San Giacomo della Marca

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San Giacomo della Marca, O.F.M.
Presbitero
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al secolo Domenico Gangala
battezzato
Santo
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Carlo Crivelli St James of the Marches 1477.jpg

Carlo Crivelli, San Giacomo della Marca (1477), tempera su tavola; Parigi, Museo del Louvre.[1]
Titolo
Incarichi attuali
predicatore
Età alla morte 83 anni
Nascita Monteprandone
1º settembre 1393
Morte Napoli
28 novembre 1476
Sepoltura Monteprandone, Chiesa del Convento di Santa Maria delle Grazie
Conversione
Appartenenza
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Professione religiosa 1416
Ordinato diacono
Ordinazione presbiterale
Ordinazione presbiterale 1420
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
Elezione
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Consacrazione {{{consacrazione}}}
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(per causa incerta o sconosciuta)
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Predecessore {{{predecessore}}}
Successore {{{successore}}}
Extra San Giacomo della Marca
Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
Antipapi {{{antipapi}}}
Eventi

Iter verso la canonizzazione

Venerato da Chiesa cattolica
Venerabile il [[]]
Beatificazione 12 agosto 1624, da Urbano VIII
Canonizzazione 10 dicembre 1726, da Benedetto XIII
Ricorrenza 28 novembre
Altre ricorrenze
Santuario principale
Attributi
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
Patrono di
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Incoronazione
Investitura
Predecessore
Erede
Successore
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Onorificenze
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Altri titoli
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Coniuge

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Consorte

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Figli
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Collegamenti esterni
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 28 novembre, n. 5:
« A Napoli, deposizione di san Giacomo della Marca, sacerdote dell'Ordine dei Minori, insigne per la predicazione e per l'austerità di vita. »

San Giacomo della Marca, al secolo Domenico Gangala (Monteprandone, 1º settembre 1393; † Napoli, 28 novembre 1476) è stato un presbitero, religioso e predicatore italiano dell'Ordine dei Frati Minori.

Biografia

Bottega napoletana, Reliquiario a busto di san Giacomo della Marca (1612 - 1615), legno scolpito, dorato e dipinto; Museo del Santuario di San Giacomo della Marca di Monteprandone

Figlio di Antonio Gangali e Antonia Rossi, che avevano già diciassette figli, i poveri genitori lo fecero battezzare con il nome di Domenico.

Rimase presto orfano del padre e fu affidato ad uno zio curato a Offida, che gli insegnò a leggere e a scrivere. A tredici anni fu mandato a scuola ad Ascoli dove apprese quella che allora era la cultura di base composta da: grammatica, retorica, dialettica, geometria, aritmetica, musica e astronomia.

Si laureò in Diritto a Perugia intorno al 1412 e lo troviamo poi a Bibbiena, in Toscana, come giudice e poi come notaio nella segreteria comunale di Firenze. Entrato in amicizia con i francescani del luogo e meditando intorno ai misteri redentivi che suscitava in lui la visione del Monte Verna, lasciò l'avvocatura ed entrò nell'Ordine dei Frati Minori nel luglio del 1416. Fu allievo, con Giovanni da Capestrano, di Bernardino da Siena. Durante la Quaresima del 1420 fu ordinato presbitero e il 13 giugno tenne la sua prima omelia in onore di sant'Antonio da Padova. Fu talmente incisivo, e la sua predica talmente coinvolgente, che i superiori lo indirizzarono subito verso questo impegnativo e difficile compito.

Giacomo si attenne, nella sua predicazione, al modo di predicare dei francescani del suo tempo. La loro era una predicazione popolare, accessibile a tutte le classi sociali, con un linguaggio vivo, ricco di esempi, a volte arguta. Le prediche non si tenevano solo in chiesa, ma anche nelle piazze. Durante le omelie venivano toccati i temi fondamentali della fede, soprattutto i grandi temi dell'incarnazione di Cristo e della morale evangelica. Le predicazioni avvenivano soprat­tutto nei tempi dell'Avvento, della Quaresima e a Maggio. Natural­mente le predicazioni minori si organizzavano secondo le richieste e le necessità locali e con durate diverse. I sermoni duravano da 1 a 3 ore e si tenevano normalmente al mattino presto o all'ora del vespro. San Bernardino da Siena fu il modello della predicazio­ne francescana dell'Osservanza, modello di fede e fervore apostolico, di fine arguzia e bellezza letteraria, di stile oratorio. Lo stesso san Gia­como affermerà che molto egli doveva a Bernardino:

« Ricordo che egli m'insegnava a predicare e il modo di emettere la voce, regolare i gesti e anche a fare le esclamazioni a tempo e a luogo debiti. »

Molto fecondi per la predicazione risultarono a fra Giacomo i pri­mi anni del suo sacerdozio, quando il maggior tempo che aveva a di­sposizione gli permise di stendere per iscritto molte delle sue predi­che, giunte così fino a noi. Abbiamo così i cosiddetti Sermoni domenicali, una raccolta di circa un centinaio di prediche, tenute in ogni domenica dell'anno sui testi della Sacra Scrittura usati nella messa.

L'intera vita di fra Giacomo della Marca fu spesa nella predicazione. Dal giugno del 1420 alla fine del 1431 predicò in Italia nelle città di Ussita, Visso, Montemona­co, Macerata, Jesi, Cupramontana, Camerino, Tolentino, Fabriano, Ancona, Recanati, Fano. Dal gennaio del 1432 all'aprile del 1434 svolge apostolato della predicazione in Dalmazia, Slavonia e Bosnia. Dal maggio del 1434 alla primavera del 1435 fu di nuovo in Italia, nelle Marche predicò la quaresima ad Urbino. Dalla primavera del 1435 al settembre del 1439 fu in Dal­mazia, Slavonia, Bosnia, Boemia e Ungheria. Dal novembre del 1439 al dicembre del 1452 predicò in Italia, nelle Marche ad Osimo, Fermo, Fabriano, Treia, Urbino, Camerino, Cingoli, Ascoli. All'inizio del 1453 fu di nuovo in Dalmazia, ma fu richiamato d'urgenza in Italia, dove rimase fino al 1457 e dove tenne prediche a San Severino, Matelica, Fermo, Sant'Elpidio, Ascoli, Fano, Fabriano, Ancona. Dal maggio del 1457 di nuovo in Dalmazia, Bosnia, Ungheria, Boemia e forse anche in Polonia, fino alla fine del 1458. Tornato in Italia vi rimase fino alla morte nel 1476, la sua predicazio­ne dirada sempre più, ma è sempre presente. Visitò Ascoli e la sua Monteprandone, dove dimorò sempre più a lungo e per l'ultima volta nel 1472.

Grazie al suo intervento in veste di pacificatore, le città di Fermo e Ascoli, eterne nemiche, stipularono una storica pace nel 1446 e poi nel 1463. A suggello di ciò nello stemma delle due città è rappresentato lo stemma dell'altra ex nemica.

Abile predicatore, il suo ordine lo impiegò nel contrasto dell'eresia bogomil in Bosnia e delle dottrine degli ussiti in Austria e Boemia; fondò alcuni conventi nell'Europa centrale. Fu il primo a promuovere l'istituzione del Monti di Pietà per combattere la piaga dell'usura. Prese parte al Concilio di Firenze per la riunione della Chiesa latina a quelle orientali.

Pur immerso in tante fatiche, si prodigò a costruire basiliche, conventi, biblioteche, pozzi e cisterne pubbliche; diede Statuti Civili - lui frate - ad undici città mentre attendeva a fondare nuove confraternite - figurando come un precursore dell'associazionismo cattolico - trova anche il tempo per scrivere 18 libri, mostrandosi così di ingegno universale.

Morì a Napoli il 28 novembre 1476.

Culto

Il suo corpo venne sepolto nella chiesa di Santa Maria la Nova a Napoli. Nel 2004 il corpo è stato traslato nella Chiesa del Convento di Santa Maria delle Grazie, da lui fondato nel 1449, a Monteprandone, attualmente sede del Museo del Santuario di San Giacomo della Marca.

Note
  1. San Giacomo della Marca è raffigurato come figura stante, vestito del saio francescano, con l'astuccio degli occhiali appeso alla cintura e il baculo pastorale, la mano destra indicante il medaglione con il monogramma di Cristo, la mano sinistra regge un libro, elementi caratterizzanti della sua personalità di studioso. Sullo sfondo un drappo in broccato, dalla cui sommità pendono frutti, cucurbitacee a sinistra e una pesca a destra (riferimenti cristologici). A destra sono rappresentate due piccole figure inginocchiate i committenti. In basso al centro del gradino, un cartiglio reca l'iscrizione OPUS.CAROLI.CRIVELLI.VENETI./1477.
Bibliografia
  • Francesco Pirani, Armonie Picene, in "Medioevo", Editore De Agostini, X, 2008, p. 102.
Voci correlate
Collegamenti esterni