Chiesa di San Nicola a Capo di Bove (Roma)
Chiesa di San Nicola a Capo di Bove | |
Roma, Chiesa di San Nicola a Capo di Bove | |
Stato | Italia |
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Regione | Lazio |
Regione ecclesiastica |
Regione ecclesiastica Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi |
Roma Vicariatus Urbis |
Religione | Cattolica |
Indirizzo |
Via Appia Antica 00179 Roma (RM) |
Proprietà | Stato italiano |
Oggetto tipo | Chiesa |
Dedicazione | San Nicola di Bari |
Fondatore | cardinale Francesco Caetani |
Data fondazione | XIV secolo, inizio |
Architetto | Antonio Muñoz (restauro del XX secolo) |
Stile architettonico | gotico |
Inizio della costruzione | XIV secolo, inizio |
Completamento | XV secolo |
Distruzione | XVI secolo, fine |
Data di consacrazione | 2 maggio 1303 |
Materiali | tufo, arenaria grigia, marmo |
Larghezza Massima | 9,4 m |
Lunghezza Massima | 21,5 m |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La Chiesa di San Nicola a Capo di Bove è un edificio di culto sconsacrato e andato parzialmente distrutto di Roma, che sorge lungo la via Appia Antica, situato nella periferia meridionale della città, nel quartiere Ardeatino.
Storia
La chiesa sorge sul lato occidentale della Via Appia, di fronte al celebre Mausoleo di Cecilia Metella (seconda metà del I secolo a.C.). Il sepolcro romano, già dall'XI secolo proprietà dei Conti di Tuscolo, fu concesso da Bonifacio VIII (1294 - 1303) alla propria famiglia la quale nel 1303 lo trasformò in un castello fortificato (Castrum Caetani), estendendosi anche sul lato opposto della strada, dove venne costruita per volontà del Francesco Caetani (1256 ca. - 1317) anche la chiesa, dedicata a san Nicola di Bari, con la funzione di cappella palatina.
Dopo la morte del pontefice le fortune dei Caetani declinarono rapidamente, tanto che già nel 1305 il castello e la chiesa passarono alla famiglia Savelli, e successivamente furono probabilmente occupati dai Colonna e dagli Orsini.
Alla fine del XVI secolo, l'intero complesso fu fatto demolire da Sisto V (1585 - 1590) nel tentativo di debellare il banditismo e il potere baronale che imperversano nella campagna romana.
Nei secoli successivi la chiesa, ormai abbandonata, fu utilizzata ad ovile e l'ingresso principale fu tamponato (solo recentemente riaperto) per facilitarne tale impiego.
Nel 1797 la chiesa rientrò nelle pertinenze della famiglia Torlonia.
Nel 1904 fu acquistata dallo Stato italiano e nel 1909 venne restaurata dall'architetto Antonio Muñoz (1884 - 1960), il quale consolidò la struttura, lasciandola comunque senza alcuna copertura.
Descrizione
La chiesa è un interessante esempio dell'uso, comune nel Medioevo, di costruire edifici sacri all'interno dei cortili dei castelli.[1] San Nicola, inoltre, ha una grande importanza anche dal punto di vista architettonico trattandosi di un raro saggio di costruzione gotica sacra in Roma.
Esterno
La chiesa presenta una facciata liscia a terminazione rettilinea, aperta da un ampio portale, decorato solo da una cornice marmorea su mensole di spoglio, e da un oculo con un profilo interno in arenaria grigia. Sul lato sinistro è sormontata da un piccolo campanile a vela di muratura diversa (probabilmente post-medioevale) e molto restaurato.
Alle estremità, due contrafforti a terminazione obliqua delimitano la scansione volumetrica dei fianchi, ritmati da elementi di rafforzamento. Nello spazio di risulta tra questi ultimi, si aprono strette e lunghe monofore ogivali, disegnate da una cornice marmorea bianca a profilo trilobo.
Interno
L'interno è a navata unica, articolata in sette campate, con un'ampia abside semicircolare, senza aperture, è poco profonda e sottolineata solo da una sottile cornice in arenaria grigia di forme analoghe a quella dell'oculo della facciata; resti di archi trasversi, corrispondenti ai contrafforti esterni, ricadono su mensole scolpite. Il livello originario del pavimento era circa 35 centimentri sopra l'attuale piano di calpestio (oggi costituito da terriccio), mentre la copertura doveva essere a travature lignee su costoloni e archi trasversi. Il tutto è in tufo, con parti di selce, eccetto le piattabande delle finestre che sono in laterizio come la calotta interna dell'abside. La scarsa altezza della chiesa e l'abside poco profonda danno al piccolo edificio un senso di spazialità dilatata, a cui dovevano contribuire anche le finestre.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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