Concordato del 1801
Il Concordato del 1801 fu un accordo siglato tra Napoleone Bonaparte e papa Pio VII al fine di riappacificare i rapporti, molto tesi dopo la morte di Pio VI avvenuta in prigionia in Francia, tra i due stati.
Premesse
Napoleone Bonaparte, in linea con le idee rivoluzionarie, perseguitò la Chiesa cattolica, alla quale ebbe modo tra l'altro di sottrarre numerosi territori, tra cui Avignone, al tempo della prima campagna d'Italia. Non solo: egli imprigionò papa Pio VI che morì in cattività a Valence.[1]
Il generale francese, da buon diplomatico, capì però che dovevano essere ristabiliti dei buoni rapporti con la Chiesa di Roma per evitare possibili dissidi interni alla Francia e ai territori da essa conquistati. Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone, fu quindi inviato a Roma per trattare con papa Pio VII.[1]
Contenuti
Dopo due mesi di trattative, il 15 luglio 1801, si giunse alla firma del Concordato, ratificato da entrambe le parti il 14 agosto dello stesso anno. Un anno dopo, Napoleone, per dimostrare la sua volontà di riappacificazione, partecipò ad una messa tenuta a Notre-Dame insieme a venti vescovi ed al cardinale Giovanni Battista Caprara Montecuccoli.[1]
Secondo le disposizioni concordatarie la Francia riconosceva il Cattolicesimo come maggiore religione della nazione e ripristinava alcuni diritti civili tolti alla Chiesa dalla Costituzione civile del clero del 1790. Il documento fu redatto dal segretario di stato Ercole Consalvi e stabilì che la Chiesa rinunciava definitivamente ai beni che gli erano stati sottratti dallo Stato francese in seguito alla rivoluzione, mentre riceveva il diritto di deporre i vescovi, che però continuavano ad essere eletti dallo Stato.[1]
Il Concordato venne abrogato unilateralmente dal governo francese nel 1905, provvedimento aspramente criticato da papa Pio X attraverso l'enciclica Vehementer.
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