Già e non ancora
"Già e non ancora" è un'espressione tipica della teologia biblica. Essa sintetizza la prospettiva escatologica della Lettere di Paolo (ma non solo), per le quali il cristiano vive il già della salvezza, che tuttavia aspetta ancora un compimento (non ancora).
In Paolo
Nella giustificazione, operata con la fede ed il battesimo, Paolo mantiene una tensione escatologica: giustificati ora, tendiamo alla salvezza futura (Rm 5,9;8,18-30 ). Nel frattempo resta lo spazio per l'esortazione a comportarsi conformemente alla misericordia di Dio.
Nelle Lettere ai Colossesi e agli Efesini invece si tende a far coincidere il tempo presente e il tempo del compimento: ora siamo salvati per fede e risorti con Cristo (Col 3,1-4 ; Ef 2,1-10 ), e dobbiamo comportarci di conseguenza, fino alla manifestazione, nostra e di Cristo, nella gloria.
È chiaro che l'esortazione a comportarsi in maniera degna della chiamata di Dio si fonda non solo su ciò che egli ha già compiuto in Cristo, ma anche sulla speranza della sua seconda venuta (1Ts 3,12-13;5,23-24 ).
Nel Corpus giovanneo
Anche Giovanni esprime la stessa tensione tra escatologia realizzata e speranza: l'essere figli di Dio è già dato al cristiano, ma attende ancora la sua piena rivelazione: la vita del discepolo è pertanto orientata verso la manifestazione definitiva di Cristo (1Gv 3,2 ).
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