Libro di Kells
Il Libro di Kells (Book of Kells in inglese) conosciuto anche come il Grande Evangeliario di san Colombano, è un manoscritto miniato, realizzato da monaci irlandesi intorno all'800 nell'ambito dell'arte insulare. Per l'eccellenza tecnica della sua realizzazione e la sua grande bellezza, questo capolavoro dell'arte irlandese è considerato da molti studiosi una delle più importanti opere d'arte dell'epoca. Contiene la traduzione latina dei quattro Vangeli, accompagnati da note introduttive ed esplicative, il tutto corredato da numerose illustrazioni e miniature riccamente colorate. Attualmente è in mostra permanente alla biblioteca del Trinity College di Dublino, dove è catalogato come MS 58.
Storia
Origini
Il libro di Kells è il più illustre rappresentante di un gruppo di manoscritti prodotti dalla fine del VI secolo all'inizio del IX secolo nei monasteri irlandesi, scozzesi, dell'Inghilterra settentrionale e nei monasteri del continente fondati da inglesi o irlandesi. Questi manoscritti includono: il Cathach di san Columba, l' Orosio Ambrosiano, un vangelo frammentario della biblioteca capitolare della cattedrale di Durham (tutti della prima metà del VII secolo); il Libro di Durrow (della seconda metà del VII secolo), i Vangeli di Durham, i Vangeli di Echternach, i Vangeli di Lindisfarne, i Vangeli di Lichfield (della prima metà dell'VIII secolo); l' Evangeliario di San Gallo, i Vangeli di Macregal, del tardo VIII secolo, e il Libro di Armagh, il frammento di Evangeliario di Torino, il Prisciano di Leida, il Prisciano di San Gallo e il Vangelo Macdurnan (datati agli inizi del IX secolo).
Questi manoscritti, assieme ad altri non menzionati, mostrano grandi somiglianze nello stile artistico, nella scrittura, e nella tradizione testuale, che consentono agli studiosi di raggrupparli in una medesima famiglia. Lo stile decorativo pienamente sviluppato colloca il Libro di Kells alla conclusione della serie, circa tra la fine del VIII e l'inizio del IX secolo. Esso segue molte delle tradizioni stilistiche ed iconografiche dei manoscritti precedenti, come ad esempio la forma delle lettere decorate nelle pagine incipitarie dei Vangeli, che è sorprendentemente regolare nei Vangeli insulari. Si confronti, per esempio, la pagina d'esordio del Vangelo di Matteo nei Vangeli di Lindisfarne (qui) e il Libro di Kells (qui).
Il Libro di Kells deriva il suo nome dall'Abbazia di Kells, situata a Kells, in Irlanda (non il celebre sito archeologico, ma una località omonima di cui restano poche rovine). L'Abbazia, in cui il libro fu conservato fino al 1541, fu fondata all'inizio del IX secolo, all'epoca delle invasioni vichinghe, da Monaci originari del Monastero di Iona – una delle isole Ebridi, situate al largo della costa occidentale della Scozia –. Iona era la sede di una delle comunità monastiche più importanti della regione dall'epoca in cui San Columbano, il grande evangelizzatore della Scozia, ne aveva fatto il suo principale centro missionario nel VI secolo. Quando la moltiplicazione delle incursioni vichinghe finì per rendere l'isola di Iona troppo pericolosa, la maggior parte dei Monaci si trasferì a Kells, che divenne il nuovo centro delle comunità fondate da Columba.
La determinazione esatta di luogo e data della realizzazione del manoscritto è stata oggetto di dispute considerevoli. Secondo la tradizione il libro sarebbe stato redatto all'epoca di San Columba, forse da lui in persona. Studi paleografici hanno tuttavia dimostrato la falsità di questa ipotesi, dal momento che lo stile calligrafico impiegato nel Libro di Kells non si è sviluppato che molto tempo dopo la morte di Columba.
Si possono contare almeno cinque teorie differenti sull'origine geografica del manoscritto. In primo luogo il libro potrebbe essere stato scritto a Iona e quindi trasferito in fretta a Kells, cosa che spiegherebbe perché il libro non sia mai stato terminato. La sua redazione potrebbe tuttavia anche essere stata iniziata a Iona prima di essere proseguita a Kells, dove sarebbe stata interrotta da ragioni sconosciute. Altri studiosi avanzano la proposta che il manoscritto potrebbe essere stato interamente redatto nello scriptorium di Kells. Una quarta ipotesi situa la creazione dell'opera nel nord dell'Inghilterra, forse a Lindisfarne: sarebbe stata poi portata a Iona e quindi a Kells. Il Libro di Kells, infine, potrebbe essere la realizzazione di un non meglio determinato Monastero scozzese. Anche se questo problema non sarà mai risolto in maniera soddisfacente, la seconda teoria sulla redazione del libro tra Iona e Kells è quella che gode del più ampio consenso. Al di là di queste incertezze resta certo che il Libro di Kells fu realizzato da monaci appartenenti a una delle comunità di San Columba che mantenevano una stretta relazione con il Monastero di Iona, se non di Iona stessa.
Epoca medioevale
Dovunque sia stato redatto, gli storici sono tuttavia certi della sua presenza a Kells a partire dal XII secolo, o forse dall'inizio dell'XI secolo. Un passo degli Annali dell'Ulster per l'anno 1006 riferisce in effetti che "il grande Evangeliario di Columcille (Colomba), principale reliquia del mondo occidentale," fu rubato in piena notte da una sagrestia della grande chiesa di pietra di Cenannas (Kells) "a causa della sua preziosa rilegatura". Il manoscritto fu ritrovato qualche mese più tardi "sotto un mucchio di terra", privato della sua preziosa rilegatura in oro e pietre preziose. Se si ritiene, come si fa in genere, che il manoscritto di cui si parla sia il Libro di Kells, si tratta della prima data in cui si può localizzare con certezza l'opera a Kells e lo strappo violento della rilegatura potrebbe inoltre spiegare la perdita di qualche foglio dell'inizio e della fine dell'opera.
Nel XII secolo alcuni documenti relativi alle terre possedute dall'abbazia di Kells furono ricopiati su alcune delle pagine bianche del libro, cosa che fornisce una nuova conferma della presenza dell'opera nella struttura monastica. A causa della rarità della pergamena, la ricopiatura di documenti all'interno di libri anche così importanti come il Libro di Kells era una pratica diffusa nel Medioevo.
Uno scrittore del XII secolo, Giraldus Cambrensis o Gerardo di Cambria (Galles), descrive in un celebre passaggio della sua Topographia Hibernica un grande evangeliario che aveva ammirato a Kildare, vicino a Kells, che si suppone essere il Libro di Kells. La descrizione, in ogni caso, sembra riferirsi proprio a quest'opera: «Questo libro contiene l'armonia dei quattro Evangelisti come ricercata da Girolamo di Stridone, con quasi ad ogni pagina illustrazioni diverse, che si distinguono per la varietà dei colori. Qui potresti vedere il volto della maestà, divinamente disegnato, qui i simboli mistici degli Evangelisti, ciascuno con le ali, ora sei, ora quattro, ora due; qui l'aquila, là il bue, qui l'uomo e là il leone, e altre forme quasi infinite. Guardali superficialmente con uno sguardo ordinario, e potresti pensare che sono cancellature e non lavoro curato. La più raffinata abilità ti circonda, e non la noteresti. Guardalo con più attenzione e penetreresti nel cuore stesso dell'arte, discernendo delle complessità così delicate e sottili, così piene di nodi e di legami, con dei colori così freschi e viventi, che crederesti si tratti dell'opera di un angelo, e non di un uomo».
Dal momento che Gerardo asserisce di aver visto questo libro a Kildare, si potrebbe pensare che si tratti di un'altra opera di uguale qualità ma oggi perduta, o, con più verosimiglianza, Gerardo potrebbe aver confuso Kells e Kildare.
L'abbazia di Kells fu sciolta a seguito delle riforme ecclesiastiche del XII secolo. La chiesa abbaziale fu allora trasformata in chiesa parrocchiale, ma conservò il Libro di Kells.
Periodo moderno
Il manoscritto rimase a Kells fino al 1654, anno in cui la cavalleria di Oliver Cromwell fu acquartierata nella chiesa di Kells e il governatore della città mandò il libro a Dublino perché fosse al sicuro. Il libro fu presentato al Trinity College – dove è risieduto sempre, salvo brevi periodi di esposizione temporanea altrove, dal XVII secolo – ed esposto al pubblico nella Old Library dal XIX secolo.
Nel XVI secolo furono scritti ai margini delle pagine in numeri romani i numeri dei capitoli dei Vangeli e nel 1621 le pagine furono numerate.
Nel corso dei secoli il libro è stato rilegato più volte. Nel corso di una rilegatura del XVIII secolo, le pagine furono tagliate piuttosto corte e piccole parti di alcune illustrazioni andarono perdute. Il libro fu rilegato anche nel 1895, ma tale rilegatura si ruppe in fretta e già alla fine degli anni '20 alcuni fogli che si erano staccati erano conservati a parte. Nel 1953 l'opera fu rilegata in quattro volumi e le pagine che si erano ondulate con il tempo furono con cautela ridistese.
Nel 2000, il volume contenente il Vangelo di Marco fu inviato a Canberra, in Australia, per una esposizione sui manoscritti miniati: si trattava solo della quarta volta che il Libro di Kells era inviato all'estero per una mostra. Sfortunatamente, il volume ha risentito di alcuni "danni minori alla pigmentazione", durante il viaggio, forse a causa delle vibrazioni dell'aereo nel corso del viaggio.
Riproduzioni
Un primo facsimile del Libro fu realizzato nel 1951, riproducendo la maggioranza delle pagine in bianco e nero; un secondo, completamente a colori, fu pubblicato nel 1990 in due volumi, uno con la riproduzione del libro e il secondo con un commentario realizzato da importanti studiosi.
Descrizione
Il Libro di Kells contiene i quattro Vangeli, preceduti da prefazioni, sommari e concordanze. Il testo è scritto con inchiostro nero, rosso, purpureo e giallo in maiuscola insulare; oggi il libro consta di 340 carte, o folia, la maggior parte delle quali è parte di più ampi fogli, i bifolia, piegati in due e raccolti e cuciti assieme in fascicoli. Alcuni fogli sono inseriti nei fascicoli singolarmente.
Si ritiene che circa 30 carte siano andate perdute; quelle superstiti sono raccolte in 38 fascicoli, comprendenti dai quattro ai dodici fogli; i fogli con le decorazioni più importanti sono spesso fogli a sé stanti; in alcune pagine sono ancora visibili le linee tracciate per guidare l'amanuense nella scrittura. La pergamena è di alta qualità, sebbene lo spessore delle singole pagine sia molto diseguale: alcune sono tanto spesse da essere come cuoio, altre così sottili da apparire traslucide. Le dimensioni attuali del libro sono 330 per 250 mm, ma questa dimensione standard fu loro data solo nel corso dell'operazione di rilegatura eseguita nel XVIII secolo. Ogni pagina di testo contiene dalle 16 alle 18 righe di scrittura. In generale il manoscritto è in condizioni eccezionalmente buone.
Il libro non fu mai terminato, e alcune delle decorazioni appaiono solo abbozzate.
Contenuti
Il libro, così come è preservato, contiene il materiale, il testo completo dei Vangeli di Matteo, Marco e Luca, e quello di Giovanni sino al capitolo 17, 13. Il resto del Vangelo di Giovanni e una parte non meglio nota del materiale prefatorio fu perduta forse in occasione del furto che il libro subì nell'XI secolo.
La prefazione ancora esistente comprende due frammenti delle liste dei nomi ebraici contenuti nei Vangeli, le Breves causae, gli Argumenta e le tavole canoniche di Eusebio di Cesarea. È probabile che, come i Vangeli di Lindisfarne, il Libro di Durrow e di Armagh, la parte perduta comprendesse la lettera di San Girolamo a Papa Damaso I, conosciuta come Novum opus, in cui Girolamo espone lo scopo della sua traduzione. È anche possibile, sebbene meno probabile, che ci fosse anche la lettera di Eusebio, conosciuta come Plures fuisse, in cui si spiega l'uso delle tavole canoniche (fra i Vangeli insulari, solo quello di Lindisfarne la contiene).
Ci sono due frammenti delle liste dei nomi ebraici: una sul recto del primo foglio superstite e una nel foglio 26, che è attualmente inserita al termine della prefazione a Giovanni. Il primo frammento contiene la fine della lista del Vangelo di Matteo, che integra doveva richiedere altri due fogli; il secondo frammento contiene circa un quarto della lista di Luca, che doveva estendersi su altri tre fogli; la struttura del fascicolo sembra inoltre indicare che la sua attuale collocazione non è quella originale. Delle liste per Marco e Giovanni invece non ci sono tracce.
Il primo elenco frammentario è seguito dalle tavole canoniche di Eusebio di Cesarea. Queste tavole, anteriori al testo della Vulgata, furono sviluppate per poter fare riferimenti incrociati ai vangeli. Eusebio divise i Vangeli in capitoli e quindi creò delle tavole che consentono al lettore di trovare dove un certo episodio è collocato in ciascuno dei Vangeli; tali tavole si trovano nella maggior parte delle copie medioevali dei Vangeli. Le tavole del Libro di Kells sono quasi inutilizzabili perché lo scriba le condensò in maniera tale da renderle confuse. In aggiunta, i numeri dei capitoli non furono mai aggiunti a margine del testo, rendendo impossibile trovare le sezioni a cui il Canone fa riferimento. La ragione per cui la numerazione dei capitoli non fu mai inserita è incerta: forse si tratta di una parte del lavoro lasciata incompiuta, o forse tale lavoro non venne fatto per questioni estetiche.
Le Breves causae e gli Argumenta appartengono a una tradizione manoscritta precedente la Vulgata. Le Breves causae sono i sommari della traduzione della Vetus Latina dei Vangeli, e sono divise in capitoli, che, come i numeri delle tavole canoniche, non furono mai inseriti nel testo dei Vangeli. Tale inserimento in ogni caso appare problematico, dal momento che la numerazione faceva riferimento alle vecchie traduzioni della Bibbia, che sarebbe stato difficile armonizzare con il testo della Vulgata. Gli Argumenta sono collezioni di leggende attorno agli Evangelisti. Le Breves causae e gli Argumenta sono sistemati in uno strano ordine: prima le Breves Causae e gli Argumenta di Matteo, quindi quelli di Marco, e in seguito, stranamente, gli Argumenta di Luca e di Giovanni, seguiti dalle Breves causae relative. Questo ordine anomalo si incontra ugualmente nel Libro di Durrow, sebbene in quest'ultimo le parti relative agli ultimi due evangelisti si trovino, staccate, alla fine del volume, mentre negli altri Evangeliari insulari ciascun Vangelo è preceduto dal proprio materiale prefatorio. Tale coincidenza con il Libro di Durrow ha indotto lo studioso T. K. Abbot a concludere che lo scriba di Kell abbia seguito il Libro di Durrow, o un comune modello.
Testo e scrittura
Il Libro di Kells contiene il testo dei quattro vangeli seguendo essenzialmente il testo della Vulgata, ma si distacca da essa con numerose varianti in cui sono invece utilizzate le traduzioni della Vetus Latina. Sebbene queste varianti siano comuni in tutti i vangeli insulari, non sembra esserci uno schema costante tra di essi e si ritiene in genere che quando gli scribi scrivevano il testo lo facessero più a memoria che copiando dall'esemplare a loro disposizione.
Il volume è scritto in maiuscola insulare, con alcune lettere minuscole, normalmente la c e la s. Il testo è di regola scritto in una linea continua. Françoise Henry ha identificato almeno tre scribi nel manoscritto, che ha battezzato mano A, B e C.
- La Mano A si riconosce nei fogli 1-19, 276-289 e dal 307 sino alla conclusione del manoscritto: usa un inchiostro marrone di galla comune nell'occidente e scrive diciotto o diciannove righe per pagina;
- la Mano B si incontra dal foglio 19r fino al 26 e dal foglio 124 fino al 128: usa più spesso le forme minuscole, impiega inchiostro rosso, porpora e nero e scrive un numero variabile di righe per pagina;
- la Mano C è responsabile invece di tutto il resto e ha quindi trascritto la maggior parte dell'Evangeliario. Il numero di forme minuscole da essa impiegate è maggiore di quello della Mano A; l'inchiostro usato è sempre un inchiostro bruno di galla.
Errori
C'è un certo numero di errori tra il testo del libro di Kells e quello di norma accettato per i Vangeli. Tra i più rilevanti:
- nella genealogia di Gesù contenuta nel Vangelo di Luca, è stato aggiunto erroneamente il nome di un ulteriore antenato.
- il passo del Vangelo di Matteo (10, 34b) che recita nella Vulgata non veni pacem mittere, sed gladium (non sono venuto a portare la pace, ma la spada), diviene nel libro non veni pacem mittere, sed gaudium (... ma la gioia): probabile svista del copista.
Decorazioni
Il testo è accompagnato da miniature incredibilmente complesse a pagina piena che con altre più piccole che decorano il testo stesso; la tavolozza dei colori usati è ampia: porpora, lilla, rosso, rosa, verde e giallo sono quelli usati più spesso, in contrasto con altri prodotti insulari, come il Libro di Durrow, che utilizza solo quattro colori. Stranamente, nonostante la sontuosità dell'opera, non è stata utilizzata né la foglia d'oro né quella d'argento; i colori impiegati però furono importati da tutta Europa, e il costosissimo blu di lapislazzuli proviene dall'Afghanistan.
Il sontuoso apparato di miniature è di gran lunga più ricco che in ogni altro evangeliario insulare; attualmente sono dieci le pagine occupate solo da miniature, incluse due con i ritratti degli evangelisti, tre con i simboli degli evangelisti, una "pagina tappeto", una miniatura della Vergine con il Bambino, una con il Cristo in trono e altre raffiguranti l'arresto di Cristo e le tentazioni. Altre 13 pagine recano un testo riccamente decorato: tra queste sono i riccamente decorati incipit dei vangeli; altre pagine sono parzialmente decorate, e anche la maggior parte delle tavole canoniche recano un'estesa ornamentazione pittorica, mentre altre decorazioni più piccole sono sparse per tutto il testo. È probabile però che in origine la decorazione fosse ancora più sontuosa, e che altre pagine decorate siano andate perse nel corso dei secoli.
Nel suo stato attuale, il manoscritto inizia con il frammento del glossario dei nomi Ebrei; l'elenco occupa una colonna del foglio 1r, l'altra invece reca una miniatura con i simboli dei quattro evangelisti, ora molto deteriorata. La miniatura è orientata in modo tale che il volume deve essere ruotato di 90° per poterla vedere correttamente; i simboli dei quattro evangelisti sono un tema ricorrente di tutta la decorazione del libro, e sono quasi sempre mostrati assieme a indicare l'unità del messaggio dei quattro Vangeli.
L'unità dei Vangeli è ulteriormente enfatizzata dalla decorazione delle tavole canoniche di Eusebio. Di norma esse occupano dodici pagine, e così i creatori del manoscritto avevano progettato, ma per qualche ignota ragione due pagine furono lasciate in bianco e le tavole vennero condensate in dieci fogli, rendendole inutilizzabili. La decorazione delle prime otto pagine delle tavole canoniche è pesantemente influenzata dai primi evangeliari provenienti dall'area mediterranea. Al gusto tardoantico si lega la tradizione di racchiudere le tavole entro un'arcata; anche il libro di Kells lo fa, ma in uno spirito squisitamente insulare: le arcate non sono viste come elementi architettonici, ma sono piuttosto stilizzate e ridotte a schemi geometrici decorati con motivi insulari, e i simboli degli evangelisti occupano gli spazi sopra a e sotto gli archi. Le ultime due tavole canoniche sono presentate dentro una griglia, caratteristica limitata ai libri insulari e attestata la prima volta nel Libro di Durrow.
Il resto del libro dopo le tavole canoniche è diviso in sezioni il cui inizio è segnato da miniature e pagine di testo interamente decorate; ogni Vangelo è introdotto da un consistente programma decorativo, mentre il materiale preliminare è considerato come una sezione e introdotto da ampie decorazioni; anche al "secondo inizio" del Vangelo di Marco è data la sua decorazione introduttiva.
Il materiale prefatorio è introdotto da una immagine iconica della Madonna con il Bambino: si tratta della prima immagine della Vergine in un manoscritto occidentale. Maria è mostrata in una strana combinazione tra le posizioni frontale e di tre quarti, la cui iconografia deriva in ultima analisi da un modello bizantino o copto; lo stile in cui è realizzata mostra affinità stilistiche con i rilievi del coperchio della bara di S. Cutberto.
La miniatura della Vergine si trova in apertura come prefazione appropriata all'inizio delle Breves Causae di Matteo, che inizia con la Nativitas Christi in Bethlem (la nascita di Cristo a Betlemme). La pagina iniziale (folio 8r) del testo delle Breves Causae è decorata e racchiusa in un'elaborata cornice; anche se tutte le pagine d'inizio delle Breves Causae sono decorate, nessuna eguaglia in ricchezza quelle del Vangelo di Matteo, che fungono da introduzione per tutti i Vangeli.
Secondo l'intenzione dei realizzatori del libro, ogni Vangelo doveva recare un elaborato programma decorativo come introduzione, con una miniatura a piena pagina con i simboli dei quattro evangelisti, una pagina bianca, e il ritratto dell'evangelista, sempre a piena pagina, di fianco al testo d'inizio del Vangelo, anch'esso riccamente decorato. I Vangeli di Matteo (folio 28v) e Giovanni (folio 290v) possiedono ancora entrambe le loro miniature a piena pagina; il vangelo di Marco conserva solo i simboli degli evangelisti (folio 129v), mentre quello di Luca manca di entrambe.
La decorazione dell'incipit di ciascun Vangelo è ricchissima, trasformando queste pagine in "pagine tappeto", ed è così elaborata da rendere quasi illeggibile il testo stesso. La pagina di apertura del Vangelo di Matteo ne è un esempio.
La pagina consiste di due sole parole: Liber generationis ("Il libro delle generazioni"). Il "lib" di Liber è trasformato in un gigantesco monogramma che domina l'intera pagina. La "er" di Liber viene presentata come ornamento all'interno della "b" del monogramma "lib". La parola Generationis è spezzata in tre linee e racchiusa in una cornice elaborata nel quadrante inferiore destro della pagina. L'intero assemblaggio è racchiuso in un bordo elaborato. Il bordo e le lettere sono ulteriormente decorati con complicati nodi e spirali, molti dei quali zoomorfi. Le parole iniziali di Marco – Initium evangelii ("L'inizio del Vangelo") –, Luca – Quoniam quidem multi – e Giovanni – In principio erat verbum ("In principio era il verbo") – ricevono tutte un trattamento simile. Anche se la decorazione di queste pagine è più estesa nel Libro di Kells, queste pagine vennero decorate in tutti gli altri Vangeli Insulari.
Il Vangelo di Matteo inizia con la genealogia di Cristo. In Mt 1,18, inizia la storia della vita di Gesù. A questo "secondo inizio" di Matteo venne data enfasi in molti dei primi Libri dei Vangeli, al punto che le due sezioni venivano spesso trattate come due libri distinti. Il "secondo inizio" comincia con la parola "Cristo". Le lettere greche "Chi" e "Rho" erano spesso usate nei manoscritti medioevali per abbreviare la parola "Cristo". Nei Libri dei Vangeli Insulari il monogramma Chi Rho iniziale veniva ingrandito e decorato. Nel Libro di Kells, a questo secondo inizio veniva dato un programma decorativo pari a quello dei singoli Vangeli. Il retro del foglio 32 ha una miniatura di Cristo in trono (si è sostenuto che questa miniatura sia il ritratto di uno degli evangelisti perduti. Comunque l'iconografia è abbastanza differente rispetto ai ritratti ancora esistenti, e gli studiosi attuali accettano questa identificazione e collocazione della miniatura). Opposta a questa miniatura, sul fronte del foglio 33 KellsFol033rCarpetPage.jpg, è presente l'unica pagina-tappeto del Libro di Kells (Questo è leggermente anomalo: i Vangeli di Lindisfarne hanno cinque pagine-tappeto ancora esistenti e il Libro di Durrow sei). Il retro vuoto del foglio 33 è opposto alla più lussuosa miniatura singola del primo medioevo, il monogramma Chi Rho del Libro di Kells, che funge da incipit per la narrazione della vita di Cristo.
Nel Libro di Kells, il monogramma Chi Rho è cresciuto fino a occupare l'intera pagina. La lettera "Chi" domina la pagina, con uno dei suoi bracci che la attraversa in gran parte. La lettera "Rho" è accoccolata sotto i bracci della Chi. Entrambe le lettere sono divise in compartimenti riccamente decorati, con nodi e altri motivi. Similarmente lo sfondo è inondato di decorazioni a nodi e a riccioli. Nel mezzo di queste decorazioni sono nascosti animali e insetti. Tre angeli sorgono da uno dei bracci della croce della Chi. Questa miniatura è la più grande e sontuosa del monogramma Chi Rho tra quelle esistenti in qualsiasi Libro dei Vangeli Insulari ed è il culmine di una tradizione che iniziò con il Libro di Durrow.
Il Libro di Kells contiene altre due miniature a piena pagina che illustrano episodi della passione. Il testo di Matteo è illustrato con una rappresentazione a piena pagina dell'"Arresto di Cristo" (foglio 114 fronte). Gesù è mostrato sotto un'arcata stilizzata mentre viene retto da due figure più piccole. Nel testo di Luca c'è una miniatura a pagina intera della "Tentazione di Cristo" (foglio 202 retro). Cristo viene mostrato dal busto in su sulla cima del Tempio. Alla sua destra una folla di persone, che forse rappresentano i suoi discepoli. Alla sua sinistra e sotto di sé ha la figura nera di Satana. Sopra aleggiano due angeli.
Il verso del folium che contiene l'Arresto di Cristo contiene un'intera pagina di testo decorato che comincia con Tunc dicit illis. Nella facciata opposta alla miniatura della Tentazione c'è un'altra pagina intera di testo decorato (folio 203r Iesus autem plenus). Oltre a questa altre cinque pagine ricevono un trattamento elaborato.
In Matteo c'è una decorazione a pagina intera del (folio 124r, "Tunc crucifixerant Xpi cum eo duos latrones").
Nel Vangelo di Marco ci sono anche due pagine di testo decorato (folio 183r, Erat autem hora tertia, e folio 187v [Et Dominus] quidem [Iesus] postquam).
Il vangelo di Luca contiene due pagine di testo fittamente decorato. (Folio 188v Fuit in diebus Herodis, e folio 285r Una autem sabbati valde.)
Per quanto questi testi non siano associati a miniature è probabile che siano state previste come decorazione per ciascuno di essi e siano state o perse o mai completate.
Non c'è alcuna pagina completa di testo nel vangelo di Giovanni oltre all'incipit. Comunque negli altri tre vangeli tutte le pagine di testo decorato, eccetto il folio 188c che comincia la narrazione della Natività, ricorrono nella narrazione della Passione. Dato infine che i folia mancanti di Giovanni avrebbero narrato proprio la Passione è probabile che il quarto vangelo abbia contenuto pagine intere di testo decorato andate perdute
La decorazione del libro non si limita a passi fondamentali. Anzi, tutte le pagine con l'eccezione di due hanno almeno qualche decorazione. Sparse per il testo si trovano iniziali decorate e piccole figure di animali e uomini spesso distorte e legate in nodi complicati. Molti testi significativi come il Pater Noster hanno iniziali decorate. La pagina che contiene il testo delle Beatitudini nel Vangelo di Matteo ((folio 40v) possiede un'ampia miniatura lungo il margine sinistro della pagina in cui la lettera B che apre ogni riga è legata in una catena ornamentale. La genealogia di Cristo presente nel Vangelo di Luca (folio 200r) contiene una miniatura simile in cui la parola qui è legata più volte lungo il margine sinistro. Molti piccoli animali disseminati lungo tutto il testo servono a segnalare una "deviazione dal percorso" (cioè un luogo dove una riga è terminata in uno spazio superiore o inferiore rispetto alla riga originale). Molti altri servono a riempire spazi a sinistra o alla fine della riga; nessuno di questi disegni è uguale a un altro. Nessun precedente manoscritto a noi giunto possiede questa enorme quantità di decorazione
Le decorazioni sono tutte di alta qualità: la complessità di questi disegni è spesso mozzafiato. In una decorazione, che occupa una zona di due centimetri e mezzo quadrati, è possibile contare fino a 158 intrecci complessi di nastro bianco con un bordo nero su ambo i lati. Alcune decorazioni possono essere pienamente apprezzate con una lente d'ingrandimento per quanto lenti con requisiti del genere non siano state disponibili fino a secoli dopo il completamento del libro. Il complicato intreccio di nodi nel Libro di kells e in altri manoscritti presenta diversi paralleli nella coeva metallurgia e nella scultura in pietra. Questi disegni hanno goduto di lunga popolarità. In effetti molti di questi motivi sono usati ancor oggi nell'arte popolare compresa l'oreficeria e il tatuaggio.
Utilizzo
Il libro aveva un utilizzo sacramentale, piuttosto che formativo-catechetico. Un grande, ricco evangeliario come il Libro di Kell doveva essere lasciato sull'altare maggiore della chiesa, e preso solo per la lettura del Vangelo durante la Messa; anche allora è probabile che il lettore non leggesse il testo dal libro, ma lo recitasse a memoria. È significativo che le "Cronache dell'Ulster" testimonino che il libro fu rubato dalla sagrestia e non dalla biblioteca monastica. La struttura e la decorazione del libro sembrano essere state realizzate con il proposito di rendere il libro bello e sontuoso, piuttosto che funzionale. Ci sono molti errori non corretti nel testo; la suddivisione in capitoli del testo, che era necessaria per rendere utilizzabili le tavole canoniche, non fu mai inserita e in genere nulla fu fatto per turbare l'equilibrio estetico della pagina, a discapito della funzionalità.
Il libro nella cultura popolare
Al libro è stato dedicato il lungometraggio animato Il segreto di Kells, 2009.
Voci correlate | |
Bibliografia | |
| |
Collegamenti esterni | |
|