Il figliol prodigo (Arturo Martini)

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AcquiTerme OperaPiaOttolenghi A.Martini FigliuolProdigo 1926.jpg
Arturo Martini, Il figliol prodigo (1926), bronzo
Il figliol prodigo
Opera d'arte
Stato

bandiera Italia

Regione Stemma Piemonte
Regione ecclesiastica Piemonte
Provincia Alessandria
Comune

Acqui Terme

Località
Diocesi Alessandria
Parrocchia o Ente ecclesiastico Fondazione Opera Pia Ottolenghi
Ubicazione specifica Opera Pia Ottolenghi
Uso liturgico nessuno
Comune di provenienza
Luogo di provenienza
Oggetto gruppo scultoreo
Soggetto Ritorno del figliol prodigo
Datazione 1926
Datazione
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Ambito culturale
Autore

Arturo Martini

Altre attribuzioni
Materia e tecnica bronzo
Misure h. 217 cm; l. 130 cm
Iscrizioni
Stemmi, Punzoni, Marchi
Note

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Collegamenti esterni
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11Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. 13Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. 17Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te;...
19non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. 20Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. 22Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. 23Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.
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Il figliol prodigo è un gruppo sciltoreo, realizzato nel 1926, in bronzo, da Arturo Martini (1889 - 1947), collocato presso l'Opera Pia Ottolenghi di Acqui Terme (Alessandria.

Descrizione

Soggetto

Il gruppo scultoreo s'ispira alla Il figliol prodigoParabola del figlio prodigo]], detta più correttamente Parabola del Padre misericordioso. La scena ritratta raffigura la conclusione della vicenda, ovvero il perdono del padre nei confronti del figlio minore pentito della propria condotta sperperante.

Nell'opera compaiono:

  • Giovane prodigo, presenta una schiena nuda e smagrita, avanza verso il padre e lo abbraccia, invocando il suo perdono.
  • Padre misericordioso, vestito con un ampio mantello drappeggiato sulle spalle, resta immobile, con i piedi saldamente appoggiati al suolo, ed accoglie il figlio minore con un abbraccio amorevole e quasi protettivo. L'intreccio delle braccia, guidate dalle mani, dei due protagonisti enfatizza l'aspetto emotivo del commovente incontro: quella del figlio che accarezza il genitore, quella del padre che sembra aggrapparsi in cerca di sostegno nel giovane.

Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche

  • Lo scultore, attraverso il racconto sacro, mette in scena il toccante dialogo tra giovinezza e senilità e forse vuole alludere al possibile incontro, fra l'arte antica e quella moderna, fra il linguaggio contemporaneo e la cultura classica. Infatti, in quel periodo grazie alla frequentazione dei protagonisti della cultura del Novecento Arturo Martini, si era avvicinato alla tradizione artistica italiana ed ai suoi maestri, portandolo a ricercare nel passato forme semplici ed arcaiche da mettere al servizio della sensibilità moderna, venato d'emozioni realmente umane.
Arturo Martini, Il figliol prodigo (part.), 1926, bronzo
  • Nel Figliol prodigo, Arturo Martini, prima sua grande opera di bronzo, risente della scultura trajanea e romanica che si mostrano straordinariamente fuse e trascese in un clima di profonda ed appassionata umanità che trova la sua più immediata espressione nel trepidante incontro dei due protagonisti, mentre il modellato asciutto e vigorosamente scandito tanto nei loro volti, quanto nel busto ignudo del figlio e nella tunica paterna bene si adegua alla nuova struttura monumentale e dinamica dell'opera con la quale si apre concretamente la storia della scultura italiana contemporanea.

Notizie storico-critiche

Il gruppo scultoreo del Figliol prodigo fu esposto al pubblico, per la prima volta, nell'ambito della Quadriennale di Roma del 1931. In quello stesso anno, l'opera di Arturo Martini venne acquistata da Arturo Ottolenghi e dalla moglie Herta von Wedekind, trovando collocazione nel cortile dello stabile di proprietà della fondazione caritativa, quasi a voler riassumere in quell'abbraccio tra padre e figlio, lo spirito di solidarietà dell'ospizio, intitolato a Jona Ottolenghi (m. 1897), filantropo e membro di una delle più importanti famiglie ebraiche di Acqui Terme.

Bibliografia
  • Carlo Bertelli et. al., Storia dell'Arte Italiana, vol. 4, Editore Electa-Bruno Mondadori, Milano 1993, p. 445 ISBN 9788842445258
  • Antonio Gabrieli et. al., Arturo Martini. Il figliol prodigo, Editore Charta, Milano 1995, p. 445 ISBN 978881580446
Voci correlate