Rito Romano

Da Cathopedia, l'enciclopedia cattolica.
100%Decrease text sizeStandard text sizeIncrease text size
Share/Save/Bookmark
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Il rito romano è un rito liturgico della Chiesa cattolica, precisamente quello sviluppato dalla Chiesa di Roma.

Anticamente era uno dei tanti riti occidentali e conviveva accanto a essi. Le maggiori chiese locali, infatti, esprimevano tutte un proprio rito specifico.

In seguito, data la grandissima importanza attribuita a Roma, luogo del martirio dei santi Pietro e Paolo e sede del Papa, molti altri riti occidentali vennero soppressi. Il Concilio di Trento stabilì che rimanessero solo quelli che potessero vantare un'antichità di almeno duecento anni. Sopravvissero perciò il rito ambrosiano, il rito mozarabico e il rito di Braga; sopravvisse anche il rito usato dai domenicani. Con queste poche eccezioni, il rito romano venne esteso all'intera Chiesa latina: perciò è spesso chiamato anche, impropriamente, rito latino.

Oggi il rito romano è il maggiore in termini di diffusione e numero di fedeli che lo seguono e per questo si tende spesso erroneamente a considerarlo l'unico e a farlo coincidere ipso facto con la Chiesa cattolica, dimenticando l'esistenza degli altri riti.

Celebrazione Eucaristica (Messa)

La Celebrazione Eucaristica contiene

  • una parte fissa: preghiere e riti sempre uguali; in essi può variare il diverso modo in cui le parti vengono solennizzate, ad esempio con l'eventuale uso del canto e/o della musica;
  • una parte mobile, che cambia a seconda del Tempo Liturgico (es. in Avvento, in Quaresima...), della specifica circostanza o celebrazione (ad esempio per il ricordo dei defunti, per certi sacramenti come il matrimonio o l'ordinazione). Le parti mobili sono letture e preghiere legate alla circostanza.

La struttura della Messa, dopo i riti di introduzione, è suddivisa in due parti: la Liturgia della Parola e la Liturgia Eucaristica.

Celebrante

Normalmente (e tradizionalmente) vi è un solo sacerdote (Vescovo o Presbitero) celebrante e tutti gli altri ricoprono ruoli subalterni (ministri), anche se possono essere di grado superiore (es. la presidenza di un parroco in presenza del vescovo). In seguito alla riforma liturgica seguita al Concilio ecumenico Vaticano II è stata reintrodotta nel rito romano ordinario la possibilità della "concelebrazione", ovvero la simultanea presenza di più sacerdoti che tutti insieme fungono da celebranti. Per il rito romano straordinario rimane l'obbligo di un solo celebrante.

I requisiti del celebrante sono quelli relativi all'ordinazione: possono celebrare la Messa i presbiteri e i vescovi.

Lo svolgimento generale della Messa nel rito romano prevede la presenza nell'aula dei fedeli, la vestizione del celebrante in sacrestia e l'ingresso processionale del celebrante e dei ministri in chiesa, sul presbiterio, direttamente dalla sacrestia o attraversando la navata[1].

Nei pontificali solenni il Vescovo entra processionalmente, indossando ad esempio mozzetta, rocchetto e l'eventuale cappa magna con lo strascico, retta da uno o più caudatari e indossa i paramenti liturgici solo alla cattedra.

Tipo di Messa

La Messa è distinta in due riti:

La Messa è poi distinta in due tipi: "Messa ordinaria" e "Messa pontificale".

Il rito romano si distingue dagli altri anche per l'uso del colore nei paramenti liturgici.

  1. La Messa ordinaria è la forma comune. In essa vi sono cinque parti che vengono recitate o (preferibilmente) cantate: il Kyrie, il Gloria, il Credo, il Sanctus e il Benedictus[2], l'Agnus Dei.
  2. La Messa pontificale (detta anche semplicemente pontificale) è una Messa solenne celebrata da un Vescovo o Cardinale.

La Messa Tridentina conosce anche la Messa Solenne: è una Messa cantata in cui certe parti sono cantate in canto gregoriano o con altra musica e con almeno un diacono; deve esserci un diacono e un suddiacono.

I libri liturgici stabiliscono nelle rubriche le norme da seguire in tutte queste celebrazioni.

Liturgia delle Ore

Tutti i chierici assumono l'impegno di recitare tutti i giorni, alle varie ore, la Liturgia delle Ore, dette anche ore canoniche). Le ore canoniche sono l'Ufficio delle Letture, le Lodi Mattutine, l'Ora Media, che, secondo l'ora del giorno, può essere Terza, Sesta e Nona, i Vespri e la Compieta.

Prima della riforma liturgica vi era l'ora di Prima e l'Ufficio delle Lettura era articolato in tre Notturni. Si chiama Breviario Romano il libro liturgico delle Ore Canoniche antiche. Papa Benedetto XVI con il motu proprio Summorum Pontificum ha concesso la possibilità di pregare con il Breviario Romano o con la Liturgia delle Ore.

Le Ore Canoniche vengono celebrate comunitariamente nelle comunità monastiche e presso gli ordini religiosi, dagli altri vengono in genere celebrate individualmente. In alcune parrocchie vi è l'usanza di celebrare alcune Ore come le Lodi o i Vespri con la comunità parrocchiale.

Sacramenti

Battesimo

Anticamente il Battesimo veniva impartito in fiumi, laghi o corsi d'acqua. Successivamente per questo sacramento venne costruito un apposito edificio (il battistero), esterno alla chiesa. Era l'unico tra i sacramenti a prevedere un edificio esclusivo: chi non era battezzato, infatti, non poteva entrare in chiesa e pertanto doveva essere battezzato all'esterno.

Oltre a questo, a differenza di oggi, il battesimo veniva impartito:

  • agli adulti, dopo un periodo di iniziazione definito "catecumenato"
  • una volta all'anno (durante la celebrazione della Veglia pasquale, cosa che avviene anche oggi nel battesimo degli adulti)
  • con acqua corrente (oggi, tranne casi eccezionali, con acqua benedetta)

La cerimonia avveniva per triplice immersione dentro una grande vasca in cui scorreva dell'acqua. In alcuni battisteri si può ricostruire il sistema di canalizzazioni che derivavano l'acqua da fiumi, acquedotti o canali e la facevano defluire all'esterno (tra questi il battistero nell'area archeologica sotto il Duomo di Milano, voluto da sant'Ambrogio da Milano, dove fu battezzato sant'Agostino di Ippona).

La forma di questi battisteri poteva essere circolare, come ad esempio quello costantiniano del Laterano (Roma). Nel nord Italia e nelle regioni adriatiche aveva invece una forma ottagonale (celebre il battistero di Parma), richiamandosi ai mausolei pagani (si possono ricordare i mausolei gemelli di Diocleziano e Massimiano).

Successivamente si iniziò ad amministrare il battesimo ai bambini, probabilmente anche in considerazione dell'elevata mortalità infantile.

Già nei tempi apostolici, tuttavia, è noto come venissero battezzate intere famiglie (cfr. Atti 16,15.33; 18,8 ; 1Corinzi 1,16 ), ed è quindi logico pensare che nel "battesimo famigliare" fossero compresi anche i bambini.

Oggi il battesimo viene spesso amministrato ai bambini (i battesimi degli adulti vengono amministrati solitamente in una solenne celebrazione durante la Veglia pasquale del Sabato santo), alcuni giorni dopo la nascita (quindi senza aspettare feste particolari) e con dell'acqua ferma, raccolta in un piccolo contenitore. Quest'acqua viene benedetta una volta all'anno, durante la veglia pasquale, la sera del Sabato santo, mediante l'immersione nel recipiente che la contiene del cero pasquale.

I ministri ordinari del battesimo sono il vescovo, il presbitero e, nella Chiesa latina anche il diacono. In caso di necessità chiunque, anche un non battezzato, purché abbia l'intenzione richiesta, può battezzare utilizzando la formula battesimale trinitaria. Si dovrà procedere poi alla comunicazione del fatto a un sacerdote o a un vescovo per la registrazione del battesimo celebrato in queste circostanze eccezionali.

Per la validità del battesimo non è necessario l'uso dell'acqua benedetta: basta il contatto con qualunque parte della persona (in genere la fronte) con qualunque acqua e la recita della formula battesimale trinitaria. Un padrino o una madrina, solitamente diversi dai genitori, presentano il bambino per il sacramento. Nell'agire così il padrino o la madrina si assumono l'impegno di sostenere il bambino neo-battezzato nel percorso dell'iniziazione cristiana (catecumenato post-battesimale e cioè il catechismo in preparazione della Prima Comunione e della Cresima).

Celebrazione del battesimo

La celebrazione del battesimo è abbastanza semplice.

Essa consiste in due parti: una può venire celebrata fuori dalla chiesa (più spesso tra le porte, nella bussola, per offrire ai neonati un riparto rispetto al clima esterno). Il celebrante (sacerdote, vescovo oppure diacono nella Chiesa latina) fa il segno della croce sul candidato. Avviene poi l'annunzio della "Parola di Dio". Dal momento che il battesimo significa liberazione dal peccato e dal suo istigatore, il diavolo, vengono pronunziati uno o più esorcismi sul candidato. Questi viene unto (sulla fronte o anche altrove) con l'olio dei catecumeni, oppure il celebrante impone su di lui la mano ed egli (oppure il padrino o la madrina per lui) rinunzia esplicitamente a Satana ("abrenuntio" o "rinuncio"). Così preparato, il candidato può professare la fede della Chiesa alla quale sarà "consegnato" per mezzo del battesimo.

Fino a prima della riforma il celebrante metteva in bocca al neonato qualche grano di sale, rito oggi caduto in disuso.

Al padrino o madrina viene poi consegnata una veste bianca, che rappresenta la veste che i catecumeni neo-battezzati indossavano dopo il battesimo per una settimana (avvenendo il battesimo durante la veglia pasquale ciò voleva dire fino alla domenica successiva, che non a caso si chiamava (e si chiama tuttora) Domenica "in Albis (posatis)" e un cero acceso.

Il celebrante copre poi il bambino con la stola e lo introduce dentro la chiesa, presso il fonte battesimale o battistero, che per tradizione oggi (sia nel rito romano che in quello ambrosiano) è appena dentro la chiesa, in corrispondenza della porta principale, subito a sinistra.

Qui avviene il "rito essenziale" del sacramento: il battesimo propriamente detto, che "significa e opera" la morte al peccato e l'ingresso nella vita della "Santissima Trinità", configurandosi al mistero pasquale di Cristo, morto e risorto. È per questo motivo che si deve essere "sepolti" nell'acqua, o per mezzo della triplice immersione nell'acqua battesimale o versando per tre volte l'acqua sul capo del candidato. Nella Chiesa latina la triplice infusione (o immersione) è accompaganta dalle parole della formula trinitaria battesimale, pronunciate dal ministro:

« (Nome), io ti battezzo nel nome del Padre, Figlio e dello Spirito Santo. »

in latino

« (Nomen) ego te baptizo in nomine Patris, Filii et Spiritus Sancti. »

Di norma, nella Chiesa latina, il sacerdote compie questo rito in semplice cotta e stola di colore violaceo (il colore liturgico dei riti penitenziali).

Matrimonio

I ministri di questo sacramento sono gli sposi. Il sacramento (secondo le norme del Concilio di Trento) per essere valido deve però essere celebrato davanti a un testimone qualificato. Questo fa sì che vi sia un celebrante (un presbitero oppure un vescovo) che, dopo aver accertato l'intenzione degli sposi e dopo lo scambio delle fedi nuziali, esprime la formula di rito (in latino "ego conjungo vos in matrimonio in nomine Patris, Filii et Spiritus Sancti").

Il rito, espresso in questo modo, porta a pensare che il ministro del matrimonio sia il presbitero o vescovo che celebra, ma non è così.

Oggi nel rito romano il matrimonio è usualmente inserito in una Messa, cosa che avviene per alcuni sacramenti (l'ordine e la cresima) ma non per altri (battesimo, penitenza, unzione).

Per essere valido il matrimonio deve essere celebrato in presenza di due testimoni, che alla fine della cerimonia firmano il registro conservato presso le parrocchie secondo le norme del Concordato e che come tale sostituisce la necessità di recarsi poi in Municipio per la registrazione civile.

La celebrazione del matrimonio è un rito abbastanza breve e abbastanza semplice, solo parlato, senza particolari solennità liturgiche. Vi si può aggiungere facoltativamente l'incoronazione degli sposi, usuale in Oriente. La Messa in cui è inserito può invece essere più o meno solenne, ma non si discosta in modo significativo dalle Messe comuni.

Ordine sacro

Alcuni sacramenti possono essere amministrati anche dai laici (battesimo), altri dai presbiteri o vescovi (l'Eucaristia e la confessione o penitenza), ma due sacramenti possono essere amministrati solo da vescovi: l'Ordine e la Cresima (che ammette delegati dal vescovo).

L'Ordine è il sacramento con cui si consacra un diacono, un sacerdote o un vescovo.

È bene notare che la pienezza dell'Ordine spetta al vescovo e che non vi sono consacrazioni di ordine superiore. Infatti i cardinali o il Papa non ricevono un'ulteriore ordinazione.

Ordinazione sacerdotale

Una cerimonia solenne e complessa, celebrata durante una Messa pontificale, consente al vescovo di ordinare i sacerdoti (o presbiteri) che lo coadiuvano. La celebrazione prevede una parte penitenziale (gli ordinandi (con il camice) si prostrano a terra e vengono invocati tutti i santi con le litanie), una parte di imposizione dei paramenti sacerdotali (la pianeta) e un'unzione con l'olio santo che consacra per sempre il sacerdote. Dopo l'unzione delle bende (il crismale) vengono poste sul capo e a unire le mani del consacrato.

L'ordinazione avviene davanti all'altare, con il vescovo seduto sul faldistorio e indossando la mitria preziosa (ovvero, uno dei tre tipi di mitria in dotazione ai vescovi).

Ordinazione episcopale

Anche l'ordinazione episcopale (o vescovile) è una cerimonia solenne e complessa, svolta durante una Messa pontificale (prima dell'introduzione della concelebrazione ciascun vescovo celebrava contemporaneamente una Messa diversa su un altare diverso), in cui di solito tre vescovi ordinano un nuovo vescovo. Dal punto di vista della validità basta un vescovo, ma la cerimonia (e la tradizione) richiedono la presenza di tre vescovi.

L'ordinazione episcopale viene sempre effettuata su un permesso espresso dal Papa, ma può essere valida (anche se non legittima) anche in contrasto a questa disposizione, purché il consacrante sia un vescovo. Il vescovo che consacri un altro vescovo senza mandato pontificio incorre nella scomunica latae sententiae prevista dal Codice di Diritto Canonico num. 1382.

Lo svolgimento del rito avviene in questo modo: terminata la proclamazione del Vangelo, inizia la presentazione dell'ordinando con lettura del Mandato Apostolico. Dopo le domande che si pongono all'ordinando, questi si prostra a terra mentre si invoca la protezione dei santi con il canto delle Litanie. Il vescovo presidente recita la preghiera di ordinazione e, insieme con tutti i vescovi concelebranti, impone le mani sul capo dell'ordinando in silenzio. Terminato il rito dell'imposizione delle mani, due diaconi aprono l'Evangeliario sul capo dell'ordinato. Il vescovo presidente procede con l'unzione del crisma sul capo dell'eletto e impone la mitria, dona il pastorale e l'anello episcopale. Terminati questi riti, se durante l'ordinazione il neo vescovo prende possesso della diocesi dove si celebra l'ordinazione, siede alla cattedra e procede nella celebrazione della Messa da presidente, se non prende possesso della diocesi dove viene celebrata la Messa pontificale, scende nell'assemblea per benedirla, mentre ci canta l'inno Te Deum e poi siede a fianco al vescovo presidente. La Messa procede regolarmente.

Riti della Settimana Santa

La Settimana Santa prevede riti particolari. Iniziano con la domenica delle Palme, che nel Novus Ordo è la sesta domenica di Quaresima e nel Vetus Ordo la seconda domenica di Passione (tempo liturgico che comincia quattordici giorni prima di Pasqua).

Ma i riti più importanti si svolgono durante il Triduo Pasquale, ovvero il giovedì, venerdì e sabato santo.

Il Giovedì Santo ha luogo la Messa "in Coena Domini", solo vespertina (non viene celebrata la Messa la mattina salvo che nelle cattedrali, che prende il nome di Messa Crismale). Dopo la Messa si spogliano gli ornamenti degli altari e velano le croci (nell'uso antico le croci restavano velate per tutto il Tempo di Passione, a partire dalla domenica che precede quella delle Palme). Da questo momento e fino al Sabato Santo non suonano più le campane, che anticamente venivano legate.

Il Venerdì Santo non viene celebrata la Messa, mentre ha luogo nel pomeriggio l'azione liturgica dove si celebra la liturgia della Parola; vi è lo svelamento della croce (le croci che erano state velate il giorno precedente rimangono velate) che verrà utilizzata per l'adorazione delle croce, la liturgia eucaristica non prevede la consacrazione e la Comunione avviene con i Presantificati (soltanto sotto la specie del pane consacrato nei giorni precedenti).

Infine il Sabato Santo la Chiesa da antica tradizione non celebra la Messa, ma si dedica alla contemplazione del silenzio con la preghiera della Litugia delle Ore. In tarda serata (tra le 22 e le 4) ha luogo la solenne Veglia pasquale, che potremmo definire il rito più complesso del rito romano, che comprende la benedizione del fuoco, il canto dell' Exsultet, la benedizione dell'acqua battesimale e lustrale, l'accensione e benedizione del cero pasquale e la celebrazione della Messa.

Benedizioni

Il rito romano prevede molti tipi e forme di benedizioni, alcune delle quali sono molto semplici (es. quelle del cibo che si sta per mangiare, delle immaginette dei santi, ecc), altre accompagnate da speciali processioni (es. le rogazioni, che prevedono la benedizione dei campi e che si rifanno a una filiera di riti antichi precristiani) e infine quelle impartite durante le celebrazioni solenni (es. la benedizione eucaristica nella festa del Corpus Domini).

È da notare che quando si fanno delle processioni in occasione del santo patrono, la benedizione viene data di norma dopo la conclusione della processione, mentre qui si parla di processioni finalizzate esplicitamente alla benedizione.

Vi sono benedizioni che possono essere fatte anche dal clero minore, altre riservate ai sacerdoti e Vescovi, una (la benedizione Urbi et Orbi) riservata al Papa. Le benedizioni possono comportare o accompagnare un'indulgenza.

Le benedizioni possono essere fatte con le mani, con l'Eucaristia, con reliquie o con altri oggetti sacri.

Benedizioni con le mani

Anticamente e in certi frangenti ancor oggi la benedizione viene praticata ponendo le mani sulla testa della persona che si benedice, ma quest'azione viene riferita ormai più alla consacrazione o ordinazione che alla benedizione.

Oggi di norma la benedizione consiste nel tracciare un segno di croce verticale nell'aria recitando la formula ("Benedictio Dei Omnipotentis, in nomine Patris, Filii et Spiritus Sancti" se indirizzata a oggetti, o formule molto simili es. "Benedicat vos Omnipotens sempiterne Deus, in nomine..." se indirizzata verso le persone e così via.)

I Vescovi non tracciano una croce ma tre, una pronunciando il nome del Padre, una il nome del Figlio e una lo Spirito Santo. Se benedicono più persone la prima croce viene tracciata al centro, la seconda a sinistra e la terza a destra.

Riti in disuso

Particolari riti sono caduti in disuso; molti di questi riti non sono stati aboliti, ma resi facoltativi o abbandonati dall'uso.

Un rito che viene riportato spesso è quello che riguarda l'offertorio, in cui i fedeli o le persone importanti deponevano sull'altare ricchi doni, oltre al pane e il vino usati per l'Eucaristia. Re, imperatori, personaggi illustri procedevano in solenni processioni e donavano il pane e il vino e oggetti di grande valore, che arricchivano i "tesori" delle chiese e delle basiliche.

Altri riti curiosi riguardano lo svolgimento dei pontificali. Il pane e il vino per la Messa venivano portati solennemente dal dispensiere vescovile, ovvero dal funzionario che aveva le chiavi della dispensa. Portava un piccolo scrigno contenente due ostie. Il cerimoniere mescolava tra di loro le due ostie, in modo che il dispensiere non sapesse quale era la prescelta per la consacrazione. Alla fine una veniva consacrata e l'altra mangiata sull'istante dal dispensiere. Il dispensiere (responsabile del cibo) faceva insomma da cavia per verificare se vi era del veleno. Nelle Messe solenni tra l'offertorio e la comunione si pensava di poter verificare i primi sintomi di avvelenamento.

Le cerimonie più vistosamente cadute in disuso sono le più fastose cerimonie pontificie, che negli ultimi decenni sono state drasticamente semplificate.

È caduta in disuso a partire da Papa Giovanni Paolo I la cerimonia dell'incoronazione. Come detto nel paragrafo dedicato all'ordinazione, il Papa non viene "consacrato Papa", perché la sua ordinazione è quella vescovile. Ma veniva incoronato con una cerimonia che nell'arco dei secoli era divenuta qualcosa che riecheggiava i trionfi romani, mediati attraverso le processioni imperiali bizantine, sia nella gloria che nel contrappasso. Gli imperatori bizantini (che pare però procedessero a piedi) portavano in mano un sacchetto di seta contenente polvere di sepolcro e durante la processione solenne lo baciavano più volte per ricordare la caducità della vita. Coloro cui era destinato il trionfo (imperatore o generale vittorioso) procedevano invece su un carro e accanto avevano chi ricordava loro periodicamente di essere solo un essere umano. Il pontefice che entrava in San Pietro solennemente, in sedia gestatoria, con baldacchino e flabelli ornati di piume di struzzo bianche, prevedeva qualcosa di simile. Il cerimoniere lungo il tragitto fermava la solenne processione e diceva: "Beatissime pater, sic transit gloria mundi" (Beatissimo padre, così passa la gloria del mondo) e spegneva uno stoppino acceso in cima a un'asta portata da un apposito ministro. Al che il Papa scendeva dalla sedia gestatoria e si inginocchiava qualche istante a meditare sulla caducità delle cose terrene. Poi il Papa risaliva sulla sedia gestatoria, il corteo riprendeva e così per tre volte dall'ingresso nella basilica fino ai gradini dell'altare della confessione.

L'incoronazione avveniva sul sagrato, o ai piedi di questo altare e il Papa assumeva la tiara o triregno.

Molti altri aspetti delle cerimonie pontificie sono caduti in disuso. Tra questi l'uso di particolari strumenti (i già citati flabelli). In disuso anche la sedia gestatoria, ovvero una sedia che aveva quattro prolungamenti o aste, due davanti e due dietro e il Papa seduto veniva portato a spalla da appositi dignitari denominati per l'appunto "Sediari Pontifici". Sono in disuso anche certi paramenti: oltre alla citata tiara o triregno, da ricordare il fanone papale di solito solo rosso o bianco senza seguire gli altri colori liturgici) e altre cerimonie e strumenti, dal martello d'argento per abbattere la Porta Santa al succintorio.

Sono stati aboliti anche vari corpi militari che accompagnavano i pontificali pontifici. Tra questi la Guardia Nobile (i cui militari erano scelti tra la nobiltà romana), la Guardia Palatina e altre figure legate all'antica Corte Pontificia. In origine (quando il percorso non era delimitato da transenne) essi avevano il compito di far largo al corteo pontificio menando colpi di mazza sulla folla, ma ben presto la mazza divenne una semplice insegna d'onore.

I mazzieri e gli altri corpi sono stati presenti l'ultima volta per l'incoronazione di Papa Giovanni XXIII.

Alcuni riti pontifici tradizionali che sono retaggio di altri tempi invece permangono, come quello della constatazione della morte del Papa, usato anche per Papa Giovanni Paolo II. Quando il Papa sembra morto il Camerlengo si avvicina e batte per tre volte un martello sulla testa del Papa, chiamandolo per tre volte con il nome di battesimo.

Se dopo la terza volta il Papa non risponde, lo dichiara morto con un documento ufficiale e provvede ad altri riti: al sigillo degli appartamenti papali con la ceralacca e alla rottura dell'anello piscatorio una volta usato come sigillo per i brevi e la corrispondenza privata. Naturalmente questo è un rito e non una diagnosi: oggi la morte del Papa viene constatata dal medico deputato e con gli opportuni strumenti scientifici.

Altri riti occidentali

Anno liturgico Romano

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Anno liturgico Ambrosiano

Anno liturgico secondo la Pasqua

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Anno liturgico secondo il Rito Ambrosiano


Calendario Generale Romano e Calendario Ambrosiano Comune


Calendario liturgico romano

Exquisite-kfind.png Vedi anche la voce Calendario ambrosiano

Il Tempo liturgico che stiamo vivendo: Tempo Ordinario


Tabella delle precedenze liturgiche

Tabelle di confronto delle precedenze liturgiche di Rito romano e Rito ambrosiano

Letture

Chiese sui iuris

Note
  1. Questa caratteristica differisce sostanzialmente dall'uso protestante dove i ministri accolgono i fedeli sulla soglia della chiesa. Questa usanza era in origine nella Chiesa cattolica caratteristica dell'accoglienza di personaggi illustri, ai quali il celebrante porgeva l'acqua santa all'ingresso della chiesa.
  2. Il Sanctus e il Benedictus sono la stessa parte, ma per tradizione, nelle Messe più elaborate, veniva sdoppiato per non prolungare troppo la celebrazione: il Sanctus veniva cantato prima della consacrazione e il Benedictus dopo. Le attuali norme vietano di eseguire questa suddivisione, ma essa ha ancora significato perché appare nell'enorme patrimonio musicale della tradizione: nelle Messe di Bach, Mozart, Beethoven, Haydn, Verdi, Rossini e di moltissimi altri grandi compositori.
  3. Nel Rito Ambrosiano questa solennità è celebrata la VI Domenica di Avvento.
  4. 4,00 4,01 4,02 4,03 4,04 4,05 4,06 4,07 4,08 4,09 4,10 4,11 4,12 4,13 4,14 4,15 4,16 4,17 4,18 4,19 4,20 4,21 4,22 Proprio dell'Arcidiocesi di Milano.
  5. Festa in Europa.
  6. Nel Rito Ambrosiano, in Quaresima, è vietata la celebrazione di qualsiasi memoria festa e solennità, ad eccezione di San Giuseppe e dell'Annunciazione, che sono celebrate anche se cadono di venerdì.
  7. Se cade in Quaresima non si clebra la memoria.
  8. Se cade di Domenica è celebrata il 20 marzo.
  9. Se il 25 marzo è Domenica, è celebrata il 26. Negli anni poi in cui tale data cade in Settimana Autentica o nell'Ottava di Pasqua, la solennità è spostata in avanti al lunedì della II settimana di Pasqua.
  10. Comprendendo nel calcolo anche la stessa domenica di Pasqua. Cade a maggio quando la domenica di Pasqua oscilla tra il 22 marzo e il 19 aprile.
  11. Cade a maggio quando la domenica di Pasqua oscilla tra il 22 marzo e il 22 aprile.
  12. Se cade di Domenica è celebratail 25 giugno.
  13. Se cade di Domenica è celebrata il 30 giugno.
  14. Comprendendo nel calcolo anche la stessa domenica di Pasqua. Cade a giugno quando la domenica di Pasqua oscilla tra il 20 aprile e il 25 aprile.
  15. Cade a giugno quando la domenica di Pasqua oscilla tra il 23 aprile e il 25 aprile.
  16. Se cade di Domenica è celebrata il 16 agosto.
  17. Se cade di Domenica, questa festa è celebrata il giorno 1° settembre
  18. Se cade di Domenica è celebrata il 9 settembre.
  19. Anche Considerando l'importanza del santo patrono, la Domenica ha la precedenza su questa festa.
  20. Se cade di Domenica é celebrata il 31 ottobre.
  21. Questa Solennità ha la precedenza sulle Domeniche.
  22. Se cade di Domenica é celebrata il 5 novembre.
  23. Se cade di Domenica è celebrata il sabato 6 dicembre.
  24. Se cade di Domenica è celebrata il 9 dicembre.
  25. San Carlo, nell’ambito della riforma del Rito Ambrosiano da lui promossa, collocò la festa di San Giuseppe a metà dicembre, come preludio alle feste natalizie. Quando il Calendario ambrosiano si adeguò a quello romano, si spostò tale festa al 19 marzo. Il Calendario ambrosiano promulgato il 1° aprile 2010, riagganciandosi alla decisione di san Carlo, istituì, per il 16 dicembre, la Commemorazione dell'annuncio a san Giuseppe con sue proprie letture bibliche: in questo modo la figura dell’«uomo giusto», chiamato da Dio ad essere custode del Messia e della Vergine Madre si collega direttamente al mistero natalizio e inaugura i giorni dell’Accolto (che iniziano con il 17 dicembre). - messa feria del giorno.
  26. 26,0 26,1 26,2 Nel Rito Ambrosiano queste feste hanno la precedenza sulla Domenica.
  27. Nel Rito Romano questa solennità è celebrata il 1° gennaio.
  28. Cliccando sulle X verdi si è rimandati alla pagina delle letture.
  29. 29,0 29,1 29,2 29,3 29,4 29,5 Se cade di domenica cede alla festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe.
  30. Se il 19 marzo è Domenica, si celebra il 20. Negli anni poi in cui tale data cade in Settimana Santa, la solennità viene spostata in avanti al martedì della II settimana di Pasqua. Nel Rito Ambrosiano si ha la stessa mobilità del Rito Romano ad eccezione di quando il 19 marzo cade il Sabato il Traditione Symboli, in tal caso, solo per il Rito Ambrosiano, la solennità è traslata il martedì della II settimana di Pasqua.
  31. Se il 25 marzo è Domenica, si celebra il 26. Negli anni poi in cui tale data cade in Settimana Santa o nell'Ottava di Pasqua, la solennità viene spostata in avanti al lunedì della II settimana di Pasqua. Nel Rito Ambrosiano si ha la stessa mobilità del Rito Romano ad eccezione di quando il 25 marzo cade il Sabato il Traditione Symboli, in tal caso, solo per il Rito Ambrosiano, la solennità è traslata il lunedì della II settimana di Pasqua.
  32. Venerdì successivo all'ottava della solennità del Corpus Domini
  33. Il sabato dopo la solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù
  34. Ci sono molte letture a scelta, quelle qui riportate sono puramente indicative.
  35. Ultima domenica dell'anno liturgico.
Voci correlate
Collegamenti esterni