Giovanni Battista Caprara Montecuccoli
Giovanni Battista Caprara Montecuccoli Cardinale | |
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Jacques-Louis David, Ritratto di Papa Pio VII e del cardinale Caprara, 1805 ca., olio su tela, Philadelphia Museum of Art. | |
Età alla morte | 77 anni |
Nascita | Bologna 29 maggio 1733 |
Morte | Parigi 21 giugno 1810 |
Sepoltura |
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Ordinazione presbiterale | 1765 |
Nominato arcivescovo | 1º dicembre 1766 |
Consacrazione vescovile | Palazzo del Quirinale (Roma), 8 dicembre 1766 dal Papa Clemente XIII |
Creato Cardinale |
18 giugno 1792 da Pio VI (vedi) |
Cardinale per | 18 anni e 3 giorni |
Incarichi ricoperti | |
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Giovanni Battista Caprara Montecuccoli (Bologna, 29 maggio 1733; † Parigi, 21 giugno 1810) è stato un cardinale, arcivescovo e nunzio apostolico italiano.
Biografia
Nacque a Bologna il 29 maggio 1733 da una nobile famiglia. Sesto di otto figli del marchese Raimondo Montecuccoli Francesco e della contessa Maria Vittoria degl'Anziani, dei conti Caprara; erano cugini e al matrimonio prese l'obbligo di assumere il cognome Caprara perché la famiglia, in linea maschile, si era estinta. Gli altri fratelli erano Carlo Francesco Leonardo, Alessandro (canonico di San Salvatore), Lodovico (Cavaliere di Malta), Niccolò (senatore e cognato del cardinale Gregorio Salviati (1777)), Enea (tenente maresciallo della Casa d'Austria e di Papa Pio VI), Raimondon (morto durante l'infanzia) e Caterina.
Formazione e ministero sacerdotale
Fu destinato alla carriera ecclesiastica e inviato a Roma per studiare al Collegio degli Scolopi Nazareno, dove compì gli studi filosofici con la tesi Propositiones philosophicae, quas Sanctissimo Domino Nostro Benedicto XIV nuncupatas publice propugnandas exponit comes Jo. Baptista abbas Caprara Patricius Bononiensis Collegii Nazareni convictor. In seguito, il 23 settembre 1755, presso l'Università La Sapienza di Roma, conseguì un dottorato in utroque iure[1] in diritto canonico e civile.
Prima dell'ordinazione presbiterale svolse i seguenti incarichi:
- 21 novembre 1755: Referendario dei Tribunali della Segnatura Apostolica di giustizia e di grazia;
- settembre 1756: vicario di Santa Maria ad Martyres;
- dal 7 aprile 1758 al 1761: vice-legato di Ravenna;
- tornato a Roma, nel gennaio del 1761, divenne relatore della Congregazione della Sacra Consulta;
- dal gennaio 1765 fino a novembre 1766: prefetto della Congregazione di Sant'Ivo [2][3]
Il 22 dicembre 1765, fu ordinato presbitero a Bologna.
Ministero episcopale
Eletto arcivescovo titolare di Iconio il 1º dicembre 1766, fu consacrato l'8 dicembre 1766 nel Palazzo del Quirinale a Roma, da Papa Clemente XIII, assistito da Scipione Borghese, Arcivescovo titolare Teodosia e da Ignazio Reali (ch), arcivescovo titolare di Atene. Il giorno stesso della sua consacrazione fu nominato Assistente al soglio pontificio e il 18 dicembre Nunzio apostolico a Colonia. Informato che il suo predecessore era ancora a Colonia, rimase a Bologna fino alla metà del mese di marzo 1766. Colse così l'occasione per prepararsi al non semplice compito che lo attendeva in Germania studiando attentamente De statu ecclesiae et legittima potestate romani pontificis liber singularis ad reuniendos dissidentes in religione christianos compositus di Johann Nikolaus von Hontheim (fondatore e principale esponente del Febronianesimo), uno dei principali testi di opposizione al cattolicesimo romano d'oltralpe e del ruolo del papa nella Chiesa universale.
Giunto a Colonia il 14 aprile 1767, dovette subito affrontare i problemi creati dal Febronianesimo così come i conflitti giurisdizionali causati da tre arcivescovi elettori.
Nella tarda primavera del 1772, soggiornò in Olanda e in Inghilterra per una breve vacanza di formazione. Il nunzio apostolico riferì alla Segreteria di Stato della positiva situazione della Chiesa nei Paesi Bassi e che il dissenso giansenista era notevolmente diminuito. Per quanto riguardava l'Inghilterra, riferì della buona accoglienza che ricevette a Londra, dove fu presentato al sovrano Giorgio III dall'ambasciatore imperiale, il principe Antonio Barbiano di Belgioioso, dichiarando che vi era stata una totale scomparsa dell'animosità anti-papale.
Quando Papa Clemente XIV soppresse la Compagnia di Gesù nel 1773, Caprara si prodigò con grande zelo per implementare il breve pontificio di scioglimento Dominus ac Redemptor, ma, ritornato in Germania, trovò ostacoli insormontabili negli elettori di Colonia e del Palatinato[4], che colsero l'occasione per mantenere una posizione indipendente da Roma. I suoi sforzi si dimostrarono vani eccezion fatta per i gesuiti che egli non mancò di riprendere per la troppa voce che essi stavano tributando alla soppressione dei loro conventi in Italia, ancor più dopo la pubblicazione del breve apostolico, quando i gesuiti tedeschi si appoggiarono ai principi-vescovi per mantenere attivi i loro collegi indipendentemente dalle decisioni di Roma: scuole importanti, come Tricoronatum di Colonia e quelle di Ravenstein, Düsseldorf, Juliers, Duren e Münstereifel, rimasero affidate a loro.
Adducendo problemi di salute, chiese di essere trasferito alla Nunziatura apostolica per la Svizzera con sede a Lucerna[5], dove avrebbe svolto più tranquillamente il suo incarico. Fu nominato Nunzio a Lucerna (Alto Reno) il 6 settembre 1775, dove giunse il 24 ottobre; lì cercò di evitare qualsiasi conflitto di competenza e di compromesso per sua salute. Alla fine del 1784, si recò a Pisa, dove ricevette il nuovo trasferimento per la Nunziatura apostolica a Vienna nel febbraio 1785.
Nominato nunzio apostolico in Austria, Ungheria e Boemia il 7 maggio 1785, arrivò a Vienna il seguente 21 luglio dove occupò la carica fino al 31 gennaio 1793. Molto conforme alle politiche ecclesiastiche dell'imperatore Giuseppe II, immediatamente restaurò il palazzo della nunziatura, per la quale affrontò costi notevoli. Generosamente aiutò i poveri, in particolare gli abitanti di un sobborgo di Vienna colpiti da un'alluvione.
Si dimostrò sempre meno interessato a contrastare il giuseppinismo come gli aveva chiesto Pio VI quando gli affidò il delicato incarico di nunzio alla corte imperiale. Questa sua volontà di compiacere l'imperatore a tutti costi andò però a scapito della Curia romana, che soffrì della mancanza di costanti dati relativi alla sua nunziatura, arrivando a sapere in ritardo del Congresso di Ems[6] e dell'espulsione di Antonio Felice Zondadari a Bruxelles, Nunzio apostolico in Belgio|, dal territorio belga per ordine del governo austriaco[7]
Il governo di Vienna ebbe sempre una bassa considerazione nei confronti del Nunzio Caprara che lo ignorò completamente quando, durante l'Insurrezione del Brabante[8], chiese direttamente la mediazione di Roma.
Alla morte di Giuseppe II, avvenuta il 20 febbraio 1790, Giovanni Battista Caprara fu inviato come legato straordinario alla Dieta di Francoforte, dove vi arrivò il 28 luglio 1790 e presso la quale doveva eleggersi il nuovo imperatore del Sacro Romano Impero, con il preciso compito che non venissero varate delle leggi che risultassero contrarie agli interessi della Santa Sede.
Il Caprara rimase invece passivo, riservandosi solo di riportare alcune correzioni il 13 ottobre, mentre la dieta si era chiusa ufficialmente dal 4 dello stesso mese. Rientrato a Vienna nel 1791, il Caprara vide la sua salute peggiorare e per questo trascorse diversi mesi ai bagni termali di Pyrmont, lasciando a sostituirlo il suo segretario, mons. Paolo Antonio Agostini Zamperoli (Ch), che lo aveva seguito nella nunziatura di Lucerna. A causa dell'insoddisfazione per il suo lavoro, la Segreteria di Stato, infine, sostituì Caprara e al suo posto fu inviato Luigi Ruffo Scilla.
Cardinalato
Il pontefice Pio VI, tuttavia, sebbene insoddisfatto del suo operato a Vienna, pensò di elevarlo al rango di cardinale durante il concistoro del 18 giugno 1792 e con breve apostolico, datato 22 giugno 1792, gli conferì la berretta rossa che ricevette il 19 dicembre 1793. Tornato a Roma, dopo la sua permanenza a Vienna fino al 1º febbraio 1793, il 21 febbraio 1794 ricevette il titolo di Sant'Onofrio e la carica di Camerlengo del Sacro Collegio dei Cardinali, ruolo che ricoprì fino al 1º giugno 1795; ottenne, inoltre, il titolo di membro delle Congregazioni apostoliche per i Vescovi e i Regolari, di Propaganda Fide, del buon governo e della Consulta. Il 6 febbraio 1795 fu nominato protettore dell'Ordine Carmelitano. Nonostante tutto, egli non godette mai di alcuna considerazione da parte di Pio VI.
Quando l'esercito di Napoleone Bonaparte irruppe nella valle del Po, nel giugno 1796 e occupò Bologna e altri territori pontifici, il cardinale Caprara, preoccupato per le sorti della sua famiglia e dei suoi possedimenti, sostenne fermamente in Curia la necessità di un accordo immediato di pacificazione con i francesi. Questo impegno gli valse la stima del rappresentante della Repubblica francese a Roma, Hyacinthe Bernard, che gli tributò l'appellativo di "Cardinale giacobino", nonché il merito di aver palesato "lungimiranza politica". Il 5 febbraio 1797, alla vigilia del trattato di Tolentino[9], fu tra i pochi al Collegio dei Cardinali che votarono a favore della pace (gli altri furono Tommaso Antici, Filippo Carandini, Romualdo Braschi-Onesti, Ignazio Busca e Carlo Livizzani).
A Pisa dal 5 gennaio 1798 per motivi di salute, fu informato della spedizione francese del generale Louis Alexandre Berthier[10]. Tornò quindi a Roma il 2 febbraio quando, alcuni giorni dopo, fu proclamata la Prima Repubblica Romana[11]; si ritirò allora a Bologna fino all'apertura del conclave di Venezia.
Partecipò al conclave del 1799-1800, celebrato a Venezia, nel quale fu eletto Papa Pio VII. Il cardinale Caprara accompagnò il nuovo papa nel suo viaggio verso Roma. Fu scelto come arcivescovo di Bologna dal nuovo pontefice, ma l'opposizione dell'Austria, considerandolo eccessivamente filo-francese nelle idee e negli atteggiamenti, impedì la sua nomina. Il 21 luglio 1800 fu nominato amministratore apostolico della diocesi di Jesi dove si trasferì il successivo 11 agosto, con titolo personale di arcivescovo. Qui si rivelò un pastore generoso durante la carestia che colpì la diocesi.
Su richiesta dell'imperatore Napoleone I di Francia e con soddisfazione del governo francese, il 24 agosto 1801 fu nominato Legato pontificio a latere[12] per conto di papa Pio VII, prima della successiva proclamazione della Repubblica Romana. Ricevette le insegne e la croce papale con breve apostolico Dextera Altissimi[13], del 4 settembre e le lettere credenziali Deferet tibi.
Lasciò Roma il 5 settembre e arrivò a Parigi il 4 ottobre. Il giorno successivo fu ricevuto dal ministro degli Esteri Charles Maurice de Talleyrand-Périgord e il 6 ottobre dal primo console Napoleone Bonaparte. Resse questa carica sino all'imprigionamento del Pontefice nel luglio del 1809. In questo periodo fu il fautore principale della traslazione delle spoglie di Pio VI a Roma, dopo che questi era [[Morte|morto]] in esilio forzato in Francia, facendo giungere il corpo del Pontefice nella città eterna nel febbraio del 1802. Ebbe il delicato compito di curare l'esecuzione del Concordato del 1801 tra la Francia e la Santa Sede per la restaurazione del cattolicesimo in Francia. Il 18 aprile 1802 alla presenza delle principali cariche dello Stato francese e dello stesso Bonaparte, celebrò assieme al Papa un pontificale nella cattedrale di Notre-Dame di Parigi.
Il cardinale Caprara, tuttavia, sotto grande pressione, fu costretto a rilasciare alcune concessioni pesanti: in primo luogo, il 9 aprile, fece giuramento al governo francese in cui dichiarava di rispettare le leggi della Repubblica francese e di riconoscere le libertà gallicane (lui si giustificò con Roma dicendo che il testo sul quale giurò era molto meno compromettente di quello realmente preparato da Jean-Étienne-Marie Portalis[14] (e poi diffuso dalla stampa); in secondo luogo, accettò l'aggiunta al testo del Concordato di un Progetto d'Organizzazione del culto cattolico, redatto dal Portalis e da Étienne-Alexandre Bernier, vescovo di Orléans, che attribuiva allo Stato poteri significativi sulla disciplina ecclesiastica; e, infine, il 17 aprile, cedette sulla questione dell'istituzione canonica che doveva essere concessa agli ex vescovi "costituzionali" nominati dal governo francese nella nuova diocesi.
Nominato alla sede di Milano dal primo console Bonaparte, si trasferì alla sede metropolitana il 24 maggio 1802, mantenendo la sede di Jesi come amministratore apostolico fino al 1804. Ricevette il pallio lo stesso giorno della nomina.
Il cardinale Caprara ebbe un ruolo di primo piano nella vita ecclesiastica della Repubblica Cisalpina[15] a seguito delle decisioni prese dalla Consulta di Lione[16] per l'introduzione di una legge organica ispirata alla legge ecclesiastica Giuseppina. Fu incaricato dalla Santa Sede per negoziare un concordato con il governo di Milano, che si concluse il 16 settembre 1803. Il Console Bonaparte volle che il cardinale Caprara fosse anche nominato ministro degli affari religiosi della neonata Repubblica, ma il conte Francesco Melzi d'Eril[17], si oppose con forza per dare l'incarico a Giovanni Bovara[18]. Il cardinale arcivescovo fu nominato consulente di stato, posizionandosi quindi su un piano politico superiore di Bovara.
Proseguì l'operazione di mediazione negli affari ecclesiastici conducendo i negoziati per la delimitazione delle nuove diocesi del Piemonte (decreti del 23 febbraio e 17 luglio 1805). Durante l'Incoronazione di Napoleone Re d'Italia benedì per conto del pontefice la Corona Ferrea che il Bonaparte utilizzò per la sua incoronazione e gliela pose sul capo personalmente.
Organizzò accuratamente la cerimonia dell'incoronazione del nuovo imperatore Napoleone I, avvenuta il 2 dicembre 1804 nella cattedrale di Notre-Dame di Parigi quando Napoleone si auto incoronò imperatore dei francesi prendendo dalle mani del papa Pio VII la corona imperiale. Il 26 maggio 1805, a Milano, personalmente benedisse per conto del Pontefice la Corona Ferrea[19], incoronando Napoleone re d'Italia.
Lavorò con zelo in ogni occasione per incoraggiare e rendere il benvenuto al nuovo regime. A sua volta ricevette un adeguato riconoscimento: prima la Legion d'Onore (4 agosto 1804), poi i titoli di conte e senatore del Regno d'Italia; infine, alto dignitario della Corona di Ferro.
La Santa Sede, il 3 gennaio 1804 lo nominò cappellano dell'esercito della Repubblica italiana. Il cardinale Caprara, tuttavia, fece un passo falso significativo che lo privò della già bassa stima che godeva presso la Curia romana, quando accettò l'inserimento di articoli organici nel Concordato italiano proposti dal conte Melzi d'Eril e già pubblicati nel decreto del 26 gennaio 1804. Questa volta l'intervento di Roma, disposta a cedere in parte nella politica ecclesiastica in Francia, non tollerò i gravi rendimenti in Italia, ed energicamente sconfessò l'azione del cardinale Caprara e gli articoli organici furono presto revocati.
Scarsamente presente nell'arcidiocesi ambrosiana a causa delle sue missioni diplomatiche in Francia, rimase praticamente isolato, ma tendeva a perseguire con tenacia quello che da sempre credeva essere il suo compito, per ammorbidire l'atteggiamento di Napoleone verso la Chiesa. Quando il 2 febbraio 1808 i francesi occuparono Roma, il 30 marzo successivo, il cardinale Caprara annunciò la fine della sua missione come legato pontificio, ma restò a Parigi, contravvenendo agli ordini del papa. Strumento fragile nelle mani del governo imperiale, il 20 luglio 1809 scrisse una lettera a Papa Pio VII pregandolo di concedere le richieste di Napoleone per il bene della Chiesa. Le cattive condizioni di salute lo risparmiarono dall'affrontare la situazione inerente il divorzio di Napoleone dalla prima moglie Giuseppina di Beauharnais e le sue seconde nozze con Maria Luisa d'Austria nel mese di marzo del 1810.
Devolvette le sue sostanze al nipote Carlo Caprara, Grande Scudiero di Bonaparte e all'Ospedale Maggiore di Milano.
Morte
Malato, sordo e quasi cieco, Giovanni Battista Caprara rese l'anima al Signore il 21 giugno 1810 a Parigi. Fu esposto nella cattedrale metropolitana di Notre Dame dove ebbero luogo le esequie solenni il seguente 23 luglio. Il suo elogio funebre fu celebrato dall'abate Jean-Baptiste Rauzan, fondatore dei Padri della Misericordia. Il corpo del defunto cardinale fu sepolto nella chiesa di Sainte-Geneviève (Pantheon) a Parigi. Fu il primo straniero ad essere sepolto nel Pantheon. Il suo cuore fu deposto nel Duomo di Milano. Su richiesta della famiglia, il corpo del cardinale lasciò Parigi per Roma il 22 agosto 1861 e deposto nella Basilica di Santa Maria ai Martiri.
Iscrizioni
Iscrizione sulla tomba. |
JEAN BAPTISTE CAPRARA
CARDINAL ARCHÉVÊQUE DE MILAN |
Iscrizione sulla lapide nel Duomo di Milano dove è custodito il suo cuore. |
JOHANNIS BAPTISTA
CAPRARA |
Onorificenze
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Legion d'Onore | |
— 4 agosto 1804 |
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona Ferrea | |
Genealogia episcopale
Per approfondire, vedi la voce Genealogia episcopale |
- Cardinale Scipione Rebiba
- Cardinale Giulio Antonio Santorio
- Cardinale Girolamo Bernerio, O.P.
- Arcivescovo Galeazzo Sanvitale
- Cardinale Ludovico Ludovisi
- Cardinale Luigi Caetani
- Cardinale Ulderico Carpegna
- Cardinale Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni
- Papa Benedetto XIII, O.P.
- Papa Benedetto XIV
- Papa Clemente XIII
- Cardinale Giovanni Battista Caprara Montecuccoli
Successione degli incarichi
Predecessore: | Arcivescovo titolare di Iconio | Successore: | |
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Agatino Maria Reggio Statella (Ch) | 1766 - 1794 | Antonio Maria Odescalchi (Ch) |
Predecessore: | Nunzio apostolico in Germania | Successore: | |
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Cesare Alberico Lucini | 1766 - 1775 | Carlo Bellisomi |
Predecessore: | Nunzio apostolico per la Confederazione Elvetica | Successore: | |
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Luigi Valenti Gonzaga | 1775 - 1785 | Giuseppe Vinci |
Predecessore: | Nunzio apostolico presso l'Imperatore | Successore: | |
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Giuseppe Garampi | 7 maggio 1785 - 31 gennaio 1793 | Luigi Ruffo Scilla |
Predecessore: | Cardinale presbitero di Sant'Onofrio | Successore: | |
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Marco Antonio Marcolini (sino al 1782) Sede vacante dal 1782 al 1794 |
1794-1810 nominato nel 1792 |
Giovanni Battista Zauli (dal 1816) Sede vacante dal 1810 al 1816 |
Predecessore: | Camerlengo del Collegio Cardinalizio | Successore: | |
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Tommaso Antici | 1794 - 1795 | Antonio Dugnani |
Predecessore: | Vescovo di Jesi | Successore: | |
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Giovanni Battista Bussi de Pretis | 1800 - 1802 | Antonio Maria Odescalchi (Ch) |
Predecessore: | Arcivescovo di Milano | Successore: | |
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Filippo Maria Visconti | 1802 - 1810 | Carlo Sozzi Vicario |
Note | |
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- Vescovi di Iconio
- Nunzi apostolici per Colonia
- Nunzi apostolici per la Svizzera
- Nunzi apostolici per l'Austria
- Cardinali presbiteri di Sant'Onofrio
- Cardinali Camerlenghi
- Vescovi di Jesi
- Vescovi di Milano
- Presbiteri ordinati nel 1765
- Presbiteri italiani
- Presbiteri del XVIII secolo
- Italiani del XVIII secolo
- Presbiteri per nome
- Vescovi consacrati nel 1766
- Vescovi italiani del XVIII secolo
- Vescovi del XVIII secolo
- Vescovi per nome
- Vescovi consacrati da Clemente XIII
- Italiani
- Arcivescovi per nome
- Concistoro 18 giugno 1792
- Cardinali italiani del XVIII secolo
- Cardinali del XVIII secolo
- Cardinali per nome
- Cardinali creati da Pio VI
- Biografie
- Cardinali italiani
- Arcivescovi italiani
- Nunzi apostolici italiani
- Nati nel 1733
- Nati il 29 maggio
- Nati nel XVIII secolo
- Morti nel 1810
- Morti il 21 giugno
- Personalità legate a Milano
- Personalità legate a Parigi