Canto gallicano

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Con "canto gallicano" si intende il repertorio liturgico di canto piano proprio del rito gallicano della Chiesa cattolica in Gallia, prima dell'introduzione e dello sviluppo degli elementi del Rito Romano dai quali evolse il canto gregoriano. Sebbene la musica è andata per la maggior parte persa, si ritiene che diverse tracce siano rimaste all'interno del corpus gregoriano.

Storia

Diverse fonti attestano l'esistenza nelle terre franche di un rito gallicano, distinto da quello romano, fra il V ed il IX secolo. Il rito celtico ed il rito mozarabico, che erano liturgicamente correlati con il gallicano, sono talvolta chiamati collettivamente con il nome di quest'ultimo: "riti di tipo gallicano", in contrapposizione alla differente struttura del rito romano.

La mancanza di un'autorità centrale portò in Francia allo sviluppo di diverse tradizioni locali nell'ambito del rito gallicano, che condividevano la stessa struttura di base, ma differivano nei dettagli. Tali tradizioni continuarono fino alla dinastia carolingia.

Durante la visita papale nel 752-753, il Papa Stefano II celebrò la Messa secondo il Rito Romano, con il canto romano (o canto vetero-romano). Secondo Carlo Magno, suo padre Pipino il Breve e Crodegango di Metz abolirono i riti gallicani in favore dell'uso romano, al fine di rafforzare i legami con Roma: questi rinsaldati rapporti culminarono con l'elevazione di Carlo Magno a Imperatore del Sacro Romano Impero. Carlo Magno portò a termine il lavoro iniziato dal padre, cosicché già durante il IX secolo il rito ed il canto gallicani erano stati effettivamente eliminati.

Il canto romano portato nelle chiese carolinge, però, era incompleto, e andò così incorporando in sé elementi musicali e liturgici dalle tradizioni gallicane locali. Il risultante canto carolingio, che si sviluppò in canto gregoriano, era un canto senza dubbio romanizzato, ma conservava ancora numerose tracce del perduto repertorio gallicano.

Caratteristiche generali

Anche se le prime fonti documentate su un libro di canto piano nell'Europa occidentale si riferiscono proprio ad un testo gallicano con salmi e canti, purtroppo non è sopravvissuto alcun repertorio di canti gallicani. Ciò che conosciamo del canto gallicano deriva dalle descrizioni contemporanee di tale canto, e dagli elementi gallicani che sono sopravvissuti attraverso l'incorporazione nelle successive composizioni gregoriane.

Si riteneva che il canto gallicano differisse notevolmente dal canto romano, sia per i testi sia per la musica. Walahfrid Strabo, scrivendo nel IX secolo, riteneva che il canto romano fosse "più perfetto", e quello gallicano "incorretto" ed "inelegante". Il rito ed i testi gallicani erano spesso più fioriti e drammatici, confrontati alle loro controparti romane: tale elemento probabilmente può riflettersi nell'importanza della musica melismatica nel canto gallicano in confronto con quello romano.

L'uso di due toni recitanti nella salmodia gregoriana può derivare dal canto gallicano.

Un altro elemento del canto gregoriano non trovato nel canto romano, che può quindi riflettere le convenzioni gallicane, è la cosiddetta "cadenza gallicana", nella quale il neuma finale, rinvenibile solo nelle fonti galliche, è un gruppo la cui seconda nota, più alta, è ripetuta, come in Do-Re-Re o Fa-Sol-Sol.

Le tecniche di composizione includevano certi incipit e cadenze comuni, e l'uso della centonizzazione.

Alcuni tipi di canto gallicano dimostrano in sé una diretta influenza del canto bizantino, compreso l'uso di testi in greco.

I canti del repertorio gregoriano che più probabilmente potrebbero essere derivati da canti gallicani sono quelli non rinvenibili nella tradizione romana, ma che hanno le proprio controparti nel canto mozarabico ed ambrosiano, e canti locali e devozionali in onore a santi francesi.

Bibliografia
  • Apel, Willi (1990). Gregorian Chant. Bloomington, IN: Indiana University Press. ISBN 0-253-20601-4.
  • Hiley, David (1995). Western Plainchant: A Handbook. Clarendon Press. ISBN 0-19-816572-2.
  • Wilson, David (1990). Music of the Middle Ages. Schirmer Books. ISBN 0-02-872951-X.
Voci correlate
Collegamenti esterni