Utente:Quarantena/Papiro Magdalen

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papiro Magdalen (frammenti)

Il papiro Magdalen, identificato anche con la sigla P64, è costituito da tre frammenti papiracei di piccole dimensioni (il maggiore misura 4,1 cm in larghezza per 1,3 cm in altezza) conservati al Magdalen College di Oxford.

I frammenti appartenevano ad un codice, dato che sono scritti su entrambi i lati (recto e verso).

Contenuto

Essi riportano alcuni spezzoni di frasi, in greco: Mt 26,7-10.22-23.31-33 .

Provenienza

I papiri furono ritrovati in circostanze ignote, verso la fine del XIX secolo, dal reverendo anglicano ed egittologo Charles B. Huleatt, che svolgeva il compito di cappellano a Luxor, in Egitto. Nel 1901, egli regalò i reperti alla biblioteca del collegio inglese dove aveva studiato.

Datazioni

Il papirologo A.S.Hunt, all'epoca, datò i papiri al III-IV secolo d.C. Nel 1953, il paleografo C.H. Roberts, sulla base dello stile di scrittura, messo a confronto con altri quattro papiri di cui era nota la data di stesura, ridatò i frammenti alla fine del II secolo, tra il 175 ed il 200 d.C.

Nel 1994 il papirologo tedesco C.P. Thiede, in vacanza presso la famiglia della moglie ad Oxford, venuto a conoscenza dell'esistenza dei papiri, chiese di poterli esaminare di persona. Incuriosito dal tipo di scrittura usato, l'onciale maiuscolo biblico, utilizzato prima della metà del I secolo d.C., decise di approfondire lo studio dei frammenti, effettuando accurati esami e sfruttando le più recenti scoperte dell archeologia. Applicando un metodo paleografico standard, supportato da esami al microscopio elettronico, Thiede verificò la confrontabilità tra lo stile di scrittura adoperato in P64 e quello usato in alcuni papiri di Ercolano (anteriori al 79 d.C.) e in tre manoscritti greci provenienti dalla Palestina: il rotolo dei profeti minori di Nahal Hever 8HevXII gr. (50 a.C-50 d.C.), il frammento di Qumran 4QLXXLev b (I secolo a.C.) ed il frammento di Qumran 7Q6(1) (50 a.C.-50 d.C.).

Propose pertanto una nuova datazione al I secolo d.C., tra il 30 ed il 70 d.C., probabilmente il 50 d.C.[1]. Contestato da alcuni studiosi, che gli rimproveravano l'utilizzo della tecnica del confronto con materiali di provenienza fortemente eterogenea, trovò conferma alla propria tesi dai reperti archeologici provenienti dall antica città egiziana di Ossirinco, situata circa 400 km a nord di Luxor.

Tra i vari papiri greci rinvenuti negli scavi, infatti, ne spuntò uno avente uno stile perfettamente coincidente con quello adoperato nel papiro Magdalen. Questo recava la scritta "il dodicesimo anno dell'imperatore Nerone Claudio Cesare Germanico , corrispondente al 65-66 d.C.

P64 fu dunque datato al 65-66 d.C., ed i risultati dell indagine pubblicati nel 1996, nel volume divulgativo Testimone oculare di Gesù. La nuova sconvolgente prova sull'origine del Vangelo, ed. Piemme.

Trattandosi di frammenti derivanti da un codice, e sapendo che i codici iniziarono ad essere utilizzati solo intorno al 70 d.C., è lecito supporre che l'originale del Vangelo di Matteo, scritto su rotolo, sia ancora più antico.

Caratteristiche del testo

Una datazione alta di Matteot conferma la Tradizione del Magistero e gli scritti patristici, che insistono sul fatto che i Vangeli siano stati scritti quando i testimoni oculari della vita di Gesù di Nazaret erano ancora vivi.

L'uso dei nomina sacra, ovvero degli abbreviativi JS e KE , rispettivamente Gesù e Signore , usati come titolo di rispetto nei confronti dei nomi sacri (come il tetragrammon YHWH utilizzato dagli ebrei per il nome divino), è già attestato in P64. Questo significa che la divinità di Gesù era già riconosciuta fin dal I secolo d.C.

Note
  1. Cfr. l'articolo sul Times del Natale 1994.
Bibliografia
Voci correlate