Basilica di San Bernardino da Siena (L'Aquila)
Basilica di San Bernardino da Siena | |
L'Aquila, Basilica di San Bernardino da Siena | |
Stato | Italia |
---|---|
Regione | Abruzzo |
Regione ecclesiastica |
Regione ecclesiastica Abruzzo-Molise |
Provincia | L'Aquila |
Comune | L'Aquila |
Diocesi | L'Aquila |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Via San Bernardino |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | basilicale |
Dedicazione | San Bernardino da Siena |
Fondatore | san Giovanni da Capestrano, san Giacomo della Marca |
Architetti |
san Giacomo della Marca (progettista) Silvestro dall'Aquila Cola dell'Amatrice |
Inizio della costruzione | 1454 |
Completamento | 1472 |
Pianta | croce latina |
Coordinate geografiche | |
Italia |
La Basilica di San Bernardino è una chiesa che si trova nella città de L'Aquila. Venne eretta, con l'adiacente convento, fra il 1454 ed il 1472 in onore di San Bernardino da Siena. Le spoglie del Santo sono custodite all'interno della basilica in un apposito mausoleo.
Il terremoto del 6 aprile 2009 ne ha gravemente danneggiato l'abside ed il campanile[1].
Storia
Le vicende della fondazione della basilica sono legate alla figura del santo che, nonostante fosse da tempo malato, nel 1444 si recò al L'Aquila per tentare di rappacificare due fazioni in lotta fra loro. Alla sua morte, avvenuta il 20 maggio dello stesso anno, proprio nel capoluogo abruzzese, la cittadinanza chiese e ottenne da papa Eugenio IV il permesso di custodirne le spoglie.
L'impulso a iniziare la fabbrica basilicale fu dato da:
- san Giovanni da Capestrano, amico a discepolo del Senese;
- san Giacomo della Marca, anch'egli Frate Minore del ramo dell'Osservanza, esperto in architettura, approntò i disegni per l'esecuzione del progetto.
La prima fase dei lavori, più volte interrotti, cominciò nel 1454 e si concluse nel 1472 con la realizzazione della cupola, che consentì lo spostamento delle spoglie all'interno della basilica dalla chiesa di San Francesco dove erano state temporaneamente deposte.
Solo successivamente si passò alla realizzazione della facciata sotto la direzione di Silvestro dall'Aquila. Alla morte di quest'ultimo, avvenuta nel 1506, i lavori si fermarono e la facciata rimase incompiuta per quasi vent'anni. Nel 1524 l'incarico venne affidato a Nicola Filotesio, meglio noto come Cola dell'Amatrice, e venne finalmente portato a termine nel 1542.
In seguito al terremoto del 1703 l'interno venne completamente ricostruito in stile barocco ad opera di tre celebri architetti dell'epoca: Cipriani, Contini e Biarigioni. In questo periodo venne anche aggiunta una finestra trifora alla facciata principale.
Nel 1724 Ferdinando Mosca realizzò lo splendido soffitto in legno che venne dipinto da Girolamo Cenatiempo. Quest'ultimo è anche l'autore degli affreschi nella cappella che ospita il mausoleo.
Nel 1773 Donato Rocco di Ciccio realizzò l'altare maggiore.
Il 20 maggio 1946 papa Pio XII l'ha elevata alla dignità di Basilica minore.[2]
Un ulteriore violento terremoto ha colpito L'Aquila il 6 aprile 2009 danneggiando la parte absidale della basilica e distruggendo parzialmente l'antico campanile. Hanno, inoltre, subito lesioni di grave entità anche il tamburo della cupola, le pareti longitudinali e il complesso limitrofo del convento.
Descrizione
La basilica è situata in pieno centro storico, lungo la strada che prende il nome di Via San Bernardino, a pochi passi da Corso Vittorio Emanuele. È posta a coronamento di una monumentale scalinata che da Piazza Bariscianello arriva fino alla basilica creando un notevole impatto scenografico per chi proviene da Via Fortebraccio. Una seconda scalinata la pone rialzata rispetto al livello della strada e ne fa da sagrato.
Esterno
La facciata è ripartita in tre ordini con diversi stili decorativi: il primo è di ordine dorico, il secondo ionico ed il terzo corinzio. Nella trabeazione del primo ordine vi sono raffigurate delle metope, nel secondo ordine vi è una elegante trifora, aggiunta durante i lavori di restaurazione operati nel settecento, mentre nel terzo sono siti tre grandi oculi. Quattro file di doppie colonne la suddividono verticalmente creando un suggestivo ed armonico disegno di nove quadrati su tre file.
Il portale centrale, ulteriormente incassato fra colonne a spirale, ha nella lunetta un altorilievo di Silvestro dell'Aquila raffigurante la Madonna col bambino fra i Santi Francesco d'Assisi e Bernardino da Siena.
Interno
L'interno è a croce latina con tre navate ed è lungo circa cento metri. Il suo aspetto fastosamente barocco è dovuto ai restauri seguiti al terremoto del 1703 che rasero al suolo la navata centrale, la cupola ed il tamburo.
Oggi la navata centrale dispone di un pregevole soffitto a cassettoni lignei, intagliati, dipinti e dorati, ad opera di Ferdinando Mosca da Pescocostanzo (1723-27), cui è attribuito anche l'organo monumentale. Il soffitto venne poi dipinto da Girolamo Cenatiempo, allievo di Luca Giordano. Le navate laterali si aprono su numerose cappelle recanti cupole ottagonali.
L'ultima cappella a sinistra contiene l'elegante Mausoleo Camponeschi, ad opera di Silvestro dell'Aquila, mentre la seconda a destra presenta la Resurrezione, una pala d'altare in terracotta smaltata bianca su fondo azzurro, di Andrea della Robbia. Nella quarta cappella a destra si ammira la tela raffigurante l'Adorazione dei Magi del caposcuola Pompeo Cesura, allievo del Raffaello.
La quinta cappella a destra, molto grande rispetto alle altre, conserva il Mausoleo di San Bernardino da Siena. Venne commissionato a Silvestro dell'Aquila nel 1489 da Jacopo di Notar Nanni e fu completato dal nipote Angelo, detto L'Ariscola, nel 1505. Considerato il capolavoro della scultura rinascimentale aquilana[3], il mausoleo ha la base quadrilatera a due ordine di lesene decorate da nicchie con all'interno sculture sacre. Le spoglie del santo sono racchiuse in un'urna argentea moderna che sostituisce quella originale trafugata dai francesi durante la Rivoluzione francese e la campagna d'Italia. La volta della cappella e l'abside hanno affreschi di Girolamo Cenatiempo.
Galleria fotografica
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Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
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