcare truppe. Poiché ne seguirono altre rivolte e massacri finalmente i sudditi di S.M. britannica inviarono una spedizione militare e si impegnarono nell'occupazione dell'intero paese.

Sotto il dominio britannico Alessandria si sviluppa come sede navale militare, a controllo del Canale di Suez. Durante la Seconda guerra mondiale e la Campagna nord-africana del 1940-1943 fu combattuta nelle vicinanze la decisiva battaglia di El-Alamein.

Il colpo di Stato militare egiziano del 1952 vide il colonnello Nasser prendere il potere e il trattato anglo-egiziano del 1954 fissò i termini per il ritiro delle truppe britanniche.

La città ellenistica e romana

La città era suddivisa in tre principali quartieri: quello ebraico nella porzione nord-orientale della città, quello di Rakhotis verso est, occupato dagli Egiziani e il "Brucheum, il quartiere greco o reale, che ne costituiva la parte più splendida,

L'impianto urbanistico, le mura, il porto

Palazzo del Khedivè, fine XIX secolo

Le dimensioni della città furono già in partenza più grandi della media delle città antiche: secondo alcuni autori la cinta muraria avrebbe avuto un perimetro di 15 km. Le mura furono modificate già in epoca romana e una seconda cinta più ristretta fu costruita nell'XI secolo dal sultano Ahmad ibn Tūlūn, riutilizzando diversi blocchi di quella più antica.

Due strade principali bordate da portici colonnati, di cui si riferisce una larghezza di circa 60 m, si incrociavano ad angolo retto nel centro cittadino, vicino al punto dove sorgeva il "Soma", il mausoleo di Alessandro e presso l'odierna moschea di Nabī Dānyāl (Nebi Daniel, "profeta Daniele). La linea della via est-ovest, la via "Canopica" è seguita oggi dal Boulevard de Rosette, dove sono state rinvenute tracce della pavimentazione e del canale vicino alla porta di Rosetta. Un resto consistente ne fu messo in luce nel 1899 da scavatori tedeschi all'esterno delle mura orientali, in un'area ben all'interno della città antica.

La diga dell'Eptastadio (il nome deriva dalla sua lunghezza di sette stadi, collegava l'isola di Faro alla terraferma, nel punto in cui oggi si apre la "Grande piazza" con la "Porta della Luna". Il molo, che divideva i due porti occidentale e orientale, è oggi coperto dal moderno quartiere di Ras al-Tin, che occupa un istmo considerevolmente allargato.

Il porto occidentale ("di Eunostos") era ampio, ma affiancato da scogliere situate sull'asse dell'isoletta di Faro, come ci racconta Strabone. Racchiudeva un porto più interno artificiale, il Kibôtos ("scatola rettangolare"). Oggi è stato obliterato dall'allargamento per la realizzazione del porto moderno.

Il porto orientale ("Gran Porto") era protetto dallo sperone di Lochias a Est e dalla punta dell'isola di Faro a Ovest. L'entrata nel porto era pericolosa per la ristrettezza dell'imbocco e numerose navi greco romane naufragate tra il IV secolo a.C. e il VII secolo d.C. sono state scoperte in questa zona. Al suo interno, l'isola di Antirodi delineava una piccola baia detta "porto reale".

Gli altri monumenti

I palazzi reali occupavano l'angolo nord-orientale della città, sul promontorio di Lochias che dominava il porto occidentale (nella moderna zona di Pharillon. La località è attualmente sotto il livello del mare, così come il "porto privato" e l'isola di Antirrhodus.

Il "Grande teatro" sulla moderna collina dell'Ospedale, nei pressi della odierna stazione Ramle. L'edificio era stato utilizzato da Cesare come fortezza. Nei pressi sorgeva il tempio di Poseidone o "tempio degli Dei Marini". Proseguendo si incontravano il "Timonium, costruito da Marco Antonio, e le strutture portuali. Dietro l'Emporium sorgeva il Cesareo, dove sorgevano i due grandi obelischi chiamati "aghi di Cleopatra", oggi trasferiti a Londra e a New York: il tempio fu più tardi trasformato in basilica patriarcale e i resti giacciono sotto le case moderne.

Il Ginnasio e la Palestra si trovavano nella zona orientale della città, a una certa distanza dal mare, ma la loro posizione è sconosciuta. Sconosciuta è anche la posizione del tempio di Saturno.

Il Serapeo, dedicato al dio Serapide, era il più famoso dei templi della città e si trovava nella parte occidentale, nel quartiere egizio di Rhakotis, nei pressi della cosiddetta "Colonna di Pompeo", un monumento eretto sulla bassa acropoli della città in onore di Diocleziano dopo il 297, costituito da una colossale colonna in granito alta circa 30 m.

Nei pressi, verso sud-ovest si trovano le catacombe egizio-romane di "Kom al-Shuqafa"[1], con camere con architetture scolpite nella roccia e sarcofagi.

Gli scavi del quartiere di "Kom al-Dik" hanno rivelato un piccolo teatro di epoca romana e i resti di terme.

Il Faro e la Biblioteca

Il celebre Faro di Alessandria, iniziato da Tolomeo I e completato da Tolomeo II aveva un'altezza stimata in ben 135 m e poteva essere visto a 50 km di distanza. Le sue gigantesche proporzioni ne fecero una delle Sette meraviglie del mondo e dal suo nome deriva il termine che designa questo tipo di installazioni. Era costituito da un alto basamento quadrangolare che ospitava le stanze degli addetti e le rampe per il trasporto del combustibile. A questo si sovrapponeva una torre ottagonale e quindi una costruzione rotonda sormontata da una statua di Zeus o Poseidone, più tardi sostituita da quella di Helios. I resti della gigantesca costruzione, crollata probabilmente per un terremoto, sono oggi inglobati in un forte del XV secolo. Numerosissimi blocchi ed elementi architettonici sono stati recuperati in mare, insieme alle colossali statue di Tolomeo II e della moglie Arsinoe II rappresentata come Iside.

Nell'isola sorgeva inoltre un tempio dedicato ad Efesto.

La non meno celebre Biblioteca di Alessandria fu istituita in epoca tolemaica ed era grandemente celebrata per la sua ricchezza e il grande numero di opere letterarie che vi si conservavano, stimate in circa 700.000 volumi. Andò una prima volta a fuoco per colpa delle truppe romane al seguito di Giulio Cesare. Un'altra parte (il Serapeum) fu distrutta dal fuoco durante disordini provocati dall'intolleranza della comunità cristiana nel corso del III secolo che disapprovava decisamente che la cultura e la sapienza avessero una così forte impronta pagana. Tali intolleranze culminarono nel 415 con la morte di Ipazia donna famosa per la sua cultura e capo della scuola neoplatonica. La biblioteca venne distrutta in modo definitivo dopo la conquista islamica dell'Egitto nel 639. Nel 642 o 646, la datazione è controversa, il destino della Biblioteca di Alessandria si compì tragicamente e definitivamente. La tradizione riferisce che il secondo califfo dell'Islam Omar ibn al-Khattāb pronunciasse la famosa frase: "Se il contenuto dei libri si accorda con il Corano, noi possiamo farne a meno, dal momento che il libro di Allàh è più che sufficiente. Se invece contengono qualcosa di difforme, non c'è alcun bisogno di conservarli.". La parte relitta di quello che fu centro della cultura classica fu bruciata. Si dice che i rotoli furono usati come combustibile per i bagni termali di Alessandria, che, secondo Eutichio, erano circa quattromila, e ci vollero sei mesi per bruciarli tutti

Gli scavi archeologici

Le prime ricerche furono condotte da D.G. Hogarth con l'appoggio dell'Egypt Exploration Fund e della Società per la promozione degli Studi Ellenici nel 1895 e altre indagini furono avviate da una spedizione tedesca negli anni 1898-1899. Gli archeologi si trovarono però subito di fronte a due principali difficoltà: in primo luogo a causa della grande crescita della città moderna gli spazi dove è possibile lo scavo sono piuttosto limitati e soprattutto a causa dei fenomeni di bradisismo la parte costiera della città antica è attualmente al di sotto del livello del mare.

Tuttavia G. Botti, direttore del museo, condusse indagini nei pressi dei "Pilastri di Pompeo", che condussero al rinvenimento delle sostruzioni di un grande edificio con vasti spazi sotterranei, che è stato ipotizzato fosse il Serapeum. Un grande toro in basalto, oggi conservato nel museo, potrebbe esservi appartenuto.

Più tardi catacombe e tombe furono scoperte a "Kore al-Shuqafa", a Hadra e a "Ra's al-Tin". I tedeschi rinvennero quindi nella zona nord-est della città i resti di un colonnato tolemaico e di strade, mentre Hogarth esplorò una grande costruzione in mattoni presso Kom al-Dik, variamente interpretata.

La città moderna

La città occupa la striscia di terra che separa il mar Mediterraneo dalla palude Mareotide ("Mariout"), in una penisola a forma di T che l'antico molo dell'Eptastadio e l'isola del Faro, oggi non più tale. La punta occidentale della penisola è chiamata "Ras et-Tin" e in essa si trovano l'edificio del Circolo Navale Khediviale (del 1903) e il palazzo di Ra's al-Tin, costruito da Mehmet Ali e abitato dai vari sovrani egiziani fino alla caduta nel 1952 della monarchia, mentre la punta orientale è nota come "Qayt Bey" (dal nome d'un noto Sultano mamelucco) o "Pharos". A sud, fra la città e la palude Mareotide, corre il canale Mahmūdiyya, che sbocca nel porto occidentale.

La piazza Muhammad ‘Alī (Mehmet Ali), usualmente chiamata "Grande Piazza", è uno spazio oblungo con al centro il monumento equestre di Muhammad 'Ali, fiancheggiato da edifici in stile italiano.

Nel quadro di un progetto comune tra UNESCO ed Egitto, è stata costruita la nuova Biblioteca del Mondo Mediterraneo che dovrebbe poter accogliere circa 5 milioni di libri.

Personalità legate ad Alessandria d'Egitto

Note
  1. La parola "Kom" significa in arabo "collina".
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