Compianto su Gesù Cristo morto (Pieter Paul Rubens)

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Roma GalBorghese P.P.Rubens CompiantoCristomorto 1603ca.jpg
Pieter Paul Rubens, Compianto su Gesù Cristo morto (1603 ca.), olio su tela
Compianto su Gesù Cristo morto
Opera d'arte
Stato

bandiera Italia

Regione bandiera Lazio
Regione ecclesiastica Lazio
Provincia Roma
Comune

Stemma Roma

Località
Diocesi Roma
Parrocchia o Ente ecclesiastico
Ubicazione specifica Galleria Borghese
Uso liturgico nessuno
Comune di provenienza
Luogo di provenienza
Oggetto dipinto
Soggetto Compianto su Gesù Cristo morto
Datazione 1603 ca.
Datazione
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Ambito culturale
Autore

Pieter Paul Rubens

Altre attribuzioni
Materia e tecnica olio su tela
Misure h. 180 cm; l. 157 cm
Iscrizioni
Stemmi, Punzoni, Marchi
Note

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Collegamenti esterni
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46Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l'entrata del sepolcro.
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Il Compianto su Gesù Cristo morto è un dipinto, eseguito nel 1603 ca., ad olio su tela, dal pittore fiammingo Pieter Paul Rubens (1577 - 1640), conservato nella Galleria Galleria Borghese di Roma.

Descrizione

Soggetto

La scena si svolge davanti ad un paesaggio naturale con un cielo plumbeo, dove compaiono:

  • al centro: Gesù Cristo morto, appena deposto dalla croce, è adagiato su un lenzuolo increspato posto su un sarcofago antico con bassorilievi: su uno dei due lati corti, e su parte di quello lungo, sono visibili un Genio funerario piangente su un ara ed un particolare di Scena sacrificale. La corona di spine appoggiata al sarcofago e i chiodi alludono anch'essi alla passione del Figlio di Dio. La figura di Gesù è illuminata da un fascio di luce divina si fa strada attraverso il cielo plumbeo.
  • disposti ad arco intorno alla figura di Cristo, che commentano e piangono l'evento che si compie davanti ad essi:
    • Giuseppe d'Arimatea
    • Maria Vergine sostiene il corpo semiaccasciato di Gesù per le spalle, rivolgendo lo sguardo al cielo, mentre sta per svenire.
    • San Giovanni apostolo, con il mantello rosso, cerca di soccorrere la Vergine reggendola a sua volta con le mani.
    • Pia donna di cui vediamo solo la testa.
    • Santa Maria Maddalena, la giovane bionda e discinta con un seno scoperto, che con una mano tiene la mano sinistra di Cristo e con l'altra si asciuga un po' leziosamente una lacrima dal viso.

Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche

Oltre alla figura di Cristo, intrisa probabilmente di echi michelangioleschi, sono molte le suggestioni che a Rubens arrivano dai suoi studi in Italia, a cominciare dal sepolcro in marmo, che ricorda quelli romani, e dal cielo che ricorda invece la pittura veneta. Le stesse figure, dal sapore scultoreo, sono state probabilmente ispirate dal contatto con la statuaria classica, mentre i bagliori di luce che provengono dal cielo potrebbero essere messi in relazione con la pittura caravaggesca. Per conferire una maggior naturalezza agli elementi, inoltre, Rubens sperimenta tutte le varie gradazioni dei colori: usa quindi diverse tonalità del bianco per dipingere il sudario e il sepolcro, per esempio.

Notizie storico-critiche

Rubens compì un viaggio in Italia che lo portò a visitare le principali città della penisola, tra le quali Roma, dove poté studiare i grandi artisti del Rinascimento, ma anche gli autori contemporanei come Annibale Carracci e Caravaggio.

Il dipinto fu realizzato intorno al 1603, all'epoca del suo primo soggiorno a Roma, dove gli furono commissionate tre opere per la cappella di Sant'Elena nella chiesa di Santa Croce in Gerusalemme e una pala per la chiesa di Santa Maria in Vallicella. Rubens per realizzare questa tela si ispirò alla Deposizione di Gesù Cristo nel sepolcro (1559), dipinta da Tiziano Vecellio,[1], all'epoca conservato al Monastero dell'Escorial - attualmente esposto al Museo del Prado di Madrid - dove Rubens ebbe modo di disegnarne uno schizzo a matita nel suo taccuino d'appunti, durante una missione in Spagna compiuta nel 1603 per conto del duca di Mantova, Vincenzo I Gonzaga.

L'opera, tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo, è stata ingrandita ai lati con l'aggiunta di strisce di tela, forse per adattarla meglio ad una nuova cornice di dimensioni maggiori e questo lo si vede bene in alto e nei due lati lunghi dove i colori del dipinto cambiano notevolmente.

Non si conosce la provenienza dell'opera e nemmeno i committenti, sappiamo solo che entrò a far parte della Galleria Borghese a partire dal 1833.

L'ultimo restauro, compiuto tra il 1986 ed il 1987, ha consentito il recupero dei colori originali e ha messo in risalto la straordinaria capacità del pittore nel cogliere le differenze e graduare, tramite i colori, le consistenze e le qualità materiche, come per esempio il contrasto fra i diversi bianchi del marmo, del sudario e della veste della Maddalena.

Note
Bibliografia
  • Didier Bodart, Rubens, col. "Art Dossier", Editore Giunti, Firenze 1990 ISBN 9788842445227
  • Jacob Burckhardt, Rubens, Editore Einaudi, Milano 1967
  • Michael Jaffè, Rubens e l'Italia, Editore Palombi, Roma 1984
  • Emma Muracchioli, Il Barocco in Europa: da Rembrandt a Rubens, esplode la luce, col. "La Bellezza di Dio. L'Arte ispirata dal Cristianesimo", Editore San Paolo, Palazzolo sull'Oglio (BS) 2003, pp. 38, 40
Voci correlate
Collegamenti esterni
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Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 22 ottobre 2016 da Teresa Morettoni, esperta in museologia, archeologia e storia dell'arte.

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